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Autore: FreDrachen    05/03/2016    0 recensioni
SOSPESA
[Un (in)probabile sequel di questa fantastica saga *-*]
Sono passati due anni dalla sconfitta di Nidhoggr. Ora gli ex draconiani possono vivere la loro vita nella più consueta normalità.
Fino a quando non compare nella loro vita Alexander,un ragazzo che porta su di sè il marchio di un passato di cui Sofia e gli altri pensavano di essersi liberati.
Vecchie conoscenze dal passato e nuove verità oscure.
Ha inizio una nuova battaglia per le sorti del mondo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nidhoggr, Nuovo personaggio, Ratatoskr, Sofia
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 11


Passato 6

 
Dieci anni dopo...


Era un giorno di fine Gennaio come tutti gli altri a Benevento.
Seduto sul gradino fuori dalla scuola,durante l'intervallo, Alex stava divorando l'ennesimo libro fantasy, Città degli Angeli Caduti il quarto della saga degli Shadowhunter. Non si accorse di Colton e della sua banda, fino a quando non gli strapparono dalle mani l'adorato romanzo.
Alex alzò lo sguardo sorpreso su di loro, gli occhi che si riempirono di timore non appena riconobbero il ragazzo di fronte a lui. Colton, pur avendo solo quattordici anni, sembrava un bulldozer con le sue ampie spalle e braccia muscolose, il fisico già scolpito e le gambe tonite. Sembrava il classico ragazzo che passava le sue giornate ad allenarsi in una palestra, a infastidire e al massimo pestare gli altri ragazzi. Come lui.
Alex raccolse tutto il coraggio di cui disponeva.«Posso riavere il mio libro, Colton?»
Colton o fissó come se fosse un insetto da schiacciare.«E perché mai, Mostro?»
Da quando era cominciata la scuola e Colton aveva notato i suoi particolari occhi, aveva cominciato a soprannominarlo Mostro. Non che ad Alex importasse granché. L'importante era non finire a casa pestato, e se Colton si limitava a schernirlo in quel modo non se la prendeva.
Ma quel giorno nel suo cuore, sentì che non sarebbe finta bene.
Voleva rispondergli per le rime, ma la ragione lo frenava."Zitto! Stai zitto se non vuoi tornare a casa con le ossa rotte"lo intimava la sua razionalità.
«Per finire di leggerlo, no?»rispose invece, ignorando il buonsenso.
Colton gli sorrise sornione.«Lo vuoi? Allora vieni a prenderlo»lo beffeggiò.
Alex si alzò dal gradino e allungò la mano per recuperare il libro, ma Colton l'aveva già lanciato a un suo compare, Jackson se non ricordava male, che a sua volta lo lanciò a Brett,un altro componente del gruppo, e poi ad altri. L'ultimo di loro, un certo Paolo lo fissò per un attimo con compassione, beccandosi un'occhiata di fuoco da parte di Colton, per questo frettolosamente, intimidito, lanciò il libro al suo capo.
Alla fine Alex si ritrovò circondato da sguardi derisori, di Colton e i suoi compagni tranne che Paolo che teneva il capo chino, e da sguardi di pietà e compassione degli altri ragazzi. In quel momento Alex si sentì solo. Non aveva amici su cui contare. Li fissó con astio e delusione.
Con la coda dell'occhio notò che Colton era rientrato e che sventolava il suo libro con un'espressione beffarda e tenendolo per la copertina rigida. Se gliel'avesse rotto non avrebbe risposto di sé.
Rientrò come una furia nell'edificio, animato dal desiderio irrefrenabile di recuperare il libro, beccandosi un'occhiata contrariata della bidella appostata accanto alla porta, che aveva il compito di controllare i ragazzi nel cortiletto. A in quel momento nulla importava se non il suo amato libro.
Colton nel frattempo si era spostato e ora si trovava davanti alla porta del bagno, che varcò non appena constatò che Alex l'aveva individuato. Voleva farsi seguire, e lui l'avrebbe accontentato. Uno strano presentimento si fece strada nel suo cuore, ma lo scacciò indietro.
Raccogliendo tutto il coraggio che possedeva, entrò nel bagno. Ciò che gli si presentò di fronte, gli parve uscito da uno dei suoi peggiori incubi.
Colton che sorrideva in modo arrogante che reggeva con due dita il suo libroesattamentesopra il water. Alex sentì la gola seccarsi.
«Non puoi farlo»sussurrò scosso.
«É qui che t sbagli Mostro. Ho tutto il potere per farlo. A meno che tu non faccia ciò che dico». Rimase pensoso per un istante appena, per poi sorridere malignamente.«Forse potresti sgattaiolare nell'aula professori e dare fuoco ai registri. O magari potresti lasciarti umiliare di fronte a tutta la scuola. Mmm... Da quest'ultima idea non ci traggo vantaggio, ma divertimento, oh si».
«Perché mi fai questo? Perché ti ostini a maltrattare la gente? Cosa ti abbiamo fatto?»
«Il solo fatto che esistiate mi sembra una scusa ovvia»rispose Colton prontamente.
Alex sentì crescere dentro di sé un coraggio che non sapeva possedere.
«Non farò nulla di quello che dirai!»gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Ma Colton non si lasciò intimidire dall'ardore che sembrava emanare.«Se é questo che vuoi»disse, lasciando la presa dal libro.
Come a rallentatore Alex lo vide finire nell'acqua del water, e per calcare il suo potere Colton tirò pure lo sciacquone.
«Risposta sbagliata Altieri. Se avessi accettato una delle mie proposte, forse ti avrei restituito il tuo prezioso libro». Gettò un'occhiata disgustata dentro il water.«Spero non si intasi. Ah, ma che sciocco. Posso dare la colpa a te».
Ma Alex diede poco peso a quelle parole. La sua mente era concentrata sul suo libro, ormai distrutto e perduto. Sentì crescere dentro di sé una rabbia cieca, che mai avrebbe pensato di provare, insieme al desiderio irrefrenabile di vedere Colton a terra sconfitto. Con un urlo si gettò contro un Colton sorpreso dalla sua reazione, sbattendolo contro il muro.
Non lasciò il tempo a Colton di controbattere che gli assestò un pugno sul naso. Subito cominciò a uscire il sangue.
Colton si portò la mano al naso per tamponarlo. «Questo é per il mio libro preferito che hai gettato nel water».
Poi gli assestò un pugno all'addome, che fece piegare il ragazzo in due.
«Questo é per tutti quelli che hai minacciato e con cui hai fatto lo stronzo. E per finire...». Gli assestò un calcio nelle parti basse.«Questo per aver minacciato me»sibilò infuriato.
Colton scivolò lentamente a terra in preda al dolore.
Alex sussultò come uno appena uscito da uno stato di trance, allontanandosi da Colton. Fece per andarsene quando un pugno in pieno volto lo fece carambolare.
Colton malgrado il dolore si era alzato e lo fissava con occhi fiammeggianti d'odio. «Tu piccolo inutilissimo bastardo»gli soffiò contro.«Come osi metterti contro di me?»
Fulmineo lo placcò, facendolo cadere violentemente di schiena a terra. E subito infierì contro di lui tempestandolo di pugni ovunque. Alex cercò di sottrarsi alla sua presa ferrea, inutilmente. Fu il suo istinto di sopravvivenza, il suo desiderio di finirla a dargli coraggio. Con sforzo estremo poggiò la sua mano sul petto di Colton esattamente sul cuore. Sentì una scossa partire dalla sua mano per poi propagarsi in tutto il corpo dell'avversario, che si staccò frettolosamente.
Alex si tirò su a sedere fissandosi sconvolto le mani.
Colton si rannicchiò lontano da lui in preda al terrore. «Che cavolo hai fatto?!»sbraitò come un poppante.
Alex non ebbe il tempo di proferire parola, che la porta del bagno si aprì. Sulla soglia apparvero la professoressa Paolini di Lettere, e la vicepreside, la prof Bonanni.Dietro le due donne, scorse Jackson, Brett e Paolo bianchi come dei cenci che fissavano sconvolti il loro capo.
La vicepreside squadrò i due ragazzi con durezza. «Altieri, Olivieri. Entrambi nel mio ufficio».

Lo studio della vicepreside era una stanza illuminata e spaziosa. Al centro spiccava una grossa scrivania in legno d'acero, poco scostato un mobiletto in cui erano riposti tutti i documenti, e per finire due sedie esattamente poste davanti alla scrivania.
Fece accomodare Alex e Colton, che erano passati prima in infermeria per rimettersi abbastanza in sesto. La donna si tolse gli occhiali, massaggiandosi stancamente gli occhi.
Era una donna di mezza età, con i capelli tinti dorato scuro e dagli occhi azzurri severi. Non molto alta ma bilanciata, indossava quel giorno una maglia maniche lunghe marrone, una gonna in panno, un paio dicollante e scarpe con un piccolo tacco.
Dietro di lei la finestra era spalancata, pur essendo fine Gennaio.
Alex beccò Colton che lo fissava con aria trionfa, come per dire:"Ti renderò la vita un inferno, dato che ho il potere di farlo".
Alex mantenne il suo sguardo, scuro in volto.
«Molto bene»cominciò la donna.«Raccontatemi cos'é successo. Olivieri comincia tu».
«É una furia! Si é accanito contro di me e ha cominciato a pestarmi a sangue. Non sono riuscito a difendermi»raccontò in tono lamentoso Colton, assumendo l'espressione piú docile e impaurita del suo repertorio. «Ma é stata colpa sua...»si intromise Alex, ma fu bloccato dalla vicepreside.
«Non é il tuo momento Altieri»lo sgridò la donna.«Continua Olivieri»disse, rivolta a Colton.
«E quando poi mi ha poggiato la sua mano sul petto, mi ha dato la scossa dolorosissima. Non so come abbia fatto, forse aveva in tasca un taser portatile. Ho temuto per la mia vita, signora Bonanni»finì di raccontare, asciugandosi una falsa lacrima.
Alex lo fissó in collera e sorpreso.«Ma se hai cominciato te, brutto figlio di...»
«Non tollero certe espressioni Altieri»ribatté la prof alterata.
Alex si ripoggió con la schiena contro lo schienale della sedia, con un sospiro.
Poi riportò nuovamente la sua attenzione su Colton. «Come ben sainOlivieri, molti studenti si sono lamentati del tuo comportamento»gli fece notare la donna.
«Crede che questi me li sia fatti da solo?»domandó prontamente Colton, indicando si i lividi. «
Non é quello che intendevo dire Olivieri».
«E poi...»la interruppe Colton.«Da quando mi avete affidato allo psicologo della scuola, sono migliorato. Perché, per ogni problema, automaticamente la colpa deve essere mia? Perché per una volta non posso essere la vittima della situazione?»
Alex lo fissó con furore. Lui era come il lupo in mezzo agli agnelli. Era inevitabile che la colpa era sua. Era lui che maltrattava gli altri, li umiliava o li pestava. Lui aveva in qualche modo reso giustizia a tutti i ragazzi che avevano timore di Colton e i suoi.
La donna annuì, e si volse poi verso Alex.«Ha qualcosa da aggiungere a questa versione dei fatti Altieri?»
«Prof, si. Ma...» «Allora sai che devo prendere provvedimenti a riguardo, vero?» «Ma ha cominciato lui! Ha cominciato a infastidirmi e sié appropriato del mio libro, che ha poi gettato nel water!».
Si era alzato e mano a mano aveva alzato la voce. La donna non si scompose e lo fissó seriamente per tutto il tempo.
«Calmati Altieri. E siediti».
Alex rosso in viso ubbidì, e con la coda dell'occhio notò un'ombra di sorriso sul volto di Colton.
«Certi atti di violenza devono essere puniti. So che é stato un gesto istintivo Altieri, ma non posso tollerare certi comportamenti. Pertanto, sarete entrambi sospesi per due settimane».
Alex ascoltò senza battere ciglio. In fondo sapeva che, pur avendo agito istintivamente, sarebbe stato punito. Colton invece cominciò a protestare:«Ma prof! É stato lui a cominciare a colpirmi e io mi sono difeso...».
Ma la donna lo bloccò.«Se non avessi infastidito Altieri, non credo che ti avrebbe malmenato. E in quanto a te Altieri, non hai nulla da obbiettare?»
«Assolutamente no. So che é una pena equa per le mie colpe».
Cos'altro avrebbe potuto rispondere?
La vicepreside Bonanni annui soddisfatta.«Mi fa piacere che abbia capito il suo errore Altieri».
In quel momento qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.
«Avanti».
La porta si aprì lentamente, e dal vano della porta fece capolino il volto di Paolo. Era un ragazzo molto alto e magro, dai capelli castano scuro lisci e occhi grigi.
«Cosa posso fare per te, Cama?»
La risposta che uscì dalla bocca di Paolo, lasciò sia Colton che Alex a bocca aperta.
«Sono qui per prendere le difese di Alexander...cioè, di Altieri».
La donna lo fissó attenta.«Mi dica Cama». Lo sguardo di Paolosaettó su Colton che lo stava fissando come se volesse staccargli la testa a morsi.
«Altieri ha agito per difesa. Colton...Olivieri, lo ha portato al limite della sopportazione, e trovo naturale il fatto che abbia perso le staffe»disse tutto d'un fiato.
«Ha picchiato un suo compagno. Come puoi considerarlo un atto giusto Cama?»
«Perché é la prima volta che una vittima delle prepotenze di Olivieri non abbassa la testa alle sue minacce e cattiverie»rispose.
«A cosa ti riferisci?»
«Altieri non é stata l'ultima vittima da quando siete intervenuti a correggere il suo modo di fare».
E prodigo di dettagli, le elencò tutte le vittime delle angherie di Colton. L'ultima, prima di Alex, risaliva solo a due giorni prima. Era Piero, un ragazzo nella stessa classe di Alex, che era tornato pieno di lividi in classe dopo l'intervallo. In quel momento aveva raccontato tremante di aver perso l'equilibrio e di aver picchiato contro un armadio. La prof presente in quell'ora gli aveva creduto, e ora era emersa la verità, una verità che Colton aveva occultato con minacce e menzogne.
La donna rimase in silenzio per un periodo che parve interminabile.
Paolo si tormentava le mani, visibilmente nervoso e preoccupato per quello che gli avrebbe fatto Colton, una volta fuori da scuola.
«I fatti che mi hai raccontato Cama corrispondono alla realtà?»domandó la vicepreside con serietà assoluta.
Paolo annuì.«Nessuno ha parlato per paura di ritorsioni»rivelò.
«E allora cosa ti ha spinto a parlare? Secondo i miei colleghi sei molto amico di Olivieri. Per quale motivo lo frequentavi, e adesso testimoni contro?»
Paolo abbassò il capo.
Ma quando si decise a rialzarlo, Alex notò una nota di determinazione.
«Sono stato al suo fianco per paura, come tutti gli altri. Ho avuto la fortuna di essere scelto come complice. Ha trascinato me e molti altri in un vortice di crudeltà e cattiveria. E io...»gli si mozzò la voce, ma si riprese in fretta.«Io non ho mai gioito di fronte alla paura e anche al dolore di tutti i ragazzi che Colton ha malmenato, privato della dignità e umiliato. Non ero d'accordo allora e continuo a non esserlo adesso. E se non ho fatto qualcosa é per paura. Si lo ammetto. Avevo paura di fare la stessa fine delle sue vittime, e per questo stavo al suo gioco».
«Ha mai picchiato qualcuno Cama?»
«No»s'intromise Colton.«Perché é una femminuccia, una mente debole»lo beffeggiò perfido.
«Solo i deboli riconoscono i deboli»ribatté prontamente Paolo.
La vicepreside sospirò.«Giunti a questo punto, mi tocca riguardare i provvedimenti adottati. Olivieri la tua sospensione la alzo da due settimane a tre, con obbligo di frequenza scolastico. Provvederò a chiamare tuo padre. E in quanto te Altieri». Si rivolse ad Alex.«Per quanto abbia agito per difesa, una punizione la meriti. Posso abbassarti la pena a una settimana che potrai passare a casa, senza obbligo di presenza. Di meno non posso, e sono certa che tu capisca».
Alex annuì.
«Molto bene. Potete tornare nelle vostre classi. Avviserò io i vostri genitori».
E detto questo tirò su la cornetta del telefono, e cominciò a digitare il numero di uno dei due genitori.
I tre ragazzi uscirono dall'ufficio, Colton per primo, poi Alex e per finire Paolo.
Ma giunti in prossimità dell'angolo, Colton fulmineo scattò verso Paolo e lo inchiodò al muro, tenendolo per il bavero. «Ma bravo, hai fatto la spia Paolino. Ti sentivi con la coscienza troppo sporca eh?»
Alzò una mano stretta a pugno.«La sospensione tanto ormai ce l'ho per colpa tua. Ed ecco la tua ricompensa». Fece per calare il colpo, ma una presa ferrea al braccio lo bloccò.
Alex.
«Smettila»sibilò serio in volto.
Colton si liberò dalla sua presa.«Non prendo ordini da una femminuccia come te»gli soffiò contro.
Alex gli sorrise con sarcasmo.
«Una femminuccia che te ne ha date di santa ragione, eh?»
Paolo, malgrado la situazione, non riuscì a trattenere un sorriso.
Colton squadrò prima Paolo e poi Alex. Poi sospirò. «Ma che perdo a fare tempo con due mammolette come voi?» E detto ciò si allontanò per raggiungere la terza.
Colton aveva due anni in più di Paolo e tre più di Alex, che era andato a scuola un anno avanti.
Paolo sospirò di sollievo nel constatare l'evitato pestaggio, e si voltò verso Alex.
«Grazie»gli disse sollevato.
Alex scrollò le spalle.«É il minimo che potessi fare, dopo che hai preso le mie difese prima».
Paolo sorrise, ma il sorriso gli si spense dopo poco.«A tale proposito avrei voluto fare di piú».
«Credimi, piú di così non avresti potuto fare per me. Anzi, una settimana mi pare poco in confronto a come ho conciato Colton».
Paolo ridacchiò.«Se lo meritava. A te invece non sembra averti ridotto male. Anzi, quasi giurerei che i lividi stanno già guarendo».
Alex involontariamente si passò la mano su uno dei lividi, non piú tanto violaceo. «Guarisco in fretta lividi e ferite»ammise.
Paolo annuì.«Dev'essere una figata, é come avere un superpotere. Ecco, io sono arrivato».
Si fermarono davanti alla 1°C, la classe di Paolo. Non che la classe di Alex, la 1°E, distasse troppo lontano. Era due porte piú avanti.
«Allora, ci si vede Altieri»lo saluto Paolo.
Ma prima che abbassasse la maniglia della porta, Alex sentì il dovere di correggerlo. «Alex. Per gli amici sono Alex».
Paolo rimase perplesso, ma alla fine sorrise.«Ok, Alex. Ci si vede».
Quando Alex vide il suo nuovo amico scomparire oltre la porta, si costrinse a raggiungere la propria classe. La prof aveva cominciato già a spiegare, e aveva già perso metà argomento che si sarebbe dovuto studiare sul libro, dato che non aveva legato con nessuno di loro. Prese posto accanto a Piero, che lo fissò con un misto di ammirazione e timore. La notizia che aveva pestato Colton in bagno aveva già fatto il giro di tutta la scuola, constatò con fastidio. Sarebbe stato da quel momento in poi, materiale da gossip. Non vedeva l'ora.
«Molto bene Altieri. Vedo che si é degnato di presentarsi a lezione».
Alex la fissó sorpreso.«Ero nell'ufficio della vicepreside»si scusò.
La prof lo fissó perplessa. Non ne era ancora messa a corrente di ciò che era successo, dato che quella era la sua prima ora di lezione. Bastò un sintetico resoconto da parte dei suoi compagni di classe, che la prof lo fissasse con un muto rimprovero sul volto. Lei era una delle poche che credesse nei miglioramenti (ma quali? , pensava Alex) di Colton. Per tutta la lezione, Alex sentì tutti gli sguardi puntati contro, compresi gli occhi della prof che dardeggiavano. Alex le ignorò tutte, e, forse grazie a un miracolo, riuscì a uscire quasi illeso da scuola.







Angolino dell'autrice:
Hola ^^
Eccomi qui con il passato 6 ^^
Abbiamo trovato un Alex ancora inconsapevole della sua natura, alle prese con i problemi che tutti noi possiamo avere(a me per fortuna non è successa una cosa simile come ad Alex, ma ad altri probabilmente si, ed è per questo che ho "dato" una lezione al caro Colton...spero non vi dispiaccia^^)
Dunque...il prossimo capitolo sarà ambientato nel "presente"...dove avremo una surprise XD
A presto ;)
Drachen
   
 
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