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Autore: Tynuccia    09/03/2016    0 recensioni
[Fire Emblem Fates] [Marx x Kamui]
Corre perché è genuinamente preoccupato per lei.
Breve momento condiviso dal principe di Nohr e dalla sua sorellina acquisita. Non contiene spoiler sulla trama del gioco.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tuoni
 
*
 
 Gli alloggi più vicini alla camera di Kamui sono quelli di Marx. La bambina non lo sa – non può ricordarlo – ma è stato Garon in persona ad affidarla alle cure del suo primogenito. Non gli è concesso uno sbaglio e Camilla è troppo frivola e giovane per proteggere Nohr dalla principessa di Hoshido, nel caso dovesse ribellarsi. Marx, tuttavia, è adatto al ruolo; come se gli fosse cucito addosso. E quando il re gli ordina di trasferirsi nella Cittadella, lasciando la sua suntuosa residenza in favore di una più scarna, l’adolescente si limita ad inchinarsi al suo cospetto, felice di servirlo al meglio delle sue possibilità.
 
 Vi è soltanto un corridoio a separare il principe dalla bambina, dunque non gli è difficile sentire i singhiozzi che squarciano la notte. Scatta in piedi, lasciando perdere il libro che sta leggendo, e si precipita fuori dalla stanza. I maliziosi a corte direbbero che lo fa perché ha il carattere debole di chi esegue qualsiasi ordine senza questionare, ed è creta tra le mani del padre, ma Marx, suo malgrado, si è già affezionato alla piccola. Dunque non corre per compiacere Garon o per timore che quelli di Hoshido stiano saccheggiando il castello pur di riavere colei che gli spetta di diritto.
 
 “Principessa stai bene?”.
 
 Corre perché è genuinamente preoccupato per lei.
 
 “N-Nii-san.”
 
 La trova rannicchiata in un angolo del grosso letto, le ginocchia tirate al mento. I suoi sfavillanti occhi rossi brillano nella stanza poco illuminata dai tizzoni ardenti nel caminetto. Ha la coperta tirata sulla testa, stretta contro il corpicino, e grosse lacrime le offuscano lo sguardo.
 Marx stringe la porta contro le dita, in qualche modo sollevato di non dover brandire la spada per proteggerla. “Cos’è successo?” chiede. La sua voce si ammorbidisce quando si tratta di dover conversare con la sua famiglia e Kamui, da poco, ne fa parte a tutti gli effetti. Non ricorda neppure quando ha cominciato a chiamarla Principessa – facendo forse un torto alla sua sorellina Elise – ma quell’innocente soprannome sembra calmarla ogni volta.
 
 “La pioggia,” spiega la bimba, tirando su con il naso.
 
 Marx aggrotta la fronte, avanzando nella stanza. Kamui è tanto piccola, ha soltanto sei anni – sei, come sono quelli che li separano – ed è naturale che si spaventi a tal punto per i temporali. Soprattutto quando il meteo di Nohr è un incubo rispetto a quello mite e chiaro di Hoshido cui lei, senza ricordarlo, è abituata. “Non ti piace?” indaga, incapace di offrirle vere parole di conforto.
 
 Kamui scuote la testa con veemenza. “Sono i tuoni!” esclama, quasi piccata dall’ingenua domanda del fratello. “Mi fanno fare brutti sogni, Nii-san!”. Si imbroncia ed abbassa lo sguardo, la bocca nascosta dalle ginocchia.
 
 Marx, che invece trova piacevole un clima simile, non può far altro che continuare la sua marcia fino al grande letto. Lo sguardo della bambina è puntato su di lui, lo scruta curiosamente. Allunga la mano e le tende il suo fazzoletto, inginocchiandosi sul materasso. Per essere un principe destinato al trono, il dodicenne è incredibilmente goffo fuori dal combattimento, ed è un attimo prima che perda l’equilibrio, rovinando sul materasso.
 
 La piccola fraintende il gesto e, da dietro la leggera stoffa pregiata, esibisce un grosso sorriso. I suoi denti lievemente aguzzi brillano nell’oscurità. “Rimani con me, Nii-san?” domanda ingenuamente, una mano già stretta attorno alla manica della sua camicia.
 
 Il ragazzino resta immobile, gli occhi castani puntati sulle dita pallide che lo tengono prigioniero. Non è mai stato capace di rifiutare qualcosa a qualcuno e, quasi, la sua testa si muove da sola in un piccolo cenno d’assenso. Deve comunque dormire, questa notte; tanto vale fermarsi nella stanza della principessa d’Hoshido. Gli ordini di Garon sono stati inequivocabili e Marx non vuole tirarsi indietro.
 
 Kamui torna a sorridere, in preda all’entusiasmo per quell’inaspettata novità, e libera la lunga chioma cerea dalla coperta. Sembra quasi aver dimenticato i tuoni che l’avevano svegliata poco prima e si affretta a mettersi comoda sotto la trapunta, lo sguardo fisso su Marx. “Raccontami una storia, Nii-san!” cinguetta candidamente.
 
 Il ragazzo non riesce a trattenere un sorriso di fronte all’innocenza di Kamui e scuote piano i boccoli biondi. “Lo sai che è Camilla quella appassionata di certe cose,” le ricorda nel blando tentativo di mantenere la facciata stoica che deve portare in qualità di principe ereditario. Procede a sdraiarsi al suo fianco, ma non troppo vicino. Rimane in silenzio mentre la bimba comincia a sproloquiare su quanto la sorella maggiore sia brava a intrattenerla con racconti incredibili, e su varie altre cose che c’entrano ben poco. La guarda agitare le braccia in aria e ridere mentre la stanza continua ad essere riempita dal bagliore dei fulmini e il rumore dei tuoni, ormai totalmente ignorati. Non passa molto tempo prima che le parole di Kamui comincino a perdere d’intensità, intervallate da poco cerimoniosi sbadigli.
 
 Marx sorride, decidendo di rimanere con lei nonostante si sia già addormentata. Libera una mano dalla coperta, esitante, e la usa per sistemare una ciocca di capelli platino dietro l’orecchio appuntito della piccola, indugiando brevemente sul lobo quando ritira l’arto.
 
 “Buonanotte Principessa.”
  
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