Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: starmars    02/03/2016    0 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Arya Stark è entrata nella casa del bianco e del nero. Dopo aver imparato a combattere e ad uccidere, deciderà di tornare nel continente occidentale per ottenere vendetta.
“Perchè il Nord non dimentica, e di certo non l'avrebbe fatto lei.”
Non sarà la sola a compiere questa scelta. Anche i Targaryen stanno tornando e i regni del Westeros, dopo una pace durata anni, ricadranno in un periodo di tumulti e di guerre.
**La fanfic prende in considerazione le vicende delle prime quattro stagioni della serie Tv, alcune nozioni aggiuntive sono state prese dai libri della saga. Non c'è alcun riferimento alla quinta stagione.**
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Aprì la porta della sua stanza con una certa aggressività, tanto che Tyrion, che in sua assenza si era appisolato nella poltrona, sussultò dallo spavento. “Buongiorno, ben tornata. Di buon umore come sempre vedo.” la salutò, appena il piccolo uomo si fu ripreso. Arya tirò diritta nella stanza fino ad arrivare al letto, lì si sedette sbuffando, lanciando un'occhiata carica di fastidio alla battuta ironica di Tyrion. “L'inutilità della mia presenza mi rallegra ogni volta.” commentò acida, dopo che lui si fu alzato per andare a prendere un calice di vino. “Non capisco come mai mi debba convocare e tediarmi della sua presenza, quando alla fine io non gli servo a nulla.”

Tyrion si voltò verso Arya sospirando. Ammiccò con un certo sorrisetto alla ragazza. “Ancora non hai capito che il suo obbiettivo è far ingelosire la sua regina? Ogni volta che vai con lui si diverte a vederla diventare viola. Devi ammettere che la tua sola presenza al suo fianco, fa emergere qualche dubbio”.

Bevve tutto d'un fiato il vino nel bicchiere e Arya notò anche quanto di quel vino in realtà andò a finire nella sua barba. Era da mesi ormai che non se la radeva, incominciava a pensare che la stesse tenendo sempre per la paura di essere riconosciuto. Anche se erano passati tanti anni, la taglia voluta dalla sua cara sorella sulla sua testa, era sempre presente.

“È ridicolo, io non vado certo con lui per far ingelosire quella stupida regina. Io sono un'assassina, non un oggetto da mostra.” 

 “Occhio a come parli” Tyrion la guardò sempre con un sorrisetto divertito, mentre Arya si alzò per avvicinarsi al tavolo dove si trovava lui. Iniziava a sentire un certo languorino e il tozzo di pane rimasto lì sopra l'attirava come il canto di una sirena.

“Perchè dovrei stare attenta a quello che dico? Lei non sa chi sono. Anzi, a dire il vero non lo sa nemmeno Daario Naharis. Quindi non vedo il motivo dei tuoi ammonimenti.”

Prese il piccolo pezzo di pane e incominciò a mangiarlo con gusto, forse sarebbe stata la sua unica cena quel giorno. Tyrion sospirò, ritenendo inutile stare a discutere con lei, ormai aveva imparato a convivere con la sua cocciutaggine e il suo carattere ostinato.

“Vedi, Arya, c'è un motivo per cui Daario vuole far ingelosire Daenerys Targaryen.” versandole un po' di quel vino rimasto. “ ...e sarebbe?” fece lei biascicando con fare poco interessato.

“I Targaryen hanno deciso di partire, perciò di qui a pochi giorni se ne ritorneranno nel continente occidentale. Daario non ha alcuna intenzione di seguire la sua Regina al di là del mare stretto, specialmente dopo l'annuncio del suo fidanzamento. È per questo che sta inutilmente tentando di convincerla a non partire con altri mezzi. Mossa devo dire, alquanto stupida. Ma che ci vuoi fare? Noi uomini sappiamo ragionare solo con quello che abbiamo tra le gambe, e a quanto si dice, ormai Daenerys ne ha già visti abbastanza per restare ancora.”

La regina aveva ormai perso nella campagna di salvataggio, nella vicina baia degli schiavisti. Molti padroni, a quanto aveva sentito, e i figli dell'Arpia si erano definitivamente ribellati. Grazie all'aiuto di vari eserciti e compagnie di mercenari dalle città di mercanti alleate, avevano rovesciato la sua democratica reggenza. Dopo aver subito perdite innumerevoli al suo esercito degli immacolati, e aver perso varie battaglie per questo, si era decisa finalmente ad abbandonare la baia e a dirigersi verso le città libere. Poteva contare anche sulla forza di un solo drago, gli altri due si diceva fossero scappati lontani, nelle terre più antiche.

Ora se ne stava, insieme ai pochi sopravvissuti e alleati, rintanata dentro il palazzo del consiglio della città, facendo finta di essere la regina di un qualche paese. Da lì, probabilmente aveva rincominciato a guardare verso Westeros e senza navi e senza un notevole esercito aveva desiderato tornare a conquistarlo.

“ Come pensa di fare? Arrivare nel continente e raccogliere alleati per la strada. La gente non la conosce, non l'ha mai vista. Come può sperare che sia disposta a combattere per la sua causa?” fece una pausa aspettando che Tyrion le rispondesse in qualche modo, ma lui si limitò a fissarla divertito.

“Sopratutto ora, che un clima di pace sembra essersi ristabilito?” chiese nuovamente. Ma Tyrion stava sempre zitto guardandola con l'aria di uno che ne sapeva molto di più.

A quel punto lei si alzò dalla sedia, guardandolo sospettosa. “Avanti dillo. Qual è l'espediente che ha trovato Daenerys? Non fare finta di non ne sapere nulla, che sei alquanto fastidioso!” gli puntò il dito contro il petto punzecchiandolo.

Dopo pochi minuti, Tyrion finalmente si levò quel suo sorrisetto.

“Oh sì, la cara regina argentea ha un espediente per andarsene da qui e portare il suo culo regale al di là del mar stretto. Eccome se ce l'ha! La risposta però è più semplice di quella che credi, Arya. Dorne. È questa la risposta a tutte le tue domande.”

Lei lo guardò, curiosa di saperne di più su quella storia. “Come sarebbe a dire, Dorne?”

“Il regno di Dorne ha concesso un prezioso aiuto ai Targaryen. Un'alleanza più che strategica. Sono anni che i Martell vogliono togliere di mezzo la reggenza dei Lannister e i Baratheon. Ammettiamolo le loro pacifiche intenzioni sono state nuovamente stroncate quando la Montagna ha schiacciato la testa alla Vipera, anche se un po' di merito di quel che accadde fu in parte mio. Il punto però, Arya, è che Daenerys e Dorne sono diventati amici stretti ed insieme possono sperare di rovesciare re Tommen e i suoi alleati.” fece una pausa studiando l'espressione concentrata della ragazza, che ormai si era rimessa a sedere davanti a lui, ascoltandolo in un silenzio contemplativo.

“Ma c'è un motivo ancora più semplice, che ha convinto Doran Martell ad accettare l'alleanza con i Targaryen.” riprese Tyrion. “ Quale motivo migliore se non un matrimonio e una discendenza assicurata nell'antica casata dei Draghi.”

“Matrimonio? Pensavo che Daenerys si fosse decisa a sposare suo nipote Aegon ? Ha cambiato idea, scegliendo Doran Martell? Deve essere proprio disperata per farlo.”

Tyrion si alzò dalla sedia di fronte a lei, e ridacchiando cominciò a camminare per la stanza. “Ti manca un piccolo particolare Arya. È vero Daenerys ha deciso di sposare suo nipote. Quello più grande, però.” alzò gli occhi verso di lei e attese che la notizia fluisse nella sua mente, perché si accorgesse dell'effettivo piccolo particolare.

“Aerys!” Esclamò Arya, appena ebbe capito. Sorrise a quell'idea tanto semplice, a cui non era arrivata subito “ La regina ha due nipoti. Aegon il più grande ed Aerys il più piccolo. Lei sposerà Aegon, ma che fine farà fare all'altro?”

Sapeva, da quanto le aveva raccontato Tyrion una volta, che Varys il ragno di corte, all'epoca del massacro di casa Targaryen fece di tutto per salvare la discendenza dei Draghi.

Rhaegar aveva tre figli con Elia Martell. Aegon era il primogenito, Aerys e Rhaenys i due gemelli venuti alla luce pochi anni dopo. La notte dell'assedio ad approdo del re, Aegon aveva poco più di quattro anni e Aerys e Rhaenys due. Arya sapeva di quella storia. Sapeva cosa fosse successo quella notte. La montagna, ser Gregor Clegane irruppe nelle stanze reali e sotto ordine di Tywin Lannister uccise i due principini e la piccola principessina, fracassando loro il cranio. Tutto sotto gli occhi di Elia Martell, sconvolta e atterrita. Fino a che non toccò a lei, stuprata massacrata e uccisa.

Una fine terribile, quella che si raccontava in giro, ma non del tutto vera.

Varys, l'astuto eunuco, era riuscito a comprare due orfani piuttosto somiglianti ai due principi maschi, sostituendoli con Aegon ed Aerys. Così, mentre la montagna fracassava la testa a due anime innocenti, i due giovani Draghi scappavano insieme al ragno e a Jon Connington, l'ex primo cavaliere del Re Folle.

Rhaenys la piccola principessa non fu salvata. Il motivo di questa scelta, che le spiegò in seguito Tyrion fu: “ A causa di questioni pratiche.” Ma lei non le capì mai queste questioni pratiche e si ritrovò a pensare che anche un eunuco potesse essere sessista.

I due principi passarono anni nascosti, insieme alla protezione di Lord Connington, fino a quando non si riunirono alla loro zia. Il pretesto, a quanto si diceva in giro, era quello di un matrimonio tra Aegon e Daenerys, ad onore della vecchia tradizione dei Targaryen. Ma anche se entrambi fossero piuttosto attraenti, e sebbene avessero la stessa età, la regina non accettò mai fin da subito quell'alleanza.

Arya pensò fosse solo una questione di orgoglio, tanti anni vissuti ottenendo rispetto come regina e come donna, per poi trovarsi a dover cedere tutto a suo nipote, fino a prima sconosciuto. Di certo lei non la biasimava, potendo capire benissimo quel motivo di orgoglio.

Un giorno, però, Daenerys decise di accettare la proposta di Aegon e forse avrebbero celebrato il matrimonio una volta giunti a Westeros.

“Quindi Aerys, il nipote e per ora, secondo erede al trono, sposerà la figlia di Doran giusto? Arianne Martell, che a quanto pare non ha fatto mai maritare con nessuno.”    Il giovane Targaryen avrebbe sposato la principessa di Dorne, così da assicurare una ragionevole discendenza ai Martell, e Doran il re, avrebbe dato un esercito, navi e tutto il necessario affinché quella discendenza divenisse regale.

Arya comprese perfettamente dove finiva tutta quella storia. Daenerys ed Aegon avrebbero di nuovo portato i Targaryen sul Trono di Spade.

A quel punto Tyrion le si avvicinò, tanto da permetterle di sentire cosa le stesse sussurrando “ Tu cosa hai intenzione di fare invece?”

Arya lo fissò accigliata. “ Cosa pensi che faccia? Mi dovrei alleare con i Targaryen, sperando di avere un posto d'onore nel vedere la tua famiglia rovesciata?” si alzò e iniziò a girovagare per la stanza.

Tyrion la osservò, riuscendo ad intuire perfettamente i suoi pensieri. No, l'idea di stare a guardare non l'allettava per niente. Aveva passato anni a preparasi per una vendetta e un'adeguata ricompensa all'odio personale. Non poteva starsene lì rintanata a Braavos solo come spettatrice. La vide sbuffare e camminare nervosamente, come mai l'aveva vista fare prima. Poi si fermò di colpo e alzò la testa verso Tyrion. “ No, voglio divertirmi anche io.” sorrise, un sorriso complice che lui ricambiò, sapendo cosa intendesse.

Prese la sua cappa ed infilandosela, si diresse verso la porta. Tyrion la seguì dopo essersi coperto adeguatamente anche lui.

Insieme uscirono dalla stanza e dalla casa del bianco e del nero, dirigendosi verso una taverna nel centro della città.

 

 

**Note dell'autrice: Lo so, questo secondo capitolo è lunghetto, ma c'era bisogno di una buona introduzione agli eventi. Poi vi chiederete cosa ci faccia Tyrion con Arya a Braavos, beh lo scoprirete ;D. Nel frattempo ho introdotto il nuovo personaggio, mai esistito nemmeno nella fantasia più segreta di Martin, ma necessario per la mia storia. :D Buona lettura e grazie se siete qui a leggere!!**

 

Note postproduzione: vi parlo dal lontano capitolo 16, vengo dal futuro! Insomma ho scoperto grazie alla recensione di una ragazza che Rhaenys non è affatto la più piccola della cucciolata Targaryen, purtroppo questo errore non potrò cancellarlo perché altrimenti dovrei cambiare tutta, TUTTA, la storia. Mi dispiace, chiedo umilmente perdono.
  
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