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Autore: Stella Dark Star    09/03/2016    3 recensioni
Chi ha letto la storia di Mac&Poe, sa che la Leia del titolo NON è la Principessa che tutti conoscono, ma bensì la donna da cui ha preso il nome. Per chi non avesse letto la mia fanction, consiglio di cominciare da questo primo volume, in modo da conoscere la storia della famiglia Kenobi dall’inizio per poi finire con le avventure di Mackenzie.
Possono un paio di occhi blu e un profumo alle rose mettere a repentaglio anni di addestramento Jedi? E’ la domanda che deve essersi fatto Obi-Wan Kenobi il giorno in cui ha conosciuto la giovanissima ancella in possesso di queste cose. Infatti Leia, questo il suo nome, fin dal primo incontro è diventata l’ossessione del giovane Jedi, portandolo quasi alla pazzia. Ma chi è Leia? Oltre ad essere ancella ed intima amica della regina Amidala, la ragazza possiede dei segreti scottanti che verranno svelati nel corso della storia, e di cui il più importante è proprio la sua identità. Sfacciataggine e fragranze floreali sono le sue armi vincenti e anche il motivo dei numerosi litigi con Obi-Wan, ma sarà una tragedia ad unire questi due personaggi nell’amore e ad affacciarli ad una vita insieme.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi, Padmè Amidala, Qui-Gon Jinn
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La saga dei Kenobi'
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StarWars I
Obi-Wan&Leia
Amore tra le rose
 
Quale miglior momento per visitare il pianeta più bello della galassia se non mentre è sotto attacco? E cosa può essere più artistico di visitare il meraviglioso palazzo reale di Theed e vedere i suoi rilucenti marmi mentre è occupato dai droidi?
Sarebbe stato divertente se Obi-Wan Kenobi e il maestro Qui-Gon Jinn avessero pensato questo!
La realtà è che la Federazione dei Mercanti aveva preso possesso del pianeta e, proprio nel momento in cui i nostri due Jedi erano giunti a palazzo, i droidi stavano scortando la regina e le sue ancelle, fatte prigioniere.
Se tutti sono a conoscenza del proverbiale autocontrollo di Qui-Gon, pensate quanto deve essere parso strano ad Obi-Wan vedere il suo maestro in agitazione, mentre osservavano la scena dall’alto, sapientemente nascosti e pronti ad intervenire. Vedeva chiaramente i suoi occhi scrutare il gruppo di prigioniere, come se stesse cercando qualcosa. O qualcuno. Obi-Wan allungò lo sguardo a sua volta. La regina era facilmente distinguibile, per via del suo abbigliamento sgargiante, e le ancelle indossavano tutte le stesse tuniche col cappuccio calato sul viso. Più si sforzava di capire, più sentiva il timore del suo maestro crescere. Ma non potevano stare nascosti su quel terrazzo per sempre, era il momento di agire.
Con agilità e mosse precise, i due Jedi misero fuori combattimento i droidi che stavano scortando il gruppo. Una rapida svolta per nascondersi, fare le dovute presentazioni e decidere sul da farsi. Nonostante Qui-Gon apparisse quieto e professionale, Obi-Wan poteva ancora sentire una vibrazione di timore provenire da lui. Vero è che si stava affievolendo, però non poteva fare a meno di chiedersi a cosa fosse dovuta. Gli lanciò un’occhiata per studiarlo meglio e si accorse che il suo sguardo cambiava spesso direzione, mentre parlava con la regina. Chi stava guardando?
Seguendo la direzione, incontrò un paio di profondi occhi blu, grandi e contornati da lunghe ciglia scure. Occhi che richiamavano il colore del mare e le sfumature del ghiaccio, e che in quel momento stavano guardando proprio lui. Non poteva vedere molto di più. L’ancella era abbigliata come le altre, perciò erano visibili pochi particolari del viso. Un viso ovale con la carnagione di porcellana, labbra ben disegnate di colore vermiglio, un naso sottile e dritto e quegli occhi calamitanti sopra cui erano disegnate le sottili sopracciglia scure. Lei sorrise dolcemente, lui rimase immobile come una statua. Forse anche il suo maestro era stato attirato da quello sguardo, per questo continuava a lanciarle occhiate. Si riprese giusto in tempo per aggiornarsi sulla situazione. Bisognava salire su una nave e lasciare Naboo il più in fretta possibile.
*
Non era stato facile, ma alla fine erano scampati al pericolo, soprattutto grazie ad un piccolo droide di nome R2-D2 che aveva riparato un guasto proprio mentre erano sotto attacco.
Obi-Wan aveva seguito il maestro e il capitano della nave, il quale compito era di informare la regina sugli ultimi fatti. Ed ecco che la rivide. Era in piedi alla destra della regina e lo guardava fisso. Era già la seconda volta che lo ipnotizzava in quel blu, una perfetta armonia tra mare e ghiaccio in cui lui avrebbe potuto naufragare.
L’ancella scostò lo sguardo da lui e lo posò sulla figura della regina. Questa si era appena congratulata con il droide e in quel momento stava impartendo ordine all’ancella di nome Padme di ripulire il piccolo eroe. L’ancella dagli occhi blu abbassò il viso, Obi-Wan si accorse che le sue labbra erano increspate. Stava trattenendo una risata a discapito dell’altra ancella. Ovviamente si chiese cosa c’era di buffo in quello che la regina aveva detto. Eppure, guardando gli sforzi che stava facendo per non scoppiare a ridere lo contagiarono, costringendolo ad abbassare il viso a sua volta per non far vedere che stava sorridendo.
Il capitano e Jinn si congedarono, lui dovette fare altrettanto, ma prima di voltarsi guardò ancora una volta la sua ancella dagli occhi blu.
*
Padme entrò nella cabina dove era stato portato il guardaroba della regina e tutto il necessario per truccarla ed acconciarla. Spaziò lo sguardo all’interno. Vide la figura di spalle, i lunghi capelli biondi ondulati sciolti sulla schiena.
“Dovrei essere in collera con te per non essere venuta ad aiutarmi.”
La figura si voltò, i grandi occhi blu la guardarono e una leggera risata uscì dalle labbra vermiglie.
“La regina ha dato ordine a te di pulire il droide!”
Padme scosse la testa, ma in realtà era divertita quanto lei. Abbassò il cappuccio e liberò i folti capelli castani. Sbuffò: “Credo che abolirò questi cappucci. Sono scomodi.”
La ragazza sfoggiò un sorriso malizioso: “Dovresti parlarne con la regina!”
Questa volta Padme scoppiò davvero a ridere. Raggiunse l’amica e si accorse che sul ripiano su cui stava lavorando vi erano una dozzina di boccette rotonde contenenti liquidi di vari colori.
“Cosa stai facendo?”
L’amica sollevò tra le dita affusolate una boccetta piena di liquido rosa e rispose pensosa: “Sto scegliendo una fragranza.”
“Per quale motivo? Non è previsto un cambio d’abito della regina.”
Le guance della ragazza diventarono porpora.
“Ehm… La sto scegliendo per me.”
Ora era Padme a sfoggiare un sorriso malizioso: “E’ per far colpo sul giovane Jedi?”
Le guance dell’amica diventarono completamente rosse.
“Oh Leia, amica mia! E’ una bellissima notizia!”
La ragazza, che appunto aveva il nome di Leia, si chiuse a guscio per l’imbarazzo, allora Padme la prese per mano, attirando così la sua attenzione.
“Se provi qualcosa per lui, devi dirglielo.”
Leia fece spallucce: “L’ho appena incontrato. Non c’è gran che da dire.”
“Lo so che hai sofferto. Credo che una delusione d’amore sia inevitabile per tutti. Ma questo non significa che non devi più credere nell’amore.”
“Ma io ci credo, Padme. Solo non voglio affrettare le cose. Non ci siamo ancora rivolti la parola.”
“Il che è un modo per dire che hai paura.”
Leia abbassò lo sguardo a conferma.
“Se vuoi conoscerlo, dovresti approfittare della nostra sosta su Tatooine. Io andrò in perlustrazione e la regina non avrà bisogno dei tuoi servigi fin che non ripartiremo. E’ un’occasione perfetta per avvicinare il tuo bel Jedi, non credi?”
Leia prese un bel respiro per darsi coraggio: “Sì. E’ perfetta. Credo che lo farò.”
Padme sorrise: “Devi farlo! E al mio ritorno voglio sapere i dettagli!”
Leia avvolse l’amica in un caloroso abbraccio: “Come farei senza di te?”
“Se non ci fossi io sono certa che troveresti da sola il coraggio di agire. E’ tutto dentro di te, solo che quella delusione ti rende difficile tirarlo fuori.”
Le amiche si sciolsero dall’abbraccio, Leia la spronò: “Ora cambiati o andranno senza di te.”
*
La sala comandi non era certo un posto discreto, ma al momento era l’unica opzione. Obi-Wan era lì e doveva starci in attesa di ordini o comunicazioni. L’unica cosa da fare era farsi avanti e non pensare.
Si era vestita accuratamente con un bell’abito blu senza spalline la cui gonna ampia ricadeva fino a terra. I capelli li aveva pettinati e poi acconciati in una treccia che partiva dalla sommità del capo e scendeva lungo la schiena. Sollevò il mento quanto bastava per esprimere sicurezza e camminò fino alla destinazione.
“Dunque voi Jedi non riposate mai.”
Obi-Wan si voltò di scatto verso la voce, vedendo lei si alzò subito in piedi.
“No. Voglio dire, sì. Ogni tanto.”
Quel modo impacciato era un buon inizio per entrambi.
Leia prese posto sulla poltrona accanto e attese che anche lui si risedesse.
“Non pensi mai di lasciare tutto? Di dedicarti a te stesso?”
“No. Direi di no. Sono nato con delle capacità ed essere un Jedi è il mio destino.” Non aveva ancora finito di parlare che i suoi occhi si erano incollati a lei. Ora che poteva vederla tutta le piaceva ancora di più. Il corpo sottile era seducente, i capelli biondi bellissimi. Sperava che presto avrebbe potuto vederli sciolti. L’unica cosa negativa era che la ragazza sembrava troppo giovane per lui.
La vide sorridere.
“Mi stai fissando di nuovo!”
Obi-Wan scostò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli a spazzola.
“Scusami. E’ una cosa che non riesco a controllare.” Si schiarì la voce e rinsaldò il suo autocontrollo: “Io sono Obi-Wan Kenobi. Padawan del maestro Jinn.”
“Io sono Leia. Prima ancella della regina e sua confidente.” Aveva fatto attenzione a non dire il proprio cognome.
“Devi esserne onorata. E’ un ruolo molto importante.”
“Sì. E’ naturale che io lo sia. Ma per me non è un onere, io e la regina ci conosciamo fin da bambine. Siamo cresciute assieme. Anche se, in realtà, io sono più giovane di lei.”
“Anche lei mi sembra molto giovane.”
“Lo è, ma io lo sono di più. Ho compiuto da poco quindici anni.”
Quindi aveva ragione lui. Era davvero giovanissima. Allora come faceva ad essere così attraente?
“Non so se sia educato chiedertelo, ma ho bisogno di sapere. Per quale motivo hai ricambiato i miei sguardi?”
Leia sorrise divertita: “Mi sembra evidente! Sei così carino!”
Solo una ragazza così giovane poteva dire una frase del genere con tanta leggerezza. E allora perché lui si sentiva sempre più attratto? Stavano parlando da pochi minuti ma gli sembrava che fossero ore. Ad ogni frase che dicevano sentiva che lei si stava aprendo sempre di più a lui. Una creatura così spontanea non poteva avere segreti. E poi…non erano solo i suoi occhi ad attirarlo. Il suo modo di fare, la sua voce cristallina, il suo profumo. Il suo profumo. Strano che non ci avesse fatto caso prima. Leia emanava un piacevole odore di rose fresche, un odore dolce e rassicurante.
“Obi-Wan mi stai ascoltando?”
Lui la guardò sorpreso: “Sì. Cioè, no, scusami. Credo di essermi distratto.”
“Ti stavo chiedendo se fossi mai stato a Naboo prima di oggi.”
“No, mai.”
“E’ un vero peccato che tu abbia dovuto vederlo sotto assedio.” Il suo sguardo si fece triste: “Il suo panorama lussureggiante, le sue acque cristalline, il suo cielo sereno. Adoro ogni angolo, ogni foglia di quel pianeta. Sai, io ci sono nata e non ho visto nessun altro pianeta in vita mia.”
“Io invece viaggio molto, per via del mio ruolo. Però posso dire che Naboo è davvero il più bello.”
Leia sorrise dolcemente nel sentire quel complimento rivolto al luogo che amava.
"Sai, io sono appassionata di fiori e profumi. A palazzo ho un vero laboratorio dove creo le mie fragranze e nel tempo libero amo recarmi nelle foreste e raccogliere fiori da cui estrarle.”
“Allora quello che indossi lo hai fatto tu!”
Lei fece un cenno col capo: “Sì. Ti piace?”
“E’ molto buono.”
“Prova a sentirlo più da vicino.” E detto questo si sporse su di lui, invitandolo ad annusarle il collo.
Obi-Wan si ritrovò immobilizzato per quella situazione. Quasi spaventato da quella sicurezza, o sfacciataggine, con cui lei gli si rivolgeva. Peccato che il suo corpo la pensasse diversamente. Si accorse di essersi mosso solo quando il suo viso era praticamente ad un centimetro dal collo di Leia. Inspirò il profumo a pieni polmoni. Quella fragranza era calamitante quanto gli occhi della sua creatrice. Lo attirava spudoratamente. Aveva voglia di posare le labbra su quella pelle d’alabastro. Ne aveva voglia come un ragazzo che sta per entrare in contatto con una bella ragazza. Sbatté gli occhi e si ritirò di scatto. Aveva voglia di prendersi a schiaffi da solo. Tutti quegli anni di addestramento non erano serviti proprio a niente, dunque?
“Leia, finalmente ti ho trovata. La regina ha bisogno di te.”
Leia sollevò le sopracciglia, come sorpresa: “La regina?”
L’ancella che l’aveva chiamata, spalancò gli occhi in modo allusivo e scandì lentamente: “Sì. La regina.”
Leia parve capire: “Ah, ma certo! La regina! Arrivo immediatamente.” Si alzò dalla poltrona e si rivolse ad Obi-Wan: “Il dovere mi chiama. Spero che potremo continuare la conversazione in un altro momento.”
Lui parve dubbioso: “Credo di sì. Ma se il maestro torna coi pezzi di ricambio per la nave temo che dovremo aspettare.”
Lei non rispose, gli lanciò solo un’occhiata maliziosa e andò via. Il fatto che le sue natiche tonde come pagnotte di pane sembravano ondeggiare esclusivamente per lui, non era certo possibile. O almeno era quello che Obi-Wan si disse. Tre volte.
*
Le due ancelle entrarono nella cabina guardaroba e si premurarono di richiudere la porta alle loro spalle. Leia si recò sul ripiano dove in precedenza aveva allineato i profumi. In quel momento sopra vi era solo un dispositivo di comunicazione. Leia prese l’oggetto argentato tra le mani e lo avvicinò al viso.
“Padme, sono qui.”
“Ho buone notizie per te.”
“Sarebbero?”
“Per dirla in breve, noi passeremo la notte qui in città. Torneremo domani alla nave. Ci sono state delle complicazioni, ma mi auguro che tutto si sistemerà.”
“E queste sarebbero buone notizie?” Chiese Leia inarcando le sopracciglia, anche se l’amica non poteva vederla.
Dall’apparecchio si librò la risata di Padme: “La buona notizia è che potrai trascorrere più tempo col tuo Jedi! A proposito, come vanno le cose?”
“Non bene, direi. Gli sono quasi saltata addosso e lui non ha fatto assolutamente nulla.”
Cosa dovrebbe fare per darti soddisfazione?”
“Non so…magari…baciarmi?”
“Sono sicura che lo farà. Sei così bella e simpatica che non ci metterà molto a giurarti amore eterno.”
Nessuna risposta. Leia si era ammutolita, il suo sguardo perso nel vuoto.
“Leia? Ci sei?”
“Sì. Stavo solo pensando.”
“A cosa?”
Di nuovo nessuna risposta.
“Non pensarci nemmeno!”
“Non puoi sapere a cosa sto pensando!”
“Invece sì. Non farlo. Quella sostanza è pericolosa.”
“Ne userò solo qualche goccia. Non gli farà male.”
“E’ una droga. Non hai bisogno di ricorrere a tanto per farti baciare.”
“E’ l’unico modo. Se entrassi nella sua stanza mentre dorme lui si sveglierebbe grazie ai suoi sensi di Jedi. Sarebbe una cosa davvero imbarazzante. E visto che non è ancora successo niente dubito che farebbe qualcosa in quel momento.”
Padme sospirò: “Però promettimi che starai attenta.”
“Voglio solo dargli un bacio, Padme. E vedere se ricambia.”
Lo aveva detto con tanta passione e innocenza che Padme non poté ribattere. In fondo, si trattava solo di un bacio.
*
Con discrezione si era fatta indicare il giaciglio su cui Obi-Wan avrebbe dormito quella notte. Aveva spruzzato l’essenza di papavero sul cuscino ed era sgusciata fuori senza farsi sorprendere. Doveva solo aspettare che Obi-Wan si addormentasse e in breve la fragranza avrebbe fatto effetto.
In veste da notte, senza pantofole, Leia lasciò la cabina che condivideva con le altre ancelle e camminò furtivamente fino alla cabina dove si trovava Obi-Wan. Non incontrò ostacoli, non c’erano guardie da eludere all’interno della nave, ma preferì essere cauta, giusto per sicurezza.
Rivedere la minuscola cabina le diede un senso di soffocamento. Lei non sarebbe riuscita a dormire in un posto così piccolo e chiuso. Invece Obi-Wan sembrava dormire beatamente e, lei lo sapeva, non a causa della fragranza. Quello era un sonno profondo reale. Si avvicinò al giaciglio, senza fretta, osservò il Jedi addormentato, così bello e innocente. Era di una tenerezza unica. Il viso liscio, quello di un giovane uomo. Di sicuro era più grande di lei, ma non troppo. Probabilmente aveva una ventina d’anni. Era perfetto. Le sarebbe piaciuto donargli il proprio cuore. Ma solo dopo essersi accertata che lui avrebbe fatto altrettanto.
Si inginocchiò accanto al corpo dormiente. Più si avvicinava il momento della verità, più il suo cuore batteva forte. Scosse il capo e schernì se stessa.
“Non essere sciocca.” Sussurrò.
Si chinò su di lui, gli sfiorò una guancia col tocco leggero delle dita. Sentì il respiro profondo del bello addormentato, il calore che le giungeva fino al viso.  Chiuse gli occhi, sporse le labbra. In un attimo avvenne il contatto. Le labbra di Obi-Wan erano tiepide, piacevoli. Premette le proprie contro quelle di lui con più forza. Dal canto suo, Obi-Wan non era certo insensibile a quelle attenzioni, tutt’altro. Aveva percepito il profumo di rose, ma la sua mente sognante non voleva saperne di svegliarlo. I suoi pensieri non erano razionali. Stava sognando di trovarsi in un campo di fiori, circondato da siepi di rose selvatiche. Il profumo si faceva sempre più intenso. Ma non era solo. Accanto a lui c’era Leia. Era bellissima, indossava un abito bianco a spalline sottili, con una gonna incredibilmente vaporosa e uno strascico lunghissimo. I capelli erano sciolti, lunghissimi, quasi quanto lo strascico, e ondeggiavano come le onde di un mare agitato. Le sue labbra erano dipinte di rosso. Sedeva sull’erba accanto a lui. Lo guardava. Nei suoi occhi poteva vedere il blu muoversi come le onde del mare. In effetti il mare era proprio dentro i suoi occhi. E poi la vide sporgersi verso di lui. Lentamente. Molto lentamente. Sentì il calore del suo respiro e pian piano le loro labbra si unirono. Dapprima delicatamente, quasi un bacio casto. Poi divenne più profondo. Più la baciava e più la desiderava. Fu lui ad aumentare il ritmo, ad assaggiare quelle labbra con più foga, con più prepotenza. Arrivò ad un punto in cui desiderò di ottenere di più. Voleva toccarla, accarezzare la sua pelle. Ma non riusciva a muoversi, era come paralizzato dal collo in giù. Si sforzava di alzare la mano. Non ci riusciva. Si agitò. La fatica iniziò a farlo sudare. Si concentrò sulle proprie energie e…allungò una mano verso di lei.
Non era solo un sogno, aveva davvero mosso una mano e causato il movimento repentino di Leia che, spaventata, si era buttata all’indietro contro la parete della cabina. Rimase ad osservare, timorosa che lui si svegliasse da un momento all’altro. Invece Obi-Wan continuava a dormire, il suo respiro era tornato regolare, la mano che aveva sollevato era ricaduta sulle coperte.
Leia prese respiro e sorrise tra sé. Il desiderio che provava per lei era così forte da essere quasi riuscito a spezzare l’effetto del papavero. Era un buon segno. Anzi, era un ottimo segno.
Si rialzò e sgattaiolò fuori con un gran sorriso sulle labbra. Forse non era stato molto onesto ciò che aveva fatto, ma almeno ora non aveva più dubbi. Tra loro c’era qualcosa.
*
Quella mattina Obi-Wan non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse quel sogno. Non gli era mai capitato di sentirsi così coinvolto in qualcosa che di fatto non era reale. Solo non riusciva a spiegarsi come avesse fatto la sua mente a creare tutto questo. Riusciva ancora a vedere i dettagli come se quel campo e Leia fossero stati di fronte a lui. E ancora meglio ricordava il profumo delle rose e il sapore di quel bacio. O stava impazzendo o qualcosa gli era sfuggito. Non era la prima volta che provava dei sentimenti per una ragazza, ma poteva giurare di non aver mai perso la testa in quel modo. A conti fatti non la conosceva nemmeno. E allora perché al solo pensare questa frase si sentiva come se stesse mentendo a se stesso? Di lei sapeva molto poco e allo stesso tempo gli sembrava di conoscerla da sempre.
I suoi pensieri vennero interrotti dolcemente dall’elemento che lo stava portando alla pazzia: il profumo di rose. Sentì dei passi dietro di lui, si voltò. La sua ossessione era lì, sorridente, coi grandi occhi blu che brillavano, i capelli raccolti a coda di cavallo che ricadevano sulle spalle, un grazioso abito di velluto rosso bordeaux aderente al corpo e con un corto strascico.
“Dormito bene?”
Lo stava prendendo in giro? A quanto pare sì, visto che aveva avuto occasione di vedere il proprio riflesso e aveva constatato che il suo colorito era più pallido del solito e aveva un accenno di occhiaie.  
Si voltò sbuffando: “Preferirei non parlarne.”
Non era la risposta che Leia si aspettava. Il bel sorriso morì dalle sue labbra come un fiore appassito precocemente. Si accomodò sulla solita poltrona accanto ad Obi-Wan e posò sul ripiano l’argenteo dispositivo di comunicazione che aveva tenuto in mano. Si schiarì la voce: “E’ successo qualcosa?”
“No. Tutt’altro.”
“Che intendi dire?”
Si sarebbe tagliato una mano con la sua stessa spada laser piuttosto di dover confessare la verità, perciò decise di restare sul vago.
“Ho fatto un sogno meraviglioso.”
Ora la stava confondendo. Leia si ritrovò a lanciargli uno sguardo interrogativo più marcato di quanto volesse.
“Se era meraviglioso, perché mi sembri contrariato?”
“Perché non riesco a venirne a capo.” Si sporse verso di lei, gli occhi fiammeggianti per quel vortice di emozioni che lo stavano assalendo ora che lei gli era accanto: “Io sono un Cavaliere Jedi, non posso abbandonarmi ai sentimenti. Non posso infrangere il mio giuramento e venire meno al mio dovere. Non posso lasciarmi influenzare da ciò che mi dice il cuore. E non sopporto che la mia testa sia d’accordo con lui.”
A Leia mancava il respiro tanto forte era il desiderio di baciarlo ancora. Lui poteva anche apparire contrario, ma le sue parole e il battito del suo cuore stavano gridando che la voleva, che l’amava, che la desiderava. I loro volti erano così vicini, dovevano solo sporgere un po’ le labbra per scambiarsi un bacio. E così avrebbero suggellato quel patto che da tutti viene definito ‘amore’. Ma non voleva essere lei la prima a farsi avanti. Dopo quello che era accaduto la notte scorsa, doveva essere lui a prendere l’iniziativa. Doveva essere lui a cedere ai sentimenti. E doveva farlo di sua spontanea volontà.
Vide gli occhi di Obi-Wan socchiudersi, così fece altrettanto. Percepì il movimento delle sue labbra dischiudersi e anche lei aprì il bocciolo di rosa delle proprie labbra. Ancora un momento e il fatto si sarebbe compiuto.
“Leia.”
Era la voce di Qui-Gon
“Leia, sono io. Rispondi.”
Leia dovette ritrarsi. Con modi un po’ impacciati, allungò il braccio per recuperare l’oggetto argentato e scivolò via dalla poltrona come un’anguilla.
Obi-Wan la osservò uscire frettolosamente dalla sala comandi mentre rispondeva sottovoce alle chiamate di Jinn: “Non parlare. Dammi un momento.”
Perché il maestro avrebbe dovuto contattare un’ancella della regina? E per di più con quel tono familiare, come se fossero intimi? Ora che ci pensava, aveva completamente dimenticato degli sguardi che si erano scambiati a Naboo. Quindi il suo primo presentimento era corretto: loro si conoscevano già. Non si stavano guardando per caso. Ma se la conosceva, perché il maestro non gli aveva detto niente? Chi era quella ragazza in realtà? Che rapporto c’era tra loro? Il fatto che lei non volesse farglielo sapere era la prova che quel legame doveva restare segreto. Obi-Wan sentì l’orrendo gusto di fiele salirgli dalla gola e una nube nera attraversargli il cranio.
Offeso, umiliato, tradito, sputò fuori quelle parole come veleno: “Sono amanti.”
Mentre Obi-Wan giungeva a quella discutibile conclusione, Leia aveva raggiunto la cabina del guardaroba e ci si era chiusa dentro. Si appoggiò spalle alla parete e si lasciò scivolare per terra.
“Eccomi.”
La voce dal dispositivo uscì piuttosto allarmata: “Ma che succede?”
Leia prese respiro e….scoppiò in una risata!
“Leia? Ma insomma? Ti diverti a farmi preoccupare?”
Lei cercò di smorzare le risate e di rispondere: “E’ geloso! E’ geloso marcio!”
“Ma chi?”
“Obi-Wan! Oh avresti dovuto vedere la faccia che ha fatto quando ha sentito la tua voce!”
“Eri con lui? Ti avevo detto non tenere con te il dispositivo quando sei in sua compagnia.”
Leia rispose capricciosamente: “Non credevo mi chiamassi proprio in quel momento. Non darmi la colpa.”
“Ad ogni modo, tra poco avrà inizio la gara degli sgusci. Il giovane Anakin vincerà e finalmente potremo riprendere il viaggio.”
Peccato che Leia si fosse già persa in lieti pensieri e il suo lieve sorriso non dava spazio a dubbi su quale fosse l’oggetto che lo provocava.
“Leia, mi vuoi ascoltare?”
Rispose con un filo di voce: “Sì.”
“Lo sai come la penso. Te l’ho già detto ieri. In questo momento è necessario che Obi-Wan stia concentrato. Siamo nel bel mezzo di un conflitto politico, siamo in fuga da chi vuole uccidere noi e rapire la regina. Non è il momento di perdersi in fantasie.”
Lo sapeva. Avrebbero potuto essere trovati e uccisi da un momento all’altro e lei si divertiva a fare giochi d’amore. Doveva riprendere il controllo.
La sua voce era molto più seria quando rispose: “Hai la mia parola.”
“Bene. Adesso devo andare. Ti voglio bene, tesoro.”
“Anch’io ti voglio bene, papà.”
*
Era rimasta lì tutta la mattina. Stessa posizione, stesso sguardo. Si sentiva così sciocca e infantile per il suo comportamento. Si vergognava a farsi vedere, soprattutto da Obi-Wan. Non voleva vederlo fin che non fossero arrivati a  Coruscant.
Fu in quello stato che la ritrovò Padme di ritorno dalla città. Appena la vide, Leia si affrettò a mostrarsi sorridente e a rimettersi in piedi.
Padme la guardò dalla testa ai piedi con approvazione: “Stai facendo sul serio, a quanto vedo! Se fossi un uomo i miei pensieri non sarebbero per niente puliti!”
Leia rise a quelle parole esagerate. La sua amica era in grado di tirarle su il morale anche senza volerlo.
“Temo di essermi lasciata un po’ andare.” Il suo sguardo si velò di tristezza e Padme se ne accorse.
“Hey, qualcosa non va?”
“Non mi va di parlarne. Mi vergogno troppo. Mio padre e il bambino pilota dove sono?”
“Stanno arrivando. Sono certa che Anakin entrerà subito nelle tue simpatie. E’ così piccolo e carino!”
A Leia venne spontanea la battuta: “Dici la stessa cosa dei tuoi animaletti da compagnia!”
Padme si finse offesa, anche se sulle sue labbra c’era un largo sorriso: “Non costringermi a metterti in punizione!”
“Non puoi farlo senza il permesso della regina!” Il modo in cui marcava quella parola ogni volta che la pronunciava era tremendamente sfacciato, eppure le due amiche scoppiarono in una fragorosa risata.
Non durò a lungo. In quanto figlia di un Jedi, Leia aveva delle capacità particolari e riusciva a sentire il pericolo.
Delle vibrazioni dal pavimento interruppero le risate.
“Stiamo decollando. Bene.” Padme aveva tutte le ragioni per essere tranquilla, infatti lasciare Tatooine era esattamente ciò che andava fatto. Leia invece sentiva che c’era qualcosa di più sotto. Non era una semplice partenza, era una partenza affrettata.
Con un gesto improvviso afferrò la mano di Padme, facendola sussultare: “Qualcosa non va. Vado a controllare.”
Corse fuori dalla cabina prima ancora che la povera Padme potesse emettere un fiato.
Il suo istinto la portò al portellone della nave. Non si era sbagliata. Vide suo padre a terra, accanto a lui Obi-Wan e un bambino dal caschetto di capelli biondo cenere.
Percorse l’ultimo tratto e si gettò tra le braccia del padre, in preda all’ansia: “Stai bene? Cos’è successo? Ho percepito una brutta sensazione, non sapevo cosa…”
Qui-Gon le cinse il viso con le mani a coppa e le parlò con tono rassicurante: “Calmati, tesoro. Sto bene. Non hai motivo di preoccuparti.”
“Ho avuto paura. Sentivo che eri in pericolo.”
“Lo so. Sono stato attaccato, ma ti ripeto che ora va tutto bene.”
Leia affondò il viso sulla sua spalla e Qui-Gon l’abbracciò stretta per tranquillizzarla.
Se ad un occhio attento quella scena sarebbe sembrata una pura dimostrazione di affetto, quale infatti era, dal punto di vista di Obi-Wan si trattava invece di una conferma ai suoi sospetti. Se prima si trattava solo di teorie, ora aveva la conferma davanti agli occhi. Il suo orgoglio era ferito, il suo cuore spezzato. Si era illuso, aveva sperato, aveva creduto.  E ora sapeva che lei apparteneva ad un altro. E l’altro era niente meno che il suo maestro. No. Non poteva accettarlo. Nonostante gli insegnamenti che lo avevano forgiato, in quel momento aveva bisogno di vendetta. Una piccola e fredda vendetta per ripagarla della stessa moneta. Era stata lei a illuderlo. Era stata lei a sedurlo. E adesso gli sbatteva in faccia la verità senza nessun rispetto.
Obi-Wan strinse i pugni e parlò con disprezzo: “Sei solo una sgualdrina.”
Qui-Gon puntò lo sguardo su di lui, sorpreso: “Obi-Wan. Cosa stai dicendo?”
“Maestro, questa ragazza è disonesta. Ti ha soggiogato.”
“Non so di cosa tu stia parlando, ma il tuo tono non mi piace.”
Obi-Wan puntò il dito accusatore su Leia, nel momento in cui lei alzò lo sguardo su di lui: “Mi ha sedotto. E’ una sporca ingannatrice.”
Leia si alzò in piedi, arrabbiata: “Non è vero.”
“Vuoi forse negare di aver fatto di tutto per sedurmi? Vuoi forse negare di avermi stregato con le tue fragranze? E per cosa? Per chi stai lavorando? Cosa vuoi ottenere da due Cavalieri Jedi?”
Lei ringhiò: “Ripetilo e giuro che ti prendo a schiaff…”
Stava davvero per alzare le mani su di lui, ma Qui-Gon balzò in piedi e la afferrò per un braccio.
“Adesso basta. Non tollero più questa situazione.”
Leia tuonò: “Hai sentito cosa mi ha detto?”
“Vale anche per te, signorina. Hai combinato abbastanza guai in un solo giorno.”
Obi-Wan lo stava guardando come mai prima di allora, con uno sguardo carico di rancore che di certo il maestro non meritava. Fu questa la molla che spinse Qui-Gon a gettare la maschera e dire la verità. Ormai il danno era fatto, una spiegazione non avrebbe potuto peggiorare le cose.
“Obi-Wan, mi hai molto deluso. Un Jedi non si comporta così. Le tue conclusioni sono dettate dalla gelosia, un sentimento oscuro. Hai forse voglia di abbandonare la luce?”
Obi-Wan rispose tra i denti: “No, maestro.”
“Allora comportati da uomo giusto. Porgi le tue scuse a Leia. Le tue accuse sono prive di fondamenta.”
Il giovane Jedi guardò la ragazza con sguardo tagliente: “Ti chiedo scusa….per essere stato cieco. Per non aver visto subito che creatura sporca avevo davanti.”
Lei disse stizzita: “Razza di…”
“Leia.” La riprese bruscamente Qui-Gon, quindi si rivolse ancora al proprio Padawan: “Sei stato cieco. Questo è vero. Perché se avessi visto quello che io temo da tutta la vita che gli altri vedano, allora avresti capito. Scommetto che hai percepito un senso di familiarità, una sensazione di intimità con lei, giusto?”
“Sì, è così.”
“E non hai pensato alla cosa più ovvia? Ti sembra di conoscerla e ti senti a tuo agio con lei perché Leia è mia figlia.”
Gli occhi di Obi-Wan si spalancarono per la sorpresa. Come aveva potuto non accorgersene prima? Ora che sapeva, gli sembrava tutto evidente. Padre e figlia avevano gli stessi occhi blu, gli stessi lineamenti. Certo Leia era stata più fortunata con il naso, che evidentemente aveva preso dalla madre, come anche i capelli biondi, però l’altezza, la figura slanciata e il modo di muoversi erano molto simili a quelli del padre.
Ora avrebbe potuto amarla senza riserve, se solo il suo orgoglio non glielo avesse impedito. Il problema era che quella dichiarazione aveva aperto una ferita nei confronti del suo maestro. L’uomo che ammirava più del maestro Yoda era un bugiardo. Come poteva perdonarlo?
“Su una cosa hai torto, maestro. Sei tu ad avermi deluso.”
Gli voltò le spalle e se andò.
Qui-Gon si ricordò solo allora che Anakin era lì con loro e aveva visto tutto. Il piccolo era rimasto in disparte, troppo imbarazzato per muoversi.
“Che arrogante. Ed è pure un Jedi.” Disse Leia con disprezzo.
Il padre l’ammonì severamente, era ora di chiudere il discorso una volta per tutte: “Mi chiedo perché una ragazza intelligente come te abbia creato tutto questo scompiglio. Sei andata troppo oltre con questo gioco, Leia. Hai esagerato. E ora ne stiamo tutti pagando le conseguenze.”
Prese Anakin in custodia e lasciò sola la figlia perché meditasse sui propri errori.
*
Lo trovò nella sua cabina, d’altronde non c’erano altri posti dove sarebbe potuto andare per restare solo. Quando lei era entrata, lui aveva a malapena voltato la testa e subito si era girato verso la parete.
“Vattene, per favore.” La frase gli uscì in un sussurro. Era ancora provato da quanto era successo.
“Puoi portarmi rancore e non rivolgermi più la parola, se lo vuoi, ma non ti permetto di biasimare mio padre.” Al contrario della sua, la voce di Leia era decisa e ferma.
“Quello che faccio non ti riguarda.”
“Prima di sputare sentenze potresti almeno degnarti di ascoltarmi. Non sai niente di me e della mia famiglia. Non sai cosa ha portato mio padre a prendere certe decisioni.”
Questa volta Obi-Wan si rifiutò di rispondere. Il fatto che fosse anti-professionale come comportamento, non gli importava.
“Bene, è un favore che mi fai. Piuttosto di sentirti parlare in quel modo preferisco che tu stia zitto.”
Nessuna risposta.
Leia prese respiro, arrendendosi: “Io non sono figlia dell’errore, Obi-Wan. I miei genitori si amavano davvero. Ho ancora impressi nella mente alcuni momenti che abbiamo trascorso tutti e tre insieme, come se fosse ieri. E sappi che mamma e papà erano legalmente sposati, anche se la loro unione è rimasta segreta.” Si fermò, prese il coraggio a due mani e riprese: “Mia madre è morta quando io avevo solo sei anni. Mio padre ha fatto del suo meglio per prendersi cura di me, si è sempre accertato che io crescessi sana e protetta fra le mura del palazzo di Theed. Anche se poteva recarsi a Naboo di rado, ogni volta riusciva a riempirmi di gioia e a donarmi bei ricordi. Momenti preziosi che avrò sempre nel cuore.”
Si fece avanti, allungò un mano con l’intenzione di posarla sulla spalla di Obi-Wan, ma all’ultimo momento abbandonò l’idea.
“Tu hai trascorso con lui quasi tutta la tua vita. Non sai quanto ti invidio per questo. Ti ha cresciuto come un figlio anche se tra voi non ci sono legami di sangue, mentre la sua vera figlia cresceva senza di lui su un altro pianeta.”
Quella era una pugnalata morale per lui. Se il suo intento era di farlo sentire in colpa c’era riuscita in pieno. Ma lui non era ancora pronto per guardarla negli occhi e affrontarla.
Dal canto suo, ora che aveva detto quello che doveva dire, Leia si congedò. Fece aprire la porta automatica, ma prima di uscire dalla minuscola cabina disse: “Ora puoi pensarci.”
*
Non riusciva più a starle lontano. Erano passate poche ore, ma a lui parvero mesi. Doveva assolutamente chiarire e dirle che l’amava. E ora che si trovavano a Coruscant, nel grande palazzo del Parlamento, aveva tutto il tempo per sistemare le cose. Volse distrattamente lo sguardo all’ampia vetrata che attraversava tutto il corridoio. Era quasi buio, forse Leia aveva terminato il proprio dovere nei confronti della regina. Perso in pensieri, non si accorse che qualcuno stava percorrendo il corridoio in senso opposto. Pochi passi e un tonfo sorprese sia lui che il piccolo malcapitato!
“Anakin! Perdonami, non ti avevo proprio visto!”
Il bambino si massaggiò il naso, non esattamente incolume: “Non fa niente. Non ho fatto in tempo a schivarti.”
“Ma tu non dovresti essere al cospetto del Consiglio Jedi?”
“Ci sto andando ora. Ero passato per salutare Padme.”
“L’ancella?”
Anakin mugolò in un consenso.
“Io invece devo vedere Leia.”
“Eh già. Dopo le brutte cose che le hai detto sulla nave, è proprio il caso che tu vada a scusarti con lei.”
Bene. Era stato messo a posto da un bambino che aveva la metà dei suoi anni e la metà della sua statura.
“Farò del mio meglio, se vorrà ancora vedermi.”
“Di questo puoi starne certo.”
“E tu che ne sai?”
Anakin fece spallucce: “Lo so e basta.”
Obi-Wan lo guardò allontanarsi. Quel ragazzino era pieno di sorprese. Ora però toccava a lui la parte complicata.
Arrivò alla porta dell’appartamento della regina e si fece identificare. Una volta entrato, vide Leia venirgli incontro. Il suo sguardo era limpido, non sembrava in collera. Ma lui improvvisamente si sentì teso.
Si schiarì la voce: “Io…mi chiedevo se fossi libera. Vorrei parlarti.”
Una voce austera proveniente dalla stanza accanto all’ingresso lo colse di sorpresa.
“E’ libera come l’aria, se hai bisogno di lei.”
Obi-Wan, affiancato da Leia, si affacciò alla stanza dove la regina attendeva che le ancelle terminassero di acconciarle i capelli.
Fece un inchino: “Regina Amidala. Non volevo essere invadente.”
La regina era sorridente, piuttosto divertita, sebbene lui non ne capisse il motivo.
“Non lo sei, giovane Jedi.” Quindi si rivolse a Leia: “Hai il mio permesso di ritirarti.”
Leia s’inchinò a sua volta: “Vi ringrazio, mia regina.”
Lei e Obi-Wan fecero per avviarsi all’uscita, ma giusto un attimo prima di svoltare l’angolo, Leia lanciò un’ultima occhiata alla regina e questa le strizzò l’occhio di rimando.
Usciti dall’appartamento, Obi-Wan tentò di attaccare subito discorso: “Ascolta, io vorrei…”
“Aspetta. Non qui.” Lo prese per mano e insieme entrarono in una stanza da letto poco distante dall’appartamento della regina.
Lui si guardò attorno, ammirando la cura con cui era stata ammobiliata.
“Abbiamo il permesso di stare qui?”
“Certo. Ci dormirò questa notte.”
Lui la guardò con tanto d’occhi: “Hai una stanza tutta per te?”
Leia era così divertita nel vedere il suo stupore!
“Ti ho detto che io e la regina siamo intime amiche. Anche a palazzo reale ho una stanza tutta per me.”
Obi-Wan emise un fischio: “Allora anche i reali hanno dei sentimenti.”
“Sono persone come noi!” Non era questo di cui voleva parlare. Era ansiosa quanto lui di sapere come sarebbe finita tra loro. O meglio, come sarebbe andata tra loro. La parola fine non voleva nemmeno prenderla in considerazione.
Timorosa com’era, dovette abbassare lo sguardo e deglutire prima di riuscire a parlare: “Credo tu sia qui per un altro motivo.”
Lui fece un cenno affermativo col capo: “Sì.”
“Dunque?”
Obi-Wan le si avvicinò, la guardò dritta negli occhi e le rubò un bacio. Mentre la baciava le prese le braccia e se le portò al collo, quindi lui le cinse la vita con le proprie. Si strinsero l’un l’altro. Il loro fu un bacio romantico, pieno di trasporto, intenso. Le labbra si muovevano come assetate, il respiro di entrambi si faceva sempre più rumoroso. Fino a quando Obi-Wan non premette fino in fondo le labbra come per marchiare a fuoco quelle di lei e poi si ritrasse.
I loro sguardi si incontrarono, i loro respiri si fusero in un tutt’uno.
Leia parlò in un sussurro: “E’ quello che penso?”
Obi-Wan accennò un sorriso e rispose con lo stesso sussurro: “Ad una condizione: niente più segreti. Prometto di essere sincero con te se tu lo sarai con me.”
“Lo prometto.”
Le loro labbra si unirono ancora e il patto venne suggellato. Leia si sarebbe aspettava una serata di effusioni e parole d’amore, ma Obi-Wan, seppur sensibile e romantico, era troppo attratto da lei e dalle sue grazie per limitarsi ad un assaggio. Complici il sogno della notte precedente ed il vestito aderente al limite della decenza che lei indossava, il suo corpo reagì.
Leia se ne accorse, ovviamente, perciò non si sorprese quando sentì la mano di Obi-Wan ricercare la zip del vestito sulla sua schiena. Forse doveva digli che lei non era…? Era una cosa troppo imbarazzante da dire. Tanto lo avrebbe scoperto da solo entro pochi minuti. Però aveva appena promesso di non avere più segreti con lui. E questo significava che doveva dirglielo per forza.
L’abito scivolò dal suo corpo e finì a terra. Ora o mai più.
Facendo finta di niente, Leia scostò le labbra dalle sue, gli stampò dei baci sulla guancia, uno sul lobo dell’orecchio, quindi si morse le labbra e…
Non è la prima volta per me.”
Ecco, lo aveva detto. E adesso? Si sarebbe offeso? L’avrebbe giudicata?
In effetti Obi-Wan smise di fare qualunque cosa e questo la lasciò sulle spine. Le loro guance si accarezzarono e in breve i loro sguardi s’incontrarono. Obi-Wan scontrò la punta del naso contro quella di lei, con fare giocoso.
“Per me lo è, invece. Spero di non essere troppo goffo!”
Quella battuta la fece sorridere.
“Non potresti mai essere goffo!”
La complicità tra loro era importante, soprattutto in quel momento delicato. Ora che erano consapevoli di ciò a cui stavano andando incontro, sarebbe stato tutto più facile.
*
La regina voleva liberare Naboo dall’occupazione e nessuno glielo avrebbe impedito. A causa della sua determinazione, Leia e Obi-Wan erano stati tolti bruscamente ai loro sogni dopo una notte d’amore ed erano stati costretti a dividersi per svolgere i compiti a loro assegnati. Obi-Wan era tornato dal maestro Jinn e Leia era stata impegnata con la preparazione della regina. Nemmeno durante il viaggio sulla nave avevano potuto vedersi. Ma questo principalmente perché le ancelle erano troppo impegnate, dopo aver sistemato la regina, ad abbigliare se stesse e ad aiutarsi in complicate acconciature che somigliavano a dei fiocchi verticali. L’abbigliamento invece, e per fortuna, era composto da un’abbondante maglia di velluto bordeaux che si stringeva a sacco sui fianchi e un paio di pantaloni neri adenti al corpo.
Una volta che la nave atterrò, Obi-Wan andò in avanscoperta nella città sommersa per chiedere udienza al capo dei Gungan, ma non aveva trovato anima viva. La regina aveva bisogno della loro collaborazione per riprendersi il trono, quindi era imperativo che li trovassero. Risolto l’arcano, e visto che li aspettava una bella camminata per raggiungere il nascondiglio dei Gungan, Leia poté finalmente affiancarsi ad Obi-Wan e godere almeno un po’ della sua compagnia. Di occhi indiscreti ce n’erano, la libertà loro concessa era poca, ma nessuno poteva impedirgli di camminare fianco a fianco e di scambiare qualche parola sotto la supervisione del maestro Jinn.
Infine erano giunti a destinazione. Il diffidente capo Boss Nass e il suo popolo si rivelarono subito scontrosi e maldisposti nei confronti della regina. I loro modi villani e il loro rifiuto di collaborare, avevano portato la regina all’esasperazione a tal punto che uscì allo scoperto rivelando la sua vera identità. Leia stessa rimase sorpresa da quel gesto. La cara Padme, che si era fatta sostituire e si era fatta passare per un’umile ancella per essere al sicuro e poter agire indisturbata da dietro le quinte, ora aveva gettato tutto alle ortiche per chiedere l’aiuto degli esseri più abietti della galassia.
“E’ impazzita?” Si lasciò sfuggire tra i denti Leia, non condividendo quella decisione.
Mentre tutti si scambiavano sguardi di pura sorpresa per quella scoperta inaspettata, Obi-Wan lanciò un’occhiata storta a Leia, la quale pensò bene di difendersi: “Non era un mio segreto, questo! Non potevo dirtelo!”
Lui sospirò: “Sì. Suppongo tu abbia ragione.”
Dopo aver fatto il possibile per convincerli con le parole, Padme Amidala era poi passata ai fatti chiedendo il loro aiuto in ginocchio. Come una reazione a catena, o un’onda, chiunque si trovasse al seguito della regina si mise in ginocchio seguendo il suo esempio. Solo Leia si ritrovò ancora in piedi, con espressione alquanto disgustata.
“Non esiste che io mi inginocchi per quell’ammasso di lard….”
Una strattonata da parte di Obi-Wan la zittì appena in tempo e la fece cadere sulle ginocchia. Leia gli lanciò un’occhiataccia ed espresse la propria indignazione con un soffocato. “Ahi!”
Qui-Gon si sporse leggermente e disse a mezza voce: “Te lo sei meritato, piccola.”
*
E così l’accordo fu preso. Ora non restava che organizzare le truppe e partire. E in quel tempo, Obi-Wan pensò bene di approfittarne per stare solo con Leia. Passeggiarono per i boschi mano nella mano, sostando a tutte le tappe preferite di Leia, quei luoghi dove lei amava raccogliere fiori e dove trascorreva il tempo a pensare, a fantasticare sul futuro e ciò che le avrebbe portato. Era un ottimo modo per conoscerla meglio, per riempire quegli spazi vuoti che il poco tempo in cui si conoscevano non aveva ancora potuto colmare. Vedere cosa la rendeva felice, ascoltare le sue spiegazioni nel raccontare quali fiori erano migliori da distillare per ricavarne ottimi profumi, quali potevano essere usati nell’arte medica e quali invece erano nocivi per la salute. Aveva notato che mentre parlava, spesso puntava il dito indice contro l’oggetto interessato, in un modo velato di tenerezza e leggermente infantile. E il cambiamento della luce nei suoi occhi blu in base all’argomento trattato, più chiaro per le cose liete, più scuro per quelle non gradite.
Dopo aver setacciato la macchia nei suoi punti più interessanti, con un’abile mossa, Obi-Wan aveva avvolto la sua bella in un abbraccio e l’aveva trascinata sull’erba in un punto ben illuminato dal sole. Lei aveva riso per quella trovata, ma trovandosi così vicina al suo viso, così a contatto con il suo corpo, così persa nel suo sguardo, a sostituire le risate arrivò un momento di intimo silenzio. E poi una frase avvolta di tristezza e di speranza.
“Se sopravvivremo a questa missione, voglio essere tua per sempre.”
Obi-Wan non voleva pensare al peggio, ma lo sguardo di lei e quel tono di voce erano così contagiosi che faticò a trovare le parole giuste per rispondere.
“Sono certo che la vita abbia in serbo qualcosa di più per noi. Il fatto che ci siamo incontrati ne è la prova.”
“Potrebbe essere solo un assaggio d’estasi prima della fine. Non possiamo saperlo.”
Obi-Wan era incredulo per tanto pessimismo: “Perché vedi tutto buio? Cosa c’è che ti preoccupa?”
“Non è preoccupazione. E’ un presentimento. Oggi accadrà qualcosa di brutto. Sento il male circondarmi e non riesco a vedere luce nel mio futuro. Di più non so dirti.”
“E’ normale che tu abbia paura. E la paura, si sa, fa vedere tutto nero.”
Leia accarezzò dolcemente una guancia ad Obi-Wan, mosse le dita come se stesse studiando qualcosa, quindi disse: “Ti vedrei molto bene con un po’ di barba.”
Lui sorrise per quel repentino cambiamento di discorso: “Vedrò di farmela crescere allora! E’ un modo per dirmi che sembro un ragazzino?”
Invece di rispondere alla battuta, lei proseguì con lo studio del suo viso, fino ad emettere il nuovo verdetto: “E scommetto che saresti molto sexy con i capelli lunghi.”
“Perché, ora non sono abbastanza sexy?”
Leia arricciò le labbra mentre pensava ed infine buttò fuori un secco: “No.”
Se da una parte voleva sentirsi offeso, dall’altra sapeva bene che il loro rapporto sarebbe stato sempre così d’ora in poi. Leia era una ragazza che diceva quello che pensava senza troppi complimenti e lui doveva imparare ad accettarla com’era. Non era difficile credere che avrebbero avuto parecchio da litigare nel corso degli anni.
Leia lo distolse dai suoi pensieri con una domanda insolita: “Da bambino avevi i capelli lunghi e biondi?”
“Sì. Ho dovuto tagliarli all’inizio del mio addestramento.”
“E tagliandoli sono diventati castano chiaro?”
“Ho sempre avuto l’attaccatura più scura. Credo che torneranno biondi crescendo.”
Il sorriso compiaciuto di lei lo portò ad un’altra battuta: “Non ti piaccio proprio così?”
Questa volta Leia sorrise e stette al gioco: “Sei carino, niente da dire! Non per niente mi sono innamorata di te a prima vista!”
Il tempo degli scherzi era giunto al termine. Entrambi sapevano che ormai dovevano tornare e prepararsi psicologicamente alla battaglia.
*
Quando Qui-Gon li vide arrivare, la sua espressione era tutt’altro che allegra. Li osservò severo, le sopracciglia aggrottate, braccia incrociate al petto. E quando loro gli furono davanti, li rimproverò a puntino: “E’ stata  piacevole la scampagnata, piccoli impudenti?”
I due piccioncini si scambiarono uno sguardo perplesso, ma a rispondere fu Obi-Wan: “E’ colpa mia, maestro.”
“Tu vai a meditare. Faremo i conti dopo.”
Obi-Wan fece un cenno affermativo, lanciò un’ultima occhiata a Leia e s’incamminò.
Rimasti soli, padre e figlia si scambiarono sguardi intimidatori, finché fu Qui-Gon a  riprendere la parola, cambiando completamente tono: “Non riuscirò mai a piegarti, vero?”
Leia sorrise: “E’ da quando sono nata che ci provi, papà. Tu, la mamma, Padme…”
“A tal proposito, sei stata molto brava a mantenere il segreto della tua amica. Non mi ero accorto di nulla.”
“Era di vitale importanza che nessuno lo capisse. La sua sicurezza viene prima di tutto.”
“E questo fa di te un’ottima ancella e un’ottima amica.”
Uno sguardo complice e il mastro Jedi passò al discorso che più gli premeva: “Sei pronta a combattere?”
Leia fece un cenno positivo, ma il suo sguardo dubbioso la smentiva.
“Promettimi di fare attenzione. Io ti ho insegnato ciò che ho potuto, ma ricordati che la concentrazione e l’agilità sono le tue maggiori alleate.”
“Sì, papà. Non ti deluderò.”
Qui-Gon le sfiorò il viso con una carezza, gli occhi pieni di orgoglio: “Sei così simile a tua madre. Anche lei cercava di nascondermi le sue incertezze.”
“Invece la testardaggine l’ho presa da te, giusto?”
“Temo di sì. Il maestro Yoda, più di tutti, può confermarlo.”
“Sarà felice di sapere che io non diventerò mai un Jedi, allora.”
“Potresti cambiare idea. Le doti le hai tutte, lo sai.”
Leia si umettò le labbra, giusto per avere il tempo di pensare ad una risposta: “Non fa per me, papà. E poi, ora che ho incontrato Obi-Wan, i miei progetti sono altri.”
A quelle parole Qui-Gon sorrise tra sé: “Ti piace davvero molto. E’ un bravo ragazzo e so che la sua carriera sarà brillante. Solo mi auguro che non ti faccia soffrire troppo. Io avrei voluto essere più presente nella tua vita e in quella di tua madre, ma essere un Jedi non me l‘ha permesso.”
“Lo so, papà. Non te ne ho mai fatto una colpa.”
Qui-Gon avvolse la figlia in un abbraccio, sospirando per i tempi passati: “Qualunque cosa accada, ricordati che ti voglio tanto bene, Leia. Dal giorno della tua nascita sei stata tu il mio punto fermo, il centro del mio universo, il sole al quale ero felice di ruotare attorno.”
Era così felice di sentire quelle parole, di sentirsi così amata. Chiuse gli occhi per assaporarne l’eco e per assorbire il tepore dell’abbraccio paterno.
“Se esisto è solo grazie a te, papà.”
*
Saper maneggiare una pistola laser non era esattamente il compito principale di un’ancella, ma nel caso di Leia era un fattore essenziale per la propria sopravvivenza e per la sicurezza della regina. Fino a quel momento non aveva mai dovuto usare l’arma per difendersi, tanto meno per attaccare, perciò ritrovarsi coinvolta nella missione per la riconquista del palazzo reale, non la faceva sentire  a proprio agio. Stare concentrata, schivare i colpi, sparare di rimando, conquistare terreno, nascondersi e ricominciare tutto d’accapo non le piaceva. Stava lottando solo per farsi onore e riconquistare il luogo che era stato la sua casa fin dalla nascita.
Grazie alle abilità del gruppo e alla stupidità dei droidi, entrare all’interno del palazzo si rivelò più facile di quanto si potesse credere. Unione e astuzia erano la loro forza. Ma se Leia cominciò a sperare che tutto sarebbe finito presto, quel barlume di speranza svanì a causa di un incontro davvero inaspettato. Affiancava Padme alla testa del gruppo quando si ritrovò di fronte l’ultimo essere della galassia che avrebbe voluto vedere. Scorgendo la figura alta, il colorito striato di rosso e di nero e quegli occhi dorati pieni di malvagità, Leia sentì di avere le vertigini. Si ritrovò immobile, gli occhi spalancati, dalle labbra le uscì un malinconico e sospirato: “Darth Maul.”
Ad Obi-Wan non sfuggì quel particolare, per quanto potesse sembrare incredibile era evidente che la sua Leia conosceva quel Sith. E quella conoscenza non doveva esserle troppo gradita visto lo stato di agitazione in cui si trovava nel vederlo.
Qui-Gon, ignaro di tutto, si fece avanti per compiere il proprio dovere e permettere alla squadra della regina di proseguire l’avanzata all’interno del palazzo.
“Qui ci pensiamo noi. Voi andate.” Disse impugnando la spada laser.
Leia era ancora immobile, perciò fu Padme a dover richiamare la sua attenzione afferrandole una mano e scambiando con lei un’occhiata di sostegno. Era l’unica a sapere come stavano le cose, era l’unica a sapere chi fosse il Sith e cosa avesse fatto alla sua amica.
Mentre correva via con il gruppo, Leia si voltò ancora un paio di volte per guardarlo ed ogni volta il suo sguardo era più carico di dolore. L’incontro con altri droidi le servì come calamita per la realtà. Non aveva proprio tempo per rivangare il passato o sarebbe stata uccisa.
L’attacco proseguì nei piani alti, cui giunsero facendo uso della pratica pistola ascensore, e da lì ricominciò la sequenza. Erano nel bel mezzo di un attacco quando Leia fu colta da un forte dolore al petto che la fece gridare e le tolse le forze. Si ritrovò in ginocchio, la mano premuta sul punto dove il dolore batteva.
Padme, indietreggiando fino ad arrivare a lei, cercò di proteggere l’amica dai colpi laser e appena le fu possibile le chiese meccanicamente: “Ti hanno colpita?”
Leia, annaspando in cerca d’aria, scosse la testa più volte. Accasciata al suolo, attendeva che il dolore diminuisse. E finalmente riuscì a rimettersi in piedi e a parlare: “E’ accaduto qualcosa a mio padre.”
“Come lo sai?”
“Lo so e basta.” Sparò all’ultimo droide ancora in piedi e appoggiò una mano sulla spalla della regina, obbligandola a prestarle attenzione.
“Devo andare da lui, Padme.”
L’arrivo di altri droidi interruppe quel momento d’intesa, costringendo tutto il gruppo a fuggire. Le cose però andarono male, poiché furono circondati e costretti a gettare le armi.
Leia non poteva aspettare, non poteva essere fatta prigioniera, qualcosa dentro di lei stava gridando che doveva assolutamente raggiungere Qui-Gon. Padme in un qualche modo lo sapeva, sentiva quel grido disperato che nessun altro poteva udire, per questo decise di fare la cosa giusta. Scartò di lato per creare un diversivo e gridò a pieni polmoni: “Vai!”
Leia balzò verso l’uscita e rotolò fuori dalla sala. Un colpo laser si scontrò all’angolo, mancandola. L’unico danno riportato erano i capelli che si erano sciolti dall’acconciatura per via dei bruschi movimenti. Senza attendere un istante, si diede in una corsa sfrenata sperando che nessun ostacolo le sbarrasse la strada. Più correva, più sentiva la disperazione premerle nel petto. Non poteva vedere coi propri occhi, ma ugualmente poteva percepire la sofferenza di suo padre.
Dopo aver svoltato e scivolato per innumerevoli corridoi, era giunta finalmente al punto in cui il gruppo e i due Jedi si erano separati. Continuando a correre, vide poi un lungo corridoio protetto da lastre laser in regolare movimento. Non ci fu bisogno di fermarsi, poiché arrivò proprio nel momento in cui le lastre si stavano aprendo. Corse come il fulmine, intravide due sagome a terra. Il cuore le stava per scoppiare dalla disperazione. L’ultima lastra in fondo al corridoio era lì lì per richiudersi, ma Leia non volle saperne di fermarsi. Con un atto di coraggio estremo riuscì ad oltrepassarla, rimettendoci solo le punte dei capelli i quali vennero tagliati di netto dal raggio.
Si precipitò sulla figura rannicchiata di Obi-Wan, tra le sue braccia giaceva in fin di vita Qui-Gon.
Leia si lasciò cadere a terra, le braccia a ricercare il contatto con il corpo del padre. Il suo pallore e i suoi occhi annacquati non lasciavano speranze.
“Papà, cosa ti hanno fatto?” Gridò mentre le lacrime le uscivano copiose dagli occhi.
Domanda inutile, i suoi occhi videro il punto in cui la spada laser gli aveva trapassato il corpo. Era il punto in cui lei aveva sentito dolore poco prima.
Il maestro ormai aveva esaurito le forze, il suo sguardo vagava tra il viso della figlia e quello dell’allievo. Con voce rauca e spezzata dal respiro ansante, impiegò le ultime forze per loro:  “Prendetevi cura l’uno dell’altra. Non rinunciate all’amore.”
Spirò tra le braccia delle due persone che amava di più e che lo amavano a loro volta.
*
La cerimonia funebre si svolse la sera successiva. Tra i presenti vi erano illustri personaggi e persone che avevano avuto il piacere di conoscere il mastro e di godere della sua amicizia o della sua ammirazione. La regina aveva detto qualche frase in suo onore e poi era stata accesa la pira per la cremazione. Obi-Wan, avvolto dal mantello marrone di Padawan, lasciò che le fiamme si spandessero sul corpo dell’uomo che gli aveva fatto da padre per tanti anni e solo in un secondo momento trovò la forza di ricercare la mano di Leia che, accanto a lui, piangeva in silenzio con il volto seminascosto da un voluminoso velo nero.
In quel momento erano sentimentalmente soli, annientati dallo stesso dolore, a condividere lo stesso lutto che avrebbe lasciato un vuoto nelle loro vite. E in quella tacita unione, restarono per tutta la durata della cremazione.
Ormai le fiamme si stavano esaurendo. Tutto ciò che restava di Qui-Gon Jinn era cenere che sarebbe poi stata raccolta in un’urna e consegnata all’unica parente in vita, ovvero Leia. Obi-Wan sapeva che non si limitava tutto a questo, sapeva che il corpo era solo un involucro, sapeva che il suo maestro era pura forza che non si sarebbe mai estinta. Questo pensiero lo aveva aiutato a non cedere al pianto durante la funzione, ma non aveva saputo trovare le parole per spiegarlo anche a lei. Le stava ancora tenendo stretta la mano e quando si voltò a guardarla rivide la stessa figura di poco prima. I grandi occhi della ragazza erano gonfi e arrossati per il lungo pianto e, anche se ora non poteva più vederle per la mancanza di luce, sapeva che le sue guance erano ancora rigate. Non si era mossa per tutta la funzione, non aveva mai sbattuto gli occhi, tanto meno si era asciugata il viso. Ora era suo compito occuparsi di lei, starle accanto e darle tutto ciò di cui aveva bisogno. Sollevò lo sguardo quando si accorge che la regina si stava avvicinando a loro. Pensò bene di nominarla sottovoce, per destare Leia dalla sua immobilità ma senza turbarla ulteriormente.
“Maestà.” E chinò il capo in segno di saluto.
Leia finalmente si mosse, guardò l’amica e lasciò che l’accogliesse in un abbraccio.
Padme le sussurrò: “Era davvero un brav’uomo.”
Leia la strinse ancora più forte, ora affetto e comprensione erano tutto ciò che le servivano per superare il dolore.
Tenendola sottobraccio per infonderle senso di protezione, Obi-Wan accompagnò Leia fino alla sua stanza. Non si erano ancora rivolti la parola. Osservò Leia togliersi il velo dai capelli e riporlo sulla poltrona della toeletta. Posò le mani sullo schienale e si immobilizzò.
Obi-Wan prese respiro e subito le andò accanto per avvolgerla in un tenero abbraccio. Le baciò la guancia con tenerezza, sentì il sapore salato diffondersi dalle labbra al palato.
“Dovresti cercare di riposare. Veglierò io su di te.”
Leia scostò il viso per poterlo guardare negli occhi. Lui percepì agitazione in lei, sentì il suo respiro velocizzarsi, vide i suoi occhi riempirsi di lacrime. Se l’evidenza diceva che sarebbe scoppiata in un pianto disperato, la realtà si rivelò leggermente diversa. Sì, le lacrime iniziarono a cadere, ma quello che lui non si aspettava era di essere baciato. Un bacio lampo e subito i loro sguardi si erano incontrati. Poi Leia gli aveva gettato le braccia  al collo e si era incollata alle sue labbra con molta più foga. Non ci volle molto perché arrivassero al letto e si sbarazzassero degli indumenti. Ogni bacio, ogni carezza, ogni lacrima erano gli ingredienti da amalgamare per creare l’unione perfetta in equilibrio tra corpo e spirito.
*
Era notte fonda. I due amanti giacevano tra le lenzuola di seta scarlatta. Leia aveva lo sguardo perso nel vuoto, Obi-Wan l’abbracciava di spalle, tra loro solo la distesa di capelli biondi che quasi fungeva da manto sul corpo di lei. La luce artificiale si spandeva su di loro. Nessuno dei due poteva dormire, nonostante le fatiche amorose.
“L’avevo già incontrato.” La voce roca di Leia era quasi spettrale nel silenzio della stanza.
Obi-Wan sapeva a chi si stava riferendo. Nella mente l’immagine del giorno prima, quando si erano ritrovati il Sith di fronte.
“Lo so. Lo hai chiamato per nome.”
Sentì un tremolio provenire dal corpo di lei, perciò la strinse più forte.
“Non è necessario parlarne ora.”
Lei si divincolò dal suo abbraccio, gli lanciò uno sguardo carico di sfida: “Voglio farlo. Voglio dirti tutto.”
“Non voglio sapere.”
“E’ come se avessi ucciso io mio padre.” Di nuovo gli occhi pieni di lacrime.
Dunque era quella la causa del suo tormento.
“Come puoi dire una cosa così?”
“Sono io la responsabile.”
Obi-Wan voleva confortarla, era evidente che non stava bene e i suoi pensieri erano confusi. Fece per abbracciarla, ma lei lo bloccò artigliandogli il braccio.
“Voglio che tu ascolti quello che ho da dire, altrimenti vattene.”
Il suo tono di voce e il suo sguardo non concedevano alternative. Obi-Wan dovette rassegnarsi. Fece un cenno col capo e si preparò ad ascoltare.
Leia gli lasciò il braccio, si mise in posizione seduta e si coprì adeguatamente con il lenzuolo come se improvvisamente provasse vergogna della propria nudità. In realtà era la nudità dell’anima a causarle imbarazzo.
“E’ accaduto circa un anno fa. Era una bella giornata di sole, mi trovavo nei boschi per cogliere rose selvatiche. Fu allora che lo conobbi.”
Obi-Wan aggrottò le sopracciglia: “Il Sith era su Naboo?”
Lei rispose con un mugolio. Deglutì e continuò il racconto: “Nonostante non avessi mai visto una creatura della sua specie, non provai paura nel vederlo. Anzi, il suo sguardo dorato era così bello che provai solo sensazioni positive. Si presentò, mi baciò la mano. Scambiammo alcune parole di circostanza, anche se io morivo dalla curiosità di saperne di più di lui. Quando gli chiesi cosa ci faceva nei boschi mi disse che amava passeggiare nel verde e così facendo aveva scoperto delle macchie dove crescevano rose selvatiche. Io, nella mia ingenuità, pensai che fosse un segno del destino. Credevo che davvero avessimo qualcosa in comune. Lo invitai a palazzo, mi disse che non poteva ma che avrebbe avuto piacere di rivedermi il giorno seguente. Ero così stupida da non essermi nemmeno chiesta per quale motivo non potesse avvicinarsi al palazzo reale.”
Scosse la testa sfoggiando un sorriso amaro, proseguì: “Il giorno seguente, dopo aver svolto le mie mansioni, corsi nel luogo dove ci eravamo incontrati. Lo trovai ad attendermi. Da quella volta, continuammo a vederci ogni singolo giorno, a passeggiare, a parlare di rose, a cogliere fiori. Di tanto in tanto mi chiedeva qualcosa su di me, sulla vita di corte, sulle abitudini della regina. Erano sempre domande discrete e io rispondevo senza riserve. Mi piaceva stare con lui, mi sentivo protetta, mi sentivo attratta da quell’uomo dalla pelle striata di nero e di rosso.”
Strinse le labbra, ma Obi-Wan non capì se era per non scoppiare a ridere o a piangere. Quel racconto cominciava ad abbondare di informazioni scottanti.
“Dopo settimane di incontri segreti e di baci all’ombra degli alberi, un giorno insistetti perché venisse a palazzo. Volevo presentarlo a Padme, volevo ufficializzare la nostra relazione. Lui si alterò e alla fine desistetti. Volendo a tutti i costi fare di testa mia, perciò il giorno dopo portai Padme con me, in abiti civili. Volevo fargli una sorpresa. Ma non lo trovai da nessuna parte. Ero così triste che Padme mi concesse di avere l’intera giornata libera per riprendermi dalla delusione. Quella stessa notte, ormai prossima ad addormentarmi nonostante la preoccupazione, mi ritrovai una mano a chiudermi la bocca e un alito caldo contro il collo. Era lui. Mi disse che ero solo una stupida ragazzina e che non avrei dovuto fargli quel brutto scherzo. E poi…” Leia si portò una mano alla fronte: “Accadde tutto così in fretta.”
Obi-Wan aveva già capito in che modo sarebbe finito quel racconto, ma il suo dannato orgoglio pretendeva di arrivare fino in fondo. Volevo sentirlo dalle sue labbra. Le prese una mano e gliela strinse, in segno che doveva continuare a raccontare.
Leia dovette deglutire ancora e ricacciare le lacrime: “E’ stato lui il primo, Obi-Wan. Quella notte mi ha resa sua. Non so se per soddisfazione o per vendetta. Non lo saprò mai. Ero così aggrappata al mio sentimento d’amore per lui che non provai nemmeno a fermarlo. Credevo che quell’unione fosse un modo per riappacificarci. Mi sbagliavo.”
Si passò la mano libera sulle palpebre per scacciare le lacrime, quindi guardò Obi-Wan negli occhi per dire l’ultima parte del racconto: “Disperata, il giorno dopo raccontai tutto a Padme, le dissi che il mio innamorato era un Sith e lei mi fece comprendere che mi aveva usata solo per ottenere informazioni. Ora capisci perché mi sento responsabile per la morte di mio padre? Se io non fossi caduta nella sua rete, forse tutto questo non sarebbe mai accaduto.” E il pianto ebbe il sopravvento.
Il giovane Jedi l’attirò a sé, ora che il quadro era completo poteva capire tutto. Lo schema della Federazione, il ruolo inconsapevole di Leia e le conseguenze che ne erano derivate sia a livello politico che a livello umano. Se fosse stato lui a provare una simile sofferenza, probabilmente si sarebbe strappato il cuore dal petto. Improvvisamente si sentiva ridicolo per alcuni comportamenti assunti in precedenza nei confronti della ragazza che amava. Aveva sbagliato tutto, d’ora in poi avrebbe impiegato tutto il suo tempo libero per rimediare agli errori commessi.
“Perdonami per aver infierito sul tuo dolore.”
Lei rispose tra le lacrime: “Non farlo. Sono io a doverti chiedere perdono per tutte le cose che ti ho taciuto. Rimedierò. Ti sarò sempre fedele e devota.”
Più che un giuramento sembrava una sentenza che si era auto inflitta per punirsi. Sapeva quanto lei che una vita insieme sarebbe stata una tortura. Un Jedi non poteva avere legami sentimentali, un Jedi non poteva vivere con una donna e mettere su famiglia. Un Jedi non poteva avere una vita sentimentale piena di gioie.
“Non posso lasciartelo fare. Con me non sarai mai felice, Leia. Io ti amo, ma se ti chiedessi di essere la mia compagna di vita tu non avresti più una vera vita.” Aveva una gran voglia di abbandonarsi al pianto.
Leia ingoiò le lacrime, prese respiro fino a quando non fu in grado di parlare senza interruzioni e senza cali di voce dovuti al pianto. Ciò che stava per dire era così importante, che nei sui occhi brillò una luce di gioia e di speranza per l’avvenire.
“Io ti amo Obi-Wan Kenobi. Per quanto la vita possa essere dura, io non smetterò un solo istante di amarti.”
Incredulo e felice al contempo, Obi-Wan le sorrise: “Così sia, amore mio.”
*
C’erano volute tre settimane perché tutto tornasse alla normalità. Tre settimane per superare il lutto di Jinn, per preparare il piccolo Anakin all’addestramento -compreso un nuovo taglio di capelli e abiti adeguati- e per organizzare la Cerimonia per suggellare la pace tra il popolo di Naboo e il popolo sottomarino dei Gungan.
Per l’occasione, la regina Amidala aveva puntato su un abito bianco per impersonare la purezza e la pace e aveva chiesto a Leia di indossarne uno simile, ma meno vistoso, e di affiancarla durante la cerimonia. Così, mentre i Gungan si esibivano in una sfarzosa sfilata, Leia fece sfoggio di tutta la propria bellezza in un abito dal corpetto aderente adornato di perle, gonna leggermente svasata e drappeggiata, scarpette caratterizzate da tacchi a spillo e un’elaborata acconciatura che ricordava una cupola rovesciata e che lasciava ricadere due boccoli ai lati del viso. Per completare l’opera, una spruzzata di brillantini color argento sulle palpebre e sulla scollatura. Dietro a lei, Obi-Wan si concedeva il lusso della fierezza per essere in possesso del cuore della ragazza più bella di Naboo, o forse addirittura di tutte le galassie. Prestò attenzione al momento più importante della cerimonia, ovvero quando la regina consegnò la sfera della pace a Boss Nass,  e poi attese con pazienza che scoppiassero i festeggiamenti. Lui e Leia avevano un importante impegno, che potevano onorare solo in segreto, perciò avevano stabilito di approfittare dell’enorme confusione dei festeggiamenti per dileguarsi senza essere notati. Non appena giunse il momento propizio, Obi-Wan afferrò la mano della sua amata e insieme corsero tra le vie deserte della città, ridendo come bambini. Sicuri di non essere scoperti, una volta fuori dal labirinto di mura e marmi, sostarono all’ingresso di un luogo di culto, accanto ad un’enorme porta. Sarebbe stato più facile riprendere fiato se fossero riusciti a smettere di ridere, ma come potevano in un giorno così felice?
Di punto in bianco, Leia rubò un bacio al suo Jedi e sfoggiò un sorriso enigmatico.
“Obi-Wan, prima di sposarti devo dirti una cosa importante.”
“Non sarà un altro segreto, spero!”
Una risata era d’obbligo, però la risposta lo lasciò ancora più sospettoso.
“Non esattamente. Sarà un segreto solo fino a quando non diverrà evidente.”
Obi-Wan la squadrò: “Di cosa stai parlando?”
Leia gli baciò la mano che ancora era allacciata alla sua dalla corsa, quindi confessò: “Aspetto un bambino.”
Non si sentì affatto ridicolo nel restare a bocca aperta, invece lei scoppiò a ridere sfacciatamente. Per farla smettere fu costretto ad intrappolarla in un abbraccio, in modo da avere la sua completa attenzione.
“Farò del mio meglio per provvedere a voi. Non sarà facile, questo lo sai, ma con il mio impegno e la forza del nostro amore sapremo superare le difficoltà.”
Lei inarcò le labbra in un dolce sorriso: “Finché resterò qui a Theed non abbiamo nulla da temere. Sotto la protezione di Padme il bambino potrà nascere e crescere in un nido sicuro e il nostro segreto verrà mantenuto. Spero solo che il tuo lavoro non ti terrà troppo a lungo lontano da noi.”
“Troverò sempre il modo di raggiungervi.” Liberò una mano e andò a posarla sul ventre di lei: “Da questo momento siete voi due la mia ragione di vita.”
Si scambiarono un bacio a fior di labbra, interrotto solo dal bisogno di entrambi di sorridere.
Leia fece un cenno con la testa: “Andiamo, il sacerdote ci attende. E io sono ansiosa di diventare tua moglie.”
Obi-Wan premette una mano sulla porta per aprirla, quindi prese per mano la sua sposa e insieme attraversarono la soglia del loro destino.
  
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