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Autore: Fujiko91    09/03/2016    5 recensioni
*Coff coff* Si ok, anch'io mi sono lasciata rapire da questa, meravigliosa coppia e così alla fine, anch'io ho scritto una Thilbo (Bagginshield), non sono riuscita a resistere, alla tentazione u.u
Spero solo di essere riuscita nel mio intento di descrivere le loro emozioni!
Un Thorin ancora preda della malattia del drago e uno hobbit ancora molto innamorato del suo amato tanto da...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Non-con
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Erano passati due mesi dalla fine della battaglia dei Cinque Eserciti. Thorin oramai era il Re sotto la montagna a tutti gli effetti, Erebor era stata riconquistata ma...
Thorin non era guarito dalla sua malattia dell’oro, anzi, essa era peggiorata, perché ora odiava colui che doveva amare, cioè Bilbo, per avergli portato via l’archengemma.
Invece Bilbo non era più tornato alla sua Contea. Aveva preferito rimanere li accanto al suo amato, pur sapendo che non era più il nano che aveva bussato a casa Beggins. Purtroppo era così.
I pensieri di Bilbo erano: “Chi avrebbe mai pensato che sarei finito così solo per aver cercato di salvare il cuore e la mente del mio amato. Eppure ora mi ritrovo incatenato al trono del Re sotto la montagna e per giunta sono nudo come un verme”. A quell'affermazione che si era rivolto Bilbo pianse. Davvero, non poteva credere di essere sceso così in basso, ma forse dentro di lui pensava “me lo merito, del resto gli ho rubato l’archengemma. Si, sicuramente questa è una punizione da cui non ho intenzione di scappare e poi anche se volessi non potrei... Infondo sono incatenato con delle catene forgiate da Thorin stesso e sono anche troppo debole” Queste erano le parole che si ripeteva ogni giorno dalla fine della guerra, dal inizio di un nuovo delirio e una nuova sofferenza.
Invece per Thorin era tutto diverso. Per lui quella era una lezione da impartire per il futuro e anche perché non vedeva più lo Hobbit, o meglio Bilbo, un amore, ma un oggetto di cui poteva disporre come voleva e la sua scelta fu di incatenarlo al suo trono per sempre e li doveva rimanere... Oramai la decisione fu presa e non si poteva tornare indietro e poi Bilbo lo aveva tradito e deluso molto profondamente, quelle ferite nel suo cuore non si sarebbero mai rimarginate. Era quello che pensava, quindi era la verità!
Gli altri nani avevano tentato di persuaderlo da quella follia, ma senza successo. Anche Balin e i due nipoti Kili e Fili si erano permessi di parlargli francamente, ma senza il minimo esito positivo, anzi, si erano guadagnati l’odio di Thorin in meno di pochi secondi.
Kili e Fili oramai non avevano più messo piede dentro alla sala principale, dov'era situato il trono. Provavano troppa vergogna nel vedere un loro compagno. Si, perché Bilbo lo era e si meritava, per tutto quello che aveva fatto, di essere chiamato compagno e amico.
Ma una mattina Kili disse, rivolto al fratello: “Senti, io dico di andare da Gandalf. Lui non sa cosa sta avvenendo qui, cioè, lui non sa che Bilbo non è più riuscito a partire per la contea. Noi abbiamo il dovere di intervenire, fratello mio” Fili, dal canto suo, aveva già pensato a questa soluzione, ma non ne aveva mai fatto parola per paura di non essere capito. Ora che sapeva che anche Kili la pensava  come lui, ne era molto felice.
Fili:”Ok, allora dobbiamo andare a parlarne con Balin. Sai, io e lui ne avevamo già parlato. Ora non rimane che passare ai fatti!”
Kili annuì!
Nel pomeriggio raggiunsero Balin e gli dissero del loro piano e di come ora erano d’accordo entrambi e che andava fatto, assolutamente  fatto! Era la cosa giusta.
Balin era d’accordo e così prepararono il piano. Non  dovevano saperlo gli altri nani. Non perché non si fidassero, ma sapevano che se Thorin avesse chiesto loro la verità, non avrebbero esitato a dirglielo da quanto ne erano succubi. Si, perché ora non si trattava più di rispetto, ma di pura paura di fare la fine di Bilbo o anche peggio. Kili, Fili e Balin erano pronti. Ora mancava solo partire e sperare di trovare Gandalf il prima possibile.

Il mattino del giorno dopo, di buon’ora, la piccola squadra, passando da una piccola galleria sotterranea, arrivò ai piedi della montagna solitaria.Intanto, all'interno della sala del trono, giaceva terrorizzato un minuscolo hobbit, senza più forza ne per dire basta ne per fermare Thorin. Mentre questi andava da lui e si prendeva quel poco di purezza che rimaneva di Bilbo per poi andarsene. Poi arrivava Ori per medicarlo ogni giorno. Era la stessa storia che si ripeteva all’infinito e Bilbo era stufo, ma così stufo da non riuscire più nemmeno a mangiare. Dentro di lui aveva deciso di morire. Quella era l’unica via d’uscita che rimaneva  per uscire per sempre da quelle tenebre che lo stavano assorbendo e prosciugando dalla voglia di vivere, ma anche da quella di amare. Alla fine la vera domanda era “amare cosa o chi?” Quello non era più nessuno se non un estraneo che si prendeva ciò che voleva per poi lasciarlo li, solo come un cane... E queste cose facevano male. Spezzavano il cuore e lo sbriciolavano, ecco come si sentiva, ecco a cosa lo aveva portato quell'avventura: ad un’umiliazione così estrema... pianse e basta...
Intanto Kiki, Fili e Balin erano arrivati ad una casa. Li bussarono e finalmente davanti a loro si alzò la figura emblematica di Gandalf: prima che lui potesse chiedere una spiegazione i tre nani, prima di pensare a riordinare le idee su cosa dirgli, dissero insieme e urlando: “GANDALF, DEVI VENIRE CON NOI, PRESTO, ALLA MONTAGNA! ORA! NON FARE DOMANDE, VIENI E BASTA!” Kili e Fili guardarono lo stregone diventare pensieroso. In effetti Gandalf si stava chiedendo che cosa fosse successo, ma vedendo anche Balin capì che non c’era tempo da perdere in chiacchiere e prese il suo cavallo. In meno di due giorni furono davanti al grande portone della Montagna.
Gandalf scese dal cavallo. Appena gli altri nani lo videro rimasero perplessi del suo arrivo, ma quando videro con lui Kili, Fili e Balin rimasero di pura pietra. Thorin scese e disse con tono serio ”Cosa ti porta qui, stregone?” Ma mentre lo diceva, guardava ancora con più disprezzo i nani con lui. Lo stregone vedendo e sentendo la tensione disse: “sono venuto solo a trovare dei vecchi amici! Ecco, questo è quanto, mio caro amico Re sotto la Montagna. E visto che passavo di qui per affari, i tuoi nipoti e Balin sono venuti a prendermi!”
Thorin sapeva che Gandalf mentiva, ma fece finta di credergli. Poi disse: “Beh, allora sei venuto. Ora puoi anche andarten…” Ma mentre stava finendo la frase, Kili rivolto allo stregone disse: “No, tu non devi andartene. Devi vedere cosa sta succedendo, tu devi vedere con i tuoi occhi cosa questo nano (non voleva più chiamarlo zio, anche perché di quella persona non ne era rimasta traccia) ha fatto al povero Bilbo e cosa gli sta ancora facendo...” Ma poi Fili continuò per suo fratello, troppo pieno di odio e di amare lacrime per continuare: ”Si e di come loro (rivolto ai nani della compagnia) hanno fatto finta di non vedere e di non sentire… VIGLIACCHI!”
Finito di parlare prese lo stregone per la tunica e lo tirò fino all'interno, oltrepassando suo zio, che stava sputando rabbia dalla bocca. Gandalf, appena fu all'interno, vide da lontano la figura di un bambino, ma in realtà, dopo un po’, con suo grande dolore capì che, in realtà, era quella di Bilbo. Era li, rannicchiato a terra, i suoi occhi spenti e il suo corpo pieno di graffi, morsi e altre cose che lo stregone preferì non guardare perché il suo cuore chiedeva la verità e il suo bastone chiedeva giustizia.
Gandalf, arrabbiato come non mai, prese Thorin e lo alzò da terra tanto che il nano si fece prendere dal panico e disse, urlando: “CHE SIANO MALEDETTI KILI, FILI E BALIN! LORO E IL LORO SENSO DI GIUSTIZIA!" Lo stregone si rese conto di quanto quel Re fosse cambiato, e non in meglio, ma solo in un essere vomitevole che sapeva solo sputare rabbia contro i sui stessi nipoti e ai suoi amici.Kili e Fili si chinarono sopra lo hobbit con un paio di chiavi che avevano rubato allo zio e lo liberarono da quello schifo. Perché non c’era parola migliore per descrivere quella scena. Anche gli altri nani si inchinarono verso il loro amico hobbit o a quello che ne rimaneva e chiesero in coro: “Scusaci, mastro Bilbo. Ci potrai mai perdonare per la nostra cecità e la nostra ignoranza?”
Non disse nulla, ma Gandalf parlò per lui: ”Lui vi perdonerà e anch'io lo farò…”
I nani erano felici, ma l’unico che fu schifato da tutto quello era il Re, che disse, brandendo la spada: “Tutti voi non me lo porterete via! Lui è mio, solo mio, capito?! E non pensare che non mi fossi reso conto di ciò che provi per il mio Bilbo, stupido stregone. Tu lo hai sempre protetto e abbracciato, ma dietro si nascondeva solo della gelosia, perché lui era ed è ancora mio!” Gandalf non poté che ridere, ma era una risata adirata e amara nel sentire una cosa simile uscire da quelle labbra
Gandalf: "Fatti indietro, Thorin. Sai, lui ti ha preso quella pietra solo per salvarti. Non per ferirti o per derubarti, ma perché lui ti ama e tu, invece di ricambiare quell'affetto, tu gli fai questo... Ti posso dire che hai superato tuo padre e tuo nonno in fatto di crudeltà, mio caro nano! Quindi levati, se non vuoi che ti…” Si dovette interrompere, perché una mano minuta lo teneva stretto. Era Bilbo, destato da quel coma: “Non dirlo, non al mio amato. Io l’ho perdonato. Lui l’ha fatto perché non sono stato sincero e questo lo capisco...  Ma ora vorrei tornare a casa mia.” Disse con un filo di voce, per poi svenire, ma questa volta tra le braccia di Kili e Fili. Thorin, udendo la frase, disse: “Andatevene, portatelo via con voi e non tornate mai più!” erano parole dure, ma era la verità, e lui era sempre stato sincero. O forse no…
Erano passati tre mesi che Bilbo, Kili, Fili e Balin erano giunti alla contea. Oramai i nani avevano deciso di stare li, accanto al loro hobbit, e alla fine erano giunti anche altri nani della compagnia. Tutti tranne Thorin. Lui era rimasto solo come un cane, nella sua Montagna. Bilbo in cuor suo, però, sperava di vederlo arrivare e ogni giorno, fino a tarda sera, stava seduto sotto la pianta ad aspettarlo. Tanto che i nani iniziarono a pensare che quell’hobbit fosse proprio pieno d’amore. Anche adesso, dopo che colui che lo doveva amare lo aveva ferito, lui lo amava ancora molto. Agli occhi di alcuni altri nani appariva stupido. Ad altri, invece, venne da piangere nel vedere quella scena.
In quei mesi, Thorin, in quel silenzio che ora era il suo regno, la sua pazzia e la sua solitudine lo avevano reso stupido e una notte sognò l’inizio del suo viaggio, le sue speranze e i suoi progetti per il futuro. All'improvviso capì che aveva sbagliato tutto e venne preso da una forte crisi di pianto e di orrore per se stesso e per quello che aveva fatto al suo amato. Come aveva potuto farlo e non capire le reali intenzioni del suo Bilbo? Solo ora si accorse di come tutto fosse orribilmente triste. Decise di lasciare per sempre il suo regno, recarsi nell’unico luogo in cui poteva far ritorno e chiedere perdono al suo amato. Era passato un anno da che i nani si erano abituati, forse anche troppo, a vivere nella contea. Molti di loro avevano iniziato a lavorare, altri ad insegnare e altri  ancora ad imparare. Bilbo, invece, non faceva nulla se non stare seduto e fumare la sua erba pipa. Ad un tratto scorse da lontano una figura famliare e saltò in piedi per esclamare: “THORIN!” Ad un tratto la compagnia di nani si ammutolì. Come poteva essere lui…? Non poteva! E invece si, lo era, ma non li guardò nemmeno. Anzi, li oltrepassò e si diresse verso lo hobbit per chinarsi e dirgli: “Tieni, queste sono delle catene. Mettimele al collo e legami a te, sarò per sempre tuo. Fammi ciò che io ho fatto a te. Io lo accetterò e non farò nulla se non essere tuo per sempre!” Bilbo prese tra le manine ora molto più forti il viso del suo amato. Gli ci volle un minuto per vedere di nuovo lo sguardo del suo amore.
Era di nuovo in se: “Io non ti legherò mai a queste catene, mio Thorin. Tu sei già mio. Lo dimostrano le tue parole e la tua venuta qui! Io ho già il tuo cuore e non chiedo nient’altro, ti ho già perdonato” E lo baciò. Il bacio era così intenso che Thorin divenne rosso, ma allo stesso tempo dolce, tanto che abbracciò il suo dolce Bilbo. Gli altri nani erano felici di quella scena e del lieto fine di una storia che sembrava che non potesse averlo.
Due anni dopo, Bilbo e Thorin era sposati e governavano in piena armonia il loro regno sotto la montagna, ora pieno d’armonia e di vita. Tutta la compagnia di nani era felice e anche Kili e Fili lo erano!



Angolo della scrittrice:
Ho tentato al meglio di descrivere questa meravigliosa coppia che da poco amo U.U
E poi volevo ringraziare una mia cara amica, che mi ha aiutato a correggerla grazie mille!
 Alla prossima la vostra Fujiko91 !
  
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