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Autore: briganzia    26/03/2009    5 recensioni
Se a Mello fosse data la possibilità di tornare indietro, a quale degli errori commessi dovrebbe rimediare? C'è una persona in particolare che ancora oggi risente delle conseguenze delle azioni, a volte troppo impulsive, del biondo? - Tu ... riesci a vedermi? - Sì che ti vedo. La ragazza abbozzò un sorriso. Il ragazzo continuò a guardarla, impensierito. - Come ti chiami? - Eh? Ah, dici a me. Beh, io mi chiamo ... Mello. Sì, era questo il nome con cui era stato conosciuto, per lo più, in vita. - Che buffo nome.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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secret garden da dnz

Secret Garden



" Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia"
(Sal. 98, 2)





- Mihael.
Da quanto tempo non si sentiva chiamare con quel nome?
La voce sembrava provenire da un luogo molto distante, anche se non poteva paragonarlo a nulla che gli permettesse di quantificare quella distanza. Non aveva comunque importanza, adesso.
- Mihael.
Il ragazzo aprì gli occhi; quella voce gli impediva di lasciarsi andare alla completa deriva del Nulla.
- Mihael, ascoltami, la tua vita è finita.
La mia vita? , pensò. C'era stata una vita? Ma sì, ecco, il ricordo era offuscato, lontano, ma era vero, una volta aveva vissuto.
Parlò con la voce della sua "anima", se era quella la definizione più corretta per la sua attuale "percezione di sé".
- Sì, ne sono consapevole.
- Bene.
Fece una pausa, poi riprese:
- Nella tua vita hai fatto molte cose, hai commesso anche degli errori.
Provò un senso di ... paura? No, era piuttosto una vaga curiosità.
- Verrò punito per questo? Verrò condotto all'Inferno?
Sentì una vibrazione immensa, che attraversò perfino il suo spirito. Una risata? Quella sì che metteva paura, anche se nella sua attuale condizione era come se tutte le emozioni gli giungessero smorzate.
- Questi sono concetti mortali, qui le cose sono più complesse. Questa non è una punizione, diciamo che.. ti sto offrendo una possibilità.
- Una possibilità?
- Sì.
- Di che genere?
- Quella di non entrare nel Nulla. Non ancora, se preferisci.
C'era una possibilità, dunque, un’alternativa al Nulla. Il ragazzo sentiva che questo concetto, quand'era in vita, lo aveva impensierito più di una volta; nonostante lui avesse creduto in un Dio, non importava di che genere, in un Inferno e, perché no, anche in un Paradiso, la possibilità del Nulla, dopo la morte, lo aveva sempre turbato. Malgrado tutti questi pensieri intrinseci, tuttavia, era riuscito a vivere senza condizionamenti, seguendo soltanto le proprie pulsioni. Era stato un errore?

- E che cosa dovrei fare esattamente, per non entrare nel Nulla?
- Dovrai tornare indietro, per finire quello che hai lasciato in sospeso.
Finire? Ma che cosa? Il ragazzo non riusciva proprio a ricordare. Il tempo valeva davvero qualcosa nel luogo dove si trovavano? Per quel che ne sapeva, potevano essere trascorsi secoli, come poteva ricordare qualcosa di così antico?
La voce rispose alla domanda inespressa di Mihael:

- Ricorderai tutto, quando sarai arrivato laggiù.
- Vuoi dire che tornerò in vita?
- Se è per questo, sei vivo anche ora, seppur in maniera diversa. Ad ogni modo, non tornerai sulla Terra nel modo in cui eri abituato.
Il ragazzo sentì l'impulso di ridere.
- In altre parole sarò come uno zombie o un fantasma?
Di nuovo quella vibrazione tremenda.
- Sei una creatura divertente, umano. Ma non preoccuparti, capirai tutto a suo tempo.
- Dunque, accetti la mia offerta?
Il ragazzo meditò un momento in silenzio.
- Sì, accetto.
- Bene.
- Soltanto un'altra domanda.
- Sì?
- Perché mi fai questa offerta?
Il ragazzo strinse le palpebre nel timore di essere percorso, di lì a poco, da un’altra di quelle orribili vibrazioni. Cosa che, purtroppo per lui, non tardò a succedere.
- Voi umani siete proprio incorreggibili. Cercate sempre un perché e non vi accontentate mai di quello che ricevete.
Soppesò per un momento quelle parole, quindi si trovò d’accordo.
- Forse hai ragione.
- Ad ogni modo, per saziare la tua curiosità potrei dirti che ogni cosa si basa su un delicato Equilibrio; alcune delle azioni che tu hai commesso in vita hanno rotto parte di questo equilibrio. Non sei obbligato a farlo, ma puoi rimediare. È una tua scelta. Ti basta sapere questo?
Mihael rifletté ancora un istante, poi rispose:
- Si, credo di si.
- Va bene, umano. Andiamo, allora, ti riporto sulla Terra.
- Si.


~ . ~






Si trovava in un giardino ed era primavera. Di questo era certo, perché appena "tornato" in vita aveva cominciato a ricordare molte cose.
Era in un bel giardino; nulla di paradisiaco, ma aveva delle aiuole curate, alberi frondosi, sentieri contornati da fiori e persino un piccolo
laghetto con ninfee e pesci rossi. Aveva già incontrato diverse persone che passeggiavano lì, ma nessuna di loro sembrava accorgersi della sua presenza e la cosa lo infastidiva non poco. Persino alla donna a cui il ragazzo aveva levato il cappello in un gesto dettato dalla frustrazione o quel signore a cui aveva urlato qualcosa nell'orecchio non si erano affatto scomposti, la prima andò semplicemente a raccogliere da terra il cappello, il secondo agitò con una mano l'aria dietro il proprio orecchio, come per scacciare una mosca.
Inutile dire che tutti quegli episodi lo avevano a dir poco indisposto. Quella voce aveva detto che lo avrebbe rimandato sulla Terra perché risolvesse delle “questioni in sospeso”, ma come poteva riuscirci se non sembrava più in grado di poter interagire con il mondo e con le persone che gli stavano intorno? Stava ancora arrovellandosi su questi pensieri, quando si trovò a camminare in uno spiazzo erboso nel quale, in una carrozzella ferma presso il laghetto, c’era una persona seduta di schiena. Una ragazza dai capelli castani, lisci e lunghi fino a sotto le spalle. Il ragazzo decise di avvicinarsi, ma senza particolari pretese, probabilmente anche lei non si sarebbe accorta della sua presenza.
Si fermò proprio davanti a lei, così da poterla osservare in volto. Non si era sbagliato. Era una ragazza, non tanto più giovane di lui nel momento in cui aveva perso la vita. Era anche piuttosto carina; bei lineamenti, begli occhi di un nocciola profondo, anche se totalmente inespressivi. La ragazza sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, completamente assente. Che pena.

D'un tratto, tuttavia, al ragazzo sorse un dubbio, che ben presto divenne una certezza. Lui la conosceva. Sì, in vita, era certo di avere già incontrato quella persona, ma dove? In quale frangente? Cominciava a sentirsi in ansia.
- Ciao, e tu chi sei?
Il ragazzo tornò improvvisamente in sé, stupito, e si abbassò finché non fu faccia a faccia con quella la ragazza che lo fissava con un' espressione incuriosita, se così si poteva definire ciò che vedeva sul viso di quella persona fragile e inanime come uno stelo.
- Tu ... riesci a vedermi?
- Sì che ti vedo.
La ragazza abbozzò un sorriso. Il ragazzo continuò a guardarla, impensierito.
- Come ti chiami?
- Eh? Ah, dici a me. Beh, io mi chiamo ... Mello.
Sì, era questo il nome con cui era stato conosciuto, per lo più, in vita.
- Che buffo nome.
Il ragazzo udì una risata lieve e cristallina. Non terribile come quella che lui aveva sentito in quell'altro luogo, ma allo stesso modo un poco
inquietante, dato che non le aveva per nulla illuminato il viso. In effetti, il volto di quella ragazza sembrava sempre e comunque inespressivo,
come quello di una bambola di porcellana. Malgrado trovasse la sua mancanza di ogni espressione un po’ inquietante, quella era l’unica persona che sembrava accorgersi della sua presenza, quindi non gli restava che parlare, almeno per qualche tempo, con lei.
- E tu, invece, come ti chiami?
- Yagami Sayu.
Yagami Sayu ... Sayu ... perché sentiva di dover conoscere questo nome? Dove l'aveva già sentito?
- É un nome giapponese.
- Beh, sì, io sono giapponese. Tutti noi, qui, siamo giapponesi, perché siamo in Giappone. Certo che tu fai proprio delle domande strane, sai?
Giappone? Sì,era stato anche in quel paese, una volta. Adesso ricordava ..., non era stata una circostanza felice, dato che lì era morto.
Ma perché era morto, poi? Questo non gli era ancora tornato alla mente.
- In effetti, ora che ti guardo meglio, non solo le domande che fai ma anche il tuo aspetto è piuttosto eccentrico.
- Che intendi dire?
- Vediamo, tanto per cominciare hai dei tratti insoliti. Hai gli occhi del mio stesso colore, ma i capelli sono biondi. Sono naturali vero? Sei la prima persona che vedo con dei capelli naturali di quel colore. E poi ci sono i vestiti che indossi.
Mello si guardò distrattamente.
- E che hanno di insolito?
- Mi piacciono, però sono davvero particolari. Non li avevo mai visti indossati da qualcuno. Cappotto lungo con cappuccio e pelo, gilet aderente, anfibi neri, pantaloni attillati di pelle... anche questa è vera?
Prima che Mello sentisse l'impulso di sottrarsi, Sayu si era già allungata un po’ in avanti, per toccargli la gamba. A Mello venne un brivido.
- Sì, sembra vera.
Sayu sorrise appena. Mello restò vagamente perplesso.
- Qualcos'altro?
- C’è anche la tua cicatrice ...
- Una cicatrice? Dove?
- Sì, guarda, proprio lì. Se ti abbassi te la indico.
Mello si chinò di poco e Sayu gli indicò con un dito la zona in cui vedeva la cicatrice, sulla guancia sinistra del ragazzo.
- Eccola, è proprio qui.
- Ah.
Mello si portò una mano al volto per studiare la cicatrice, che in effetti c'era, e tornò in posizione eretta.
- Come è successo?
- Che cosa?
- La tua cicatrice!
- Ah, questa. Boh, non lo ricordo.
- Ma come? Certo che sei davvero un tipo strano!
Il ragazzo sorrise appena, poi si perse per un attimo nei propri pensieri. Come si era procurato quella ferita? Sentiva la pelle liscia e increspata,
come una bruciatura. Era stato dunque il fuoco a fargliela? C'era qualcosa che non tornava e, cosa ancora più grave, sentiva una profonda ansia per qualcosa di importante, che non ricordava.
- Comunque, non ti sta così male, sai? Sei molto carino , anche con quella ferita.
- Ah, dici? Beh...grazie.
Perché si sentiva così turbato a parlare con quella persona? C'era qualcosa di sbagliato in tutta quella situazione. Quella ragazza, Sayu, era giovane, carina e, a sentirla parlare, sembrava nel pieno della vita, nonostante il limitato repertorio delle sue espressioni, allora che ci faceva in un posto del genere? Da sola, seduta a far niente, in un posto pieno di persone adulte ( sì, non aveva incontrato neppure un giovane, camminando per quel giardino).Forse era malata, ma a vederla non lo avrebbe mai detto. Certo, aveva uno sguardo vuoto, ma per il resto era una ragazza normale, sembrava potersi benissimo alzare in piedi e camminare sulle proprie gambe. Era certo che, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo, ma allora perché se ne restava lì immobile, a fissare con lo sguardo assente i pesci che nuotavano nel laghetto? C'era qualcosa che gli sfuggiva.

- Anche mio fratello è un bel ragazzo, sai? Ha sempre avuto molto successo con le donne e la sua attuale ragazza è un’ attrice famosa. È stato anche uno studente modello, il migliore di tutto il Giappone. Vorrei rivederlo.
Aveva parlato con una tale assenza di presunzione, che Mello non si sentì nemmeno di controbattere. Sayu sembrava avere una grande stima per suo fratello. Anche qui, però, qualcosa gli diceva che c’era qualcosa che non andava.
- È da tanto che non vi vedete?
- Uhm... eh, sì, proprio tanto. Ma è per via del suo lavoro, sai. È sempre molto impegnato, poveretto. Spero che si liberi al più presto e mi venga a trovare. Comincia un po’ a mancarmi.
- Ti auguro di incontrarlo presto.
- Grazie, lo spero anch'io.
Rimasero un po’ di tempo, così, immobili, a contemplare il laghetto in silenzio. Poi Sayu cominciò a rovistare sotto la coperta che aveva poggiata in grembo e nello scomparto su un lato della carrozzina, come se stesse cercando qualcosa.
- Mello?
- Sì?
- Senti, non trovo il libro che mia madre mi ha regalato,ti dispiacerebbe guardare sulla panchina là dietro quell'albero? Credo di averlo dimenticato lì, quando io e la mamma ci siamo fermate per riposare. Me lo porteresti, per favore?
- Sì, non c'è problema.
Mello si allontanò nella direzione indicata da Sayu, proprio dietro un albero poco distante, ma sulla panchina non c’era traccia del libro. Il ragazzo decise di controllare, per sicurezza, sotto la panchina e negli immediati dintorni, ma non trovò niente. Mentre tornava da Sayu, Mello notò che qualcuno le si era avvicinato: una donna non molto alta e avanti con gli anni, con un sorriso bonario sul viso stanco. Era indeciso se avvicinarsi lo stesso o starsene in disparte, quando Sayu lo tolse dall’imbarazzo della scelta.

- Ah, eccoti. Hai trovato il libro?
- No, mi spiace, non c’era.
- Oh,non importa ... pazienza. Vieni, ti presento mia madre. Si chiama Yagami Sachiko.
Yagami? Ancora quel nome ... ma perché aveva la sensazione di conoscerlo? E poi, d'improvviso, tutto gli fu più chiaro. Il sovrintendente Yagami Soichiro, l'uomo che quel giorno, nel bunker, non se l’era sentita di ucciderlo. Quell'uomo che gli era rimasto impresso proprio per la sua integrità, in evidente contrasto con il fatto che suo figlio fosse in realtà Kira, il fanatico pluriomicida. Kira, ovvero Light Yagami, il fratello maggiore di Sayu.
Sayu Yagami, la seconda persona che Mello aveva fatto rapire pur di impossessarsi del Death Note. Il quaderno della morte con cui avrebbe potuto avvicinarsi a Kira e fermarlo, battendo sul tempo Near. Near, il suo acerrimo rivale di sempre, ma anche la persona per cui, alla fine, aveva dato la vita, nella speranza che in due sarebbero riusciti a superare L, il loro mentore. Il suo orgoglio, tuttavia, li aveva ostacolati, non facendoli lavorare insieme e alla fine, Mello aveva capito che soltanto diventando lui stesso una prova incriminante contro Kira, avrebbe permesso a Near di incastrarlo e consegnarlo nelle mani della giustizia, quella vera. Si era sacrificato, Mello, chissà se poi ne era valsa la pena, se Near era vivo e se Kira era veramente caduto. Era andata così? Avrebbe dovuto scoprirlo nel tempo che gli restava da trascorrere sulla Terra. Al momento, però, aveva altro a cui pensare. Sayu Yagami. Quell'entità ultraterrena lo aveva riportato lì perché terminasse qualcosa in sospeso, perché “risanasse” l'equilibrio che le sue azioni in vita avevano compromesso. Tornato sulla Terra, però, l'unica persona con cui sembrava poter comunicare era proprio quella ragazza. Quella che non avrebbe dovuto trovarsi in un posto del genere. Quella che sembrava non essere malata e che quindi avrebbe potuto vivere come una ragazza normale della sua età, ma aveva uno sguardo vuoto, come se qualcosa l'avesse sconvolta nel profondo.
Un evento tragico ...
Come un rapimento? Quello che lui aveva ordinato per mettere le mani sul quaderno, ma le cui conseguenze, alla fine, si erano riversate involontariamente anche su di lei. Era dunque questo che doveva fare? Rimediare ai danni provocati a questa ragazza? E come?

- Sayu, dai, è quasi ora di pranzo. Andiamo a mangiare qualcosa, ok?
- Ma, mamma, volevo farti conoscere il mio nuovo amico.
- Sì, sì, lo incontreremo dopo. Non ti preoccupare, tesoro, adesso andiamo.
- Ma..Uff! E va bene. Allora ciao, Mello. Tornerò ancora nel giardino questo pomeriggio, se vieni anche tu, cercami.
- Va bene, ci vediamo dopo. Ciao, Sayu.
- Ciao, ciao!
Mello la guardò allontanarsi, con la madre che spingeva lentamente la carrozzina. Ovviamente, neanche Yagami Sachiko sembrava poterlo vedere o sentire, solo sua figlia pareva riuscirci. Il suo compito aveva dunque a che fare con la salute mentale di quella ragazza?
Si trovava sulla terra già da diverse ore e non sentiva fame, caldo, sonno, in effetti, non provava alcuna esigenza fisica. Non poteva neppure definirsi uno spirito vero e proprio, altrimenti Sayu non avrebbe potuto toccarlo qualche momento prima; era davvero un "esistere" strano il suo. Pensò, comunque, di essere sulla via corretta riguardo a Sayu. A quanto pare il suo compito sarebbe stato quello di "vegliare" su quella ragazza, fino a che non avesse rimediato alle conseguenze delle proprie azioni.
Come una specie di angelo custode, quindi? Bah, non scherziamo. Come un compagno di conversazione, forse, almeno finché non fosse riuscito a farla tornare in sé quel tanto che bastava a permetterle di avere di nuovo una vita “normale”. Finché non le avesse riconsegnato il diritto di sperare e di cercare , come tutti i giovani, una vita felice. Sì, Mello concluse che fosse questo il suo compito. E si sedette sulla panchina non lontano dal laghetto, ad aspettare.





(I personaggi di questa fan fiction non mi appartengono, ma sono di proprietà della maestra Tsugumi Ohba e del maestro Takeshi Obata.)

 

 

 

Salve cari lettori occasionali e non ^^. Questa è la primissima fan fiction sul fandom di Death Note che decido di pubblicare. Il fatto strano è che ho pensato per settimane a una storia con protagonisti Mello, Near e Halle e poi, invece, la prima volta che l’ispirazione mi ha colpita sul serio, è saltata fuori questa MelloxSayu. Spero vi sia piaciuta, io l’ho trovata un esperimento interessante. Internet pullula di fan fiction sulle relazioni yaoi di Mello con altri personaggi maschili di DN. Premesso che non ho nulla contro questo genere di storie, anzi, mi è capitato di leggerne alcune veramente lodevoli, ho voluto tuttavia provare un abbinamento più insolito per uno dei miei personaggi preferiti della serie manga/anime. Ringrazio preventivamente chiunque vorrà recensire e un grazie particolare a Skyless_star per la sua disponibilità e i preziosi consigli.

 

 

Un bacione, a presto = )







 

 

 

  
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