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Autore: Fauna96    05/03/2016    7 recensioni
- Che stai facendo?
Near sbatté le palpebre. Di tutte le cose che poteva aspettarsi da Mello, quella era la più assurda. – Prego?
- Ti ho chiesto cosa cazzo stai facendo. Sai, si chiama fare conversazione.
- Tu non ‘fai conversazione’. E nemmeno io.
***
Cinque conversazioni telefoniche che potrebbero essere avvenute durante il caso Kira tra i due successori di L
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Mello, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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NB: non ho inserito alcuna coppia nell'introduzione, ma potrebbe esserci un vaghissimo accenno alla Mello/Near. Dipende come interpretate il rapporto; in ogni caso, è tutto rigorosamente platonico.





Cinque telefonate (e mezzo)
 


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25 Dicembre 2004, ore 23:48


Matt gli aveva messo in mano un cellulare in tutta fretta, bisbigliandogli di non dirlo a nessuno e di riportarglielo appena avesse finito (- L’ho praticamente fatto io -), poi si era allontanato lasciandolo ancora insonnolito sulla soglia di camera sua.
Ovviamente, c’era una sola persona che avrebbe potuto telefonare a Matt a quell’ora.
- Pronto.
- Ciao – la voce risuonò secca e sgarbata, come sempre. Come sempre, Near non se la prese.
Ci fu un istante di silenzio. – Com’è andato il Natale?
- Abbastanza simile a tutti gli altri – rispose Near sinceramente.
- Abbastanza, eh? Matt mi ha detto che si è avanzata della cioccolata dal pranzo – c’era ora un che di compiaciuto nella voce di Mello, come se sapesse che quell’abbastanza era opera sua; effettivamente era così, almeno in parte.
- Roger ha distribuito lo stesso i regali da parte di L – lo informò Near. – Il tuo... è rimasto sotto l’albero – per un attimo credette che Mello si stesse arrabbiando. Poi: - Potevate aprirlo. Di sicuro, io non lo riceverò.
- Potremmo spedirtelo – azzardò Near, ben sapendo che sarebbe stato inutile.
Uno sbuffo. – Sarebbe inutile, nanerottolo. Mi muovo troppo spesso – si schiarì la voce – E in più, tra poco penso di andarmene in America.
L’informazione inaspettata destabilizzò Near, ma la sua voce non perse colpi. – Capisco.
- Credo... credo che non chiamerò più per un po’. Per un bel po’.
Mai più, tradusse Near. Ma tacque.
- In realtà, non pensavo di chiamare, ma, sai com’è, è Natale e tutto quanto, e sapevo del telefono di Matt, che è più un ammasso di fili... e vaffanculo, hai riattaccato?
Sulle labbra di Near comparve un sorriso labile. – No, sono qui – e anche tu avresti potuto essere qui, gli venne da aggiungere. Ma non lo fece.
- Comunque... buon Natale, Near.
- E’ già il 26, Mello.
- Fottiti – Mello sentì, inaspettato, il suono dolce della risatina di Near, appena accennata, poi un – Buon Natale anche a te – prima di riattaccare.
Si trovava in una cabina telefonica da qualche parte a Londra. Il vento era freddo, fuori. Mello si strinse nella giacca militare rattoppata e contò gli spiccioli rimasti: poteva permettersi un caffè, decise. O una cioccolata di quelle scadenti.
Coi capelli biondi arruffati e le dita intirizzite, Mello accennò un sorriso.
 

24 Agosto 2009, ore 2:13
 

Near non si chiese nemmeno come avesse ottenuto il numero criptato e segretissimo dell’SPK.
- Potresti almeno sembrare un filo contento – notò aspramente Mello, la voce un po’ disturbata. – E’ il tuo cazzo di compleanno. Il tuo diciottesimo compleanno.
- Perché, tu cos’hai fatto al tuo diciottesimo compleanno?
- Non penso che tu voglia saperlo. E io non voglio ricordarlo – prima che Near potesse sentirsi in colpa e trattenersi dal domandare altri dettagli, Mello cambiò argomento: - Allora, questa sarebbe la tua linea super segreta e riservata?
- Una delle linee – brontolò Near, vagamente irritato. A cosa servivano tutti quei cervelloni dell’FBI e della CIA, se chiunque poteva rintracciarli? Be’, Mello non era chiunque, ma era comunque seccante.
- Suppongo che tu non voglia dirmi come hai fatto.
- Vedrò di farti un altro regalo, nanerottolo, se proprio insisti. E’ veramente questo che vuoi chiedermi dopo tanto tempo?
No, certo che no. Near avrebbe voluto chiedergli così tante cose, al novanta percento delle quali Mello non avrebbe risposto o gli avrebbe lanciato una frecciatina. Così, optò per la più banale: - Come stai?
Udì lo schiocco inconfondibile del cioccolato, poi una risatina. – Cazzo, Near, non ti smentisci mai. Come vuoi che stia?
Non gli aveva risposto; ma così facendo, non gli aveva neppure mentito. Era rassicurante sapere che certe cose non cambiavano mai.
- Stai prendendo l’accento americano – notò.
- Sì. Tu invece hai sempre quell’impeccabile inflessione da damerino inglese. Nemmeno Roger parla così – sospirò. – Devo andare.
- Non pensavo di sentirti – disse precipitosamente Near, prima di potersene pentire.
- Sì, ho notato la grande sorpresa nella tua voce – di solito il sarcasmo di Mello non lo turbava. Ma “di solito” apparteneva a cinque anni prima.
- Non pensavo ti saresti preso la briga – mormorò.
- Nemmeno io – ammise piano Mello.
- Sai che questa linea non potrà più essere utilizzata, vero?
Mello sbuffò. – Non sono un idiota, Near, grazie mille. E comunque, non penso di richiamare – suonava terribilmente definitivo, ma anche l’ultima volta era sembrato un per sempre...
- E Kira? – la domanda giunse inaspettata. Near sbatté le palpebre. – Non pensavo volessi... collaborare.
- Sai che non voglio. Ero.. solo curioso – se lo immaginava benissimo, Mello che si spostava i capelli dal viso quando era a disagio.
- Non lo so – rispose Near in tutta sincerità.
- Neanch’io.
Un sospiro. – Allora... ciao, Near. Buon compleanno – poi, con una traccia della familiare strafottenza: - Vediamo chi lo acchiapperà per primo.
- Ciao – sussurrò Near. Chiuse la chiamata e rimase per un po’ a fissare il vuoto, accoccolato nella poltrona di pelle, una gamba penzoloni come al solito.
Diciotto anni. Era come se ne avesse vissuti il doppio e, allo stesso tempo, non li avesse vissuti affatto.
 

16 Ottobre 2009, ore 17:17
 

Il numero da cui era stato contattato il Presidente non era stato molto difficile da rintracciare; il difficile sarebbe venuto dopo, perché ovviamente non poteva sapere chi avrebbe risposto e nemmeno se qualcuno avrebbe risposto.
Ciò nondimeno, Near chiamò. Non era certo da lui ignorare la prudenza e agire irrazionalmente, ma era importante.
- Pronto – la voce di Mello appariva misurata e neutra, ma sotto si leggeva un lieve stupore e forse anche allarme.
- Sono io.
- Oh – avvertì Mello sbuffare dall’altra parte. – Capisco... ti è andata bene che ho chiesto di farmi passare qualunque telefonata, nano. Cosa vuoi?
- Sei di fretta? – indagò Near.
Mello fece un verso impaziente. – Sì, ma dimmi quello che devi dirmi.
Near sospirò. – Mi ha chiamato Roger, e poi anche Linda. Dei poliziotti giapponesi sono stati alla Wammy’s per chiedere di noi. Hanno preso i nostri ritratti, quelli che ci aveva fatto Linda.
Seguì un lungo silenzio. Near sentì i passi nervosi di Mello ticchettare poi un respiro rumoroso. – La merda. Siamo fottuti. Che cazzo pensava di fare Roger?! Magari gli ha anche consegnato i registri con i nostri dati, no?!
- Non aveva scelta, Mello, avrebbe solo peggiorato le cose. Sono solo ritratti, non foto. Non ci sono né mie né tue foto rimaste alla Wammy’s – era la verità dopotutto.
Mello grugnì: - Poteva negare di averci tenuto lì, quantomeno. Vecchio cagasotto.
- Pensavo volessi far sapere a Kira che siamo i successori di L. Del vero L.
- Certo, ma... – Mello si schiarì la gola. – “Siamo”, Near? Davvero?
Near si fissò il piede penzoloni dalla sedia. – Sì, Mello. Anche se tu hai rinunciato alla tua eredità, a tutte le facilitazioni che potevi avere, noi siamo i successori di L.
- Lo siamo perché non ha fatto in tempo a scegliere! – sibilò Mello tentando di non alzare troppo la voce. Quando riprese a parlare, era chiaro che si stava trattenendo. – Sappiamo benissimo che è così, Near. Tu parli come se fossimo uguali, ma non lo siamo – non specificò chi fosse superiore a chi; semplicemente chiuse la chiamata, lasciando Near nuovamente solo, seduto in una stanza fredda e asettica.
Non avrebbe mai lasciato replicare Near su questo argomento; Near lo sapeva e sapeva anche che L non si era semplicemente dimenticato di nominare il proprio successore: non aveva voluto farlo.
Anche Mello avrebbe dovuto saperlo; ma, nonostante tutto, non riusciva a trovare il coraggio di farlo.
 

13 Novembre 2009, ore 14:45
 

- Near, cercano te – alzò gli occhi dal modellino, un’assurda speranza che premeva per uscire.
- Chi è?
Lester scosse la testa e gli allungò il telefono. Near lo prese, ma prima fece cenno a Jevanni di staccare la conversazione dall’apparecchio centrale. – E’ privato – zittì ogni protesta, voltando loro le spalle.
- Giusto due parole: non morto.
Per la prima volta dopo molto tempo, Near provò l’impulso di ridere, sollevato come mai ricordava di essere stato. Si concesse un lieve sorriso nascosto dietro la manica.
- Dubitavo sarebbe bastata un’esplosione a farti fuori.
- Non ce la fai proprio a sembrare sorpreso, eh?
La voce di Mello era raschiante e affaticata, ma indubbiamente vivace, colma di quella baldanza che Near non avrebbe mai avuto. Sicuramente l’esperienza di quasi morte aveva avuto soltanto il potere di galvanizzarlo più che mai. Testa calda, come sempre.
- Suppongo tu non voglia raccontarmi come hai fatto.
- Supponi bene, omino. Ti basti sapere che... ho ricevuto un aiutino.
Un aiutino? – Matt?
Mello latrò una mezza risata come risposta.
- Ti lusingherà sapere che la polizia giapponese, e quindi Kira, ti ritiene morto.
Riuscì quasi a vedere il mezzo ghigno di Mello. – Adoro le entrate a sorpresa. E non escludo che potrei farne una a te.
Near sbatté le palpebre. – Sai che sei il benvenuto qui, Mello.
- Non per collaborare – la voce si fece improvvisamente aspra. – Diciamo per uno scambio. Hai tu la mia foto, no?
- Sì – ammise Near, semplicemente. – Volevo... tenerla al sicuro. Ma se la rivuoi, è tua.
- Bene – un sospiro. – Non ho voglia ora di litigare, Near – Near avrebbe voluto fargli notare che non era certo lui che si arrabbiava più facilmente, ma tenne saggiamente la bocca chiusa. – Sono... un po’ stanco.
Una lieve inquietudine prese a pungere Near. – Sei ferito gravemente?
Silenzio. Near sapeva cosa significava: la risposta non era gradevole, ma Mello non voleva mentirgli e nemmeno, evidentemente, gli veniva alla mente una battuta ironica per deviare il discorso.
- Mello.
- Lascia stare.
- Stai ancora male. Non sei guarito.
- Non guarirò mai più, Near. Non completamente – prima che lui potesse rispondere, Mello tagliò corto: - Si tratta solo di una questione estetica; sopravvivrò. A dispetto di quello che pensi, non sono così attaccato al mio aspetto.
- Ma stai ancora male – insistette Near. Se voleva fare una gara di testardaggine, era il benvenuto.
Come sempre, Mello si buttò sul cinismo. – Non ti aspetterai che un’esplosione lasci un graffietto che puoi curare con un cerotto. Ma immagino che per te un ferita valga l’altra, dato che il tuo massimo è stato un ginocchio sbucciato.
Near ricordava alla perfezione quell’episodio: aveva sei anni, vestiti troppo larghi e inciampava a ogni passo. Era stato Mello, ovviamente, a tirarlo su dalla ghiaia e portarlo di peso in infermeria.
- Ti lascio riposare – mormorò Near. – Allora... immagino ti vedrò presto.
Una risata secca. – Immagina pure.
 

25 Gennaio 2010, ore 00.08
 

- Che stai facendo?
Near sbatté le palpebre. Di tutte le cose che poteva aspettarsi da Mello, quella era la più assurda. – Prego?
- Ti ho chiesto cosa cazzo stai facendo. Sai, si chiama fare conversazione.
- Tu non ‘fai conversazione’. E nemmeno io.
Uno sbuffo di risata. – Lo so. Per una volta, però, potremmo anche provare a fare le persone normali.
Se Near non fosse stato Near, avrebbe riso; invece, si limitò ad arricciare l’angolo della bocca in su. Che poi, che importava se anche si fosse lasciato andare a un mezzo sorriso? Non c’era nessuno. Ma forse l’abitudine di nascondere, reprimere era troppo forte.
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani. – Sto... finendo di fare dei burattini.
- Che?
- Sai – continuò Near, vagamente imbarazzato. – Burattini. Quelli che si mettono sulle dita.
- Non discuterò i tuoi passatempo – fu la risposta, lievemente beffarda.
- E tu?
- Un cazzo. Matt russa e non riuscivo a dormire.
Near si arricciò pensoso una ciocca di capelli. – Queste sono le conversazioni della gente normale, secondo te?
- Boh. Non ho esperienza – stavolta la risata sfuggì davvero dalle labbra di Near.
– Nemmeno io – rispose. Ma andava bene così, no? Se fossero stati persone normali, non si sarebbero mai incontrati, avrebbero vissuto una vita terribilmente banale... O forse sarebbe stato meglio così? Niente L, niente Kira...
- Nate – trasalì nel sentire il suo nome, quello che avrebbe usato da persona normale, quello seppellito a fondo e cancellato da qualunque documento.
- Sì? – rispose cautamente, perché Mello non lo chiamava così da tanto, tantissimo tempo.
Sembrò che Mello annaspasse alla ricerca delle parole giuste; alla fine, ricorse a quelle che conosceva meglio: - La nostra gara è ancora valida, vero?
Near sorrise. – Ma certo... Mihael.
- Allora... a presto.
Riagganciò. Near posò il telefono sul pavimento accanto a sé e si rimise a dipingere la cicatrice di Mello sul burattino.
 

26 Gennaio 2010, ore 5:21
 

Era sciocco, inutile e doloroso. Sapeva cos’era successo. Non poteva farci niente.
Ma prese in mano il telefono e compose comunque il numero. Le dita gli tremavano.
Avrebbe dovuto saperlo. Aveva sempre creduto di conoscere Mello meglio di chiunque altro e non aveva capito una cosa tanto semplice.
Il telefono al suo orecchio continuava a squillare. Per la prima volta da cinque anni e mezzo, nessuno rispose.






Chi riesce a stare lontano da Death Note? Non certo io, e, evidentemente, Death Note mi fa scrivere storie tristi. E sì, odio il fatto che Near resti da solo, quindi scrivo cose tristi su di lui.
Come ho detto all'inizio, questa fic può essere interpretata nel modo che volete, dato che l'autrice stessa non sa bene in che rapporto siano Mello e Near... varia coi giorni e con l'umore. Se questa storia vi è piaciuta, lasciate un commentino. Anche se non vi è piaciuta lasciate un commentino ^^
L'immagine di copertina appartiene a Foresskikaki che potete trovare qui http://foresshikaki.tumblr.com

 
  
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