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Autore: Evilcassy    26/03/2009    3 recensioni
Kagome Higurashi è una studentessa di archeologia ormai prossima alla laurea, che si trova, con altri suoi colleghi, a studiare un'antica civiltà scomparsa, tra le rovine affascinanti di una città perduta. Ossessionata da sempre da sogni a cui non riesce a dare un significato e che sembrano più dei ricordi che frutto della propria immaginazione, la ragazza scoprirà ben presto di non essere finita lì per caso...
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Lost Kingdom

 

-Prologo-

Regno Youkai dell’Hakurei, 3000 anni fa.

I rumori della battaglia arrivavano sino all’interno degli appartamenti reali, nonostante le finestre barricate da mobili e assi di legno.

Un boato e le l’aumento delle urla suggerirono che le mura di cinta della fortezza erano crollate sotto i colpi dell’esercito avversario.

“Maestà, non possiamo più aspettare, dobbiamo uscire”  Disse la Sacerdotessa, sua guardiana. Portava la faretra colma di freccie sulla schiena, e stringeva convulsamente nelle mani il proprio arco.

Ma la Regina scosse fieramente la testa. “Non lascerò mai il palazzo. Non scapperò come una codarda lasciando mio marito a morire in battaglia.” Si avvicinò all’unico tavolo, unico mobilio della stanza che non era stato utilizzato per bloccare le finestre e raccolse il proprio ventaglio, la sua infallibile arma, stringendolo tra le lunghe dita affusolate. “Scenderò in campo.” Annunciò, decisa.

“Maestà, vi prego” implorò nuovamente la sacerdotessa. Nella culla, sentendo i rumori esterni, la neonata principessa aveva iniziato a piangere disperatamente. “Gli ordini di Sua Maesta il Re sono stati chiari: quando il pericolo si avvicina dobbiamo abbandonare il Palazzo.” Si avvicinò alla bambina e la sollevò, stringendola al petto. “Non ci tenete alla vita di Vostra figlia?”

Lei la guardò furiosa: “Insolente! È questo il motivo per cui voglio partecipare alla battaglia. Se Naraku mi vedrà combattere al fianco di Sesshomaru, non crederà più necessario attaccare il palazzo. E mia figlia sarà salva.”Accarezzò la guancia rosea della bambina, un atteggiamento insolitamente dolce per una guerriera feroce quale era conosciuta la Regina Kagura. Prese tra le dita il gioiello che la piccina portava al collo. Una sfera così piccola, dal potere enorme, di cui era stata fatta suo malgrado custode. La prese in braccio, cullandola, sorridendole tristemente.

“Kikyo.” Sospirò, rivolta alla sacerdotessa. “Prendi la bambina e dirigiti verso le condutture dell’acqua. Io vi coprirò le spalle.” Un altro boato, vicinissimo, fece vibrare il palazzo. Dalla polvere che impregnò l’aria, capirono che doveva essersi aperta una breccia del muro. La Regina fece segno alla sacerdotessa di seguirla nel corridoio. A terra, vi erano i primi calcinacci degli affreschi che ornavano la Residenza Reale, e suppellettili caduti a terra.

“Non avete possibilità di salvezza, Maestà! Siete ancora debole per il parto… lasciate che sia io, con i miei poteri, a coprire la vostra fuga.”

“I tuoi poteri non li noterebbero neppure. I miei possono a malapena fermarli. La cosa importante, è che la bambina sia salva. Te l’affido.” Gliela mise tra le braccia e la spinse verso le scale.

La sacerdotessa provò a protestare, ma si scontrò con gli occhi amaranti della Regina, tornati feroci e impassibili. “Non fermarti per nessuna ragione al mondo.” Si raccomandò.

Kikyo annuì, guardando la bambina, che era tornata a piangere, tra le sue braccia. Aveva appena un paio di giorni di vita, e nessun nome le era ancora stato imposto. “Quale desiderate che sia il nome della Principessa?” domandò.

La Regina le aveva voltato le spalle, e aveva già aperto il ventaglio, pronta per colpire. “Sesshomaru voleva attendere la fine della battaglia: era sicuro che avremmo vinto, e desiderava chiamarla con una parola di vittoria, o di gloria. Ma anche se tu non sei riuscita a predirne l’esito, so già che non vi sarà nulla di ciò, questa notte. E allora, chiamala con il nome dei miei fiori preferiti. Quelli che nessuno aveva mai visto, prima che il vento mi portasse i semi, e che profumano così tanto.”

Detto ciò, la Regina tolse dalla sua acconciatura una piccola piuma, che si ingrandì immediatamente, e con quella spiccò il volo verso la breccia che era stata aperta nel palazzo.

Kikyio sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro. Non era il momento di lasciarsi andare a simili debolezze, tantomeno dalla Sacerdotessa Guerriera che aveva in custodia la Principessa e la Sfera più potente che fosse mai stata creata dai Demoni. “Addio, Regina Kagura” sospirò, voltandosi verso le scale e percorrendole a perdifiato.

 

L’acqua gelida le arrivava alle caviglie, ma non sembrava intenzionata a salire. La Sacerdotessa corse nei bui condotti sotteranei, mentre, attorno a sé, i muri continuavano a tremare e la polvere iniziava a cadere su di lei. Almeno, con tutto quel rumore, il pianto della bambina non si sarebbe sentito. Cercò ancora una volta di calmarla, fermandosi a riprendere fiato. Ormai doveva mancare poco.

Dopo essere uscita da quel tunnel che pareva senza fine, avrebbe nascosto la bambina nella grotta in riva al fiume, e l’avrebbe sigillata con un incantesimo. E poi si sarebbe gettata anche lei nella battaglia, a combattere a fianco dell’uomo che amava, e per cui sarebbe morta. Si, I suoi poteri non erano così blandi come credeva la Regina. Lei ce l’avrebbe fatta, ne era sicura.

Prese dalla faretra una freccia e se la posò tra le labbra, mormorando parole impercettibili a qualsiasi orecchio, umano o demoniaco. La freccia sembrò acquisire un proprio lieve bagliore. Ecco preparato l’incantesimo. Conficcando la freccia all’ingresso della grotta, nessun demone avrebbe rilevato la presenza della Principessa, e la piccola e il gioiello sarebbero stati salvi, finchè lei o suo padre, Re Sesshomaru, non sarebbero tornati a prenderli.

Doveva fare in fretta. Un altro boato. Altre grida. Una breccia che si apriva sopra di lei. Balzo indietro, evitando per un soffio di essere colpita dalle macerie.

E poi una voce…

….quella voce…

“CICATRICE DEL VENTO!”

“Inuyasha!”esclamò, non potendo fare a meno di sentirsi sollevata. Era ancora vivo,nonostante l’aspra battaglia, e ancora in grado di combattere! Allora forse non tutto era perduto…

Le urla dei nemici si spensero quasi subito. “Inuyasha!” chiamò di nuovo con tutto il fiato che aveva in corpo. “INUYASHA!!!”

“KIKYO!”

L’aveva sentita! Alla giovane le si inumidirono gli occhi dalla felicità, mentre la figura di quello che sembrava solamente un ragazzo, vestito con una corazza saltava dentro all’apertura e atterrava davanti a lei. L’abbracciò con trasporto, tuffandosi contro il suo petto. “Ti stavo cercando…” mormorò lui, una nota di sollievo nella voce affaticata. “Il palazzo ormai altro non è che un cumulo di macerie. Ti scorterò fuori di qui.” Lo sguardo dorato del ragazzo cadde sul fagottino strillante che la ragazza aveva tra le braccia. “La mia piccola nipotina…” Poi, annunciando che non c’era altro tempo da perdere, sospinse la sacerdotessa in direzione dell’uscita. “La situazione è grave…” spiegò, affaticato.

“Sei ferito!” esclamò lei allarmata, sentendo le mani sporcarsi del sangue caldo del proprio amato.

“Non è niente” mentì lui, cercando di nasconderle l’espressione sofferente del proprio volto. “Kagura è morta.” La informò. “E’ saltata fuori dal palazzo che sembrava pronta a spazzar via tutto, ma è durata poco. Sesshomaru non è riuscito a far nulla. E’ fuori di sé dalla rabbia, e mi ha detto di cercavi e di portarvi fuori dalla città.”

“Mi dispiace…” mormorò lei, accorgendosi di avere ancora la freccia incantata tra le dita. Spiegò a Inuyasha il piano che aveva in mente per salvare la bambina e la Sfera, ma lui scosse la testa.

“Te lo puoi togliere dalla testa… tu non ti muoverai di li.”

“io verrò in battaglia con te!” ripetè ostinata la ragazza, fermandosi. “non potrai impedirmelo.”

“Bada Kikyio, preferisco ammazzarti con le mie stesse zanne che farti anche solo sfiorare da uno dell’armata di Naraku.”

“Non riusciresti a farmi del male neppure con tutte le tue forze.” Rispose, guardandolo con sfida.

Lui ricambiò lo sguardo di fuoco della ragazza. “Sei solo un’umana…” sibilò, cercando di modulare la voce con tutto il disprezzo possibile.

“E tu sei un mezzodemone. Né carne, né pesce. Io sono un’umana con poteri sovrannaturali, che neppure tu stesso immagini. Se non rimarrai con me e la bambina, allora io ti seguirò nella battaglia. Prefersco morire combattendo che vivere senza di te.”

Inuyasha sembrava avere l’impressione di volerla prendere a schiaffi. “Preferisci che io scappi come un codardo? Preferisci che io calpesti l’onore che ho faticato tanto a costruirmi?” nonostante le parole, pronunciate duramente, ad alta voce, il ragazzo fu costretto ad indietreggiare. Kikyio stava avanzando verso di lui, la bambina fra le braccia e l’espressione più minacciosa che il suo grazioso volto poteva formare.

“Sei un mezzodemone: ti hanno sempre denigrato, e ora tu vuoi morire per loro?”

“E’ una questione d’onore!” urlò lui. Ormai si trovava con le spalle contro il muro limaccioso del condotto. Lo scattò di un braccio di Kikyio sembrò atto a volerlo colpire.

Inaspettatamente, non fu uno schiaffo della donna a colpirlo. Ma un bacio sulle labbra. Inuyasha ne fu piacevolmente sorpreso. Ricambiò il bacio, avvicinando a sé la giovane donna. Poi si staccò e la guardò negli occhi nocciola, l’espressione addolcita, un piccolo sorriso che spuntava tra le labbra piagate dalla polvere della battaglia. “Ti sembra il momento per simili smancerie?”

E poi l’urlo di dolore, e un qualcosa di ardente che era conficcato nella sua spalla.

La freccia incantata che Kikyio aveva in mano, ora gli spuntava a malapena dalla carne della spalla, e lo ancorava saldamente al muro dietro di sé.

“Maledetta!” urlò rabbioso, mentre la sacerdotessa si allontanava da lui, senza smettere di fissarlo. “Liberami subito!” era paralizzato, non un muscolo rispondeva ai suoi comandi.

“Tu mi attenderai, Inuyasha.” Decretò Kikyio. “Non ti lascio andare al macello da solo.”

“Dannata!” esclamò nuovamente il mezzodemone, tentando di divincolarsi inutilmente dalla morsa dell’incantesimo. Si sentiva stordito, intorpidito, quella freccia sembrava togliergli tutte le energie. Biasimò sé stesso per essere caduto in un simile tranello, ordito da quella maledetta strega.

Lei scosse la testa, sorridendo tristemente. “Non maledirmi, Inuyasha. Mi ringrazierai quando vivremo insieme, io e te. E tutta questa stupida guerra sarà finita e dimenticata.”

La bambina reclamò l’attenzione della sacerdotessa. Strillava e piangeva, dimenando i pugnetti sotto la coperta che l’avvolgeva. “Adesso devo andare… riposati Inuyasha, farò alla svelta.” Sussurrò, concedendo un ultimo bacio a quelle labbra schiuse ed addormentate.

Si voltò e corse nel condotto.

Un altro boato, più forte dei precedenti. La terra tremava.

La sfera degli Shikon si avvolse di un bagliore accecante.

Kikyio chiuse gli occhi, stringendo al petto la Principessa: attorno a sé percepiva un’aura demoniaca di proporzioni immense. La terra non cessava di tremare, né la Sfera di brillare. Re Sesshomaru stà dando sfogo a tutta la sua potenza! Intuì, il cuore che le batteva all’impazzata. Il Sovrano probabilmente era certo che la figlia fosse al sicuro, e nulla ora poteva fermarlo dal distruggere qualsiasi cosa.

Anche la sua stessa città.

Riuscì a schiudere un occhio per guardarsi intorno: La luce violetta della sfera illuminava la volta del tunnel.

Qui crolla tutto! Pensò disperata, alzandosi e iniziando a correre, faticando a mantenere l’equilibrio. E poi la polvere si fece più intensa, e le pietre iniziarono a cadere l’una dopo l’altra.

Finchè, avvolto illuminato d’aella sfera degli Shikon, il soffitto del tunnel piombò su di loro, seppellendole.

E il buio scese.

 

Ariecchimè.

So che ho in corso un’altra Fanfiction di tutt’altro genere (La Complainte de la Butte) ma non ho potuto fare a meno di decidere di cimentarmi anche in un’altra impresa. La Complainte verrà ultimata per principio, con la dovuta calma e i dovuti rimaneggiamenti che dovrò apportargli. ma in ogni caso ci sarà anche questa a tenervi compagnia.

(che stress che sono…)

Spero di essere all’altezza della situazione.

EC

   
 
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