GIDEON.
Quel
pomeriggio fu per me il più tragico della mia esistenza perché avevo visto
morire la donna che amavo. Eravamo in missione per conto del conte di Saint Germain
quando Gwenny fu ferita a morte.
Ero troppo
lontano e occupato per prestargli soccorsi, ma in un battibaleno riuscì a
mettere fuori combattimento chi l’aveva ferita e non appena mi fu possibile la
raggiunsi. Era stata colpita in profondità e ad un’arteria importante, la mia
ragazza rischiava di morire per un emorragia interna. Cercai di fare il
possibile per strapparla alla morte, ma sfortunatamente non ci riuscì.
“Gwenny non
lasciarmi, ti amo” le dissi mentre le stavo premendo la ferita con tutta la
forza che avevo, ma i miei sforzi furono vani. Immediatamente le testai il
polso e non c’era alcun suono, mi sentì morire. Lord Alistar era riuscito nel
suo intento di ucciderci. Sebbene non avessi nemmeno un graffio mi sentivo come
il corpo che stringevo tra le mie braccia, privo di vita.
Sentì i
tipici segnali dell’imminente salto di ritorno, ma non mi interessava perché
nulla aveva più senso senza di lei. Strinsi Gwen per non lasciarla nel 1782,
non me la sarei lasciata scivolare tra le mani.
Quando
arrivammo nella nostra epoca e nella scuola di Gwenny il suo polso era ancora
assente e cercai aiuto pur sapendo che non c’erano rimedi. Sapevo che neppure l’eccellente
dottor White sarebbe riuscito a salvarla, per quanto eccellenti fosse un medico
nessuno era riuscito a riportare tra di noi un defunto. Avrei voluto che ci
fosse un rimedio.
Quando il dottor White mi raggiunse per
prestar inutile soccorso successe qualcosa d’impossibile. E fu proprio il mio
mentore a dare voce al mio stupore, al mio unico grande desiderio.
“Gwendolyn
ha una ferita superficiale. Anche il suo polso è forte e buono. Cosa studiate
all’università?”
“Come? Non è
possibile!” dissi stupito, ma allo stesso sollevato quando notai che la mia
ragazza era riuscita ad aprire gli occhi. Com’era possibile che pochi attimi
prima chiaramente non aveva polso e ora era qui con noi? Sentire il polso era
la prima nozione che ci insegnavano a medicina. Ero sicuro di non aver
sbagliato, ma ero enormemente felice, sollevato e mi sembrava di essere rinato.
Tutt’ora non
so descrivere cosa provai in quei momenti. Ero tutto concentrato nell’osservare
Gwen per notare qualsiasi cosa. Fu solo quando mister Whitman mi ripeté per
l’ennesima volta informazioni sul conte che gli prestai attenzione.
“Lasciatelo
in pace, non vedete che è ancora scosso!” intervenne mister George.
“No, sto
bene!” dissi per tranquillizzarli.
“Credo che
nell’ufficio del preside del whiskey.” Disse zio Falk
Dopo un ultima occhiata alla donna che amavo decisi di seguire i miei superiori.La riunione fu breve e non prestai ascolto dopo aver consegnato quella lettera.
Angolo autrice: spero che vi piacerà questa
mia piccola long. Se ci sono degli errori o qualcosa che non va potete
dirmelo