Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: remyaperfetto    29/02/2016    0 recensioni
"da prima che nascessimo, a dopo la nostra morte, la nostra vita è legata ad altre"-"credi sia questo il significato'"
"sapete che c'è? io non lo so e neanche mi interessa, una cosa la so però: il cielo è una grande galera e noi siamo rondini con il guinzaglio. per quanto tentiamo di scappare, di allontanarci, noi staremo sempre sotto un pezzo di cielo". "è possibile, ma di certo gli sconosciuti, non sono così sconosciuti come credi."-"sinceramente non ho capito niente di quello che avete detto, solo rassegnatevi all'idea di dover condividere da qui fino alla vostra morte la stessa aria di altri 7 miliardi di persone"
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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01/01

la pioggia continuava a scendere imperterrita, il vento soffiava forte, probabilmente facevano a malapena 2°, troppo freddo per scendere dal letto ed affrontare la giornata. La stanza era buia, come tutto del resto. Suonò la sveglia, erano le 7:00, si doveva alzare, non lo fece, chiuse gli occhi e si riaddormentò.

7:30

La sveglia risuonò, stavolta per più tempo, quello che bastò a far spazientire Jungkook, che si alzò. Rabbrividì al contatto dei piedi nudi con le mattonelle. Si diresse verso il bagno dove si spogliò (mlmlmlml), si mise sotto la doccia, con l’acqua gelida per svegliarsi. Una volta finita si mise un asciugamano intorno alla vita e si diresse di nuovo in camera. Aprì il cassetto della biancheria e si infilò dei boxer, successivamente si infilò un paio di jeans neri, strappati e aderenti. Sopra si mise una felpa rigorosamente nera e un cappello. Infine si infilò le sue fidate Timberland.

7:45

Era pronto, almeno sperava, per affrontare un’altra giornata di scuola. Si infilò il cappotto, prese l’ombrello e accese la musica nelle cuffiette. Il palazzo del suo appartamento non aveva un ascensore, ed era sempre faticoso fare le scale con lo zaino in spalla, per non parlare di quando aveva la spesa. mentre camminava stava assumendo sempre di più la consapevolezza che la pioggia e il vento gli piacessero molto, chiuse di fatti l’ombrello e incominciò a guardare il cielo. Era stupendo, stupendo nelle sue imperfezioni, stupendo in quelle sue sfumature di grigio-nero, le gocce di pioggia accarezzavano il suo viso, erano stranamente calde, accoglienti. In quel momento non sentì più le auto in corsa, il rumore dei clacson, non vedeva più la gente correre a lavoro, il mondo si era fermato, c’era solo lui, lui la pioggia e un raggio di sole che era spuntato dal grigiore delle nuvole. I pensieri di Jungkook vennero interrotti dalla sveglia impostata sul cellulare che segnava il suo ritardo a scuola. Non che fosse una cosa nuova, aveva infatti perso il conto di quanti ritardi aveva già fatto, persino i professori non ci facevano più caso.

8:10

Arrivato a scuola i corridoi erano già deserti, le lezioni erano iniziate. Oggi aveva matematica alla prima ora, per di più al secondo piano. ti pareva, quando sono in ritardo ci deve essere sempre il prof. Di matematica e devo pure salire le scale. Iniziamo bene, come sempre. Jungkook provò a entrare in classe senza farsi notare, era quasi arrivato al suo banco quando il professore Oh Sehun, senza degnarlo di uno sguardo disse –“ mi ricorderesti il giorno del tuo compleanno, vorrei regalarti un orologio”, detto ciò continuò la sua lezione.

9:00

Inglese, sempre questo fottuto inglese, come è possibile che sia così importante, io non lo so eppure continuo a vivere lo stesso.

10:00


Biologia... quest’ora è totalmente inutile, non ho mai studiato questa materia eppure vivo lo stesso

11:00

Educazione fisica, oggi ci toccava fuori, ma il tempo ce lo impedisce, si fa teoria, “la gioia si sta impossessando di me”. Seriamente a cosa ci serve sapere quanto è alta una rete di pallavolo o quanto misura un campo da calcio o ancora quanto pesa la palla da basket… io non l’ho mai saputo eppure vivo lo stesso


12:00

Manca il prof, potrei ascoltare la musica e disegnare. Così fece, inserì una canzone random dalla sua playlist, e iniziò a disegnare. Disegnò Seul dalla prospettiva di un ragazzo su un tetto, usando come modello quello del suo palazzo, poi in primo piano sul bordo del muretto del palazzo disegnò un ragazzo, aveva le braccia in aria, e aveva la testa girata verso chi guardava il disegno. Era perfetto, la città sullo sfondo, un ragazzo in primo piano con il corpo che solo a vederlo in quella posizione, in bilico su di un palazzo ma con le braccia in aria, ti dava la sensazione che nonostante il mondo ti stia cadendo addosso, e quasi vorresti dare un taglio a tutto, qualcosa ti tiene in equilibrio, e quel qualcosa probabilmente è un qualcuno, la persona che stava guardando il ragazzo. Mancava solo una cosa, il volto, Jungkook ci riprovò più volte ma senza ottenere risultati. Non gli era mai capitato di non riuscire a dare un volto ai suoi personaggi. In quel momento in classe entrò un ragazzo, non lo si poteva descrivere era indefinibile, dai caratteri delicati, un sorriso smagliante, e un che di misterioso. Chiamò il nome di Jungkook, che in quel instante alzò la testa e se lo ritrovò davanti. I loro sguardi si incrociarono, quella frazione di tempo gli apparve infinita. –“ sei tu Jungkook?”… -“ehi dico a te, mica mordo!” sfoggiò un sorriso a trentadue denti. “… ehm… si sono io…”-“ah ottimo, sei stato appena selezionato per essere un membro del consiglio studentesco, qui ci sono tutte le informazioni di cui avrai bisogno.” Detto ciò porse a Jungkook un foglio e se ne andò. Il suo volto è perfetto… quello che stavo cercando…

   
 
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