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Autore: Ragnarok203    04/03/2016    2 recensioni
Come sarebbe dovuto finire Percy JAckson
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ethan Nakamura, Grover Underwood, Luke Castellan, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Crono  mi mise spalle al muro contro il trono di Efesto. Sferrò un colpo e io riuscii a saltare sul sedile. Il trono si attivò , facendo ronzare dei meccanismi segreti. -Modalità di difesa- annunciò.
Non prometteva niente di buono. Superai con un balzo la testa del Signore dei Titani , mentre il trono sparava raggi elettrici in ogni direzione. Uno colpì Crono sul volto, disegnando un arco nell’aria e si trasmise anche al busto e alla spada del mio nemico.
“AAAH!”  Il Titano crollò in ginocchio, disarmato.
Annabeth sfruttò l’occasione. Tolse di mezzo Ethan con un calcio e attaccò Crono “Luke, ascolta!”
Avrei voluto gridare, dirle che era pazza se pensava di poter ragionare con lui, ma non ci fu il tempo.
Crono fece scattare una mano e lei volò via, andando a sbattere contro il trono di sua madre e crollò a terra.                                                                            
Poi si lanciò su di me e ricominciammo a combattere.
Il mio unico pensiero era quello di tenerlo lontano da Annabeth
Grover era al suo fianco. Aveva smesso di suonare e la stava imboccando con della ambrosia.
Combattemmo passando sopra i resti del fuoco, sollevando carboni e scintille. Crono mozzò di netto un braccio del trono di Ares, il che non mi dispiacque, ma poi mi spinse con le spalle al muro contro il trono di mio padre.
“Oh.si” esclamò “Questa brucerà a meraviglia nel mio nuovo fuoco!”
Le nostre lame si scontrarono in una pioggia di scintille. Lui era più forte di me, ma per il momento mi sentivo il potere dell’oceano nelle braccia. Lo scacciai indietro menando un fendente cosi violento da squarciare il bronzo celeste
Crono batté di nuovo il piede a  terra e il tempo rallentò. Cercai di attaccare, ma mi muovevo alla velocità di un ghiacciaio e lui poté arretrare in tutta calma, riprendendo fiato. Si esaminò lo squarcio nell’armatura, mentre io arrancavo maledicendolo in silenzio. Poteva prendersi tutto il tempo che gli serviva. Poteva bloccarmi quanto e come voleva. La mia unica speranza era che si stancasse per lo sforzo. Se fossi riuscito a sfiancarlo… “ È troppo tardi, Percy Jackson “ esclamò. “ Guarda. Indicò il fuoco e le braci brillarono. Un velo di fumo bianco si levò dalle fiamme, formando immagini come in un messaggio-Iride. Vidi Nico e i miei genitori sulla Quinta Strada, impegnati in una battaglia disperata, circondati dai nemici. Sullo sfondo, Ade combatteva dal suo carro, riversando ondate su ondate di zombie sul campo di battaglia, ma le forze dell’esercito dei Titani sembravano infinite. Nel frattempo, Manhattan veniva distrutta. I mortali, ora del tutto svegli, fuggivano terrorizzati. Le macchine sbandavano e si scontravano. La scena cambiò e vidi qualcosa di ancora più terrificante. Una tempesta si stava avvicinando all’Hudson, spostandosi rapidamente lungo la Jersey Shore. Dei carri vi roteavano attorno, in una battaglia serrata contro la creatura della nube. Gli dei attaccarono. Lampeggiarono fulmini e saette. Frecce d’oro e d’argento striarono la nube come missili, esplodendo. Lentamente, la nube si squarciò, e per la prima volta vidi Tifone con chiarezza. Capii che per il resto della mia vita (che forse non era poi tanto) non sarei mai riuscito a cancellare quell’immagine dalla mente. La testa di Tifone mutava di continuo. In ogni singolo istante era un mostro diverso, ognuno più orribile del precedente. Guardarlo in faccia mi avrebbe portato alla pazzia, perciò mi concentrai sul suo corpo, che non era molto migliore. La forma era umanoide, ma la pelle mi ricordava un sandwich al prosciutto cotto dimenticato per un anno nell’armadietto. Era cosparsa di macchie verdi, con delle pustole grandi quanto palazzi e delle chiazze annerite dovute ai secoli di prigionia nel cuore del vulcano. Le mani erano umane, ma munite di artigli d’aquila. Le gambe erano da rettile, ricoperte di scaglie. “ Gli dei dell’Olimpo stanno facendo l’ultimo sforzo. “ Crono rise. “Patetici! “
 Zeus scagliò una folgore dal suo carro. L’esplosione illuminò il mondo. Riuscii a sentirne l’impatto perfino da lì, sull’Olimpo, però quando la polvere si diradò, Tifone era ancora in piedi. Barcollò un poco, con un cratere fumante in cima alla testa deforme, ma ruggì di rabbia e continuò ad avanzare. Mi accorsi di sentirmi a poco a poco più libero. Crono non sembrò farci caso. Era concentrato sulla battaglia e sulla sua vittoria finale. Se fossi riuscito a trattenerlo ancora per qualche secondo, e se mio padre avesse mantenuto la parola… Tifone entrò nell’Hudson e l’acqua gli arrivò solo a metà polpaccio. – Ora - pensai, implorando l’immagine di fumo. -Ti prego, deve accadere ora.- Come per miracolo, nella visione si udì il suono di una conchiglia. Era il richiamo dell’oceano. Il richiamo di Poseidone. Tutt’intorno all’immenso gigante il fiume eruttò, sollevando onde alte più di dieci metri. Un carro proruppe dall’acqua, trainato da enormi ippocampi, che nuotavano nell’aria come se fossero in mare. Mio padre, contornato da una potentissima aura azzurra, lo guidò con audacia attorno alle gambe del gigante, disegnando un cerchio. Poseidone non era più un vecchio. Era di nuovo se stesso, abbronzato e forte e con la barba nera. Quando fece roteare il tridente, il fiume rispose, chiudendo il mostro in un vortice. “No! “ ululò Crono dopo un attimo di silenzio sbigottito. “ NO! “ ORA, FRATELLI MIEI! “ La voce di Poseidone era così forte che non capii se proveniva dall’immagine di fumo o direttamente dall’altra parte della città. “ COLPITE, PER L’OLIMPO!”
 Dalle acque del fiume proruppero guerrieri sulla cresta delle onde, in groppa a squali enormi, draghi e cavalli marini. Era una legione di ciclopi, e in testa a tutti c’era… “ Tyson! “ gridai. Sapevo che non poteva sentirmi, ma lo fissai sbigottito. Era cresciuto per magia. Sarà stato alto quasi dieci metri, grosso quanto i suoi cugini maggiori, e per la prima volta indossava un’armatura da guerra completa. Accanto a lui c’era Briareo, il gigante centimano. Tutti i ciclopi erano armati di enormi catene di ferro nere “ grandi tanto da ancorare una corazzata “ con degli uncini da arrembaggio alle estremità. Le rotearono come dei lazzi e cominciarono a intrappolare Tifone, scagliandogliele attorno alle gambe e alle braccia, sfruttando il moto rotatorio delle correnti, aggrovigliandolo lentamente. Tifone si scuoteva e ruggiva e strattonava le catene, disarcionando qualcuno dei ciclopi, ma erano troppi e cominciò a piegarsi sotto il loro peso. Mio padre scagliò il tridente e lo trafisse alla gola. Un sangue dorato “ l’icore immortale “ schizzò dalla ferita, creando una cascata più alta di un grattacielo. Il tridente tornò nelle mani di Poseidone. Gli altri dei colpirono con rinnovata forza. Ares conficcò la spada nel naso di Tifone; Artemide bersagliò l’occhio del mostro con una dozzina di frecce d’argento; Apollo scagliò una raffica di dardi e gli incendiò il perizoma, mentre Zeus continuava a bombardarlo di fulmini. Alla fine, lentamente, l’acqua si alzò, avvolgendo il gigante come in un bozzolo, e Tifone cominciò ad affondare sotto il peso delle catene. Ululava agonizzante – dimenandosi con una forza tale che le onde si abbatterono sulla costa, investendo interi edifici e allagando il ponte George Washington – ma continuò a sprofondare, soprattutto dopo che mio padre aprì una galleria apposta per lui sul fondale del fiume: uno scivolo infinito che lo avrebbe condotto dritto nel Tartaro. La testa di Tifone scomparve in un vortice gorgogliante, e un attimo dopo il mostro non c’era più. “ AH! “ esclamò Crono. Menò un fendente nel fumo, riducendo l’immagine a brandelli. “ Stanno arrivando “ dissi. “Hai perso. “
 Non ho nemmeno iniziato. Avanzò a una velocità accecante. Grover – stupido e coraggioso satiro – cercò di proteggermi, ma Crono lo scagliò via come una bambola di pezza.
Io lo schivai e tentai un affondo sotto la sua guardia. Era un bel trucco. Purtroppo, Luke lo conosceva. Parò il colpo e mi disarmò usando una delle prime mosse che mi aveva insegnato. Vortice scivolò via sul marmo e cadde in uno degli squarci del pavimento. “ FERMO! “ Annabeth sbucò dal nulla. Crono si voltò ad affrontarla e menò un fendente con Vipera, ma in qualche modo lei riuscì a bloccare il colpo con l’elsa del suo coltello. Era una mossa che solo il guerriero più rapido e abile con il pugnale avrebbe saputo fare. Non chiedetemi dove trovò la forza, ma avanzò, facendo leva, e le due lame s’incrociarono. Annabeth rimase faccia a faccia con il Signore dei Titani, obbligandolo a una battuta d’arresto. “ Luke “ disse, a denti stretti — ora capisco. Devi fidarti di me. Crono ruggì sdegnato. “ Luke Castellan è morto! Il suo corpo brucerà non appena io assumerò la mia vera forma! “
Io cercai di muovermi, ma ero di nuovo pietrificato. E Annabeth? Malconcia e sfinita com’era, come poteva avere la forza di opporsi a Crono? Il Titano la incalzò, premendo in avanti, cercando di liberare la spada, ma lei riuscì a tenerlo ancora bloccato, con le braccia tremanti e Vipera a pochi centimetri dal collo. “ Tua madre “ boccheggiò Annabeth. “ Ha visto il tuo destino. “ Servire Crono! “ ruggì il Titano. “ Questo è il mio destino! “ No! “Insisté Annabeth. Aveva gli occhi colmi di lacrime, ma non sapevo se di dolore o di tristezza. “ Questa non è la fine, Luke. Lei ha visto quello che avresti fatto… la profezia riguarda te! “ Ti schiaccerò, ragazzina! “ urlò Crono. “ Non lo farai “ disse Annabeth. “ Hai promesso. Stai trattenendo Crono perfino in questo istante. “ TU MENTI! “ Crono spinse di nuovo e stavolta Annabeth perse l’equilibrio. Con la mano libera, il Titano la colpì sul viso e lei scivolò all’indietro. Chiamai a raccolta tutta la mia volontà. Riuscii ad alzarmi, ma era come sostenere di nuovo il peso del cielo. Crono si stagliava minaccioso sopra Annabeth, con la spada alzata. Con il sangue a un angolo della bocca, lei sussurrò: “ Siamo una famiglia, Luke. Hai promesso. Feci un passo avanti, dolorosissimo. Accanto al trono di Era, Grover si era rimesso in piedi, ma anche lui sembrava muoversi a fatica. Prima che uno di noi due riuscisse ad avvicinarsi, Crono vacillò. Fissò il coltello nella mano di Annabeth, il sangue sul suo viso. “ Ho promesso. Poi ansimò, come se non riuscisse a respirare. “ Annabeth… “ Ma non era la voce del Titano. Era la voce di Luke. Avanzò zoppicando, come se faticasse a controllare il proprio corpo. “ Stai sanguinando… “ Il mio coltello. “ Annabeth cercò di sollevare il pugnale, ma le cadde di mano. Aveva il braccio piegato in una strana angolatura. Mi guardò, implorante: “ Percy, ti prego…”
 Riuscivo di nuovo a muovermi. Mi tuffai a raccogliere il coltello. Colpii la mano di Luke e Vipera volò via, atterrando fra i resti del fuoco. Lui ci badò a malapena. Avanzò verso Annabeth, ma io gli sbarrai la strada. “ Non la toccare “ dissi. Un moto di rabbia scorse sul suo viso. La voce di Crono ringhiò: “ Jackson… “ Era la mia immaginazione o il suo corpo cominciava a brillare, trasformandosi in oro? Luke boccheggiò di nuovo. E la sua voce tornò: “ Sta cambiando. Aiutatemi. È… è quasi pronto. Non avrà più bisogno del mio corpo. Vi prego…”
 “ NO! “ ululò Crono. Si guardò attorno alla ricerca della spada, ma era lontana e brillava fra le braci del fuoco. Fece qualche passo incerto per raggiungerla. Io cercai di fermarlo, ma mi scansò con una spinta così forte che atterrai di fianco ad Annabeth e sbattei la testa sulla base del trono di Atena. “ Il coltello, Percy “ mormorò Annabeth. Parlava con un filo di voce. “ L’eroe… l’orrida lama… “
Quando riuscii a rimettere a fuoco la vista, vidi Crono che afferrava la sua spada. Ma urlò di dolore e la lasciò cadere. Si era ustionato le mani. L’arma era diventata incandescente, come se la falce fosse incompatibile con le sue fiamme. Vidi scintillare fra le ceneri un’immagine di Estia che guardava Crono con disapprovazione. Luke si voltò e crollò a terra, reggendosi le mani ustionate. “ Percy, ti prego…”
Mi rialzai a fatica. Andai verso di lui con il coltello. Dovevo ucciderlo. Era quello il piano. Luke sembrava conoscere i miei pensieri. Si inumidì le labbra. “ Non… non puoi farlo tu. Lui piegherà il mio controllo. Si difenderà. Solo la mia mano. Io so dove. Posso… posso tenerlo sotto controllo. “Stava decisamente brillando, ora, e la sua pelle cominciava a fumare. Sollevai il coltello, pronto a colpire.
“ Ti prego — gemette Luke. “ Non c’è tempo. Se Crono si fosse evoluto nella sua vera forma, sarebbe stato impossibile fermarlo. Al suo confronto, Tifone sarebbe sembrato un bulletto dell’asilo. Il verso della grande profezia mi riecheggiò in testa: L’anima dell’eroe, l’orrida lama strapperà. Tutto il mio mondo si capovolse, e consegnai il coltello a Luke. Grover sussultò. “Percy? Sei… ehm…”
 Pazzo. Folle. Fuori di testa. Probabilmente sì. Ma osservai Luke stringere l’elsa. Ero di fronte a lui. Disarmato. Luke si slacciò le cinghie laterali dell’armatura, scoprendosi un pezzetto di pelle sotto il braccio sinistro, un punto molto difficile da colpire. E, con fatica, si pugnalò. Non era un taglio profondo, ma urlò di dolore. I suoi occhi si accesero come lava. La sala del trono tremò e io caddi a terra. Un’aura di energia circondò Luke, diventando sempre più luminosa. Chiusi gli occhi e avvertii una forza simile a un’esplosione nucleare che mi bruciava la pelle e mi spaccava le labbra. Poi seguì un lungo silenzio. Quando aprii gli occhi, vidi Luke disteso scompostamente accanto al fuoco. Attorno a lui, sul pavimento, c’era un cerchio annerito di cenere. La falce di Crono si era liquefatta in un blocco di metallo fuso e colava tra le braci, che ora brillavano come la fornace di un fabbro. Il fianco sinistro di Luke sanguinava. Aveva gli occhi aperti… azzurri, come una volta. Il respiro era un rantolo profondo.
“ Buona… lama “ mormorò. Mi inginocchiai accanto a lui. Annabeth ci raggiunse zoppicando, sostenuta da Grover. Avevano entrambi le lacrime agli occhi. Luke guardò Annabeth. “ Tu lo sapevi. Ti ho quasi ucciso, ma tu lo sapevi… “ Ssh. “ Le tremava la voce. “ Alla fine sei stato un eroe, Luke. Andrai nell’Elisio. Lui scosse la testa debolmente. “ Penso… la rinascita. Ci proverò tre volte. L’Isola dei Beati.
 Annabeth tirò su col naso. “ Hai sempre preteso troppo da te stesso. Lui sollevò la mano ustionata. Annabeth gli toccò la punta delle dita
POV in Terza Persona
Ethan in tutto questo era steso a terra a guardare e appena Luke si era pugnalato , aveva trovato le forze per alzarsi e si era lanciato contro il figlio di Poseidone.
Quell’urlo si udii anche dall’altra parte di New York
Ethan Nakamura aveva appena trafitto Percy Jackson nel suo tallone d’Achille. In una frazione di secondo Annabeth si alzò e tagliò la testa del figlio di Nemesi. Lei e Grover si accasciarono vicino al loro amico che si stava dimenando per il dolore.Ma ormai era troppo tardi. I suoi occhi si spensero e esalò il suo ultimo respiro.
Percy Jackson, Figlio di Poseidone, Salvatore dell’Olimpo, era morto 
   
 
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