Poco per odiarsi e troppo per amarsi 



NOTE
La storia è stata scritta per il contest indetto da Elisa Spagli e Vittoria La Perla sul gruppo facebook “Klaroline and Klaus FanFiction Addicted”.
Il prompt era: “ Scrivere una storia con il tema Klaroline in New Orleans.”
Inoltre ci veniva affidata una canzone, la mia era: Song For Someone - U2


 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il passato è strettamente collegato al futuro, anche se chi ha subito una grande perdita vuole solo dimenticare e non riesce neanche a immaginarsi il domani.

“Un anno è passato e tante cose sono cambiate, vorrei non pensarci ma non riesco a non farlo. Tanto è successo in così poco tempo: ho perso qualcuno a cui tenevo così tanto che avrei dato la mia vita. Mi illudo di un sogno, della speranza che non appena mi risvegli tutto torni normale; pensieri che vengono spezzati da un’amara realtà: nulla potrà mai essere come prima”.
 
Quei pensieri stavano consumando Caroline: non era più capace di emanare quella luce in grado di condizionare anche l’anima più tetra, ormai quella Caroline non esisteva più. Il vaso era traboccato con quell’ultima goccia e tanto era bastato per spegnere la sua umanità: erano stati giorni difficili, aveva lottato con forza ma alla fine si era lasciata andare. Quel momento tra i ricordi e l’aver spezzato il collo alla sua migliore amica era durato un millesimo di secondo, ma era stato sufficiente affinchè lei abbracciasse il lato oscuro che aveva rinnegato più volte di avere.
«Io non sono mai stata da nessuna parte» affermò Caroline con sguardo ammaliante, poco prima di volgersi verso il suo interlocutore.
«Ti porterò ovunque tu voglia. Roma. Parigi. Tokyo» rispose lui con voce tanto dolce quanto profonda. Klaus avrebbe fatto di tutto per lei, era disposto a darle anche il mondo intero se glielo avesse chiesto, tuttavia non era ancora arrivato il loro momento.
Quel ricordo non faceva altro che balzarle alla mente nei momenti meno opportuni, eppure lei continuava a scacciarlo. Era solo un caso che lei, nell’ultimo anno, non avesse fatto altro che visitare quei posti? Non era di certo solo per la bellezza di quei luoghi: quella voce l’attirava a se tanto quanto lei cercava di fuggire da lui. Non si può scappare per sempre, sarebbe bastato solo assecondarlo, ma Caroline non era della stessa idea e tutte le volte che lo ricordava finiva per riaccendere quel suo lato che spesso l’aveva portata ad uccidere, più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da lei. Nel suo cammino aveva lasciato una scia di così tanti morti da mettere tutti in allarme; le voci riguardo questa situazione giunsero così alla persona che era parte del problema.


«Cosa, esattamente stai cercando di dirmi?» domandò scandendo le parole con un tono duro Klaus, stringendo ancora di più il collo del suo informatore.
Le vene ingrossate del collo erano molto evidenti quanto lo sguardo truce che mandò a Tim, fin quando non decise di lasciarlo parlare.
«Sono mesi che in città girano voci di una nuova minaccia, non si sa molto su chi sia o cosa voglia, dicono solo che si lascia alle spalle una scia considerevole di morti, distrugge alcuni dei più grandi quartieri di vampiri e riesce persino a fare fuori i vampiri più forti e veloci. Pensano che sia opera di una sola persona che sembra essere in collera o consumata dal dolore…» lasciò la frase incompleta, abbassando gli occhi per la sua codardia, non sarebbe mai riuscito a sostenere il suo sguardo, non quando l’uomo che aveva di fronte era Klaus Mikaelson.
«Fammi capire bene. Tu, oggi sei venuto da me per avvisarmi di… Forse non hai ben capito chi sono io» affermò sarcastico lui, iniziando a fare un passo verso Tim sorridendo, facendolo indietreggiare fino ad avere le spalle al muro e le sue mani strette di nuovo intorno al suo collo.
«Dicono… dicono… che possa essere una donna. Hanno notato che molte volte sui cadaveri ha lasciato una fragranza di rosa, bergamotto e gelsomino, un profumo alquanto strano per un vampiro».
All’inizio non aveva dato molto peso, ma non appena sentì le ultime parole, lasciò il suo collo come se le sue mani stessero bruciando e fece un passo indietro scosso.
«Dove hai detto che sono avvenuti questi massacri?».
«Non l’ho ancora detto» obiettò il ragazzo sicuro di sé, ma era bastata un’occhiataccia per riportarlo sulla retta via e farlo tornare a essere di nuovo insignificante.
«Ci sono stati i primi massacri a Roma, poi un paio di mesi dopo a Parigi e gli ultimi sono avvenuti qualche giorno fa a Tokyo».
No. Non era possibile. Non poteva essere lei, eppure quei luoghi gli erano tanto familiari. Il ragazzo sparì subito dopo essere stato soggiogato, con l’obbligo di dimenticare tutto e di non farne parola con nessuno. Klaus rimase in piedi, nella stessa posizione con lo sguardo perso nel vuoto e sconvolto, ma gli bastarono pochi minuti per riprendersi. Fin troppe volte si era vista quell’espressione sul suo viso e non portava mai a niente di buono, ma forse stavolta era diverso, dopotutto si trattava della donna che lui amava.
Aveva lasciato a Elijah il comando ed era partito quasi subito, nessuno sapeva dove stava andando e per quale motivo, non fecero obiezioni perchè erano tutti ancora troppo scioccati per riuscire a capire la situazione, eppure qualcosa stava dicendo loro che Klaus non era mai stato tanto sicuro come in quel momento.


Non sapeva dove lei si trovasse e, anche se avesse chiesto aiuto a Stefan o a Elena gli sarebbe stato negato; così si affidò all’unica parte di se stesso che teneva sempre ben nascosta.
 

 
“You got a face not spoiled by beauty
I have some scars from where I’ve been
You’ve got eyes that can see right through me
You’re not afraid of anything they’ve seen”.

 
Klaus in ben che non si dica si ritrovò nell’ultimo posto in cui si sarebbe immaginato di andare. Il cimitero non era di certo il luogo adatto dove avrebbe voluto incontrarla, ma ogni cellula del suo corpo lo spingeva a farsi avanti, a non rinunciare; tuttavia qualcosa di più forte glielo impedì: la paura di essere respinto e d’infrangere quel territorio sacro per lei. Aveva percorso tanti chilometri, ma non per osservarla da lontano, anche se la sua bellezza era ineguagliabile.
Caroline si trovava davanti la tomba della madre con un semplice vestito bianco pressettato, stretto in vita, un paio di ballerine nere che slanciavano la sua figura elegante e femminile e infine aveva legato appena i capelli, anche se qualche ciocca ribelle le cadeva sulle spalle delicate come seta.
Lui era l’essere più potente e temuto da tutti, eppure quando si trattava di Caroline Forbes, diventava la persona più insicura della terra.


Se ne stava appoggiato al tronco di un albero a rivangare sui suoi pensieri senza trovare il coraggio di andare da lei, di dirle che era lì, che poteva contare su di lui sempre e comunque; quando alla fine si decise, lei era andata via. Le lasciò lo spazio di cui aveva bisogno, non la seguì perché sapeva esattamente dove l’avrebbe trovata. Caroline poteva nascondere a tutti i suoi sentimenti, poteva sostenere di non provare niente per lui che era solo un manipolatore, doppiogiochista, crudele e infido vampiro, ma lui sapeva che dietro ognuna di quelle affermazioni c’era dell’altro. Klaus era l’uomo che aveva tentato di uccidere tutti i suoi amici per i suoi scopi, ma allo stesso tempo l’aveva fatta sentire la persona più speciale e perfetta del mondo. Era un mistero come lui riuscisse a essere due persone completamente diverse, soprattutto in sua presenza. Lei lo portava a cambiare radicalmente, riusciva a scalfire la sua imprevedibile crudeltà ed era proprio questo a renderlo spaventosamente affascinante. Caroline se ne stava tristemente seduta in giardino su quella panchina ricca di ricordi quali il concorso di Miss Mystical Falls. Quel giorno aveva segnato una grande svolta: era proprio lì che aveva capito di essere innamorata di Klaus, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso. Si sentivano dei passi in lontananza, ma Caroline era troppo presa dai suoi pensieri per accorgersi che qualcuno si era seduto accanto a lei.
 
«Ciao Caroline» disse Klaus quasi in un sussurro, sorridendole.
«Klaus!» alla fine riuscì a esclamare Caroline a dir poco sorpresa, sottolineando il suo stupore.
«Co-cosa ci fai qui?».
«Sono venuto per te» ammise semplicemente lui, dietro uno sguardo che valeva più di mille parole e che lei rifiutò intensionalmente di capire.
«Non ho bisogno né di te né di nessun altro» ribatté lei astiosa, senza lasciarsi intimidire dal suo tono di disapprovazione.
«Non mi sembra honey. Sino a New Orleans mi sono arrivate le voci di una nuova minaccia che si lascia alle spalle una serie di morti e dagli indizi che hanno raccolto chi è riuscito a vivere mi sembra che conducano esattamente a te. E, senza contare che tutto ciò che hai lasciato per strada mi fa pensare che ero proprio io il destinatario» affermò alzando lo sguardo e guardandola negli occhi con profondo dispiacere e dolore.
«Oh, non guardarmi così»
«Così come?» domandò Klaus facendo l’indifferente e arretrando le mani in segno di non colpevolezza.
Dopo averla vista, Klaus era ancora più convinto che quella non era lei, non era la donna di cui si era innamorato ed a rivelarlo era proprio il suo sguardo spento e vuoto.
«Ti sei fatto non so nemmeno quanti chilometri per cosa? Non sono in vena di prediche e di certo non se vengono da te» rispose Caroline alzando il mento in segno di sfida.
«Calma dolcezza » si difese subito lui; senza darle la possibilità di dire altro, continuò a parlare con grande sorpresa di lei.
«Io non so perché i tuoi amici non ti hanno fermato o fatto ragionare e nemmeno m'interessa saperlo, ma puoi star certa che di qui non te ne andrai se non lo dirò io» asserì duro Klaus, con un tono di voce che non avrebbe ammesso repliche se non da…. lei, Caroline Forbes.
«Primo: tu non puoi dirmi cosa fare, non sono di certo una tua proprietà o uno dei tuoi schiavi che comandi a piacere. Secondo: non capisco perché ad un tratto ti interessa la mia vita e non so nemmeno cosa tu voglia esattamente da me. E… Terzo: sei l’ultima persona che avrei mai pensato di vedere», alle fine ammise lei esasperata, con aria di forza e prepotenza.
«Io non sono di certo un santo e questo lo sappiamo bene entrambi, ma il dolore non si combatte spegnendo le emozioni, non serve a niente agire così, è solo un comportamento da immaturi».
«Oh mio Dio! Non ci posso crede. Sto ricevendo una predica dall’uomo che distrugge ogni cosa che tocca, che non riesce nemmeno a fidarsi della sua famiglia, che non fa avvicinare nessuno per paura di essere ferito e che vede nemici e complotti ovunque» ammiccò Caroline provocandolo; tuttavia lui era preparato, sapeva che avrebbe giocato sporco e questo non lo intaccò minimamente.
«Caroline…»
«Cosa credevi, che non appena ti avrei visto sarei caduta ai tuoi piedi? Credevi di avere qualche influenza su di me solo perché abbiamo fatto sesso? Cosa vuoi da me?» buttò fuori quelle parole con tanta intensità da spaventarla, non aveva mai provato tanta rabbia, nemmeno quando sua madre era morta e lei era rimasta sola.
Klaus si era trattenuto a lungo, stava avendo un controllo su se stesso che difficilmente aveva avuto nel corso negli anni, ma stava raggiungendo il limite e prima che esplodesse o le facesse del male, doveva agire e in fretta.
«Ora basta!» urlò lui, provocandole dei brividi lungo la schiena. Le prese il braccio con forza per farla girare e guardarla dritta in faccia, per essere sicuro che capisse cosa le stava per dire.
«Voglio te Caroline. E' così difficile da immaginare? Io ho scelto te, ho sempre scelto te».


Tra i due calò un silenzio tombale, lui la guardava con gli occhi di chi volesse mangiarla, coprirla di baci, svestirla e farla sua. Si avvicinò con passo cauto e lei indietreggiò per paura; conosceva bene quello sguardo: era lo stesso che aveva quel giorno nei boschi.
«A cosa stai pensando?» lo stuzzicò lei ridacchiando.
“E tutte quelle volte che l’avevo sognata non potevano reggere il confronto con la realtà. Lei era la cosa più bella che mi fosse capitata per più di un secolo; non avevo mai creduto di potermi innamorare o tanto meno di poter meritare l’amore, eppure mi sbagliavo, non ero mai stato tanto sicuro quanto oggi.”
Era così concentrato dal non perdere il controllo che non riuscì ad anticipare le sue mosse e a fermarla e, in un batter d’occhio, si ritrovò in una spiacevole situazione, nonostante l’avesse desiderata dal primo momento in cui l’aveva vista. La bocca di lei coprì la sua prima che potesse proferire parola, lui ricambiò il bacio, inebriato dal suo profumo e dalle sue dolcissime labbra, ma bastò alzare lo sguardo verso i suoi occhi per capire che non stava provando nulla, che era priva di ogni sensazione. Klaus, anche se a malincuore, si staccò di colpo da lei, la respinse con affetto; lei ci si avventò nuovamente contro.
«Non così tesoro. Non quando tu non sei veramente tu. Io rivoglio la vecchia Caroline» ammise in un sussurro, guardandola con gli occhi carichi di dolore e sofferenza.
«Questa è la vera Caroline» disse lei allegramente, altezzosa e senza curarsi di essere stata respinta. Tentò di baciarlo di nuovo, stavolta senza successo perché lui si allontanò prima che potesse rifarlo.
«Ho abbastanza esperienza per dirti che il dolore non si cura spegnendo le emozioni, né tanto meno uccidendo gente innocente o buttandosi tra le braccia di un uomo. Pensi davvero che tua madre sia fiera o orgogliosa della donna che sei diventata? Pensi che sia questo che lei avrebbe voluto?»
Caroline non rispose, non gli diede nemmeno la soddisfazione di ribattere, rimase ferma e inerme nella stessa posizione senza parlare. Klaus era ferito dal suo comportamento, credeva che avrebbe potuto ridarle la sua umanità, che quel bacio avrebbe potuto sbloccare i sentimenti che provavano l’uno per l’altro, ma in realtà lei era priva di ogni emozione.
«Voglio la Caroline sicura di sé, intelligente, orgogliosa e spesso maniaca del controllo. Voglio che continui a vedere il lato buono delle persone, delle situazioni e a sorridere anche quando le cose si mettono male» affermò convinto, ribadendo ogni parola con forza per accentuare il desiderio di volere indietro quella persona di cui si era innamorato .
«Ritorna da me» sussurrò con lo stesso sguardo che lui le fece l’ultima volta che furono insieme, poco prima di lasciarla andare. Stavolta non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente: era tornato per lottare. Caroline si era persa nei suoi incredibili occhi e c’era qualcosa di lui che la attirava, riuscì tuttavia ad abbassare appena lo sguardo e riprendere il controllo di sé tanto quanto gli bastò per riuscire a coglierlo di sorpresa alle spalle e spezzargli il collo. Klaus etra stato troppo preso dal momento per accorgersene, era così concentrato su di lei da non aver previsto la sua eventuale mossa, questo lo fece infuriate tanto quanto lo addolorò. Si riprese quasi subito, ma non c’era più niente che lui potesse fare, era ora di tornare a casa; sarebbe stato inutile inseguirla, doveva elaborare ciò che era appena successo e forse, un giorno non molto lontano, lei sarebbe tornata da lui.