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Autore: AgoTheTrain    09/03/2016    1 recensioni
Una storia come dice il titolo su Phoenix o per meglio dire su Ikki, ambientato nel nostro mondo, senza cavalieri dello zodiaco e senza le ali della fenice o fantasma diabolico. Dove insieme alla sorellina e non il fratello come da canonico manga o anime, lotta per sopravvivere. Nella mia mente io l'ho immaginato in una città degli Stati Uniti nel 1900.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1






Il mio nome è Ikki di Thule, ma molti potrebbero ricordarmi con il soprannome di “La Fenice”.

Nacqui in un piccolo paesino, talmente insignificante che sulle mappe non aveva neppure il nome, ma per me ne aveva uno solo: Casa.

Mio padre Alman era un archeologo famoso. Padre, si fa per dire, o meglio per l'anagrafe lo era, ma non per me.

Era costantemente fuori per lavoro e la sua presenza era cosa rara in casa.

Fortunatamente non ero solo; avevo una sorella di nome Andromeda. Lo so, è un nome orribile per una bambina ma cosi decisero i miei genitori.

Lei aveva tre anni in meno di me e dal giorno della sua nascita io fui tutto ciò che aveva; nostra madre infatti morì durante il parto. Ero così piccolo che non mi ricordo neppure che aspetto avesse solo una cosa ricordavo: aveva gli occhi verdi, gli stessi occhi che rivedevo ogni giorno nella mia sorellina.

Nostro padre non era una persona irresponsabile sia chiaro non ci aveva abbandonati infatti aveva assunto un maggiordomo di nome Mylock; un uomo grande, grosso e pelato.

Mai si sarebbe aspettato che quell'uomo ci maltrattasse.

Infatti spesso se non facevo quello che diceva mi picchiava con una mazza da kendo.

Era terribile ogni colpo che mi dava mi faceva crescere l'odio verso quell'uomo, era buono solo a consumare i soldi che nostro padre mensilmente ci inviava.

Andromeda spesso piangeva quando assisteva alla scena e Mylock senza farsi troppi problemi cercava di metterla a tacere con la medesima punizione. Non gliel'ho mai permesso. Non importava quante botte avessi già preso; mai avrei concesso a quel mostro di toccare mia sorella.

Spesso rinvenivo dopo ore e trovavo Andromeda di fianco a me che mi curava io le sorridevo e le dicevo che stavo bene.

I suoi occhi si riempivano di lacrime. Odiavo vederla piangere allora la stringevo e la facevo calmare.

Quel uomo avrebbe pagato per ogni singola lacrima che mia sorella aveva versato, lo promisi a me stesso

Ogni giorno Mylock mi dava una ragione nuova per odiarlo con tutto me stesso. Infatti ci faceva patire la fame nessuno dei soldi che mio padre inviava veniva usato per noi.

Lui li prendeva e li usava per se. La maggior parte li perdeva al gioco.

Il rumore dello stomaco di Andromeda mi fece decidere che avrei fatto qualsiasi cosa per procurarle da mangiare. Non mi importava se fossi morto di fame ma alla mia sorellina l'avrei evitato finché avessi avuto fiato in corpo.

Iniziai a elemosinare in giro per i negozi di alimentari per ricevere qualcosa da mangiare anche in cambio di piccoli lavoretti. Spesso una volta terminate le commissioni i proprietari preferivano cacciarmi a calci piuttosto che rispettare l'accordo preso.

Così incominciai a rubare ma solo roba da mangiare, il mercato mi lasciava grandi possibilità.

Un giorno però fui beccato dalle guardie che mi portarono in cella. Qui sentii per la prima volta parlare di un luogo dove c'erano grandi guadagni partecipando a incontri di lotta da due carcerati. Sarei dovuto restare dentro per un bel po' ma Mylock venne a pagare la cauzione, no non vi aspettate che sia stato un atto di gentilezza o quant'altro. Infatti giunti a casa mi picchiò più pesantemente del solito. Mi urlò contro di quanti soldi aveva speso inutilmente per farmi uscire di prigione.

Io lo sentivo ma non ascoltavo pensavo a quell'opportunità che avevo sentito in cella.

Pensai Mylock mi sta allenando a sopportare i colpi per quei combattimenti.

Fu così che il giorno dopo cercai in città quel locale chiamato "Le dodici case" entrai e mi sembrò un normalissimo bar chiesi quindi al gestore:

“Ehi signor, ho sentito di un luogo dove avvengono combattimenti vorrei parteciparvi”.

Lui rispose “Mi dispiace giovanotto ma non so di cosa tu stia parlando e in ogni caso saresti troppo giovane per partecipare”.

“Non credo che siano problemi suoi. Se sono nel posto giusto mi metta alla prova non la deluderò”.

Lui rise e mi disse: “Sei il benvenuto! Ma non montarti la testa diventerai uno dei miei lottatori solo se supererai una prova. Torna domani sera e vedrai.”

“D'accordo! Si segni il mio nome perchè non lo dimenticherà tanto facilmente! Ikki di Thule”

Andai a casa felice di quella vittoria, avrei superato quella prova a qualsiasi costo per la mia piccola Andromeda.

Quel giorno non avevo portato niente a casa e lei era li che mi aspettava. Ma avevo pensato anche a quell'evenienza la presi per mano la portai in camera li sollevai un'asse dal parquet del pavimento e le mostrai la mia riserva di cibo privata. Ovviamente a lei non dissi mai che era il cibo che a volte non avevo mangiato per tenerlo per lei.

Le passai un pezzo di pane e la guardai mangiare.

Era bellissima; era felice e quindi lo ero pure io.

Il giorno seguente passò in fretta e giunse la sera in cui sgattaiolai fuori di casa.

Arrivato al locale il gestore mi condusse nel retro dove sotto un tappeto c'era una botola con delle scale, le percorremmo fino a giungere a un ring circondato da tantissima gente. All'interno c'era un uomo enorme con una maschera tribale.

Poco dopo l annunciatore disse:"Signore e signori benvenuti a questa serata un po' particolare in quanto il nostro Jango dell'Isola della Regina Nera affronterà un ragazzino sconosciuto di nome Ikki. Sarà un massacro? Diamo il via alle scommesse! Lo scoprirete presto. Lottatori andate a prepararvi tra poco si inizia."

Mi accompagnò in uno spogliatoio che era talmente piccolo che sembrava uno sgabuzzino. Entrò un medico e mi disse :"Ti devo visitare." così mi spogliai e feci come disse. Poi mi chiese:"Perché lo fai? Perché un giovane ragazzo come te partecipa a queste lotte? Dove sono i tuoi genitori? Sei ancora in tempo a rinunciare è per il tuo bene"

Non risposi non era nessuno per meritare alcuna risposta, lui non sapeva niente, delle botte, della fame, la rabbia in corpo aumentò. Dissi solamente:"Se avete finito avrei un incontro da vincere"

Il medico fece un cenno con la testa quindi presi la porta e andai verso il ring.

Ad ogni passo ripetevo a me stesso Tu vincerai, devi per lei, pensa ad Andromeda e vincerai.

Fu così che iniziò il primo combattimento della mia vita .

Jango era un uomo che sarà stato tre volte me a dir poco. Pensai Di sicuro non sarà agile, dovrei puntare sulla velocità per batterlo purtroppo le mie abilità intuitive si sbagliarono. Feci appena in tempo a salire sul palco che già fui steso a terra. Presi un gancio destro dritto nello stomaco talmente forte che mi ruppe diverse costole. Il gigante mascherato era li che si ergeva trionfante sul pubblico dicendo a tutti che ero già finito. Questa volta fu lui a sbagliarsi mi alzai proteggendo il costato con un braccio e con l'altro attaccai. Nessuno dei miei colpi andò a segno. Questa volta un mancino mi arrivò in pieno volto facendomi volare contro il paletto che sosteneva il ring. Il buio mi avvolse. Nella mia mente rivedevo Andromeda, la vedevo piangere, la vedevo magrissima quello è ciò che sarebbe successo se avessi fallito.

Mi svegliai che il conteggio dell'arbitro era quasi arrivato a dieci dando così la vittoria all'avversario.

Fortuna per me non lo raggiunse, mi alzai e ogni dolore sembrava esser sparito.

Scattai verso di lui e le mie gambe sembravano essere più veloci.

I miei pugni da prima schivati iniziarono ad andare a segno uno dopo l'altro senza dar tempo al lottatore mascherato di pararsi o di contrattaccare. Fu un lampo, Jango cadde a terra, il pubblico che prima era in visibilio ora taceva. Solo il conteggio dell'arbitro, che giunse al dieci. Si sollevò il mio urlo di gioia.

Ho vinto ho vinto pensavo. Il gestore entrò nel ring mi prese un braccio e lo sollevo al cielo.

L'annunciatore disse: “Signori e signori ecco a voi il vincitore! Ikki!”

Il pubblico esplose.

Il gestore mi accompagnò di nuovo nello spogliatoio e mi disse: “Hai vinto ragazzo, a quanto pare hai molto potenziale e visto che ho appena perso il mio campione manterrò la mia parola e prenderò te a lottare. Che ne dici? Ti darò il trenta per cento dei miei guadagni.”

Ero sul punto di mandarlo al diavolo per quel misero trenta per cento ma non potevo, avevo un dannato bisogno di quei soldi.

“Accetto”.

“Bene Ikki ora fai parte dei miei lottatori. Mi aspetto molto da te, non farmi perdere tempo e denaro!”

“Non accadrà. Dimmi quando potrò combattere nuovamente?”

“Impaziente eh? Devi avere bisogno di quei soldi...” Disse lui ghignando.

“... Comunque ora per prima cosa ti devi riposare.

Purtroppo non hai tempo per riprenderti al cento per cento la prossima settimana altri locali porteranno i loro combattenti e tu dovrai essere pronto!”

“Non si preoccupi io ci sarò e vincerò!”

Detto questo il gestore se ne andò verso la porta ma poi si fermò e disse: “Il mio nome è Guilty”la aprì e se ne andò.

“Dannato Jango” dissi tra me e me toccandomi le costole, avevo un livido su un fianco enorme, solo a sfiorarlo mi doleva.

Entrò di colpo il dottore: “Guarda come ti sei conciato!”

Si avvicinò e iniziò a osservare le mie ferite.

“Non ho bisogno del tuo aiuto vattene! Inoltre ora devo tornare a casa non ho tempo da perdere”
“Ti accompagno io allora, ho la macchina qui dietro nel vicolo.”

“Cos'è che non capisci del non voglio il tuo aiuto?!”

Detto questo corsi via dando uno spintone al dottore che cadde a terra.

Andai avanti fino a casa.

Entrai di soppiatto e arrivai alle camere.

Andromeda dormiva già, mi fermai a guardarla.

Ho vinto sorellina ho vinto per te sussurrai.

Mi andai a sdraiare di fianco a lei, l'abbracciai e mi addormentai.

Il mattino dopo mi svegliai con Andromeda che mi guardava “Che succede sorellina?”dissi sbadigliando.

“Cosa ti sei fatto in faccia?”

“Non ti preoccupare sorellina sono caduto ieri. Sai non ci vedo molto bene di notte.”

Lei mi sorrise ma non sembrava essersela bevuta troppo.

Andai al mercato a vedere se trovavo qualcosa da portare a casa.

Sentii un uomo gridare: “Ikki Ikki vieni al mio banco”

Mi guardai intorno non poteva di certo parlare con me io non lo conoscevo manco. Pensai poi che il mio non era un nome così comune e capii che parlava proprio con me così mi avvicinai.

“Ci siamo mai visti?”

“ No, tu non mi conosci ma io conosco te! Mi chiamo Agape ero ieri sera al “Le dodici case” e fortuna ha voluto che l'allibratore abbia capito male la mia puntata e l'abbia fatta su di te anziché su Jango.”

“Capisco e quindi cosa vuoi da me?”

“Ho fatto un bel gruzzoletto diciamo grazie a te o meglio dire al fatto che hai vinto. Quindi prendi ciò che vuoi dal mio banco offro io”

Mi sembrava un sogno! Non mi feci pregare. Andromeda aveva di sicuro fame. Non mi importava se stavo accettando il suo aiuto andando contro il mio essere, per lei ero pronto a distruggere tutto me stesso.

Corsi a casa. Salii le scale molto lentamente e in punta di piedi per evitare di fare rumore e attirare Mylock che mi avrebbe sequestrato quel cibo.

“Tieni sorellina mangia qualcosa” porgendole il pacchetto con gli alimenti.

Dopo tanto potevamo mangiare entrambi. Era soltanto del pane e formaggio ma mi sembrò la cosa più buona del mondo.

Poi mi fermai e dissi : “Stasera non aspettarmi sveglia devo andare a fare una commissione.”

“Vengo con te”

“Lo sai che non puoi Andromeda! Devi restare qui al sicuro e fidarti di me è una commissione lunga e che devo fare da solo. Non insistere perchè non vieni!”

Iniziò a brontolare e poi mise il broncio.

“Dai sorellina non fare così.” le diedi un bacio sulla fronte.

Lei arrossì e sorrise.

“Ti voglio bene”.

“Anch'io fratellone, ma stai attento a non cadere anche stavolta”

“Esco proprio per imparare a non cadere più” dissi ridendo.

Arrivò la sera e uscii di nuovo di nascosto e raggiunsi in poco tempo il locale.

Guilty mi guardò perplesso e mi chiese: “Che cosa ci fai qui?”

“Ho bisogno di allenarmi spero che Jango sia qui stasera.”

“E' cosi che ti riposi?”

“Vuoi che ti faccia vincere o no?! Ho bisogno che mi insegni.”

“Jango non c'è è tornato alla sua palestra ma ti posso insegnare io. Hai davanti il maestro di Jango o almeno lo fui quando ancora combattevo. Poi ho deciso di comprare questo locale e di dirigere. Meno problemi e più guadagno!” disse ridendo.

“Allora mi insegnerai?”

“Mmm..e va bene non posso mica permettermi di perdere soldi.”

Così scendemmo verso il ring.

Dopo un po' incrociai una ragazza che avrà avuto la mia età a occhio e croce.

Era poco più bassa di me e aveva dei capelli lunghi biondi. Ma la cosa che più mi colpì erano i suoi occhi così azzurri che mi ci ero perso dentro.

“Ehi Esmeralda cosa ci fai qui?” disse Guilty.

“Cerco mio padre sapete dov'è?”

“Deve essere nell'infermeria in fondo al corridoio prima dell'entrata del ring.”

“Ok grazie.”

Lei si allontanò e io rimasi impalato a guardarla andare via talmente imbambolato che il gestore mi disse: “Ehi sei vivo?Terra chiama Ikki torna da noi”

“Che c'è?!” risposi irritato.

“Che ne dici se proseguiamo e iniziamo il tuo allenamento? Sei sicuro che le costole non ti facciano male?”

“No e comunque non sono affari tuoi”

“Ok Ok che caratterino.”

Entrammo nel ring e iniziò a insegnarmi come colpire, dove mandare a segno i colpi, come proteggermi,come schivare, tutto. Arrivò il mattino senza accorgermi del tempo che passava.

Dannazione è mattina Mylock si era sicuramente accorto della mia assenza.

Corsi via sempre più veloce trovando energie che non pensavo di avere.

Entrai e trovai Mylock con la mazza da kendo e Andromeda che piangeva ai suoi piedi.

Sollevò il viso pieno di lacrime e gridò “Fratellone”.

Le lacrime e i lividi sul suo viso mi fecero andare il sangue al cervello.

Scattai in avanti e mollai un gancio sul ginocchio del maggiordomo che si spezzo al contatto e si piegò per terra in preda al dolore.

Senza che potesse rendersene conto ero sopra di lui che lo pestavo.

Un pugno dietro l'altro senza vedere il sangue dell'uomo che bagnava i miei pugni.

Non connettevo più so solo che fui fermato da Andromeda che mi prese per un braccio prima di colpirlo nuovamente.

Alla vista del sangue sul viso di mia sorella tornai improvvisamente lucido.

Abbassai lo sguardo e vidi Mylock completamente sfigurato col sangue che non cessava di fuoriuscire.

Capì al volo cosa dovevo fare. Se fosse morto mi avrebbero portato in prigione e questa volta non ne sarei più uscito e non avrei più visto Andromeda.

Corsi verso “Le dodici case” in cerca del dottore. Non dissi nulla entrando. Corsi direttamente dal medico che fortunatamente era ancora li.

“Ho...ho bisogno...ho bisogno di lei...” dissi balbettando per colpa dello shock e della corsa.

“Che succede Ikki?” Poi notò il sangue sulle mie mani e chiese: “Di chi è quel sangue?”

“Deve venire con me la prego!”detto questo corsi verso l'entrata.

“Aspetta Ikki con la mia macchina faremo prima su andiamo”ci dirigemmo verso casa.

Entrammo e lui vide la situazione di Mylock e anche i lividi su Andromeda.

Si chinò e iniziò a controllare il battito.

“Non posso fare nulla qui devo portarlo in ospedale sta perdendo troppo sangue”

Così lo afferrò e se lo caricò sulle spalle fino alla macchina e sfrecciò verso l'ospedale.

Ormai non potevamo più rimanere in quella casa, Mylock sicuramente mi avrebbe denunciato alle autorità e sarei finito dentro.

Corsi in camera e iniziai a buttare i vestiti dentro una valigia dando gli ordini ad Andromeda per fare la sua parte.
Dovevamo scappare dovevamo essere veloci.

Se Mylock si fosse ripreso avrebbe subito chiamato la polizia e noi dovevamo già essere distanti a quel punto.

In quel momento bussarono alla porta.

Quella è l'unica via di uscita dannazione! Mi feci coraggio e mi avviai per aprire.

Non feci in tempo di slegare il chiavistello che la porta si abbattè su di me.

L'ultima cosa che ricordo era Andromeda portata via da degli uomini eleganti che di sicuro non erano della polizia poi persi i sensi.








****Spazio autore: salve a tutti, questa storia è  un po' particolare :) però Andromeda in versione ragazza secondo me ci sta xD comunque spero che vi piaccia fatemi sapere se vi va' per favore :) grazie e alla prossima ;)

  
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