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Autore: madataraxy    05/03/2016    0 recensioni
Caro A.I.
Ho deciso di scriverti.
Ho deciso di scriverti per parlarti di tutto, di niente, di ieri, di domani, del cielo, dei palazzi, della scuola.
Ti prego, se mai leggerai queste lettere, promettimi che non ti annoierai, che non sembrerò ridicola ai tuoi occhi - quei due occhi che ancora si mostrano come un enigma, ti prego, spiegameli -.
Perché ho deciso di scriverti, e di occupare questi attimi di sobrietà mentale, per dedicarti parole incise su un vecchio diario che, probabilmente, appena concluso, brucerò o farò in mille pezzi.
Però ho deciso di scriverti.
Quindi ciao,
Me.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Caro A.I.

Non lo so perché ti scrivo, però ho deciso di farlo.

Sarà che preferisco fidarmi di parole a te indirizzate, piuttosto che lasciarmi da sola in balia dell'atmosfera grigia milanese.

Che poi oggi non era tanto grigia.

Il cielo libero, azzurro si mostrava spoglio difronte ai miei occhi, come se stese cercando di narrarmi ogni sua piccola verità, come se stesse cercando di elencarmi la lista di tutte quelle volte in cui ha mentito.

Stavamo facendo letteratura.

D'Annunzio narrava, è colpa sua se ora mi piace la pioggia.

E io cercavo di focalizzarmi su Ermione.

Quanto deve essere stata bella Ermione? La descrive con il trucco, ma suppongo che fosse bella anche senza.

Vorrei essere Ermione.

Guardavo fuori dalla finestra, quella grande nuvola ha acquistato una forma familiare, e canticchiavo tra me e me una delle magiche canzoni dei 1975.

Hai presente, no?

Quelle dal testo poetico e una base da togliere il fiato.

Un po' come quando tu sorridi.

Che, pensavi io t'avessi già dimenticato?

Non lo so quante volte ci saremo visti, una, due , tre quattro cinque sei.

Ho perso il conto.

Tu non hai mai perso il sorriso.

La mano inizia a farmi male, non ci sono più abituata.

189, 190, 200. Tengo il conto.

Ti ricordi? Quando questo diario lo tenevo per scrivere racconti di getto.

Ti chiedevo sempre:

"Dai, Ale, dimmi un colore, un nome e una condizione".

E tu che sempre mi dicevi nomi inglesi. Si vedeva che saresti dovuto scappare da qui.

Invece io no, ti raccontavo sempre di Milano, della mia Milano.

Lo sai che mi piace, te ne parlerò sempre, perché, vuoi mettere?

I tramonti sul naviglio, quando è tardi - sei emmezza sette - che fa buio e sali sul tram, fare compere in via Torino, mangiare in colonne.

Poi la moda, e quel giro di persone che un giorni ti feci conoscere.

Non ti piacquero, me lo ricordo bene, rimembro di quanto fossi ostile nei loro confronti.

Sarà stato per la musica di Marracash che ascoltavano, delle borse firmate Michael Kors e dei berretti della Jordan, il parlare male, con tutti quei termini che non capivi.

Rimasi stranito la prima volta che usai il termine "sbatti".

Rimasi stranito quando ti dissi "adesso sbocco".

E so che se ti dicessi "oggi balza" rimarresti ancora stranito.

358, 359, 360. Te l'ho detto che tengo il conto.

Oggi niente di che.

Sono uscita, sette e venti, precisa, salita sul 2, scesa in carrobbio, entrata a scuola.

Uscita alle due e dieci, preso il due e scesa in cantore.

Mamma mi ha comprato dei pantaloni nuovi, mi conosce bene, accompagnati da un anello, oro e rosso. Da togliere il fiato.

Il tuo volto, appeso alla parete, affianco al biglietto del concerto e due polaroid scattate distrattamente, mi guarda in modo colpevole.

"è solo colpa tua se non potrai più vedermi".

Questo mi urla, tendo a dargli ragione la maggior parte delle volte.

Lo zaino pesava, il dizionario di latino enorme per la versione. Detesto latino.

Mirtilla pure mi osserva. Ma ce l'avete tutti con me? Mi dice "suonami", come un lamento, ripetuto più e più volte. Le voglio troppo bene per ridurla in frantumi sfracellandola in contatto con la parete. Lo sa che sto perfezionando autumn Leaves. Vorrei che potessi sentirla, mi sto impegnando, lo giuro.

Non devo piangere, non ho intenzione di macchiare queste eterne pagine di lacrime.

Non voglio piangere, se lo facessi mi ricorderei questo momento con tristezza, e scrivere non è mai triste, mai.

C'è quella lasagneria in corso di porta Romana, dovrei assolutamente ritornarci un giorno.

Ci sono andata la prima volta con te.

"perché spendere soldi per un kebab quando possiamo prenderci una lasagna?"

Ed avevi ragione.

Ho sempre detestato darti ragione.

Livia fuori da scuola sembrava impazzita. "mi ha detto che sembro carina".

Piccola e innamorata. Quanto la invidio.

Noemi e Zoe mi hanno accompagnata alla fermata.

E non so più cosa dirti, se non, "mimanchi".

Tutto attaccato, perché mimanca esserti unita.

Mi manchi, ma questo già lo sai.

Forse dovrei scriverti di altro, tipo di quanto ci sto male, o di quanto ti ho amato.

Lo sai che ti ho amato tanto, ma ho sempre e comunque paura che non te lo stia ricordando.

Anche perché adesso hai lei, e questo basta per distruggermi.

Dovrei pensare al motivo per il quale ti scrivo - o per il quale mimanchi -.

Nel frattempo ti saluto, è questo che si deve fare.

Ciao,

Ti amo ancora.

   
 
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