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Autore: Hamlet Moriarty    29/02/2016    10 recensioni
{Warning: Destiel!AU}
Da quando Castiel è morto e la sua eterea presenza è stata rimpiazzata da innumerevoli e noiosi gesti di quotidianità, la vita di Dean Winchester ha assunto un'andatura piatta e monocroma. Le sbavature, le pennellate, gli oli, gli acquerelli dell'infanzia sono deceduti con il suo amico, con suo padre e con la sua innocenza.
Sembra tutto irreparabilmente inerte fin quando, un giorno, il fratello Sam non gli fa conoscere James Novak, un giovane e promettente violinista con un passato da pittore, nascosto dietro ad un nome falso e decisamente troppo familiare perchè Dean non possa ricordare qualcosa a cui pensava di aver voltato le spalle tanti anni prima.
– … Ma forse la follia di un uomo che è esistito nel passato non è destinata a diventare la saggezza di qualcuno dell'ermetico divenire, perché si può esser saggi e fingere follia mentre il contrario suona fin troppo ossimorico e divertente. –
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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L'amico

Immaginario

Capitolo 1:

 

And in the end I'll do it all again,

       I think you are my best friend,

       but don't you know that the kids ain't allright?

          – Fall Out Boy – The Kids Ain't Allright –

 

 

Vede tutto.

Aldilà del mondo intriso di cose quotidiane e pastelli sbiaditi delle sei del pomeriggio. Aldilà del caffè nero di papà, il whiskey ambrato di Bobby che ha un così bel colore ma ha un sapore tremendo. Aldilà della polvere che si infila fra i capelli quando gioca con Sam nella rimessa, sente e vede un suono sottile che cerca di raggiungerlo nuotando in mezzo al rombo delle macchine.

Sa che ha i capelli neri e scompigliati, e prima che possa diventare una linea netta nel suo campo visivo, con due occhi, un viso, una voce, sa che si chiama Castiel.

Castiel è importante. Dean è troppo piccolo per capirlo (sarà sempre troppo piccolo per capire l'esistenza di Castiel) ma è consapevole che si tratti di una di quelle cose di cui è l'unico in grado di vederne la rilevanza.

Del resto, Dean vede tutto.

 

 

 

Ha sei anni, le tasche piene di cadaveri di coleotteri, bulloni scartati dalle forme strane che ha trovato nell'officina, e nessuna voglia di fare i compiti. La sua bocca piccola e paffuta è colma di cose da dire, avventure da raccontare, è troppo acerba per fare conti, e si chiede perché non possa restare fuori a giocare. Andrebbe verso il lago, costruirebbe una canna da pesca e aspetterebbe pazientemente di prendere qualcosa. Oppure metterebbe a punto una nuova trappola per i mostri.

 

Ha appena finito il solito capriccio.

Mamma Winchester lo fissa, le mani puntate sui fianchi, il grembiule impiastricciato di marmellata e attende con la fronte percorsa da sottili rughe di stizza che il figlio smetta di guardarsi i lacci delle scarpe snodati ed afflosciati sul pianerottolo. O che si tolga le mani da dietro la schiena. O che spieghi come ha fatto a strapparsi i pantaloni e come mai ha un ginocchio sbucciato, ma lui non sembra aver voglia di fare nessuna di queste cose.

– Vieni dentro, così ti dai una pulita e ci mettiamo a studiare. – e mamma si aspetta di essere seguita, ma Dean resta immobile sul pianerottolo per qualche secondo, con ancora i coleotteri e i bulloni in tasca e la polvere nei capelli, e il ginocchio sbucciato, prima di fare dietro front e correre a rotta di collo verso il lago.

Nemmeno le urla di Castiel lo dissuadono dal ripensarci, perché lui la scuola, i conti, i libri proprio non li sopporta.

 

Da casa sua al summenzionato lago (che chiamerà così finché non diventerà abbastanza alto da notare che in realtà è solo uno stagno) ci sono tre o quattro minuti di corsa forsennata.

Vede il verde degli alberi sbavarsi e colare, gocciolando foglie secche sulla collina, il giallo cenere della steppa e l'aria continua a sfrigolare sulla sua pelle.

Controlla più volte che i suoi trofei siano tutti nelle tasche, al sicuro, in attesa di essere messi nel loro barattolo con gli altri (così Sam non ne mangerà uno come l'ultima volta).

Il suo lago è circondato da una terra secca e senza sabbia, qui e la spuntano incolte ciocche erbacee. È il Posto Segreto che Dean preferisce, non perché nessuno sappia dove si trova, ma perché se va lì tutti sanno che vuole essere lasciato in pace.

È dove le cose tendono a restargli impigliate nella coda dell'occhio con più frequenza.

È una di quelle sensazioni che Dean non sarà mai abbastanza grande da capire, quindi si limita ad accogliere la sensazione di un insetto intrappolato in una tela di ragno ronzare disperatamente senza che possa vederlo. Ha l'impressione che ci siano più cose alle sue spalle di quante in realtà potrebbe contarne se si voltasse di scatto, pronto a coglierle in flagrante, dunque gli basta soltanto assaporare quel vago sentore.

Nessuno è abbastanza coraggioso da andare con lui al lago, tranne Cas. È stagione di caccia per i lupi mannari e non si può mai sapere.

Per fortuna il Giovane Winchester è attrezzato per ogni evenienza (fuorché la matematica). Sfodera il suo coltello magico e, seduto a gambe incrociate vicino all'acqua, lo appoggia di fronte a sé, pronto a difendersi in caso di attacco.

Aspetta che arrivi anche Castiel. Di solito è in ritardo, ma dopo un paio di volte che lo chiama dovrebbe già essere per strada.

Oltre le creste degli alberi che dondolano cullate da un'arietta lieve dell'imbrunire, gli acquerelli si riversano in cielo allargandosi in cangianti pennellate gialle e viola e arancioni, e … sono così macchiati da nuvole sonnacchiose che hanno sbavature liquide qui e la, anche dove non le può vedere, ma a Dean piacciono.

Da qualche altra parte, magari i tramonti sono verdi, o grigi. È una fortuna che a Lawrence siano rossi, blu, viola e gialli. Nella sua immaginazione, sono tutti esattamente uguali a questo: annacquati, assonnati, un pochino plumbei di tanto in tanto.

Castiel si siede di fianco a lui.

È appena scarmigliato dalla corsa e i suoi occhi grandi sono lucidi, ma per il resto è il solito Castiel che si preoccupa troppo e ritiene che la matematica sia abbastanza utile da essere studiata.

Non dice nulla, perché non gli piace tanto parlare. A lui piace soprattutto ascoltare.

È capace di dire tante cose pronunciando pochissime parole, perché lascia sempre che sia Dean a capire cosa si nasconde fra le righe. Per questo, a volte è un po' difficile comprenderlo, il che per quelli come lui è un tantino paradossale.

Di solito gli amici immaginari chiacchierano molto più dei loro bambini, perché in genere sono i bambini soli o che non vogliono stare con gli altri che hanno bisogno di amici immaginari – e che di conseguenza li inventano.

Castiel è un'eccezione per molte ragioni.

Tanto per cominciare, ha le orecchie. Moltissimi suoi simili non le hanno perché, se ci fate caso, i bambini non le disegnano nemmeno, le orecchie, quando fanno un ritratto. Nonostante siano spessissimo un optional, non mancano affatto di predisposizione all'ascolto.

Secondo, ha un aspetto straordinariamente ordinario. Come già menzionato, ha due orecchie, poi due occhi (blu), tanti capelli sparati (neri), la pelle un po' troppo chiara, forse, come se nell'acquerello della sua nascita il rosa fosse stato diluito eccessivamente. Indossa i pantaloni, come Dean, una maglietta, come Dean, e una cravatta blu, non come Dean perché lui non indossa cravatte. È un indumento da grandi, ma a Castiel piace, e quindi può mettersela ed esserne contento.

Il punto più interessante di Castiel, è che ha la stessa età di Dean.

Ha sei anni. Si può dire che sono praticamente nati insieme. Ciò è un enorme mistero, e di sicuro l'unico circa cui nessuno dei due si sia mai azzardato ad indagare.

È un'enorme stravaganza, nel mondo degli amici immaginari, perché nessun bambino può essere in grado di immaginare subito dopo che la cicogna l'ha portato perché … andiamo.

Quindi, Dean e Cas si conoscono da sempre e la prima parola che il marmocchio abbia mai detto è stata proprio “Cas” e l'amico immaginario, nella sua quantomeno brevissima esistenza, non è mai stato tanto fiero di sé stesso e di quel fagottino tutto guance e macchioline.

Ora sta fissando il coltello di legno posato davanti alle ginocchia sbucciate e incrociate di Dean, e si guarda anche intorno in attesa che qualcosa balzi fuori dalla boscaglia e tenti di aggredirli.

Sa che anche il suo amico non ha molta voglia di parlare. Si mette a disegnare deboli cerchi sulla terra, lasciando piccolissimi solchi.

Oh, ecco un altra incredibile caratteristica di Castiel. In una maniera o nell'altra, può influenzare il mondo degli umani. Solo leggermente, e con un enorme sforzo, che spesso gli causa dolore.

Dean è stato molto bravo a immaginarselo, perché può fare tantissime cose che molti altri non concepiscono nemmeno. Insomma, se tutti i suoi simili potessero spostare le cose vere, sarebbe un gran bel guaio!

Cas ha incontrato tantissimi amici immaginari, anche se vive da sei anni (che per gli amici immaginari è una vita estremamente lunga), e alcuni di loro non erano nemmeno lontanamente somiglianti alle persone.

Kori, ad esempio, era stato per un paio d'anni l'amico di una bambina autistica dell'asilo dove è andato anche Dean, e qui non si esagera dicendo che Kori, pur essendo un marshmallow a forma di lampadina era intelligente oltre ogni dire. La sua bambina lo era anche di più, ma la poveretta si mordeva spesso la lingua e quindi tutte le cose belle che pensava non venivano mai dette in modo abbastanza comprensibile. Cas e Kori, all'epoca entrambi ancora contornati di pastelli a cera, potevano vedere tutta la bellezza della sua mente, e restarne estasiati.

Ubba era invece una specie di elefantino verde, e di sicuro quello che Castiel ha visto durare di meno. È nato e scomparso nel giro di dieci minuti, tutto sotto il suo sguardo avvilito.

La cosa lo scocciava, perché tanti bimbi avevano poca considerazione del fatto che gli amici immaginari vivono fintanto che si crede in loro.

Questi problema non si è mai presentato con Dean. Lui non ha mai dato cenno di dubitare in lui. Anche adesso, dopo un po' di titubanza, gli sta illustrando il piano di difesa nel caso un lupo mannaro dovesse veramente aggirarsi intorno al lago e decidere di mangiarli.

La testa del ragazzino è inaccessibile sotto molti aspetti, perché sa che Cas ha una volontà propria e può allontanarsi quanto gli pare, ma l'importante è che in certi posti non vada a curiosare. Non perché non si fidi di lui (d'altronde dipendono l'uno dall'altro), ma perché sono unanimi nell'affermare che se conoscessero ogni singola cosa, ogni recondito pensiero l'uno dell'altro, non ci sarebbe alcun divertimento e allora Castiel avrebbe molte più probabilità di morire.

Ma Dean ha solo sei anni, hanno tante avventure da vivere prima di quel giorno, e per adesso deve solo convincerlo a darsi una sistemata e far contenta sua madre tornando a casa pronto a scusarsi e a studiare.

Gli ci vogliono cinque minuti. Gli basta dire che ha visto il branco di lupi allontanarsi qualche sera prima. Sa che è una bugia, ma come volevasi dimostrare, se Dean lo sapesse ora non sarebbe sulla strada di casa con un braccio sulle spalle di Cas, facendosi dare consigli su come si chiede scusa.

 

 

 

 

Dean ha dieci anni.

Anche Cas ne ha dieci, e non sa cosa stia succedendo. È molto diverso da qualche anno fa.

È diventato più alto, i suoi lineamenti sono cambiati in quelli di un bambino più grande. Fisicamente, è piuttosto certo di superare Dean, perché adesso lo guarda dall'alto in basso di almeno venti centimetri. In più, la sua voce è cambiata. L'amico lo invidia parecchio, a volte, ma Cas è bravo a fargli superare la cosa distogliendo l'attenzione da ciò che potrebbe mettere discordia fra di loro, perché continua a temere che se Dean arrivasse a non volergli più bene, lo dimenticherebbe di proposito. Il che, è probabilmente il modo più doloroso di morire per un amico immaginario.

Gli acquerelli che formavano la figura di Castiel, dopo aver passato un paio d'ore tramutati in esagerati pennarelli (di quelli con la punta spessa, fra l'altro), ora sono cangianti ed intensi colori ad olio. A Cas piace che ad ogni stadio della vita di Dean la sua figura prenda la trama di un tipo diverso di colorazione, perché sa che sta crescendo insieme al suo amico ed è importante che veda i propri perfezionamenti riflessi nell'immagine del compagno immaginario.

Dean ha tanti nuovi amici, ma il suo legame con Castiel è sempre molto forte e non ci sono avvisaglie di guai all'orizzonte.

Oh, ora ha pure una fidanzatina. Si chiama Annah ed ha i capelli rossi. È come tutte le bimbe della sua età, ama vestirsi di rosa ed è petulante e antipatica. Quando l'ha detto al suo amico si è arrabbiato e non si sono parlati per una giornata intera. Alla fine si è dovuto scusare per primo, perché Dean sta cominciando ad acquisire quello che Castiel sa essere il senso della dignità personale e dell'orgoglio, anche se non è del tutto certo di cosa significhi (e sa che non ne ha un'idea molto precisa nemmeno Dean).

L'ha abbracciato e si è scusato della litigata. È l'unico che lo può abbracciare, ma questo non gli dispiace perché immagina che farlo con altre persone lo metterebbe a disagio.

Gli abbracci di Dean non sbavano i suoi colori, non li annacquano e non li fanno sbiadire.

 

A Castiel piace ponderare la possibilità che anche il suo corpo un giorno possa diventare tangibile e visibile agli occhi ed al tatto degli altri. Spesso essere attraversato da occhiate estranee, essere ignorato e addirittura calpestato lo fa piombare in un sentore di solitudine che fatica ad interpretare, ma che è certo di odiare.

Ovviamente, ogni tanto, quando è sicuro di non farsi troppo male, sposta qualche oggetto sufficientemente leggero, tanto per fare uno scherzo a qualcuno e vincere la noia delle lunghe e inerti giornate estive, in cui persino l'iperattività di Dean è schiacciata dai quaranta gradi di prassi Lawrenciana. Una volta ha addirittura fatto cadere un bicchiere dal tavolo. Il vetro andando in frantumi ha lanciato riflessi cangianti sulle pareti, come se fossero state schizzate di tempera bianca e azzurra per qualche sfuggente attimo. Mary ha preso un colpo, e Sammy ha preso la colpa del guaio. Castiel si è sentito malissimo, e da allora cerca di evitare di toccare il mondo reale, per quanto la prospettiva sia allettante.

Ne ha parlato, con Dean, una sera che erano da soli nella sua stanza.

Il resto della famiglia era in cortile, il più grande dei fratelli Winchester era stato costretto all'arresto domiciliare per via della misteriosa scomparsa della crostata di sua madre.

– Non so come funzionino queste cose, Cas. – ha asserito, pensieroso. – L'ultima volta che ho detto a qualcuno che esistevi, hanno solamente riso. Papà pensa che sia scomparso anni fa, quindo non penso che tu… insomma… –

Castiel ha scosso la testa. – Non fa nulla. Conosco altri amici immaginari, e mi basta. Ero solo curioso di sapere cosa si prova a toccare le cose. Toccarle veramente, intendo. – si era guardato le scarpe nere, il cuore gli batteva all'impazzata nel petto. Lo sentiva. Percepiva le pulsazioni abbattersi sulle costole e affettargli il respiro.

L'avere un cuore che batte l'ha salvato dal sentirsi male.

 

 

Dean ha quattordici anni e la sua parola preferita ora è Lisa. Castiel si è accorto che la usa in tantissime occasioni, specie se si tratta di giustificarsi per qualcosa.

Non fai i compiti? Li faccio da Lisa.

Dove sei stato? A casa di Lisa.

Dì un po', ce l'hai una fidanzatina? Lisa?

Come siamo di buonumore, oggi! E di solito a questa non risponde perché a quattordici anni Dean ha capito di avere una dignità da difendere da quotidiani attacchi di smancerie materne, ma Cas sa che Lisa è di nuovo la risposta.

Ultimamente è sempre Lisa, come se il suo vocabolario non fosse completo d'altra parola. Le altre sono solo piccoli satelliti che vi gravitano attorno per costruire frasi a lei connesse quando più gli fa comodo.

Ora che è grande ed ha il coprifuoco alle undici, Castiel vede Dean sempre meno spesso. La cosa ovviamente lo preoccupa, perché meno si vedono, più la sua vita si accorcia, eppure quando si guarda allo specchio, Castiel non si vede più trasparente, o con i bordi sbavati, e non gli mancano parti del corpo.

A volte ha paura di sentirsi egoista, ma sa che in fondo la vera ragione per cui non vuole morire è perché ha paura di quello che potrebbe succedere al suo amico senza di lui.

Dean ha quattordici anni, è un adolescente con gli ormoni a duemila e mille cose per la testa, persone da conoscere e frequentare, professori da far incazzare (questa parola gliel'ha insegnata proprio lui, anche se Cas non ama troppo pronunciarla), e ora ha la sua signora.

Mamma Winchester è molto fiera del suo bambino, perché ha una morosa a tutti gli effetti e la tratta come una principessa. Dean odia che glielo si faccia notare, e subito è diventato il passatempo preferito di Sam, che lo tormenta con il suo sottile acume di Cervellone Della Fmiglia.

Tuttavia, il ragazzino continua a credere in lui. Continua ad alimentare la sua esistenza, a ricalcare i suoi bordi con un pennarello indelebile. Continua a chiacchierare con lui quando sono soli, continua a volergli bene e lo abbraccia ancora.

 

Martedì, è novembre e Dean è ad una festa. Castiel ha deciso di non andare.

Sebbene la preoccupazione di vedersi dissolvere in una nuvoletta di fumo cinereo sia sempre in agguato, la libertà e l'autonomia concesse dalla fervida immaginazione del suo amico sono privilegi a cui non sa rinunciare.

Dopo essere rimasto qualche minuto in salotto con mamma e papà ed aver constatato che il film che stavano guardando accoccolati sul divano non era di è gradimento, esce di casa.

Per farlo gli basta attraversare la porta. Quando aveva sette anni, ed era tornato a scuola dopo le vacanze estive, Dean era rimasto chiuso dentro all'aula con tutti quei bambini che non conosceva e si era spaventato a morte. Non aveva il coltello o nessun altro tipo di protezione, quindi aveva fatto sì che Castiel potesse attraversare la porta e stare lì con lui tutto il tempo. Cosa che fu molto utile anche sotto il punto di vista dell'apprendimento di quest'ultimo, che a differenza di Dean trovava le lezioni estremamente interessanti e costruttive.

Da quel momento, può attraversare qualsiasi cosa che abbia l'apparenza di una porta, anche se è solo dipinta.

Si dirige subito verso il pub di Ellen. A quell'ora di sabato pomeriggio inoltrato è semipieno, ma Cas trova sempre un angolino in cui mettersi e curiosare fra le persone.

Ellen è una donna non troppo alta e ben formata, con i capelli ramati lunghi fino alle spalle a cui una volta ha raccolto una ricevuta che era scivolata sotto al bancone. Dio solo sa quanto male abbia fatto, quanto sforzo gli ci sia voluto. È molto più facile spingere un bicchiere giù dal tavolo, che raccogliere un pezzo di carta su da terra.

Adesso, la signora Harvelle sta servendo un cliente mescolandogli qualcosa proveniente da due bottiglie diverse dentro ad un bicchiere. Immagina che abbia un odore molto amaro, perché Dean gliel'ha detto una volta. Ellen è molto veloce ed armeggia con destrezza fra tazze, bicchieri, banconi e tavoli, sorridendo cordiale alle persone che incontra ma mantenendo un certo cipiglio di autorità all'interno del suo locale.

Castiel trova estremamente rilassante guardarla lavorare. Si mette dietro alla cassa, come al solito, fra la porta del retrobottega e la vetrina dei liquori, e osserva il mondo di cui non fa parte scorrere inarrestabile sotto ai suoi occhi.

 

 

Torna a casa che Dean ancora non c'è. Il mattino dopo, quando rientra in camera, ha occhiaie vistose e l'incarnato lentigginoso del viso pallido e tirato, ma sembra camminare ad un metro da terra.

Lo saluta sottovoce, parla del più e del meno. Castiel ride, risponde, annuisce e chiede della festa.

Ha baciato Lisa. Per davvero, insomma, come fanno gli adulti, con la lingua e tutto.

Castiel non ha mai baciato nessuno, ma ora che ci pensa, per qualche momento assorto, forse gli piacerebbe baciare Dean. È la prima volta che fa caso alle sue labbra, ma sì, insomma, non devono essere tanto male.

Scaccia il pensiero. Da quel giorno non ci pensa mai più.

Il suo giovane amico sembra molto soddisfatto delle conquiste della serata, ma la stanchezza vince su di lui relativamente in fretta. Qualche istante di attonito silenzio e crolla sul letto, un involto informe di felpa, coperte stropicciate, lentiggini e respiri profondi.

Gli stenderebbe addosso il piumino, ma visto che non può farlo si limita a sedersi ai piedi del letto e fissarlo mentre dorme beatamente con un piccolo broncio ad increspargli la faccia.

Castiel non può neanche dormire. Non ne ha bisogno, perché Dean non ha mai pensato che gli servisse e perché sin da quando era molto piccolo il suo compito è fare da guardiano ai suoi lunghi ed agitati sonni, specie dall'incendio che ha coinvolto l'intera vecchia casa e da cui sono usciti per miracolo tutti vivi.

Guardare Dean mentre dorme è la seconda attività preferita di Castiel.

La prima è guardarlo mentre è sveglio e gli parla come se non fosse abbastanza grande per avere un amico immaginario.

 

 

Qualche mese dopo, succede qualcosa di tetro ed inaspettato.

Lascia un'impronta sullo stipite della porta.

Dean e Lisa sono in salotto, chiacchierano dell'ultima partita di football della scuola (a cui la ragazza ha fatto la cheerleader) discutendo animatamente sugli avvenimenti più importanti della stagione. Cas, intenerito, li osserva da lontano, appoggiato alla cornice dell'ingresso con un sorriso addolcito e compiaciuto ad incurvargli l'angolo della bocca.

Quando si alzano per uscire, decide che è il momento di andarsene anche per lui (Ellen si è rimessa da un bruttissimo raffreddore e vuole passare al suo pub). Sta per infilare la porta alcuni passi prima di loro quando si accorge che c'è una macchia sullo stipite legnoso. È di un tenue color pesca ben visibile sullo sfondo scuro, sottilissime righe si irradiano in tutta la sua area e piccole gocce cominciano a colare lungo le nervature coriacee. Il colore è chiaro ed intenso, ha un'aria quasi gustosa, finché Cas non si rende conto che è l'orma della sua mano che sta pian pianino iniziando a sciogliersi e sbiadirsi in febbrili dispersioni della sua essenza.

Castiel capisce con disarmante lucidità che sta morendo, ma non ha paura.

 

 

 

Avviene molto lentamente, nell'arco di qualche settimana.

John Winchester, muore prima di lui. Il cuore gli si è fermato nel petto.

Dean ha quindici anni ed è il soldatino di papà, ed i soldati non devono mai piangere perché gli viene proprio insegnato all'accademia, anche se dean non c'è mai davvero stato. E ci prova a non piangere, ma quello non era il suo generale, era suo padre. Un uomo burbero, severo, spesso sembrava fatto di pietra e colorato con la polvere, ma era un padre amorevole e buono, e forte.

Ci sono i temporali, negli occhi verdi del suo amico.

Nubi scure sono raddensate sul suo viso, torrenti scorrono sulle guance. Cala la notte ovunque.

Lisa smette improvvisamente di farsi vedere.

Dean ricomincia ad abbracciare Castiel.

E Castiel smette di morire.

 

È il periodo più brutto da quindici anni che Castiel è vivo.

Per la prima volta in tutta la sua esistenza, vorrebbe essere morto, perché starebbe a significare che Dean è abbastanza forte e coraggioso da farcela senza di lui.

Ma Dean ora è fra le sue braccia e piange e urla, è solo un piccolo essere umano che si sgretola come la pasta delle crostate che Mary non prepara più. Le lacrime dell'amico gli cadono sulle mani e le sente, calde e disperate, mentre scendono giù dai palmi senza diluire i suoi colori.

 

 

Castiel non è mai stato in un cimitero. Ci è passato davanti numerose volte per andare da Ellen, o comunque durante i suoi pellegrinaggi notturni gli capita spesso di trovarsi davanti ai cancelli scuri di ferro battuto, ma non è mai stato interessato a vedere l'interno.

È una grande distesa di erba costellata di lastre di pietra che sbucano dalla terra come dita affamate.

È un posto stranamente colorato, perché ci sono fiori ovunque. Cas non capisce molto bene questa cosa del portare i fiori a qualcuno che non c'è più e non può prendersene cura. Forse servono a bilanciare tutto quel grigio soffocante, o per mascherare l'angoscia della morte con qualcosa di bello e pittoresco come un mazzo di tulipani gialli.

Non è nemmeno del tutto certo dell'utilità dei funerali, quindi si trattiene solo qualche minuto, poi decide di andarsene. Sa che dovrebbe restare accanto a Dean, che è un soldatino ferito a morte, ma non ce la fa a vederlo così assente e bianco, con gli occhi bui e le lentiggini spente.

 

Il suo amico, qualche settimana dopo, va da un dottore; un dottore per le persone che prendono malattie senza starnuti o nasi rossi, senza macchioline che prudono o guance bollenti. È un medico che cura le persone tristi.

Sulla lettera che Mary lascia sul tavolo mentre si gira e nasconde il viso nelle mani magre e gentili, i boccoli dorati che le calano davanti al viso come un sudario, c'è scritto che Dean Winchester soffre di depressione.

Il piccolo Sammy ha smesso di piangere e scalciare, e l'ormai cresciuto Dean è troppo malato perché possa essere lasciato solo. Castiel non lo abbandona mai più, e combatte un'altra guerra al suo fianco, ormai entrambi soldati.

 

 

Un anno dopo, quando Dean guarisce dalla depressione e torna a sorridere, Castiel muore.

L'impronta è ancora lì, sullo stipite della porta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le note dell'autore più scemo del mondo:

Salve, oh popolo, il vostro nuovo imperatore è qui (ma anche no)!

* Entra strisciando sulle ginocchia per un chilometro e mezzo cantando Emperor's New Clothes a tutto spiano*

*Inciampa*

*Picchia il muso per terra*

Okay, so cosa state pensando. Le tre righe sopra spiegano molte cose su di me da diventare ottimi motivi per odiarmi, ma non parliamo del sottoscritto. Vi basti sapere che mi chiamo Blu(e) e mi sopporterete per un po', a meno che non debba studiare come un matto (alibi che userò per scusare i miei spaventosi ritardi), in questo e si spera, altri fandoms.

Questa storia di debutto sarà abbastanza breve: dovrebbe avere al massimo tre capitoli, relativamente lunghi (o comunque come questo qui). Naturalmente, la mia impazienza mi fa sorvolare sull'idea furba di mettermi avanti prima di pubblicare, quindi eccovi il primo morso.

Mi sono ispirato ad uno dei miei libri preferiti in assoluto, “L'amico immaginario”, da cui ho ripreso il titolo, di Matthew Dicks. Ve ne consiglio vivamente la lettura!

Sono nel fandom di Spn da un anno e mezzo, e ho cominciato solo ora a scriverne fanfiction (DESTIEL OMGOMGOMG), quindi aspettatevi di vederne delle belle perché ho alcune idee che vi faranno scappare a gambe levate (se non l'avete già fatto).

Parlando seriamente: grazie mille a te lettore che sei arrivato fino a qui, spero tanto che questo mio primo lavoro ti stia piacendo.

L'angst dovrebbe (DOVREBBE) essere terminato qui, ma non ho ancora nessun vero e proprio programma per i prossimi capitoli se non l'ambientazione e la scaletta a grandi linee, quindi… vi prego, non fatevi false speranze.

Se vuoi lasciarmi due parole, per me sarà un piacere risponderti, ma so apprezzare appieno anche i lettori muti.

Ci vediamo al prossimo capitolo, grazie ancora per aver letto tutto!

Blue

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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