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Autore: Lady_Loire    05/03/2016    2 recensioni
Con un leggero sbuffo si mise a sedere sulla prima panchina nel cortile della scuola di suo figlio, qualche mamma e papà cominciò a salutarlo, era molto conosciuto a scuola, ovviamente non per qualcosa in particolare, ma per essere il marito di un soldato.
Il marito di un soldato al fronte, in guerra. Il marito di un soldato che era partito senza sapere che lui aspettava suo figlio.
(...)
“papà... quando torna pà?” ci fu un attimo di silenzio, Calcy sorrise davanti a se e mentì come ogni giorno
“mi ha scritto sta mattina! Dice che gli manchiamo e tornerà presto”

*
Calcy aspetta. Aspetta suo marito che combatte in prima linea, aspetta il bambino di quel gran idiota che lo ha lasciato solo, aspetta di potergli dire che diventerà padre.
Calcy aspetta davanti a quella porta bianca in ospedale, il quinto reggimento è andato distrutto e li dentro ci sono due possibilità su seicento che ci sia suo marito.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Contesto generale/vago
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TCSOLDATO Da quando mi hai lasciato solo più una settimana

L'aria primaverile era fresca e profumata, riusciva persino a distrarlo dai pensieri di morte che lo accompagnavano da mesi.
Il suo compagno era al fronte da quasi trentasei settimane, erano facili da ricordare i giorni lontani.
Con un leggero sbuffo si mise a sedere sulla prima panchina nel cortile della scuola di suo figlio, qualche mamma e papà cominciò a salutarlo, era molto conosciuto a scuola, ovviamente non per qualcosa in particolare, ma per essere il marito di un soldato.
Il marito di un soldato al fronte, in guerra; il marito di un soldato che era partito senza sapere che lui aspettava suo figlio.
Ed eccole le trentasei lunghissime settimane di attesa, tutte concentrate in una pancia tesa, coperta da una giacchina leggera.
Calcy sorrise appena all'ennesimo papà quando le porte dell'asilo si spalancarono e i bambini uscirono in cortile di corsa. Alzò lo sguardo e vide subito i capelli biondi del suo bambino in mezzo agli altri, poco dopo il piccolo arrivò trainando una bimba della sua classe
“Vedi Vittoria? Li è la mia sorella!”
“ma come ci sta!? È piccola!” sbuffò la bimba incrociando le braccia, Kal prese la misura del pancione con le manine e la mostrò alla piccola diffidente
“è grande così! Vedi? Poi nasce e diventa così” allargò le braccia al massimo della capacità che il suo corpicino gli potesse dare e sorrise, Vittoria lo guardò meravigliata poi si voltò verso la madre che la stava chiamando, cominciando a pregarla per una sorella.
Calcy ridacchiò salutando la famigliola e guardò il figlio che aveva ancora le braccia allargate
“angioletto? Quelle braccia le usi per darmi un abbraccio o rimani così?”
subito il piccolo lo strinse forte aggrappandosi al collo e ridendo solleticato dalle dita del padre. Kal aveva cinque anni, era nato dal suo vecchio matrimonio finito poco dopo la sua nascita.
Dopo poco si staccarono e Kal scese a baciare la cima del pancione
“oggi ti vediamo! Andiamo a farti le foto! Ho tutte le tue foto nel mio album!”
Calcy ravvivò la cresta rossa in testa e si alzò
“e se prima andassimo a rimpinzarci di schifezze? Sto morendo di fame”
“ma papà, il dottore non ti ha detto che non puoi?”
“shh non glielo dobbiamo mica dire! È un segreto” ridacchiò prendendolo per mano e incamminandosi. Erano quasi fuori dal parco che circondava la zona scolastica quando il suo piccolino si ricordò la domanda che ogni giorno lo riportava a pensare alla triste realtà
“papà... quando torna pà?” ci fu un attimo di silenzio, Calcy sorrise davanti a se e mentì come ogni giorno
“mi ha scritto sta mattina! Dice che gli manchiamo e tornerà presto”
il bimbo sorrise raggiante poi cominciò a saltellare
“io voglio le patatine grandi però!!”

il dottore li accolse in ambulatorio con un sorriso raggiante, prese tra le braccia Kal e gli baciò una tempia
“allora campione! Sai che oggi è l'ultimissima volta che vedi per foto la tua sorellina?”
il bambino rimase letteralmente spiazzato, gli occhi si velarono di lacrime e in men che non si dica scoppiò a piangere. Il medico rimase allibito, guardò Calcy confuso e questo scoppiò a ridere
“angioletto! Guarda che non è che la portano via! Ti sta dicendo che fra poco nasce! Hai preso proprio la testolina di tuo padre eh...”
il piccolo si agitò per scendere e andò ad abbracciare il pancione cercando di ricacciare dentro le lacrime
“non fatemi gli scherzi!”
“ma no tesoro... ma è davvero l'ultima ecografia” il medico preparò Calcy e una volta che tutto fu pronto mostrò la bimba già a testa in giù, pronta a nascere. Kal piegò la testa per cercare di vederla dritta
“ma non gli gira la testa a stare così?” i due ridacchiarono divertiti dal piccolo comico e tornarono a guardare lo schermo.
Il dottor Eros Lovemate poggiò entrambe le mani sulle spalle del rosso che lo guardò stanco, Kal mostrava la stampa dell'ecografia a tutte le infermiere che passavano.
“Calcy... tornerà e sarà felicissimo della bambina. So che non pensavate a dei figli ora che siamo in guerra, ma la amerà! Per gli Dei ti ricordi quando avete ufficializzato, quando vi siete sposati? Quanto voleva Kal?”
Calcy annuì lento poi portò una mano al ventre dove la piccola scalciava lenta, cercava la mano del padre.
“io voglio che torni a casa... ho il terrore che un giorno mi vengano a dire che sia morto. Li non avrei mai pace. Non sopporterei di vivere sapendo che lui non ha mai saputo niente di sua figlia!”
Eros sorrise e gli strofinò energicamente le braccia
“Tornerà! Tornerà perché ti ama talmente tanto che non lascerà che una cosa banale come la morte ti separi da lui...”
Calcy sorrise e annuì a quella citazione del medico. Gliel'aveva detta Tohma al giorno del matrimonio, tre anni prima.
“papà? Voglio il gelato...”
i due uomini lo guardarono in silenzio e lui mise un broncio tenerissimo
“non mi guardate così! Ho detto solo che vo-vorrei un gelato!”
“ora che lo vorresti e non lo vuoi mi hai convinto di più, angioletto!” il padre rimise il giacchino e salutò il medico che, sulla porta, li guardava sorridendo.

L'ospedale era una specie di piccolo villaggio con tutto il necessario per vivere più o meno una vita normale, ma con la sicurezza di un immediato supporto medico. Era un oasi di pace per i malati. La gelateria si trovava nel grande bar al piano terra.
Kal stava elencando la marea di gusti che avrebbe voluto mettere in un unico gelato quando due infermiere si misero in fila dietro di loro, chiacchierando
“questa guerra è davvero terribile. Quando la smetteranno?”
“giusto prima è arrivato un elicottero militare con i casi più urgenti dal fronte. Mi hanno riferito che i due uomini arrivati sono gli unici sopravvissuti del quinto reggimento. Di TUTTO il quinto reggimento”
Calcy sgranò gli occhi stringendo la presa sulla spalla del figlio che si lamentò e voltò a guardarlo.
“papà?”
l'uomo scattò girandosi verso le due donne che sussultarono spaventate
“dove sono questi soldati?” urlò, tutti nel bar si voltarono a guardarlo
“si calmi la prego. Perché vuole saperlo è un informazione...”
“potrebbe esserci mio marito tra di loro!”
le due donne si guardarono e scesero con lo sguardo passando al pancione e poi al piccolo biondino che, già a sguardo perso e umido, le guardava nascosto dietro al padre.

La piccola scalciava terribilmente forte stroncandogli il fiato ad ogni passo veloce che stava facendo dietro le due infermiere. Kal non riusciva a seguirlo, correva disperato chiamandolo di tanto in tanto, ma ricevendo in cambio solo un invito a spicciarsi della mano del padre.
Una volta davanti al reparto militare il piccolo venne messo a sedere accanto ad una delle due guardie armate
“amore fai il bravo”
“ma papà...”
“shh vado a vedere se dada è tornato ok? Non puoi venire li dentro però. Stai con il signore ok?” gli baciò la fronte e si alzò reggendosi la schiena poi tornò a seguire le infermiere.
Ignorò i poveracci che lo invitavano a pregare e quelli ancora convinti di essere sul campo di battaglia. Arrivò davanti a una porta e le donne lo fermarono
“ci dia un attimo. Non può entrare ma porteremo delle foto per il riconoscimento.”
quando fu solo portò entrambe le mani al ventre che si muoveva parecchio vistosamente
“non ti ci mettere anche tu, lasciami in pace! Su calmati un po'!” mormorò agitato, la piccola non trovava pace, agitata dal cuore frenetico del padre, dai suoi respiri corti e irregolari, dal panico che lo freddò sul posto quando la porta si riaprì e una delle donne uscì con due foto stampate.
Calcy gliele strappò di mano e osservò il primo. La bocca era spaccata in due, mancavano denti. Parecchi tagli profondi segnavano il viso e si capiva chiaramente che il naso non avrebbe resistito a lungo attaccato alla faccia.
Trattenne a stento uno sforzo di vomito e lasciò cadere a terra il foglio
“non è lui... non...ha i capelli castani”
gli ci volle più di qualche secondo per riuscire a convincersi ad aprire gli occhi sulla seconda foto.
Capelli neri, naso sottile, labbra spaccate dal caldo ma sottili, mandibola marcata e una K tatuata sul collo, poco sotto l'orecchio destro. Gli occhi erano chiusi ma senza dubbio quello era suo marito.
“è lui! È Tohma! Ha un tatuaggio a forma di diavolessa sull'avambraccio sinistro? È una bella demone...”
“mi spiace signore ma... questo soldato non ha più il braccio sinistro”
il rosso la guardò senza capire. Aveva appena detto che non aveva un braccio? Aprì la bocca per prendere aria e guardò la foto per essere proprio sicuro che fosse Tohma, ma Tohma aveva due braccia e questo una.
“il quinto reggimento è caduto in un imboscata, non si sanno bene i dettagli, ma dicono che l'esplosione si sia vista a chilometri...”
Calcy la guardò ancora poi sentì le forze mancargli, i muri attorno a lui muoversi e poi più nulla.

Quando aprì gli occhi si trovò steso, era comodo e circondato dall'azzurro chiaro delle pareti di quella che era una camera del reparto paternità dell'ospedale. Voltò lentamente la testa ancora intontito: addormentati uno nelle braccia dell'altro stavano Kal e il suo ex.
Capelli biondi lunghi, giacca e cravatta e la ventiquattrore al fianco della poltrona che occupavano.
Sospirò intontito e allungò una mano su quella dell'ex
“Soqued...”
il biondo aprì lentamente gli occhi e sorrise a Calcy
“grazie al cielo stai bene...”
“che ci fai qui?” domandò sistemandosi la cresta ormai sfatta
“sei svenuto tra le braccia dell'infermiera e ti hanno subito ricoverato e fatto i controlli. Kal è andato in panico e quando hanno tentato di calmarlo mi hanno detto che ripeteva il mio numero di telefono... ed eccomi qui”
Calcy guardò il bambino dormire e sorrise
“almeno si è ricordato...”
ci fu un attimo di silenzio poi Soqued sospirò
“è lui eh...”
“si, è lui. Domani voglio vederlo.”
ci fu un attimo di silenzio poi il biondo sorrise e fece un piccolo cenno verso il pancione
“manca poco, si?”
Calcy abbassò lo sguardo quasi si fosse ricordato solo in quel momento della bambina che probabilmente dormiva dentro di lui.
“tre settimane circa, manca poco”
“sembra più attiva di Kal”
“è colpa mia. Non è stata per nulla rilassante questa gravidanza. Non sono più il marito di un avvocato che ogni sera alle diciotto entrava in casa sorridente” sbottò coprendosi meglio il ventre con il lenzuolo. Soqued sospirò
“Tohma è vivo, è qui a pochi metri da te e domani ti vedrà e sarà felicissimo di coccolare quella bimba. Posso solo immaginare quanto è stata dura per te, ma ora puoi rilassarti un poco”
Calcy si voltò a guardarlo e annuì lentamente.
“sei stato gentile a venire...”
“ora però dormi” sbuffò il biondo sistemandosi meglio il figlio sul petto, il rosso annuì ancora, chiuse gli occhi e si lasciò andare alla stanchezza.

La mattina dopo, una volta che Kal fu a scuola, si ritrovò ancora davanti a quella porta bianca, l'infermiera gli aveva dato il permesso di entrare, ma gli ci volle qualche secondo prima di riuscire ad abbassare la maniglia.
La stanza era bianca, ovviamente, ma si soffermò a guardare ogni dettaglio. Tutto pur di non calare lo sguardo su quello che era suo marito.
Anche se perse tempo si ritrovò presto al fianco del suo compagno: gli occhi completamente bendati, i capelli, già rasati dalla carriera, leggermente bruciati. Trattenne in malomodo un singhiozzo. Il viso del marito si voltò verso di lui
“dottore?”
Calcy trattenne un gemito e scosse la testa leggermente
“Tohma...”
“Calcifer!” il soldato tentò di alzarsi a sedere ma non riuscì nemmeno a contrarre i muscoli che un forte dolore lo fece tornare mollemente steso a letto
“fermo idiota! Cosa credi di fare!” mormorò cercando di trattenere le lacrime
“fatti baciare! Toccare! Vieni qui!” Calcy vide il marito alzare il moncherino e fermarsi, le labbra mormorarono una muta domanda e subito l'infermiera intervenne
“non ha più il braccio sinistro, è stato amputato nell'esplosione” Tohma si voltò verso di lei incredulo
“sono monco? Sono diventato un... inutile?”
“smettila idiota!” urlò Calcy, i pugni stretti colpirono il materasso con rabbia “sei a casa!”
l'altro si voltò ancora verso di lui e sorrise
“il mio peperino... dammi un bacio”
“perché sei stupido?” mormorò abbassandosi su di lui lasciandogli un lungo bacio sulle labbra spaccate, sentì la mano del compagno allungarsi sul suo viso e carezzargli i capelli rossi poi scendere sul collo, affettare il piccolo ciondolo del primo anniversario poi ancora calare, arrivare fino alla grande curva del pancione.
Calcy singhiozzò senza riuscire a mettere un freno all'ormone che lo stava torturando così come la sua piccola.
Tohma ridacchiò
“avresti dovuto trovare uno sfogo migliore del cibo, amore mio”
il rosso gli prese la mano e la portò più sul fianco dove la piccola aveva deciso di concentrare tutti i suoi calci. Non riuscì a dire altro, gli baciò ancora le labbra ora schiuse e immobili.
Sentì la mano del marito cominciare a muoversi e a carezzare deciso i piedini che sporgevano della piccola.
Sorrise appena quando sentì un singhiozzo uscire da quelle labbra distrutte
“è mio? È il mio bambino?”
“è la tua bambina...”
“è una bambina? Per gli dei! io ti amo!!” preso dalla felicità lo afferrò per la nuca e gli diede un profondo e lungo bacio, intenso tanto da imbarazzare l'infermiera che non sapeva più se stare a guardare o andare a fingere di leggere il fascicolo dell'altro soldato.
“Dei, vorrei poterti vedere! Di quanto sei?”
“di da quando mi hai lasciato solo più una settimana!” sbottò riprendendosi dai brividi di piacere che ancora lo percorrevano. Tohma parve ignorare la frecciatina e sorrise
“manca poco allora! E l'angioletto?”
“mi ha straziato! Non faceva che chiedere di te ed è tanto se non l'ho chiuso in cantina!”
“non vedo l'ora di vederlo! Be vederlo...” sospirò.
Calcy gli baciò lentamente una guancia, l'odore della sua pelle era cambiato in questi mesi. Inspirò lentamente e si prese il tempo giusto per parlare
“vedrai che andrà tutto bene Tohma...”
il soldato, felice, accarezzò il fianco dolce del marito e annuì sulle sue labbra
“lo so.”

Ci vollero quasi due settimane di ospedale per dare forma all'uomo distrutto che era tornato a casa dal campo di battaglia: donargli la vista, seppur debole e ad un occhio solo, aiutarlo ad imparare a muoversi con un arto in meno. Calcy e Kal erano al suo fianco, sempre e comunque, avevano una stanza dedicata nel reparto famiglie dell'ospedale anche se la usavano solo per dormire, il resto della giornata erano accanto al loro uomo.

“papà! Guardate ho preso bravissimo in matematica!” Kal entrò di corsa accennando un saluto a Soqued che lo aveva accompagnato, come quasi ogni giorno, andata e ritorno da scuola
“davvero? Fa vedere piccolo scienziato!” Calcy lo aiutò a salire in braccio a Tohma che lo sorresse facilmente “guarda qui che roba! Tuo figlio è un futuro fisico!”
“davvero?” il rosso si sporse a leggere il foglio pieno di addizioni e sottrazioni “ha preso da Soqued...” sbottò tenendosi il ventre sussultando appena
“tutto bene?” domandò il moro guardando negli occhi il marito che annuì appena e sorrise
“dobbiamo festeggiare con un gelato, non trovate?”
Kal s'illuminò
“davvero pa'?!”
“a due gusti!” ridacchiò sistemandosi la cresta rossa, Tohma saltello con il bimbo in braccio
“approfittiamone finché gli ormoni lo fanno così buono!”
“cosa sono gli ormoni?”
“andiamo!” risero i due, il piccolo scrollò le spalle e cominciò a raccontare la sua giornata a scuola.
Ormai tutti li conoscevano, una volta al bar il gelataio allargò le braccia
“ecco il golosone eh!”
Tohma rise “e c'è anche Kal” poi strinse subito le spalle in attesa del pugno di suo marito che non arrivò. Si voltò a guardare il compagno che massaggiava lento il bassoventre guardando verso un punto non ben definito
“Amore? Sicuro di stare bene?”
“prendimelo al cioccolato, vado a prendere posto.” sorrise e gli diede una tenera testata alla spalla poi lo superò alla ricerca di un tavolo libero.

Dopo quasi mezz'ora i gelati erano finiti, ma le chiacchiere di Kal non accennavano a diminuire, Calcy gli aveva pulito mani e bocca senza riuscire a zittirlo un minuto. Tohma ascoltava interessato ogni discorso del piccolo e nel mentre coccolava la mano del compagno che, stanco, aveva poggiato la testa sulla sua spalla.
D'un tratto il silenzio calò nella stanza, un silenzio davvero freddo e carico di tensione. Tohma si alzò di scatto, destabilizzando Calcy che alzò lo sguardo e si trovò a fissare un generale dell'esercito, uno di quelli con la divisa bella, le mani curate che guardavano i campi di battaglia da uno schermo gigante in un bunker ben protetto.
Suo marito scattò subito sull'attenti ricevendo in cambio un viscido ma sentito sorriso
“Tohma Delyn”
“signore!”
“riposo soldato! Sono qui per darti il bentornato! Ho sentito grandi cose sul quinto reggimento.”

Calcy guardava i due parlare da quasi dieci minuti, suo figlio gli era scivolato accanto visibilmente intimorito dall'uomo. Le mani strette a pugno erano nascoste dal pancione, avrebbe volentieri preso a pugni quell'idiota, anzi, tutti e due! Perché non si spicciava a cacciarlo?
“... anche così, mio caro eroe, potresti servire il tuo paese! Potresti addestrare le nuove reclute”
un colpo secco fece voltare i due verso il tavolo: Calcy aveva ancora i palmi delle mani ben saldi al tavolo dopo il colpo secco, era in piedi sporto in avanti, sembrava quasi volesse saltare al collo dell'uomo
“è tornato dopo nove mesi praticamente cieco e senza un braccio! Come può parlargli allegramente di guerra!? Ma non si vergogna?!” sbraitò additandolo
il generale corrucciò le sopracciglia pronto a rispondere
“Calcy, calmati ti prego...”
“mandalo via!”
“smettila, non essere maleducato...” sospirò il moro allungando la mano a cercare le dita di quella del compagno che si ritrasse. Il generale squadrò l'uomo davanti a se soffermandosi sulla rotonda pancia
“il tuo compagno parla solo per invidia, è già al secondo no? Al fronte non resisterebbe nemmeno un minuto. Capisco perché si senta così frustrato... inutile.”
il rosso sbiancò di rabbia, afferrò la coppetta rigida del gelato e la lanciò a piena potenza in viso al generale che la deviò senza problemi e con un ringhio allungò la mano schiaffeggiandogli la guancia, Kal scoppiò a piangere non appena vide il padre barcollare sotto il colpo dell'uomo
“come osi, vacca da riproduzione!”
“GENERALE! Generale la prego è nervoso per il parto! La prego!”
gli occhi del più vecchio si puntarono sul suo unico sano e subito lo sguardo si fece divertito
“solo perché sei un eroe di guerra, Delyn... o questo peperino sarebbe venuto con me a partorire tra la terra dei campi di battaglia!”
Tohma fece il saluto militare guardandolo uscire dal locale.
Ora tutti gli occhi erano su di loro: chi guardava Kal piangere, chi Calcy sorreggersi il ventre ancora a testa alta, chi Tohma che si accovacciò sulla sedia, in silenzio
“è per loro che lavori? Che hai perso un braccio?” il rosso sbatté ancora i palmi sul tavolo “sei ancora felice di fare il soldato?”
“non potrò più fare il soldato... ma amavo il mio lavoro, lo sai”
“mi ha schiaffeggiato e tu eri li come un deficiente...”
“gli hai tirato addosso un gelato!” sbottò Tohma alzando appena lo sguardo, Calcy sgranò gli occhi
“ma lo hai sentito? Mi ha detto che sono invidioso di te! Tohma! mi ha detto che sono inferiore perché sto portando nostra figlia”
“senti... era un mio superiore ed è vero, è stato un po' arrogante ma...”
“non ci credo!” il rosso si passò una mano tra i capelli, incredulo “lo stai difendendo!”
“No Calcy! È solo che lui...”
“io sono tuo marito! Non valgo più di un superiore?” urlò “che devo fare per valere? Farti saltare una gamba? Eh?”
“non dire sciocchezze. Non ti agitare ora, pensa alla bambina...”
“no, TU pensa alla bambina! Pensaci prima di chiacchierare allegramente su dove andrai a morire! pensa a questa pancia che è cresciuta senza mai vederti e pensa a tua figlia, a come crescerà se tornerai a istruire chissà dove!”
prese la felpa e lo additò
“ora fai quello che ti pare, soldato!” detto ciò se ne andò seguito dal figlio che piangeva a dirotto.
Tohma abbassò lo sguardo passando una mano tra i cortissimi capelli che piano piano stavano ricrescendo, era stato un completo idiota. Amava la vita del soldato, ma amava ancora di più Calcifer e i suoi bambini, si perché ora erano due e non poteva permettersi di lasciarli soli. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Si alzò di scatto e raggiunse la porta cercando con lo sguardo traccia del marito fuori dalle grandi vetrate: era dall'altra parte del cortile, appoggiato al muro e Kal non era con lui.
Qualcosa non andava.
Scattò così veloce che si dimenticò del braccio perso e si schiantò contro la porta, barcollò fuori e prese a correre schivando le persone come meglio riusciva
“Calcy! Stai bene? Per gli dei che succede?” allungò la mano ma subito il rosso la scacciò, non riuscì a trattenere un gemito di dolore
“ti ho detto di farti un giro no?”
Tohma lo ignorò e si chinò su di lui a stringerlo con il braccio sano, gli baciò la tempia
“Non andrò mai più via da te, da voi. Voglio esserci per te, per Kal e per questa piccola!” mugolò disperato, Calcy lo guardò e non riuscì a non sorridere allo sguardo da cane bastonato del suo compagno.
“questa piccola che nascerà qui in giardino se non vi sbrigate” i due alzarono lo sguardo su Eros che li fissava sorridendo, Calcy diede una piccola testata alla fronte del marito e si mise a sedere, il moro invece rimase fermo immobile a fissare il medico, aveva capito male?
Sentì la mano venire stretta e tirata un poco da suo figlio
“papà, pa', smettetela di litigare... che figure fate con la sorellina” sembrava aver completamente rimosso la scenata di poco prima.
Tohma si voltò di scatto a guardare il marito che lo fissava tra il dolce e il divertito
cominciarono a camminare verso il reparto paternità, il moro non riusciva a schiodare gli occhi dal marito che ora cercava seriamente di non urlare di dolore, contorceva le mani tra loro e massaggiava il ventre mormorando qualcosa di tanto in tanto.
Kal sorrise “papà Tohma, guarda che la sorellina non cammina appena nata... non scappa dalla pancia! Non serve che la fissi così!” sembrava così serio e deciso a rasserenare il moro che questo lo guardò e sospirò
“oh Kal, per fortuna! Non sarei riuscita a rincorrerla per l'ospedale così!” Calcy ridacchiò piano
un infermiera arrivò a braccia tese prese con se Kal che protestò un poco
“ma io voglio vedere!”
“non sarà per niente divertente! Te lo garantisco!” mormorò Calcy, poi si alzò lentamente e baciò la fronte del figlio “vai a giocare, ti chiamiamo non appena sarà tutta in ghingheri per te!”
“papà...” mormorò il bimbo prendendogli il viso tra le mani “sei bellissimo”
Calcy sorrise e lo baciò di nuovo poi si appoggiò al compagno che lo sorresse
“ci vediamo dopo, amore mio”

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Alle dieci e qualche minuto un vagito si unì alle urla stanche di Calcifer che si lasciò cadere esausto sul lettino. Tohma era al suo fianco e subito gli rinfrescò la fronte e gliela baciò, il rosso sorrise appena e mormorò stanco
“dai, va da lei...”
il moro sorrise ed emozionato come mai nella vita si avvicinò al medico che si era occupato di liberare le vie respiratorie della piccola
“tagliamo il cordone?” domandò, Tohma lo guardò senza capire davvero troppo preso a fissare la sua bimba ancora piangente e annuì.

La piccola era vestita con una splendida tutina lilla scelta personalmente dal fratello, dormiva profondamente tra le braccia del padre che la osservava con amore. Al suo fianco Tohma continuava a baciargli con dolcezza la tempia, ricordandogli quanto lo amasse tra un bacio e l'altro.
“allora signori, alle ore ventidue e ventisette del quattro di Aprile è nata la signorina...?”
“Sattin, Sattin Delyn” sussurrò Calcy, Tohma allargò il sorriso e annuì al dottore.
“Benvenuta Sattin, benvenuta amore mio...”


*^*^*^*^*^*

Salve! grazie di aver letto questa OS!
anche questa è una storia che ho scritto frettolosamente anni fa, ho ritrovato e mi è venuta voglia di riscrivere.
i personaggi sono creati da me e una mia amica ed il loro contesto originale è tutt'altro (faccio le fan fiction AU delle mie stesse storie X°D)
spero che vi sia piaciuta come a me è piaciuta riscriverla! <3
se volete lasciare una recensione, un messaggio o un like ne sarei felicissima!
Loire
   
 
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