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Autore: Ale78    28/03/2009    2 recensioni
Ciao, questa storia mi è venuta in mente dopo l'ennesima volta che mi riguardavo l'episodio 5..Come ha fatto Han Solo a diventare il proprietario del Falcon? Qual'era il rapporto d'amicizia con Lando?Vi ho incuriosito? Buona lettura e non siate troppo cattivi! Ciao Ale
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Han Solo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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millennium prova  
                                           
                                                                                                      Millennium
                                                     

Una donna aliena entrò nel locale più malfamato di Mos Eyslei. Aveva un modo di agire veramente guardingo, infatti, si avvicinò al bancone e passò un biglietto al barman. Il barista dopo aver letto il biglietto che gli era stato porto la indirizzò con una smorfia ad uno dei tavoli in fondo.
Al tavolo indicato c’erano due uomini. Il primo era sicuro e disinvolto a cagione del fulminatore che gli penzolava a lato della gamba destra, l’altro portava un mantello con un ampio cappuccio che gli copriva il volto da sguardi indiscreti. I due, che ad un primo esame sembrava stessero discutendo in modo animato o trattando d’affari, stavano scherzando e il loro modo di rapportarsi tradiva una certa conoscenza, se non addirittura una buon’amicizia.
La donna si avvicinò al tavolo e si andò a sedere sulle ginocchia del primo, sussurrandogli alcune parole all’orecchio poi, dopo avergli dato un bacio su una guancia, sparì furtivamente.
L’altro uomo aveva smesso di parlare e si era versato ancora da bere dalla caraffa che aveva di fronte.
- Non preoccuparti. Niente d’importante! Sono stato solo informato della natura del mio prossimo carico. Non ho fretta. Fino a domani non ho niente da fare!
- E la ragazza? Vecchio pirata, non ti ho mai visto essere così insensibile nei confronti dell’altro sesso…e lei mi sembra anche molto carina!
- E’ un’amica… si schernì l’uomo.
- Niente di serio, insomma! Al solito! A volte credo che la tua sia una qualche sorta di collezionismo…
- Tu mi conosci Lando! Prima il dovere e poi…è la prima regola! E poi come potrebbe diventare una cosa seria? Per me la priorità più importante è la mia pelle…
Il tono a quel punto cambiò notevolmente. – Per chi stai lavorando adesso, Han?
- Per Jabba. Hai presente quell’enorme gasteropode?! Mi ha offerto di lavorare per lui, mi ha fatto una proposta che non ho potuto rifiutare!
Lando lo squadrò di sottecchi. L’amico gli aveva raccontato, come di consueto, soltanto una parte della storia. Lando era perso in queste considerazioni, quando Han aggiunse - La paga in ogni caso è buona.
Il viso di Lando si fece scuro, - E i rischi? A quelli ci hai pensato?
Han lo guardò sorpreso - Proprio tu mi vieni a parlare di rischi? Andiamo Lando! Non rischio più di chiunque altro in questo periodo. Sono tempi difficili. Oggigiorno o stai con l’Impero o sei contro. In questo modo evito di dover fare una scelta. Almeno per ora. Jabba tratta affari con gli imperiali…quando gli fa comodo. Nel caso non sia redditizio, c’è sempre l’altra parte…
 - Così facendo credi di essere al sicuro? Metti che tu sia abbordato, o che per qualche motivo tu sia costretto ad abbandonare la nave. Ho sentito storie su quell’Hutt da far accapponare la pelle!
Han scoppiò in una fragorosa risata.
- Anche di te non si raccontano grandi amenità Signor Calrissian, ma non per questo le persone ti evitano o evitano di trattare affari con te! Così dicendo lo squadrò con fare beffardo.
- Hai vinto! E’ inutile tentare di farti ragionare! Spero soltanto che tu sappia ciò che stai facendo!
Poi cambiò discorso e portò l’argomento sulla politica – L’oscurantismo imperiale non permette ai tipi come noi molte possibilità di lavoro. Probabilmente appoggiarsi ad un’organizzazione così grande e ramificata…
- L’ hai detto amico! Gli imperiali sono un’organizzazione… a delinquere, troppo potente…ma sono loro a comandare. Nonostante che sia gente con una mentalità che non comprendo… Si dice siano i promotori di giustizia ed ordine, invece… – Una smorfia.
- In realtà non sono altro che dei burattini in mano ad un politico corrotto ed avido.
Lando riempì i due bicchieri, ma sembrava perplesso.
- Non lo so. La Ribellione, allora?
- Svegliati, Lando! Quelli che tu chiami ribelli, sono un gruppo di persone votate al suicidio. Chiunque pensi col proprio cervello non può che convenire con le mie parole.
- Forse hai ragione tu! In fondo è inutile parlarne ora! Credo soltanto che, alla fine, saremo tutti chiamati ad operare una scelta. Non so come, vecchio mio, ma temo che quel momento sia sempre più vicino.

L’incontro fra i due amici si protrasse fino a tardi, poi il comandante Calrissian si alzò e chiese a Han di seguirlo.
- Voglio mostrarti una cosa - gli disse.
Passeggiarono per i vicoli dello spazio porto, svoltando poi verso gli Hangar. Arrivarono al molo d’attracco 3332. Non appena entrati nella rimessa Han la vide.
- Una nave correliana YT-1300! Non ci credo! Lando ma questo è un gioiello!
Gli occhi di Han erano rapiti da quella visione.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta! Vedo che il tuo occhio clinico per le navi non fa difetto. Naturalmente senza nulla togliere all’altra tua gran passione!
Han finse di non aver capito l’allusione, quindi Lando continuò - Oddio è un po’ vecchiotta, è stata varata prima dell’avvento imperiale. I documenti la fanno risalire al 25.056. Bella e molto veloce.
Han era affascinato da quella nave, glielo si poteva leggere in faccia.
- Vendimela! - Si arrischiò a dire - In nome della nostra vecchia amicizia! Sai che non ti fregherei mai, Lando! Ora non ho tutto il denaro, ma dammi un po’ di tempo e…
- Non correre, Han! Questa nave non è in vendita!
- Andiamo Lando! Nel caso sia una questione di prezzo… - ma s’ interruppe.
- Non è una questione di prezzo Han! Mi piace, tutto qui!
Il discorso terminò così per quella sera. Il comlink di Han aveva iniziato a trillare, quindi dovette salutare l’amico.
- Ricordati soltanto una cosa, Lando! - disse puntando un dito contro di lui - Il discorso è soltanto interrotto.
- D’accordo Pirata! Ne riparleremo al tuo ritorno a Mos Eyslei – concluse Lando.
Han, ormai in fondo alla strada ritornò indietro.
- Non mi liquiderai con queste parole di circostanza, Amico!
Il comlink tornò insistentemente a trillare.
- Non hai scampo pirata - disse ridendo Lando - Il gasteropode richiede la tua presenza pressantemente, a giudicare dal trillo continuo del comlink.
Il suo interlocutore si rese conto che aveva ragione. Han sapeva che la sua presenza era richiesta altrove quella notte.
                                       
 
I due amici si salutarono proprio davanti al monumento che l’Impero aveva fatto erigere pochi giorni prima. Era una statua gigantesca rappresentante le fattezze di Palpatine.
Han si diresse verso destra, dirigendosi verso il Palazzo di Jabba. Lando lo guardò allontanarsi fino a quando non scomparve alla vista.

Han seguì la strada fino al bivio ovest. Lì, nell’oscurità più completa, si volse indietro. Non avrebbe saputo dire cosa fosse ma si sentiva irrequieto. Il comlink trillò ancora. Questa volta rispose. Era il braccio destro di Jabba.
- Solo! Cosa c’è? - Rispose seccato.
Una voce dall’altra parte grugnì qualcosa d’incomprensibile, poi la conversazione s’interruppe.
- Al diavolo!
Fece ancora una piccola deviazione. Si diresse verso la zona di cargo, dove il suo secondo stava presenziando alle operazioni di carico. La stiva era ormai piena, ma del suo secondo non c’era la minima traccia.
Un droide lo informò che Chewie era da Jabba.
Arresosi all’evidenza andò al Palazzo.
Entrato nella sala, l’immagine che gli si stagliò davanti era pari ad un Inferno. La stanza era ormai pregna di fumo ed incensi orientali. C’erano creature d’ogni tipo: alcune ballavano, mentre altre si stavano semplicemente ubriacando. La musica era di molti decibel superiori alla portata dell’orecchio umano.
Han faticava a distinguere le forme che lo circondavano poiché la sala era rischiarata da deboli fiaccole. Aguzzando la vista finalmente intravide Chewie, il suo secondo.
- Non ti avevo detto di controllare le fasi di carico?
Chewie tentò di ribattere qualcosa, ma il frastuono intorno non permetteva di distinguere esattamente le parole.
In quel momento entrò Jabba the Hutt assieme alla sua corte. La sala si fece silenziosa, mentre un droide protocollare annunciava
- Sua alta eccellenza Jabba the Hutt, ringrazia tutti coloro che hanno voluto partecipare alla piccola festa organizzata per il suo genetliaco!
Han pareva divertito – Piccola festa? Coloro che hanno voluto partecipare?…Nessuno sano di mente sarebbe venuto qua se non fosse stato precettato.
Chewie rise. In quel momento apparve Greedo rigurgitato dalla folla, che intimò a Han di seguirlo. Han, dopo aver tranquillizzato Chewie, si risolse ad andare con lui.
Fu introdotto in una saletta più piccola, meglio illuminata e molto più tranquilla. Jabba non si fece attendere.
- Onis ran Solo!
- Si, si. Jabba. Che cosa vuoi ancora?
- Lam min colef nif ? – Jabba pareva dispiaciuto.
-Tanti auguri, Jabba. Ma non c’era bisogno che tu mi costringessi a presenziare a questa festa. Lavoro per te, non mi hai comprato!
L’Hutt rise.
- Tic luck! Os lam feres, not milec! -
Le parole di Jabba furono perentorie, in quel momento Han comprese ciò che Lando aveva tentato di dirgli. Jabba era pericoloso ed era abituato a decidere della vita e delle scelte di coloro che lavoravano per lui.

Lando restò ancora un minuto ad osservare la statua. Quella rappresentazione di Palpatine era ancora più agghiacciante dell’originale. Finalmente si mosse. La notte era fredda, quindi si avvolse nel suo pesante mantello. Quelli erano tempi veramente duri per chiunque, ma la chiacchierata con Han lo aveva rinfrancato.
- Anche se - pensò - c’è qualcosa che non mi rende tranquillo…
Scosse il capo cercando di allontanare quei pensieri infausti, quindi si diresse verso la Taverna da poco lasciata, dove aveva una stanza per la notte.
Arrivato nella sala comune però, qualcosa attirò la sua attenzione. Un uomo col volto celato da un ampio cappuccio sollevò lo sguardo nella sua direzione. Era uno sguardo fiero e penetrante.
Lando fece un ampio giro della sala, andandosi a sedere ad un tavolo da cui poteva tenere d’occhio quello strano individuo che continuava a fissarlo con insistenza.
Era un uomo anziano con una folta barba lucente ed i capelli argentei, con quello strano sguardo…
Lo straniero ad un tratto si alzò, avvicinandosi al tavolo occupato da Lando.
Lando lo squadrò.
- Prego! Immagino che tu voglia parlarmi giacché ti sei scomodato a venire fin qui…da laggiù – le sue parole non mancavano di una certa ironia poi, notando che lo straniero stava per sedersi, aggiunse – Con calma, Amico. Dalle mie parti è usanza presentarsi prima di bere. Forse sarò male interpretato, in ogni caso non siedo a tavola con chi non si spoglia delle armi che porta.
Lo straniero allora aprì il mantello marrone in cui era avvolto, mostrando una spada che posò sul tavolo.
Lando parve tranquillizzarsi abbozzando un sorriso ed appoggiò anch’egli il suo blaster accanto a quella rudimentale tecnologia.
- Al tuo servizio, vecchio! - esordì – O sei un tipo molto fortunato o veramente stupido a muoverti per Mos Eisley soltanto con quella - Disse indicando l’arma.
Il vecchio, come lo aveva chiamato Lando, fece un sorriso obliquo ed enigmatico.
- Mi chiamo Ben Kenobi. Non credo Mister Calrissian che dovrebbe essere così scettico riguardo alle vecchie tecnologie. L’abilità nell’usarle fa la differenza fra colui che è avventato e colui che sa ciò che sta facendo.
Lando incassò. Lo straniero allora continuò – Tu non mi conosci, ma io conosco il tuo nome, come hai potuto notare. Presto, molto prima che tu immagini, tutte le tue paure e perplessità si paleseranno. Prima di quanto tu possa credere la scelta che ti tormenta dovrà essere presa.
Gli occhi dello straniero erano ora fissi in quelli di Lando, che non riusciva a distoglierli dai suoi. Quello che gli stava dicendo, lo aveva sbalordito. Tutta la sua sicurezza pareva essersi dissolta. Una volta ripreso tentò di farfugliare qualcosa di sensato, ma gli venne soltanto una domanda relativamente ovvia.
- Come fai a sapere…
Kenobi lo interruppe. Distolse lo sguardo da quello di Lando, poi disse – Non ha importanza. Ciò che conta ora, è il motivo per il quale mi trovo qui oggi. Tu possiedi una nave, giusto? Ne sei venuto in possesso grazie ad un… non meglio precisato, traffico. Fermami se ritieni che dica qualcosa d’errato o inesatto.
Lando pareva pietrificato.
- E’ una nave correliana piuttosto vetusta, ma qualcuno a te molto vicino, un tuo vecchio amico, ti ha chiesto di vendergliela.
Lando a questo punto lo bloccò.
- Andiamo vecchio! Devi averci spiati. E’ l’unica spiegazione logica.
Kenobi parve non averlo nemmeno ascoltato, infatti, proseguì – Tu ti sbarazzerai di quella nave in favore del tuo amico. Se non farai ciò che ti sto consigliando, essa ti porterà soltanto guai.
Ben osservò Lando, poi aggiunse – Non pensare che abbia origliato la vostra conversazione, l’unico motivo che mi spinge ad operare in questo modo è la cognizione d’alcuni eventi che si dovranno verificare.Il futuro è sempre in movimento e quella nave sarà soltanto l’inizio della tua fine, se ti ostinerai a volerla tenere. Tu non tieni tanto a quel pezzo di ferraglia. Almeno non nel modo in cui credi tu!
Lando aveva visto un sacco di personaggi curiosi nei suoi viaggi, ma mai nessuno lo aveva colpito come stava facendo Obi.
- Qual è il tuo nome? Voglio dire, a parte quello che mi hai detto. Chi è Ben Kenobi? Ho sentito storie su un antico ordine di cavalieri che avevano poteri particolari e portavano per difesa soltanto una spada... Allora non era una favola della buonanotte?! O almeno, non dovrebbero più esistere?!
Kenobi si era intanto alzato e stava per andarsene.
Lando allora lo trattenne per un lembo del mantello, tanto che lo straniero si volse. Il suo sguardo era benevolo.
- Non so se credere nelle antiche leggende… - s’interruppe, – Darò lo stesso una possibilità a Han! Questo è quello che ti posso promettere.
Obi sorrise, mentre Lando aggiunse - C’è qualcosa nel tuo modo di agire che sta scalzando il mio buon senso… Una domanda, soltanto una?!
Ben sorrise poi, come se la domanda fosse già stata formulata, rispose - Obi Wan Kenobi, cavaliere Jedy della Vecchia Repubblica. No, non era solo una favola della buona notte, ma a causa dell’Oscurantismo imperiale i pochi di noi che sono sopravvissuti debbono nascondersi. Per oltre mille generazioni, i Cavalieri Jedy sono stati i guardiani di pace e giustizia della vecchia Repubblica. So anche quale sarà la tua prossima domanda. No. Non ci rivedremo Calrissian. Le nostre strade non sono più destinate ad incrociarsi, non credo però che il nostro incontro sia stato vano.
Lando era a bocca aperta.
- Ricorda soltanto una cosa. Ogni scelta ha delle conseguenze che portano a degli eventi. Questi eventi possono essere di due tipi. Tutto quello che sarà, trarrà origine dal tuo arbitrio. Dalle tue priorità nel momento in cui ti sarà chiesto di scegliere.
Queste furono le sue ultime parole poi cosi com’ era venuto, si dileguò inghiottito dalla folla.


Quella mattina Han sbrigò tutte le commissioni che riguardavano il carico ufficiale e la parte di contrabbando che trattava per Jabba, demandando a Chewie di occuparsi degli ultimi dettagli per la partenza. Il carico doveva lasciare Tatooine non oltre il tardo pomeriggio.
Era ormai ora di pranzo. Han sapeva che la ragazza aliena, quella del giorno prima, lo aspettava per… salutarlo. Lui però si diresse, senza esitazione, verso l’hangar dove si trovava quella meraviglia.
Chiese di Lando a dei droidi riparatori. Essi gli assicurarono che lo avrebbe potuto scovare al solito posto, la Cantina di Mos Eisley.
Lo trovò, infatti, al consueto tavolo teso a conversare con la cameriera.
- Buongiorno, amico!
Lando era stranamente di buon umore. Lo strano incontro della notte precedente lo aveva turbato, ma non gli aveva impedito di farsi una bella dormita. Han al contrario, pareva non l’avesse nemmeno visto il letto. Il suo umore era pessimo e gli impegni pressanti legati al carico, lo facevano agire in modo frettoloso.
- Il giorno è già cominciato da un pezzo, Lando! Tra meno di tre ore dovrò partire, ma prima…la nave!
 Lando lo fissò rendendosi subito conto che l’amico era determinato, forse come non lo era mai stato, ad entrare in possesso di quella nave mercantile. Indi, gli fece cenno di sedersi.
- Han, non è per sfiducia nei tuoi confronti, ma non potrai mai riuscire ad entrare in possesso di una nave del genere. Nemmeno se lavorassi per Jabba una decina d’anni…
Poi, come ricordandosi improvvisamente della conversazione avuta la notte precedente, smorzò i toni.
- In nome della nostra vecchia amicizia voglio darti una possibilità!
Il viso di Han alla notizia s’illuminò, per poi rabbuiarsi di nuovo subito dopo la proposta di Lando.
- Giochiamocela a Sabbacc! Che ne dici?
Lando sapeva fin troppo bene che se avesse raccontato all’amico ciò che era avvenuto, se gli avesse narrato la storia di Ben Kenobi, non sarebbe stato creduto. Sapeva bene che Han avrebbe accettato, com’era informato del fatto che l’amico non avrebbe mai potuto batterlo, a meno che…
L’unica certezza era che Lando non era famoso nell’ambiente, era famigerato.
Mentre Lando faceva queste congetture, Han che fino a quel momento aveva ostentato un’invidiabile sicurezza, s’irrigidì. Conosceva Lando da anni. La loro amicizia era qualcosa di così vecchio da non riuscire quasi a ricordare quando era iniziata. Han però conosceva fin troppo bene la fama di Lando, uno dei migliori giocatori professionisti di tutti i sistemi. Si raccontavano perfino aneddoti sulle partite cui aveva partecipato. Senza contare che Lando figurava nella lista dei migliori giocatori conservata a Coruscant. Mentre Han, non vi appariva nemmeno come baro.
Valutò la situazione con tutti crismi. Poi decise, era partita.   
Le regole erano le solite. Han mise sul piatto i crediti e i datari che possedeva e s’impegnò a lavorare per Lando, nel caso avesse perduto, per un periodo non meglio precisato.
Lando ci metteva la nave. Una giocata secca, senza storie né alcun tipo d’inganno.
La partita durò quasi un’ora, le facce dei due erano tese e concentrate. Lando cambiò una carta, ma una smorfia del suo viso fece capire a Han che era il momento di agire. Calrissian aveva terminato così le carte che avrebbe potuto cambiare. Era il momento di scoprire cosa avevano in mano. Lando mostrò le sue, il punteggio complessivo era alto.
- Accidenti!
Poi venne il turno di Han. Il suo punteggio era poco più basso di quello di Lando, ma lui aveva la possibilità di cambiare ancora una carta. La prese dalla cima del mazzo e senza nemmeno guardarla, la calò.
Lando esclamò - Ma che fortuna sfacciata, vecchio pirata! Non ci posso credere, la nave è tua Han! Ricordami di non giocare più contro di te!
Han era senza parole. Continuava a borbottare soltanto - Ci sono riuscito!
 Probabilmente più incredulo e felice d’aver battuto Lando che della vittoria in sé. Infine comprese che la nave era diventata sua, raccogliendone dal tavolo i documenti.
Un uomo che aveva assistito alla partita, domandò a Han quale fosse il nome della nave che aveva vinto. Han in quel momento si rese conto che non lo sapeva, quindi lesse il nominativo sul certificato di proprietà.
- Millennium Falcon!
    
                                             

Il sole era ormai alto su Cloud City quando le truppe imperiali fecero irruzione. Il personale era spaventato e confuso, era il caos.
Dopo che la guarnigione fu schierata, Darth Vader entrò nella stazione di gas Tibanna. L’amministratore unico della stazione mineraria si fece avanti.
- Buongiorno Milord! Tutto il personale di questa stazione è a sua completa disposizione!
- Me lo auguro. Per la vostra incolumità soprattutto…
Così dicendo Vader seguì l’uomo in una saletta privata.
- Bene Calrissian! So perfettamente che genere di traffico è attuato qui. Dubito che questa stazione ricada sotto la giurisdizione imperiale! Almeno così è stato fino ad ora!
Darth Vader, contrariamente a ciò che aveva fatto Lando, non si era seduto e continuava ad andare avanti ed indietro per la stanza.
La mente di Lando era un turbinio d’emozioni ed ansie.Tanto più che pochi minuti prima di quest’improvvisata di carattere imperiale, aveva ricevuto una strana richiesta di sbarco da parte del suo vecchio amico Han. Lando in cuor suo sperava, anzi pregava, che le due cose non fossero collegate. Ben presto però, le parole di Vader lo riportarono alla realtà.
- E’ stata intercettata una comunicazione diretta qui da una nave chiamata Millennium Falcon.
Le paure di Lando si palesarono insieme. Vader continuò – Su quella nave viaggiano alcuni Ribelli sfuggiti alla cattura e …
Darth Vader s’interruppe. Guardò Lando attraverso il suo scuro casco protettivo, - Ma forse spreco il fiato! Sappiamo entrambi a cosa faccio riferimento. Non è così?
- E’ vero. Han è un mio vecchio amico e poco fa ho ricevuto una sua richiesta d’attracco qui alla stazione. Il fatto che il mio amico stia con i Ribelli?! Credo che Milord abbia ricevuto informazioni sbagliate. Han non ha mai creduto…
Vader picchiò una mano sul tavolo alla destra di Lando che trasalì.
- Non sono in discussione le mie informazioni, Calrissian! L’Impero è informato di molti traffici poco chiari partiti da questa stazione, immagino che potrebbe essere interessante fare qualche indagine.
Lando cambiò tattica. Vader avrebbe potuto rovinare tutto quello per il quale aveva lavorato fino a quel momento, quindi si fece condiscendente.
- D’accordo Milord. Che cosa desidera?
- Al Falcon ed il suo equipaggio sarà permesso di sbarcare. Nessuno di loro dovrà sospettare minimamente della nostra presenza.
- Fino a che? – domandò Lando
- Fino a quando non li porterai al mio cospetto.
- L’equipaggio? Sta facendo tutto questo per catturare un pugno di ribelli? Andiamo Milord! Mi sembra una situazione paradossale.
Vader non rispose e Lando riprese la parola.
- Se la aiuto cosa ci guadagno, Milord?
- Una volta avuto ciò che cerco, la guarnigione lascerà la stazione ed io dimenticherò che cosa avviene qui.
Detto questo Vader uscì dalla sala e Lando ricevette la notizia che il Falcon era atterrato.


Rivedere Han gli aveva fatto uno strano effetto. Quella lunga occhiata scambiata poco dopo lo sbarco… Ripensava a tutte le cose che avevano condiviso e alle volte che si erano aiutati. Ora però era diverso. O forse non lo era per niente?! Questo era tutto quello che aveva in testa mentre si recava a colloquio con Vader.
La stanza era in penombra quando Calrissian si accinse a varcarne la soglia. Vader si trovava di fronte ad una gran finestra che dava sulla Torre Est.
Lando si schiarì la voce.
- Calrissian! Non mi aspettavo di vederla così presto. – Disse Vader senza voltarsi.
- Milord devo parlarle. Vorrei…
Vader lo zittì con un gesto, poi disse – So perché sei venuto. Non sono le persone che si trovano su quella nave che l’Imperatore vuole. Esse non sono che un mezzo.
- Un mezzo per cosa? – si azzardò a domandare Lando.
- Per riuscire a catturare il nostro vero obiettivo, il giovane Skywalker! – poi rendendosi conto di aver parlato fin troppo disse voltandosi verso Lando– Non sono cose che ti debbono riguardare. Occupati di ciò che ti ho ordinato e non dovrò ricordarmi di te quando farò rapporto al mio Signore.
 Lando deglutì ma non uscì dalla stanza, quindi raccogliendo tutto il coraggio e la condiscendenza di cui era capace, - Milord domando venia per l’equipaggio del Falcon! Lei stesso ha appena affermato che essi non sono nei vostri piani. Domando, quindi, la custodia di Han, Leia ed il Wookie.
Vader, di nuovo rivolto verso la finestra, si mosse e Lando si sentì stringere la giugulare da una qualche forza che non poteva vedere e su cui non aveva il minimo controllo. Poi la presa si allentò e il malcapitato sentì di nuovo l’aria che fluiva nei suoi polmoni.
- E sia Calrissian! Chewbacca e la Principessa Leia ti saranno affidati. Ma ricorda: non dovranno mai lasciare Cloud City.
- Han?
Per una frazione di secondo Lando ebbe l’impressione che Vader abbozzasse un risolino dietro al suo respiratore. Ma non era un sorriso benevolo, era molto più simile ad un ghigno.
- Accordato. Anche il comandante Solo seguirà il loro destino.
Quindi se n’andò dalla stanza mentre Lando cercava di ritrovare il suo sangue freddo.


Erano passate già parecchie ore dal suo ultimo incontro con Vader. Lando era però assai nervoso. Han e gli altri erano stati catturati ed era stato proprio lui ad averli attirati là. Ma ciò non era ancora sufficiente. Essi erano anche stati torturati per alcune ore. Ciò non era nei patti. Nemmeno consegnare Han al cacciatore di taglie rientrava nel suo accordo ma, più le ore passavano, più quella spinosa situazione gli stava sfuggendo di mano. Vader ormai lo evitava. Aveva tentato di parlare con Han, ma non aveva voluto ascoltarlo. Anzi era stato anche incolpato di aver favorito Darth Vader nella cattura di - Come si chiamava? Sì, Skywalker.
Ora si stava recando nella sala del congelatore di carbonio, Vader voleva vederlo.

                                     
La situazione era pessima. Quel maledetto cacciatore di taglie era sempre fra i piedi e gli imperiali, volendo ibernare Skywalker con il congelatore per il carbonio, avevano fatto una prova sul comandante Han Solo.
Le parole di Fett gli rimbombavano nelle orecchie come un tamburo, - Se non dovesse sopravvivere?
-Già!
Mentre quella tragedia si consumava, Lando aveva guardato Leia negli occhi. Quegli incredibili e comunicativi occhi nocciola! In loro aveva letto tanta angoscia e dolore. Per un momento Lando pensò a quanto fosse bella…Era stata la prima cosa notata al suo arrivo. Non appena però la lastra di carbonio fu sbattuta in malo modo sul freddo pavimento, prontamente si apprestò ad assicurarsi che Han fosse ancora vivo. Quindi guardò Leia per tranquillizzarla e allora capì. Fu un momento. Gli tornò alla memoria la conversazione avuta con Han la sera in cui si erano ritrovati alla Cantina su Tatooine. Poi ricordò il monito di quello strano vecchio.


  “Ogni scelta ha delle conseguenze che portano a degli eventi. Questi eventi possono essere di due tipi. Tutto quello che sarà, trarrà origine dal tuo arbitrio. Dalle tue priorità nel momento in cui ti sarà chiesto di scegliere.”


- Quali erano le sue priorità in quel preciso momento?
Per una frazione di secondo, o forse anche di più, Lando aveva carezzato l’idea di poter vivere a Cloud City con Leia. Forse lei avrebbe anche potuto imparare ad amarlo, un giorno…
- Forse! – Pensò.
- No. Le cose non sarebbero mai andate così! – Lando, scosse il capo allontanando da sé quei pensieri – Forse Leia si sarebbe potuta anche innamorare di lui, col tempo avrebbe potuto dimenticare Han…
- Era improbabile.
In fondo non lo avrebbe mai guardato con la stessa dolcezza con cui guardava Han. Questo lo aveva capito molto bene.
In ogni caso si rendeva altrettanto conto che, sebbene questa storia non gli avrebbe fruttato nessun tornaconto, non avrebbe mai potuto abbandonare il suo amico nelle grinfie di Jabba.
 Fu così che Lando prese la decisione. Quella stessa decisione che lo avrebbe portato a perdere la miniera di gas Tibanna su Cloud City e che lo avrebbe condotto lontano. Lontano.Talmente lontano da non ricordare più cosa era cambiato, qual era stata la molla che lo aveva spinto a diventare un uomo migliore, a cambiare la storia che era stata la sua vita fino ad ora. La stessa storia in cui era finita la sua carriera di faccendiere ed era incominciata quella d’eroe della Ribellione.
Ciò che avvenne in seguito fa ormai parte della leggenda. Un giorno, forse non lontano, qualcuno di voi incontrerà un vecchio viaggiatore in una taverna su un pianeta sconosciuto. Un esule, un ramingo. Chi avrà questa fortuna, non la getti al vento. Ascolti invece con attenzione ciò che egli potrà narrargli. Lando Calrissian ha ancora qualche asso nella manica.

FINE
   
 
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