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Autore: Serenity Moon    03/03/2016    3 recensioni
San Valentino. Una pasticceria. Due innamorati che non sanno di esserlo. Lui distratto, lei insicura. Una grande sorpresa per farsi perdonare.
«Vuoi ballare?».
Ichigo annuì in risposta e subito le tornò in mente la prima volta che lui le aveva posto quella domanda, in quella stessa sala, circondati da un numero esagerato di sconosciuti.
«Non so ballare adesso come non sapevo ballare allora» gli ricordò.
Ryo scrollò le spalle: «Ho tutto il tempo per insegnarti».
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un anno e un mese di attesa, ecco a voi la fan fiction di San Valentino, perché gli innamorati festeggiano tuuuttoiiii i giorni!

Ve se ama!

Avvertenze per i lettori: c'è una battuta di Ryo (B.S.V.), non leggetela con la sua voce perché finisce che non vi recupero più. Io sono ancora in pieno trauma. Buona lettura!

 

 

I'm gonna place my bet on us

 

«Buona serata! Tornate a trovarci!».

Retasu salutò l’ennesimo gruppo di clienti, che dopo aver trascorso due intere ore a chiacchierare, seduti a uno dei confortevoli tavoli del Caffè Mew Mew, finalmente si era deciso ad andar via, permettendo così alle ragazze di dedicarsi alle pulizie serali. Solo un altro tavolo era ancora occupato, ma la felice coppietta stava già pagando il conto e si apprestava a prendere la via della porta.

Ichigo lanciò un’occhiata all’orologio appeso sulla trave della porta a doppio battente che dava sulla cucina: erano le otto passate. Il turno volgeva alla fine e di Ryo non c’era traccia. Il biondino non si era fatto per niente vedere. Prese uno degli strofinacci appesi al gancio accanto al frigorifero e cominciò a pulire le ante degli armadietti.

Non le andava di pensare a lui, ma la sua testa non sembrava darle ascolto e, a intervalli regolari, gli occhi si volgevano automaticamente verso l'imbocco delle scale, deserto.

La cameriera coi capelli rossi tirò un sospiro rassegnato nello stesso momento in cui le sue colleghe attraversarono la porta, cariche di stoviglie sporche da consegnare a Purin, l'addetta al lavaggio. La bambina fece spazio prima a Retasu poi a Zakuro che riempirono nuovamente il lavabo e si rimise all'opera. Le due ragazze, invece, si poggiarono al bancone, visibilmente stanche dopo la pesante giornata di lavoro. Anche Minto le raggiunse, la sua solita tazza di tè in mano. La consegnò a Purin e si posizionò accanto a Zakuro, con la quale si mise a parlottare. Retasu, tutta concentrata a osservare Ichigo, annuiva distrattamente: la ragazza aveva spolverato per la quinta volta l'ennesimo punto, senza nemmeno accorgersene.

«Ichigo, va tutto bene?» decise di chiederle dopo un po'.

Lei sobbalzò. Non si era resa conto che la cucina si era riempita e che non era più sola. Si tirò su di scatto e si portò la mano sulla nuca, con fare imbarazzato, inventando scuse.

«Sì, sì» balbettò, ma si capiva lontano un miglio che non era così.

A salvarla da altre domande indiscrete, arrivò Keiichiro. Teneva stretta la cornetta del telefono con una mano e con quella libera faceva finta di scrivere in aria. Retasu recepì il messaggio e corse a cercare carta e penna, che porse al pasticcere. Keiichiro annuì un paio di volte, come se il suo interlocutore lo potesse vedere, ripeté convinto la sua disponibilità e infine riattaccò con un sospiro.

«Altra ordinazione per San Valentino?» chiese Zakuro, fermando per un attimo le chiacchiere con Minto.

«Già» confermò lui. «Ichigo, per favore, potresti appenderlo lì?» domandò poi dolcemente alla ragazza, porgendole il bigliettino appena scritto. «Quest'anno abbiamo superato noi stessi».

«Ci sono così tante ordinazioni?». Purin, incredula, fece per sbaglio schizzare un po' di schiuma che andò a infrangersi sul pavimento.

«Il problema non sono le ordinazioni, ma il fatto che io sia da solo in cucina. Avrei davvero bisogno di un aiutante». Keiichiro si sedette sconsolato e poggiò la testa sul palmo aperto, in cerca di una soluzione.

«Ti aiuterei volentieri, ma sono una frana in cucina, lo sai». Ichigo, lo guardò sconsolata. Ogni anno, San Valentino per il locale era fantastico, ma per Keiichiro diventava un vero dramma.

«Tranquilla, Ichigo, come se avessi accettato».

«Non potresti chiedere a Ryo?».

Ecco, lo aveva fatto. La sua curiosità aveva prevalso sul buonsenso e aveva chiesto di lui. In maniera indiretta avrebbe ricavato delle informazioni sulle sorti del biondo o almeno era quello che sperava...

«Che tu ci creda o no, Ichigo cara, Ryo è più negato di te in cucina».

L'ennesimo sospiro di Ichigo fu fortunatamente frainteso come dispiacere nei confronti dell'amico, ma in realtà la ragazza era dispiaciuta per se stessa. Nessuna informazione, ergo le sorti di Ryo restavano ancora avvolte nel mistero.

«Un ragazzo che ho conosciuto se la cava abbastanza bene in pasticceria, potrei chiedere a lui...».

Cinque paia d'occhi si puntarono su Retasu, ognuno con un motivo diverso.

«Hai conosciuto un ragazzo?» chiesero in coro Minto, Purin e Ichigo.

«Sa fare il pasticcere?» fu l'interesse di Keiichiro.

Retasu arrossì, colta da uno dei suoi eccessi di timidezza e si limitò ad annuire a entrambe le domande.

«Accetterò volentieri il suo aiuto» concluse Keiichiro più sollevato, strappando un sorriso a tutte le ragazze. «A proposito, voi che fate per San Valentino?».

«Io ho prenotato un tavolo nel miglior ristorante della città. Mio fratello torna dalla sua vacanza studio in Canada e lo passeremo insieme!» Minto era visibilmente emozionata al pensiero di poter riabbracciare il fratello.

«Zakuro, tu uscirai con Keith?».

La bellissima modella abbassò il capo in risposta. Ichigo le sorrise dall'altra parte della stanza. Era fiera di quella coppia.

«Retasu sicuramente aspetterà che questo nuovo giovanotto finisca di aiutare Keiichiro...». Minto non mancò di assestare una frecciatina nei confronti della timidona del gruppo, che arrossì di nuovo.

«Purin, tu?».

«Io mi vedrò con Taruto. Ha promesso di venirmi a trovare» e il sorriso apertosi sul viso della bambina bionda la diceva lunga su quanto fosse felice per quell'incontro. Non vedeva il piccolo alieno da molto tempo e anche se non lo diceva, si capiva che doveva mancarle molto.

«Ichigo, tu che farai?».

La ragazza fece spallucce, come se non le importasse.

«Niente, come tutti gli anni».

«Che vuol dire come tutti gli anni?» Minto e Purin spalancarono gli occhi sconvolte. «Non hai mai festeggiato San Valentino?».

Ichigo scosse la testa in segno di diniego: «No, mai».

Il silenzio avvolse la cucina spaccata a metà: da una parte Purin, Minto e Retasu, incredule, dall'altra Zakuro e Keiichiro intenti a osservare Ichigo che non capiva la gravità delle sue parole secondo le altre ragazze.

«Quanto siete esagerate!» sbuffò infine la rossa, che riprese strofinaccio e sgrassatore e tornò alle sue pulizie.

«Ragazze, su andate a cambiarvi e tornate a casa» le esortò Keiichiro mentre Ichigo, a cui tanto per cambiare toccavano gli straordinari, le guardava uscire dalla cucina. Pensava che anche il pasticcere sarebbe andato via, ma invece lui si fermò e puntò gli occhi su di lei, visibilmente interessato a qualche particolare che Ichigo non notava.

Il pasticcere attese che tutte le ragazze si fossero allontanate abbastanza prima di parlare e quando con la coda dell'occhio, vide la porta dello spogliatoio chiudersi, si dedicò alla questione che più gli premeva al momento.

«Ichigo, come vanno le cose con Ryo?».

Ichigo deglutì. Keiichiro era stato talmente diretto da metterla in difficoltà. Lei non aveva ancora fatto parola con le ragazze della strana situazione che si era venuta a creare con Shirogane, ma Keiichiro sicuramente sapeva tutto. Ryo doveva averglielo raccontato o comunque poteva averlo capito da solo, attento osservatore qual era.

Ichigo sospirò di nuovo. Aveva perso il conto di quante volte lo aveva fatto quel pomeriggio.

«Male».

Keiichiro si scurì in volto: «Perché?».

«Siamo usciti solo una volta e non lo vedo e non lo sento da quella sera. Credo mi stia evitando».

«Perché dovrebbe? Credevo che l'appuntamento fosse andato bene...». Keiichiro non capiva proprio le paure della rossa.

«Lo credevo anch'io, ma a quanto pare mi sono sbagliata».

«Hai provato a parlargli?». Il pasticcere adesso era visibilmente preoccupato.

«Non si è fatto trovare».

Gli occhi di Ichigo si stavano riempiendo di lacrime, ma la ragazza tenne duro, proibendosi di scoppiare a piangere davanti a qualcuno. Si limitò a fare spallucce e con voce rassegnata, mise fine non solo alla discussione, ma anche alle sue speranze.

«Evidentemente non gli piaccio». Gettò l'ennesima occhiata in direzione delle scale e infine si avviò verso la sala principale che attendeva di essere pulita.

Keiichiro la guardò allontanarsi con gli occhi bassi e le spalle curve. Era Ryo quello innamorato di Ichigo, ma a vederla così com'era, la situazione sembrava essersi capovolta. Che al biondo fosse passata? No, Keiichiro lo conosceva troppo bene. Doveva essere successo qualcosa. Ichigo teneva davvero a Ryo e il suo dispiacere la diceva lunga su quanto le facesse male il comportamento del ragazzo.

Il pasticcere si alzò di scatto, deciso a parlare con l'amico di sempre. A lui non avrebbe raccontato storie o almeno era quello che sperava.

Fece per uscire dalla cucina, ma dovette subito bloccarsi: semi-nascosto dietro il muro, il biondo si teneva la testa e contemporaneamente si massaggiava i lati della fronte, come se fosse in preda a un forte mal di testa. I ciuffi lunghi e spettinati si infiltravano fra le dita per poi uscirne al movimento successivo. Sembrava pensieroso e questo non piacque per niente al pasticcere che si avvicinò quatto. Incrociò le braccia sul petto, una volta di fronte a lui e attese.

«Sono un cretino» furono le uniche parole a venire fuori dalla bocca di Shirogane.

«Almeno questo lo sai».

Ryo alzò gli occhi. Lo sguardo puntava dritto verso la sala centrale. Ichigo era ancora lì, silenziosa come un fantasma, a lavare i pavimenti. Di solito canticchiava per tenersi compagnia o chiacchierava con Ryo che, con una scusa, la raggiungeva. Quella sera, invece, il suo silenzio spaccava i timpani.

«Va' da lei e spiegale qualunque cosa ti stia passando per la testa» gli ordinò Keiichiro, ma né il tono di voce duro né lo sguardo truce riuscirono a smuovere Shirogane. Il biondo si mosse, sì, ma verso le scale. I lineamenti del suo volto si erano d'un tratto induriti nella classica espressione che assumeva quando stava pensando a qualcosa di importante. Keiichiro non la vedeva da un pezzo, almeno da quando era finita la guerra contro gli alieni, più di un anno prima.

«Ryo, torna qui e spiegami».

Shirogane, già di spalle, alzò una mano a mezz'aria.

Il suo cervello si era messo in moto.

 

Ichigo si era lasciata totalmente coprire dall'acqua.

La giornata al Caffè era stata una delle più pesanti che si ricordasse. San Valentino aveva distrutto fisicamente tutto il team e così, a fine turno, mentre le sue amiche si rilassavano prima di dedicarsi ai propri programmi, Ichigo aveva salutato tutti frettolosamente ed era corsa a casa. Si era spogliata, aveva riempito la vasca di acqua bollente e vi si era gettata dentro, quasi quella fosse la sua unica speranza di salvezza. Si era immersa fino alle orecchie e si era lasciata trasportare dalla calma.

Si sforzava di non pensare a Shirogane, ma il biondino premeva per entrare nella sua testa e spesso faceva capolino tra la stanchezza, a ricordarle quanto le mancava parlare con lui, perfino litigarci o essere presa in giro da quell'arrogante presuntuoso che in fin dei conti era la persona più gentile e premurosa che conoscesse.

Aveva accettato di uscire con lui, un po' timorosa, ma felice di poter approfondire quel rapporto da sempre strano, indefinito. Un giorno erano amici, quello seguente non facevano che battibeccare, quello dopo ancora tanto complici che diventata facilissimo immaginarseli insieme per tutta la vita.

Ecco, insieme. Ichigo si era soffermata un secondo di più su quella parola. Ryo la faceva stare bene. Lui, così bello, così intelligente, non aveva mai scavato fosse tra di loro. Non si ergeva, irraggiungibile, anzi, tutto il contrario. Si sforzava di capire, di mettersi dalla sua parte e guardare il mondo con gli occhi color cioccolato, anziché con i suoi, a volte troppo freddi. E ci riusciva. Talmente bene che Ichigo, a sua volta, capiva ella stessa come spiegarsi, come fargli comprendere ciò che per lui era estraneo. Entravano in simbiosi e ad Ichigo questo piaceva molto, perché la faceva sentire diversa, più matura, pronta a fare quel salto di qualità che nessuno, finora, pensava potesse fare. Nessuno tranne Ryo. Lui ci credeva.

La vibrazione del cellulare la riportò alla realtà e quando, sporgendosi, Ichigo vide il nome sul display, il suo cuore perse un paio di colpi mentre la ragazza riemergeva, sorpresa e preoccupata, dall'acqua ormai fredda.

Il primo istinto fu quello di rispondere, ma in un impeto di orgoglio, rifiutò la telefonata e tornò al suo bagno. Di nuovo, il cellulare squillò.

Ichigo lo osservò pensierosa fino a quando lo schermo si spense, prima di riaccendersi ancora.

“Potrebbe essere qualcosa di importante” si disse portandosi le dita alle labbra e mordicchiando l'unghia del pollice.

Per la quarta volta, la vibrazione si spanse per la stanza, amplificata dalle mattonelle.

Con un sonoro “puff”, che terrorizzò Ichigo, pure Mash si materializzò accanto alla giovane.

«Ichigo, Ichigo, Ryo ti cerca!».

Adesso era davvero preoccupata. Agguantò il telefono e rispose, la voce che le tremava.

«Ryo» disse soltanto.

Dall'altro capo del telefono, Ryo sembrava tranquillo.

«Puoi raggiungermi al Caffè? Devo mostrarti una cosa» e terminò lì, senza nemmeno attendere una risposta da parte della ragazza.

Ichigo si alzò indispettita.

«Ma guarda tu! Non si fa sentire per giorni, poi telefona e pretende che corra da lui! Ma chi si crede di essere? Ora gliela faccio vedere io! Gli farò ricordare il San Valentino di quest'anno, lui e la sua presunzione» e continuò così per tutto il tempo necessario a vestirsi.

Un quarto d'ora dopo, Ichigo era già per strada. Stretta nel suo cappotto color lampone, camminava controvento, le guance rosse e gonfie un po' per il freddo un po' per il fastidio che le provocava quella situazione. Doveva essere lui ad andare da lei, a spiegarle e invece lei lo stava raggiungendo. Le venne lo strano pensiero di tornare sui suoi passi e lasciarlo perdere, qualunque cosa volesse mostrarle, ma il dubbio che potesse trattarsi di qualcosa inerente alla loro battaglia la fece andare avanti, decisa fino alla sua meta.

L'ultimo tratto di strada lo percorse addirittura correndo. Col fiatone, attraversò il cancello in ferro battuto e si ritrovò davanti al maestoso portone del Caffè Mew Mew, inspiegabilmente aperto. D'istinto prese il medaglione che le permetteva di diventare una guerriera e lo strinse tra le dita affusolate. L'ansia e la corsa le avevano rese umidicce. Si strofinò le mani sulla gonna a pieghe prima di accostarle alla maniglia ed entrò.

La sala principale del Caffè era totalmente immersa nel buio. L'aria aveva un odore strano, come di fiori e cibo, ma Ichigo non riusciva a distinguere bene.

«Ryo!» urlò. Le rispose il silenzio.

Facendosi luce con la torcia del cellulare, Ichigo si mosse in direzione dell'interruttore centrale, ma prima che potesse attivarlo, l'intera sala si illuminò, lasciandola di stucco.

Il suo naso aveva sentito bene: fiori. Era tutto pieno di fiori. Rose, camelie, gardenie, fresie, margherite, ogni genere di pianta adornava pilastri, finestre, addirittura tavoli e sedie. Non un centimetro era lasciato libero. Si attorcigliavano in cascate colorate, riempivano l'aria col loro profumo e i loro infiniti colori donavano al Caffè un'atmosfera allegra e romantica allo stesso tempo.

«Ma che?». Ichigo continuava a guardarsi intorno, stupita. Dalle labbra, arrotondate in una 'o' incredula, fuoriusciva, e solo a tratti, il fiato spezzato dalla sorpresa.

Il rumore dei passi sul parquet la fece voltare.

«Buon San Valentino».

Lo aveva detto come se fosse la cosa più naturale del mondo ma con la voce che utilizzava per le rivelazioni importanti, un po' triste, forse a disagio, bassa e roca quanto basta per far venire i brividi, la stessa che la faceva tremare ogni volta che le comunicava che l'avrebbe accompagnata a casa, quando le prestava il giubbotto per ripararla dal freddo o quando le chiedeva scusa, cosa che non accadeva spesso, ma forse proprio per questo motivo, Ichigo adorava sentirglielo dire con quel tono sommesso e tanto sincero da perdonargli qualunque peccato.

«Cos'è tutto questo?» gli chiese in un misto di incredulità e sorpresa.

«La tua serata di San Valentino». Era ovvio, ma non gli pesò spiegarle. «Hai detto di non averne mai festeggiato uno ed eccolo qui».

Ichigo non credeva ai suoi occhi, tanto meno alle sue orecchie. Ryo aveva organizzato tutto perché lei vivesse un San Valentino. Era una stupidaggine, ma per il suo cuore che batteva all'impazzata significava molto.

«Come sapevi che io...?» si interruppe prima di finire la domanda e osò guardarlo negli occhi che, per un attimo, furono coperti da un velo di colpevolezza.

«Ti ho sentita parlare con le ragazze, l'altra sera» spiegò. «E ho sentito pure un'altra cosa».

Stavolta Ryo si avvicinò ad Ichigo. Con un passo coprì quegli ultimi centimetri che la dividevano dalla ragazza, poggiò le mani forti sulle sue braccia e la guardò con un'intensità tale che Ichigo si sentì mancare.

Lui lo sapeva, glielo aveva ripetuto una miriade di volte. “Non guardarmi così Ryo. Ci lascio il cuore prima o poi!”. E quella sera si sentiva così vicina a far avverare quella sua predizione...

«Credi davvero che non ti voglia? Credi davvero di non piacermi?».

Mentre parlava, Ryo aveva fatto scivolare la mano sulla guancia di Ichigo, precedendo il suo imbarazzo che, un istante dopo, le aveva colorate entrambe di un tenero rosso. Poi, col pollice si era soffermato ad accarezzarle lo zigomo morbido. Ci pensava da sempre a fare una cosa del genere e finalmente la sua occasione si era presentata.

Ichigo abbassò il capo, più per la vergogna di essere stata scoperta a parlare di lui, di loro, che per il resto. Il tocco di Ryo era troppo bello, troppo dolce per vergognarsene.

«E' quello che mi hai fatto credere tu».

Ryo incassò il colpo, consapevole che era la verità e non poteva negare l'evidenza dei fatti.

«Sono stato molto impegnato. La ricerca continua e dirigere un locale non è facile. Non volevo trascurarti. Non accadrà mai più».

Fu Ichigo a osare stavolta. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi azzurri di lui, sapendo che non ne sarebbe uscita illesa. Non le veniva facile riconoscere la verità negli altri occhi, ma quelli di Ryo sembravano parlarle e rassicurarla che era tutto vero, che la voleva davvero e l'allontanamento era stato causato solo dalla grande mole di impegni che pesava sulle spalle del biondo e dalla sua inesperienza affettiva.

«Non succederà più?».

«Mai più» la rassicurò definitivamente.

Ichigo lo guardò dal basso e il suo cuore perse un battito quando le labbra del biondino si curvarono in un sorriso. Ryo era uno spettacolo sempre, ma quando sorrideva non c'era niente in tutto l'universo che potesse batterlo.

«Vuoi ballare?».

Ichigo annuì in risposta e subito le tornò in mente la prima volta che lui le aveva posto quella domanda, in quella stessa sala, circondati da un numero esagerato di sconosciuti.

«Non so ballare adesso come non sapevo ballare allora» gli ricordò.

Ryo scrollò le spalle: «Ho tutto il tempo per insegnarti».

 

I drew a broken heart
Right on your window pane
Waited for your reply
Here in the pouring rain
Just breathe against the glass
Leave me some kind of sign
I know the hurt won't pass, yeah
Just tell me it's not the end of the line
Just tell me it's not the end of the line
 

«Non ho mai avuto intenzione di ferirti, Ichigo, ti chiedo scusa se l'ho fatto, ma adesso non permetterò che tutto questo, che quello che abbiamo si perda e farò tutto ciò che è in mio potere per impedirlo se dovesse accadere. Terrò duro, andrò oltre paure, dubbi, impegni, traumi, perché questo sentimento è la cosa più bella che mi sia mai capitata».

Parlava sommessamente Ryo, le labbra nascoste tra i capelli rossi e profumati di Ichigo, mentre col braccio la teneva stretta, avvicinandola a sé il più possibile. Le teneva la mano in alto e lentamente i due si muovevano seguendo la melodia di una canzone che avevano solo nella testa, ma che sembrava riempire tutto il locale.
 


You drew a question mark
But you know what I want
I wanna turn the clock, yeah
Right back to where it was
So let's build a bridge, yeah
From your side to mine
I'll be the one to cross over
Just tell me it's not the end of the line
Just tell me it's not the end of the line

I never meant to break your heart
Now I won't let this plane go down
I never meant to make you cry
I'll do what it takes to make this fly, oh
You gotta hold on
Hold on to what you're feeling
That feeling is the best thing
The best thing, alright
I'm gonna place my bet on us
I know this love is heading in the same direction
That's up

 


«Possiamo costruire qualcosa di fantastico insieme. Io ci credo. La mia scommessa è su di noi».

Ryo allontanò Ichigo e le fece fare una piroetta su se stessa, prima di tornare ad abbracciarla, stringendola da dietro e poggiando il mento nell'incavo del suo collo, lasciato scoperto dai capelli legati in due codine.

 


Girl, I know we could climb back to where we were then
Feel it here in my heart
Put my heart in your hand
Well, I hope and I pray that you do understand
If you did, all you have to say is

 

«Devi solo dirmi di sì».

Il movimento della testa di Ichigo fu quasi impercettibile, ma amplificato dal contatto con la sua pelle. A Ryo sfuggì un risolino.

«Non credo di aver capito».


Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
 

«Sto aspettando...»


Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
 

«Sì!». Quello di Ichigo fu quasi un urlo. Contaminata dal riso, quella sillaba riecheggiò e si perse, libera, fra le pareti del locale, esplodendo poi come un fuoco d'artificio di gioia.

«Sì, sì, sì» ripeté Ichigo e Ryo scoppiò a ridere, finalmente felice.

Le prese il volto fra le mani, le dita si persero fra le ciocche di capelli spettinati, e la baciò, come se da quel contatto dipendesse la sua intera vita. La baciava e rideva e la guardava ridere e baciarlo a sua volta.

Dovunque quell'amore li avrebbe portati, erano certi che sarebbe stato in alto.


I know this love is heading in the same direction
That's up


 

 

 

Liberamente ispirata dalla bella canzone di Olly Murs e Demi Lovato, Up, e dal grande amore della mia vita con cui non c'è ancora stata sorte di poter festeggiare un San Valentino.

Spero vi sia piaciuta e che ne sia valsa la pena.

A giovedì prossimo per la fan fiction più triste del mese (di sempre l'ho già scritta, vi basta e vi avanza). Restate connessi alla mia pagina per scoprire in anteprima di cosa si tratta e disagiare con me.

Baci, bacini, bacetti,

Serenity (il nome figo me lo tengo per quando pubblicherò i romanzi)

 

   
 
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