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Autore: f9v5    04/03/2016    4 recensioni
[BroShipping: Sonic/Tails, Shadow/Rouge, Blaze/Cream, Vector/Charmy]
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Sulle note di questa stupenda canzone degli Ashes Remain (Ascoltatela, non ve ne pentirete), un tributo alle mie BroShipping (solo ed esclusivamente amore fraterno, che nessuno insinui) preferite del Sonicverse.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can see every tear you've cried
like an ocean in your eyes
All the pain and the scars have left you cold
I can see all the fears you face
through a storm that never goes away
Don’t believe all the lies that you’ve been told
 
 
 
Sonic affondò la testa nel cuscino, i fulmini erano diventati ancora più roboanti, non riusciva a dormire con tutto quel frastuono.
Un rumore di piccoli passi riuscì a farsi spazio in mezzo a quel continuo tuonare, attirando la sua attenzione e portandolo ad alzare la testa.
-Tails, cos’è successo?- chiese, vedendo il suo fratellino fermo alla soglia della stanza, con gli occhi lucidi che minacciavano di cedere entro breve.
-Ho… paura… i fulmini… come… come quella sera.- il piccolo era terrorizzato, tremava dalla punta dei piedini fino al ciuffo sulla testa, Sonic sentì il cuore fermarsi per un attimo di fronte a quel triste spettacolo… era esattamente come quella volta.
L’istinto, in certe situazioni, sapeva essere un buon consigliere, e Sonic inconsciamente lo sapeva.
-Staserai dormi qui con me, fratellino!- fu una decisione presa di getto, non gli servì ragionare, era consapevole soltanto del fatto di voler bene a quel dolce batuffolo di pelo che tremava dinanzi a lui.
Poco dopo il riccio e il volpino si ritrovarono abbracciati sotto le coperte, Sonic stringeva il piccolo più forte che poteva, Tails singhiozzava ancora, incubi di quei giorni trascorsi da solo, tornati a tormentarlo. Sonic lo aveva giurato: avrebbe soffocato quei rumori, avrebbe cancellato il dolore di quelle notti passate, quando ancora non si conoscevano; non avrebbe più permesso che il suo fratellino soffrisse, mai più.
E lo strinse ancora più a sé.
 
 
 
I will show you the way back home
never leave you all alone
I will stay until the morning comes
I’ll show you how to live again
and heal the brokenness within
Let me love you when you come undone
 
 
 
L’ennesimo nemico crollò sotto i colpi del riccio, non aveva nessuna possibilità contro di lui fin dall’inizio. Shadow non degnò nemmeno di uno sguardo il robot appena distrutto che prese presto a concentrarsi sul prossimo bersaglio, per quanto deboli e patetici, si stavano rivelando davvero fastidiosi. Cosa speravano, sempre ammesso che potessero provare pensieri, di sconfiggerlo affidandosi ad un patetico gioco di squadra?
Almeno avevano qualcuno su cui poter fare affidamento… perchè quel pensiero superfluo?! Lo scacciò prontamente dalla testa e con un Chaos Spear ne demolì altri due.
Un’ombra oscurò la sua figura, l’ennesimo rottame che credeva di averlo colto di sorpresa, ridicolo.
I fulmini che crepitavano nella sua mano dovettero però smorzarsi in fretta, un calcio colpì il robot alla testa, fracassandogliela e mandandogliela in cortocircuito, Shadow si ritrovò spalle contro spalle con una figura ben nota.
-Che diavolo ci fai qui?-
-Pensavo volessi un po’ di compagnia.- ribattè Rouge, trovando il tempo di un occhiolino d’intesa.
-Me la posso cavare benissimo da solo.-
-Non lo metto in dubbio. Ma perché lasciarti tutto il divertimento?- gli sorrise maliziosa di rimando.
I nemici si erano ricompattati, ma Shadow sapeva bene che l’esito non sarebbe cambiato, tornò all’attacco, con Rouge al suo fianco.
Sentì dentro di sé una strana soddisfazione… forse era anche felice.
 
 
 
When daybreak seems so far away
reach for my hand
When hope and peace begin to fray
still I will stand 
 
 
 
L’odore di tè caldo permeava l’aria, Blaze osservava pensierosa la tazzina colma fino all’orlo e il vassoio pieno di biscotti.
Non avrebbe dovuto essere lì, i Sol Emeralds dovevano essere tenuti sotto costante protezione, non c’era tempo per il riposo, non c’era tempo per… vivere.
Cream, con fedele Cheese appostato sulla spalla, le si sedette accanto sorridendo felice, perché era sempre così gentile con lei?
Cinque minuti, si era detta la gatta, non un minuto di più, giusto il tempo necessario a sorseggiare la sua bevanda e poi alzare i tacchi con una scusa ben congeniata, o con la pura e semplice verità.
Non aveva scelto lei quella vita, ma era suo dovere, a costo di rimanere sola.
Nemmeno se ne rese conto, ma trascorse molto più tempo di quanto lei stessa avesse ipotizzato.
Le tazze erano vuote, sul vassoio facevano mostra di sé solo le poche briciole rimaste.
E la piccola Cream sorrideva ancora.
-Blaze, mi diverto sempre tanto insieme a te. Tornerai a trovarmi di nuovo?-
Uno strano calore si generò dentro di lei e no, non si trattava del fuoco che ardeva in lei da sempre, era qualcos’altro; la faceva sentire strana, bene.
Felicità?
Gli angoli della bocca le si piegarono leggermente verso l’alto, gli occhi dorati brillavano di sincero affetto.
-Certo.-
In fondo, nessuno nasce per restare solo.
 
 
 
I’ll be right here now
to hold you when the sky falls down
I will always
be the One who took your place
When the rain falls
I won’t let go
I’ll be right here
 
 
 
Che cosa gli era saltato in testa esattamente? Non lo sapeva, aveva agito d’impulso, voleva solo dimostragli di essere forte.
Perché Vector continuava a trattarlo come un poppante? Stava crescendo, meritava più fiducia, di essere preso sul serio.
-Comincerò a considerarti grande quando mi risolverai un caso da solo.-
Vector non era bravo ad esprimere certi sentimenti, finiva sempre per farsi fraintendere, ma voleva solo proteggerlo e lui, da stupido insetto petulante qual’era, non aveva voluto capirlo.
La ferita al braccio bruciò più forte, era troppo stanco per volare, quei tizi non avevano avuto nessun riguardo per lui, l’unica volta in cui essere trattato come un poppante gli avrebbe fatto comodo.
Charmy piangeva, non sapeva che altro fare; Vector non sarebbe venuto a salvarlo stavolta, gli aveva detto delle cose brutte, lo aveva ferito dentro.
Quel cupo magazzino gli sembrò ancora più scuro, come se stesse cercando di entrargli nell’anima e soffocarla.
Era la sua punizione per essere stato  così sciocco.
Avrebbe solo voluto vedere Vector e dirgli “Scusa.”
Poi un botto, la porta del magazzino venne scardinata, la luce tornò a brillare.
La figura imponente di un rettile si stagliava fieramente, accompagnata da una voce gracchiante e bonaria.
-Il nostro ometto coraggioso ha bisogno di una mano?-
 
 
 
When the rain falls I won’t let go
I’ll be right here.
 
 
 
 
“Non è vero che un amico si vede nel momento bisogno, un amico si vede sempre.”
(Roberto Gervaso)
  
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