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Autore: Xokaylerie    06/03/2016    0 recensioni
Un punto morto, una strada senza via d'uscita. Ma noi la vediamo ancora la luce, non è così?
Anche se non siamo costantemente forti, anche se siamo la causa di ogni nostro singolo ostacolo, anche se sembra che un alone di tristezza ci segua in ogni passo della nostra vita, è la speranza che ci tiene uniti, nonostante tutto.
E si sa, quella è l'ultima a morire, quindi devo concludere che ci cercheremo sempre.
Tu mi cercherai nella tua casa, nella tua città, nel tuo lavoro, nel posto in cui fai colazione ogni mattina, nella passeggiata che fai sempre prima di andare a dormire, mi cercherai in un cielo stellato o in temporale furioso e probabilmente ogni nuvola prenderà le mie sembianze.
E io ti cercherò su ogni treno in cui salirò, farò sempre il giro di tutte le carrozze per vedere se ci sei, guarderò il volto di ogni passeggero che sarà sul mio stesso volo con l'illusione di vedere la tua faccia, ti cercherò in tutti i miei viaggi, in ogni luogo che visiterò e ogni passante, di qualsiasi cultura esso sia, avrà qualcosa di te...
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Dio, quanto mi sei mancata Giada" dici, non appena ti sono abbastanza vicina. 
E le tue parole sono una lama nel petto, tanto fanno male. 
Ti sorrido impercettibile e lascio che le tue mani avvolgano il mio viso, lascio che le tue labbra bacino i miei occhi, le mie guance, la mia fronte ed il mio naso. Lascio che il tuo caldo respiro definisca ogni mio contorno. 
Non puoi capire, non puoi sapere, non potresti mai immaginare quanto la tua assenza mi sia pesata.
"Scusami, ti ho assalito. Non sei ancora riuscita a dire nemmeno ciao" ti riscuoti, e fai scivolare le mani sul tavolo di fronte a noi. 
Non ho il coraggio di dire nulla ma, sebbene io sia ancora piacevolmente intorpidita dalla tua dolcezza, riesco a riprenderti una mano fredda per riscaldarla nella mia. Sembrano incastrarsi perfettamente e questa consapevolezza fa scivolare brividi ovunque.
"Ripetimi perché ti ho lasciato andare" mi chiedi. Mi guardi impenetrabile. 
Se mi guardi così, me lo chiedo anche io perché ho lasciato che tu mi lasciassi andare.
"Lo sai come sono fatta, Valerio" ti rispondo, ricordando tutte le volte che ci siamo reciprocamente spazzati via le lacrime. Perché sappiamo come siamo fatti. Nessuno ti conosce come io conosco te, nessuno mi conosce come tu conosci me. Ma questo non è confortante.
"E non posso cambiarti."
"E io non posso cambiare te. "
Un punto morto, una strada senza via d'uscita. Ma noi la vediamo ancora la luce, non è così?
Anche se non siamo costantemente forti, anche se siamo la causa di ogni nostro singolo ostacolo, anche se sembra che un alone di tristezza ci segua in ogni passo della nostra vita, è la speranza che ci tiene uniti, nonostante tutto.
E si sa, quella è l'ultima a morire, quindi devo concludere che ci cercheremo sempre. 
Tu mi cercherai nella tua casa, nella tua città, nel tuo lavoro, nel posto in cui fai colazione ogni mattina, nella passeggiata che fai sempre prima di andare a dormire, mi cercherai in un cielo stellato o in temporale furioso e probabilmente ogni nuvola prenderà le mie sembianze. 
E io ti cercherò su ogni treno in cui salirò, farò sempre il giro di tutte le carrozze per vedere se ci sei, guarderò il volto di ogni passeggerò che sarà sul mio stesso volo con l'illusione di vedere 
la tua faccia, ti cercherò in tutti i miei viaggi, in ogni luogo che visiterò e ogni passante, di qualsiasi cultura esso sia, avrà qualcosa di te e potrebbero esserci continenti a dividerci, in ogni passo del mio cammino sentirò il tuo sguardo su di me.
Restiamo immobili, in silenzio, a guardarci. 
Voglio imprimerti nella mia memoria, perché ho una folle paura di dimenticarmi dei tuoi lineamenti... La tua mascella definita, quelle labbra che tante volte ho baciato, quelle braccia che tante volte mi hanno stretto. Mi è capitato di svegliarmi tremando la notte, con il viso bagnato dalle lacrime. Mi è capitato di passare un infinità di notti insonni, nella vana prova di trovare una soluzione. 
"Raccontami." mi inciti, accennando un sorriso.
E mi perdo nei dettagli, mentre tu mi ascolti. Ridiamo insieme delle mia vita assurda, delle città che mi sono lasciata alle spalle in questi mesi e che hanno lasciato tutte un piccolo segno sulla mia pelle. Si possono definire dei tatuaggi, visibile solo a me. 
"Non posso sentirle sotto mano le esperienze che hai vissuto, ma le percepisco dai tuoi occhi, un po' come se le avessi vissute anche io."
E da quando mi leggi nel pensiero? Le tue parole mi toccano nel profondo, perché nonostante io non possa fare a meno del mio egoismo, della mia voglia matta di provare sensazioni nuove, di vedere cose mai viste, di sapere cose mai sentite, di voler a tutti i costi non bloccarmi, non fermarmi, a volte mi sento sola. E sapere che qualcuno riesce a leggermi dentro, a immedesimarsi nelle mie emozioni mi fa sentire importante.
"Giada.." mi chiami, prima che io abbia il tempo di risponderti. E allora lo noto, il buio sul tuo volto e mi chiedo come ho fatto ad essere così cieca da quando sono arrivata.
Mi odio da far schifo, in questo istante. Vorrei tirarmi due schiaffi, tre, quattro. Vorrei provare tanto dolore da restarne intorpidita. Ma la mia punizione sarà convivere tutti i giorni con il mio malessere.
Chiudo gli occhi, li stringo forte, sospiro. 
"Fa male" gli confesso, tremando come una foglia. Sto per lasciare la sua mano, ma la sua stretta si fa più forte e mi trattiene. 
"Anche a me." E ti guardo per vedere se è così, dubito, dimenticando il passato e tutto quello che è stato, quello che abbiamo provato. 
"Adesso arriva la parte in cui ci rinfacceremo tutto, vero Valerio?" 
Ma certo, quella parte arriva sempre, inevitabilmente. 
"Mi piacerebbe che no, non arrivasse, ma ho accumulato una tale dose di rancore e dolore che no, non credo che potremmo evitare quella parte."
Una tale dose...Mi sembra giusto. Infondo sono passati più di sette mesi dal nostro ultimo saluto. E me lo ricordo ancora come se fosse ieri. Un bacio sulla tempia, quella che chiamano il sonno, un bacio lungo e asciutto, come se volessi colpirmi, addormentarmi.
"Cominci tu?"
"Cosa volevi che facessi? Che ti aspettassi in eterno?" sputi tra i denti e io accuso il colpo, anche se mi aspettavo che avresti cominciato così. 
Non rispondo, non hai ancora finito. 
"Che rimanessi imbambolato alla finestra ogni dannata sera contando il ticchettio del tempo che scorreva? L'ho fatto! Ho pregato Dio ogni notte, da quando sei salita su quell'aereo per l'ennesima volta, perché tornassi. Ogni minuto era un agonia."
"Cosa dovrei fare? Rinunciare a me e ai miei sogni? Se lo facessi non sarei mai felice, lo sai bene. Preferisti vedermi infelice?"
"Vorrei bastarti!" 
"Smettila, smettila di fare la vittima. Io ti amo, e tu lo sai. Ma pretendi che faccia degli sforzi quando tu non sei disposto a farne neanche mezzo! Quante volte ti ho pregato di venire con me?"
"Non sono fatto per vivere alla giornata, per prendere la vita come viene. Non ci riesco e non ci riuscirò mai. Sono pignolo, tendo a programmare ogni singola cosa e la mia stabilità è il mio codice."
"Ecco perché ti sei trovato una bella fidanzatina uguale a te, giusto?"
"Voglio una famiglia. Non ho più l'età per i giochetti."
"Dio, dio, dio, quanto fa male, dannazione! Non riesco a sopportarlo. Come hai potuto, come?!"
Esplodo. Mi alzo, mollando la sua mano. Inutili sono i suoi sforzi per tenermi inchiodata a lui. Non riesco a stare un minuto di più dentro questo posto, non riesco a respirare. 
Lascio cinque euro sul tavolo, ed esco, velocemente, il più veloce possibile, rischiando di incespicare con la sedia e di rovinare sul pavimento.
Non mi importa nulla, non mi importa di niente! Io devo uscire di qui e devo farlo adesso. 
Raggiungo l'uscita e aprendo la porta prendo un profondo respiro, cercando di placare il bruciore al petto, di smettere di farmi pizzicare gli occhi. 
"Giada.."
No! No, no, no, no.
"Basta! Vattene Valerio. Lasciami stare!" protesto, quando mi afferra un braccio e comincia a camminare verso il vicolo accanto al bar. 
"Ti ho detto di lasciarmi!" urlo quando ci arriviamo. "Lasciami! Voglio solo respirare, giuro che tra due giorni scompaio e non torno più. Mi levo di mezzo, così tu potrai fare quello che vuoi."
Valerio mi guarda, ferito. Prova a stringermi in un abbraccio, ma lo respingo. 
Gli tirò uno schiaffo, un infinità di pugni sul petto e dopo l'ennesimo morso sul braccio, restò lì, appollaiata nell'incavo del suo collo e scoppio a piangere.
Lui mi lascia fare, immobile, consapevole che sono appena crollata, che ho perso la mia maschera di plastica, che non devo più mostrare a tutti i costi il mio sorriso e la mia gioia vuota, che non devo dimostrare niente a nessuno, che non c'è bisogno di far vedere che ho accettato la realtà, che riesco a comprendere il motivo per cui per noi non c'è un punto d'incontro. 
Per tutti gli altri si, perché per noi no? 
Un bacio su una tempia, chiudo gli occhi, vorrei fermare il tempo. 
Un bacio su una palpebra bagnata, tremo, vorrei che fosse semplice.
Un bacio tra le sopracciglia, mi abbandono a te, vorrei che bastasse questo. 
Un bacio sul mento, sospiro, mi viene voglia di restare.
Un bacio sulla bocca che sa di domani. 
  
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