HER NAME IS HOPE
Non
se credono che sia morta… così gli aveva
detto Niklaus quando aveva
fatto presente che le streghe non si sarebbero fermate
finché non l’avessero trovata.
Poi aveva sviscerato il suo folle piano riguardo al modo migliore di
proteggere
sua figlia.
La piccola aveva
solo un giorno e già
era chiaro che New Orleans non poteva essere casa sua, non in quel
momento
almeno. Era venuta al mondo con un’eredità fatta
di nemici e priva di ogni
difesa. Era il punto debole di tutta la famiglia e avere un punto
debole era un
lusso che loro non potevano permettersi.
Così
non restava altro da fare che
mandarla via, con qualcuno capace di proteggerla, con qualcuno che
fosse
lontano dal loro mondo, dal mondo
proprio dei Mikaelson.
Il primo
pensiero di Klaus era stato
rivolto a Rebekah e per quanto potesse sembrare la scelta
più logica, Elijah
sapeva che se loro avevano pensato a lei anche tutti gli altri lo
avrebbero
fatto.
Per assurdo,
nonostante la loro sorella
fosse davvero l’unica con tutte le risorse necessarie, era
anche la meno
adatta.
Se
c’era davvero Esther dietro tutto
quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, con Genevieve,
Monique e
quel dannato sacrificio che dicevano di dover fare a tutti i costi, la
piccola
non sarebbe stata al sicuro con la bionda originale.
Per fortuna
c’era qualcun altro che
poteva prendersi cura di lei, qualcuno che aveva le risorse e che aveva
il giusto
spirito, che era lontana da New Orleans ma non dal mondo del
soprannaturale.
Era
l’unica amica di Klaus, l’unica
vera, l’unica che era sopravvissuta pur avendo sempre sputato
in faccia al suo
Ibrido fratello quello che pensava di lui; pensieri che non sempre
erano
lusinghieri. Pensieri frutto di un’onestà che
invece di infuriarlo lo facevano
quasi sorridere ma soprattutto lo mettevano di fronte al dubbio che
forse era
necessario che cambiasse qualcosa nel suo modo di fare e di essere.
Il fatto che poi
non cambiasse mai, era
tutta un’altra storia.
Elijah aveva
proposto lei come tutrice della
piccola perché, all’infuori
della sua famiglia, era l’unica persona al mondo di cui si
fidasse ciecamente.
Non c’era cattiveria in quell’anima forte. Solo
tanto amore e tanto coraggio.
La bambina
sarebbe stata al sicuro con
lei, ne era certo e doveva esserlo anche Niklaus se aveva accettato
senza tanti
dubbi o remore.
Il maggiore dei
Mikaelson le aveva
telefonato, le aveva spiegato ogni cosa e non si era stupito quando lei
aveva
subito accettato di aiutarli. Così, mentre Hayley e Klaus
recitavano la parte
di due genitori la cui figlia era morta, lui si era messo al volante
non appena
tutto era stato pronto e aveva guidato fino all’uscita della
città in attesa
che lei arrivasse.
Aveva detto a
mezzanotte e a mezzanotte
in punto la sua automobile si fermò davanti a quella
dell’Originale e lei scese
più bella e più in forma che mai.
Con passo deciso
la donna lo raggiunse
sorridendogli dolcemente, allungandosi per baciargli la guancia, poi
abbassando
poco lo sguardo verso la piccola.
“Oh
mio Dio” mormorò accarezzandole il
visino con la punta di un dito. “È
bellissima.”
Elijah
annuì, poi seguendo un istinto
che solo lei sapeva tirar fuori alzò la mano e gliela
poggiò sul viso. “Anche
tu lo sei” le sussurrò. “Grazie di
essere venuta.”
Allison si
lasciò cullare dal tocco di
quella mano. Era incredibile, pensò, l’effetto che
le faceva anche dopo
parecchi anni. Le piaceva quella sensazione, anche se tutto finiva
sempre con
lei con il cuore spezzato.
“Grazie
a te e a Klaus e alla madre di
questa bellissima bambina, per esservi fidati di me in tutto
questo” la donna
indietreggiò di un passo, lasciando che la mano di Elijah si
postasse dal suo
viso. “Posso?” chiese indicando quella piccola
creatura.
Lui sorrise, con
delicatezza gliela
lasciò prendere facendo un grosso respiro quando vide gli
occhi di Allison
riempirsi di dolcezza. Sì, lei era decisamente la persona
giusta e le labbra di
sua nipote si erano appena curvate in un piccolo sorriso.
“Ti
servirà…”
“Una
marea di pannolini, latte,
pazienza e una strega che faccia un incantesimo di occultamento ultra
potente
che impedisca a chiunque di trovarla?” finì
Allison per lui. “Ho già tutto
quello che mi serve. Posso assicurarti che sarà al sicuro
con me Elijah. La
proteggerò a qualunque costo.”
“So
che lo farai.”
Il vampiro
accarezzò con dolcezza la
piccola mano della bambina, poi diede un bacio sulla fronte
alla donna. “Grazie.”
Lei gli
strizzò l’occhio. “Quando
sarete pronti per riportarla a casa fammelo sapere e la
riporterò da voi più
bella e sana che mai. Te lo prometto.”
“Ed io
ti credo” lui si guardò intorno,
poi sospirò. “Vai ora.”
“Okay,
ma prima ho bisogno di sapere
una cosa.”
“Cosa?”
“Qual
è il suo nome?” Allison cullò la
piccola e guardò Elijah in attesa di una risposta.
L’Originale
si accorse, e successe solo
allora, che non aveva idea di quale fosse il suo nome. Non
c’era stato il tempo
di sceglierlo.
“Non
lo so” mormorò con voce spezzata. “Non
c’è stato il tempo di dargliene uno.”
La donna di
fronte a sé guardò per un
lungo istante il fagottino stretto tra le sue braccia, poi
sollevò gli occhi
tristi su Elijah.
“Che
ne dici di Hope?”
****
-LOS
ANGELES, SEI MESI DOPO-
Allison sorrise
guardando Hope giocare
sul tappeto del salotto con Hayley, l’Ibrida che le avevano
presentato un’ora
prima e che era la madre della piccola di cui aveva accettato di
prendersi
cura.
Il suo sorriso
si allargò quando guardò
Klaus; era così diverso, così…
paterno. C’era una dolcezza in quegli occhi di
solito tristi e arrabbiati che lei non aveva mai visto.
Elijah li
fissava seduto sulla poltrona
ma nei suoi occhi c’era la solita calma di sempre e un
pizzico di felicità.
Decise che era
il caso di lasciarli da
soli, era un momento di famiglia, intimo e privato e per quanto lei
volesse
bene ad Hope e a Klaus e ad Elijah… non era parte di quel
piccolo nucleo che
ora era stretto intorno alla bambina.
Con discrezione
prese la chiavi dell’auto
e un fermaglio sul mobile dell’entrata, poi uscì
piano senza fare rumore. O
almeno così credeva.
“Stai
uscendo?”
La voce di
Elijah la fece sobbalzare.
Si voltò a guardarlo e abbozzò un sorriso.
“Ed io che credevo di essere stata
silenziosa come un ninja” scherzò, per poi tornare
seria mentre si legava i
capelli. “State vivendo un momento familiare, mi sembrava
giusto darvi un po’
di privacy.”
Elijah scese
giù per i quattro gradini,
per avvicinarsi a lei. “Tu sei parte della famiglia. Ti stai
prendendo cura di
lei e lo stai facendo magnificamente. È bellissima e sana e
felice e ha un
guardaroba davvero…”
“Fantastico?
Lo so” lo interruppe lei
ridacchiando. “Senti, forse l’ho un po’
viziata ma…”
Questa volta fu
il turno di Elijah di
interrompere. Ma l’Originale elegante, come lei lo chiamava,
lo fece con un
bacio sulle labbra.
Per entrambi, fu
come se in un istante
tutto il passato che condividevano tornasse a mostrarsi prepotente,
dietro le
palpebre dei loro occhi chiusi, nel sapore delle loro bocche.
Il vampiro fu il
primo a staccarsi,
rimanendo però ad un soffio dalle sue labbra. “Non
mi aspettavo niente di meno
da te” le sussurrò sollevando un mano e
poggiandogliela sul viso.
Lei fece un
grosso respiro. “Ho una
domanda.”
“Cosa?”
lui fece vagare lo sguardo sul quel
bel viso, puntandolo dentro il suo quando riaprì gli occhi.
“Questo
bacio significa qualcosa di più
di mi piaci perché sei carina e
perché
baci benissimo? Perché se significa solo questo
allora mi girerò e me ne
andrò e faremo finta che non sia mai successo.”
“E se
significasse di più?”
“Rimarrei
e sarei felice di farlo.”
Elijah le prese
una mano e ne baciò il
palmo, avvicinò di nuovo le labbra alle sue e sorrise.
“Allora rimani” le disse
prima di baciarla di nuovo.
Allison rimase.