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Autore: Annabethrock    10/03/2016    2 recensioni
Percy e Annabeth sono due migliori amici che si sono lasciati per 5 anni dopo che il padre di lei ha ottenuto un trasferimento. Ora suo padre viene ritrasferito a Manhattan, dove vive Percy. E se i due capissero di provare più di una semplice amicizia l'uno per l'altro ?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV ANNABETH

 

Mi presento, sono Annabeth, Annabeth Chase, ho 18 anni e pensavo di avere la mia vita sotto controllo almeno fino a quando quello stupido idiota di nome Percy Jackson non mi rubò il cuore. Ok, ricominciamo dal principio. Io e Percy siamo amici dall'asilo, sapete la solita storia, i nostri genitori si conoscevano e mi fecero conoscere il figlio dei loro amici. Andai in giardino vidi un bambino con la testa incastrata in un secchiello da spiaggia e lo aiutai a liberarsi. Fine. Amici per la pelle. Comunque 5 anni fa mio padre Frederick Chase, architetto di professione, venne trasferito con la compagnia a San Francisco in California praticamente dall'altra parte del paese e io e Percy ci siamo divisi per i successivi 5 anni, lui a Manhattan e io a San Francisco.

Ammettetelo che vi siete commossi, okay la smetto.

Ora, la questione è che mio padre ha da poco ottenuto il trasferimento di ritorno a Manhattan e io sono felicissima, non fraintendete, ma ho paura che con Percy non possa più essere lo stesso, insomma in cinque anni le cose possono cambiare, le persone possono cambiare. Finita questa piccola premessa comincio col raccontarvi come tutto iniziò. Il giorno del trasloco.

“ Annabeth! “ mi svegliai di soprassalto al grido di mio padre “ ti aspetto in macchina fra cinque minuti ! Sbrigati o perderemo l'aereo ! “. Mormorai qualcosa in risposta e mi diressi in bagno. Mi legai i capelli in uno chignon di fortuna da dove cadevano vari ricci biondi disordinati. Mi contornai gli occhi grigio tempesta con un filo di matita nera. Non sapevo come era diventato Percy, insomma quando sono andata via a 13 anni non era quello che si definirebbe bel ragazzo. Era magrolino e basso con i capelli neri lunghi e disordinati e l'apparecchio ai denti. Decisi così di non presentarmi come una barbona dei bassifondi ma neanche come Beyonce. Uscii dal bagno e mi diressi verso il mio armadio e optai per un leggins nero, una camicia bianca e le mie adorate converse bianche. Scesi le scale e raggiunsi mio padre già impaziente a bordo della sua auto.

“ Sei pronta Annie ? “ chiese mio padre guardandomi negli occhi “ Non chiamarmi Annie “ dissi sostenendo lo sguardo. Mia madre mi chiamava Annie, è morta ormai da 6 anni. Un giorno io e la mia famiglia eravamo andati a fare una gita in macchina con sosta a Central Park. Di quel giorno ricordo solo i volto di mio padre che si gira a guardarmi e un grosso schianto, quando mi risvegliai in ospedale la prima cosa che mi dissero che la nostra macchina aveva fatto un forte frontale con un camion e che io e mio padre ce l'eravamo cavata ma mia madre no. Mai piansi come quel giorno Mio padre non si è mai perdonato l'incidente continuando a ripetere che era colpa sua, che avrebbe dovuto vedere il camion e che avrebbe dovuto prevenirlo. Da quel giorno è diventato un uomo freddo con tutti chiudendosi in sé stesso senza mai esternare le proprie emozioni da allora chiunque mi chiami in quel modo rischia seriamente di non ritrovarsi più la faccia. “ Si papà sono pronta “ mi sorrise e mise in moto l'auto sgommando verso la nostra nuova vita dall'altra parte degli Stati Uniti.

Arrivammo all'aeroporto dove ci imbarcammo per il nostro volo. Per tutto il viaggio rimasi silenziosa, pensavo a come fui costretta ad abbandonare la mia precaria vita a San Francisco per trasferirmi, a come Percy mi avrebbe accolta nella sua nuova vita e se sarei riuscita a ricominciare di nuovo tutto da capo. I miei pensieri vennero interrotti dalla voce della hostess nell'altoparlante

“ Stiamo cominciando l'atterraggio a Manhattan, preghiamo i gentili passeggeri di allacciare le cinture. Grazie per aver scelto Zeus Airline ! “. Arrivati in aeroporto mio padre ricevette una chiamata da Sally, la madre di Percy per le indicazioni stradali fino a casa Jackson che distava solo pochi isolati dalla nostra futura casa. Sally era una donna sui 40, alta, mora e con gli occhi del medesimo colore. Sally era come una seconda madre per me, ogni volta che avevo bisogno lei era sempre al mio fianco e di questo le sono eternamente grata. Mio padre chiamo un taxi e con il rombo penetrante del motore ci addentrammo verso la casa di Percy. Arrivammo circa verso le 5 di pomeriggio quando giungemmo davanti ad una grande casa azzurra con un delizioso giardino meticolosamente curato. Sally adorava prendersi cura delle piante. Di fianco al cancello bianco e alla recinzione che circondava la casa c'era un campanello. Jackson. Mentre suonavo il citofono mi sfuggì un sorriso, ero così eccitata. Sally venne ad aprirci con addosso un grembiule sporco di impasto blu. Percy aveva diciamo questa fissa secondo cui tutto ciò che lo circondava doveva essere di colore blu, pure il cibo. Se state pensando che è strano avete ragione, lo è. Comunque Sally aprì il cancello e diede un caloroso abbraccio a mio padre mentre stritolò me in un “ abbraccio “ stile pitone birmano. “ O Annabeth! Quanto mi sei mancata piccolina “ “ Anche tu Sally, molto “ risposi all'abbraccio per quanto la sua stretta me lo permetteva. Mi prese per mano e mi trascinò all'interno della casa. Era come me la ricordavo, calda accogliente e con un inconfondibile odore salmastro.

“ Percy ! Percy scendi c'è Annabeth “ urlò dal piano inferiore a quello superiore facendomi accomodare sul divano. “ Sto preparando la cena vi va di restare ? “ chiese Sally in realtà era quasi più un ordine che una richiesta e mio padre decise di acconsentire all'invito.

“ Annabeth “ una voce che conoscevo fin troppo bene mi fece girare e quando vidi il ragazzo che stava scendendo le scale rimpiansi di non essermi vestita come Beyoncè.

Dire che persi era cambiato era riduttivo era come se il mio migliore amico fosse stato sostituito da un modello californiano.

Cinque anni fa era già un ragazzo abbastanza alto, ora si era alzato di almeno 20 centimetri raggiungendo all'incirca il metro e ottanta, le braccia magroline erano state sostituite da dei gonfi bicipiti abbronzati e delle spalle da nuotatore. I capelli erano più corti sui lati con un ciuffo riccio tenuto su per miracolo da un po' di gel, l'apparecchio era sparito, rivelando un sorriso che avrebbe fatto invidia a tutte le pubblicità sui dentifrici. Ma i suoi occhi erano rimasti come me li ricordavo, verdi, intensi con quel luccichio luminoso di quando era felice.

Probabilmente dovevo essermi fermata più del dovuto a guardarlo tanto che non mi accorsi quando mi abbracciò sollevandomi da terra.

“ Dio quanto mi sei mancata Annabeth! “ disse dandomi un bacio sulla guancia. Sentii una strana sensazione allo stomaco come se improvvisamente le farfalle nel mio stomaco stessero ballando ogni stile di danza conosciuto.

“ Anche tu Jackson “ mi strinsi a lui.

 

POV PERCY

 

Finalmente dopo cinque lunghi anni rivedrò la mia migliore amica, Annabeth. Avevo avuto una cotta per Annabeth prima che andasse a San Francisco ma non le avevo detto niente per paura di rovinare la nostra amicizia. Quando è andata via era come se una parte di me se ne fosse andata con lei. L'avevo preso come un segnale che per lei non contavo più di un amico, così ero andato avanti con la mia vita lasciandomela alle spalle. Quando ricevetti la notizia che suo padre aveva riottenuto il trasferimento a Manhattan non stavo più ella pelle. Chissà com'era cambiata. L'avevo lasciata bambina e l'avrei ritrovata donna. Chissà se i suoi capelli profumavano ancora di limone, chissà se i suoi occhi grigi e tempestosi mi avrebbero fatto sentire come 5 anni fa.

Quando arrivò Annabeth mancavano 2 giorni all'inizio della scuola che lei probabilmente avrebbe frequentato insieme a me.

Decisi di farmi una doccia veloce e di prepararmi al meglio per il suo arrivo. Mi sistemai i capelli e mi diressi verso l'armadio. Presi degli skinny jeans bianchi e una maglietta blu con scollatura a v.

“ Percy ! Percy scendi c'è Annabeth “ Urlò mia madre dal piano inferiore, scesi e sorrisi come un ebete quando vidi la ragazza seduta sul nostro divano.

“ Annabeth ! “ quando si girò per poco non mi venne un colpo. Era ancora più bella di come la ricordavo. I riccioli biondi erano più lunghi e cadevano da uno chignon sul suo viso. Gli occhi grigi erano contornati da un sottile filo di matita. Si perchè Annabeth era così, anche senza trucco era comunque bellissima.

* Percy smettila lei una tua amica ed è così che lei considera fattene una ragione *

Decisi che la vocina nella mia testa aveva ragione lei no mi avrebbe mai visto più di un amico. Ed io sarei stato il migliore amico che lei abbia mai avuto.

L'abbracciai forte e le diedi un bacio sulla guancia. Ci guardammo per un attimo negli occhi prima che mia madre ci interrompesse.

“ Annabeth starà qua a cena, andate a preparare tavola mentre io cucino qualcosa “. La serata passò tranquillamente mentre ci raccontavamo tutte le cose che non avevamo potuto dirci in quei maledetti 5 anni.

“ Percy dovresti chiamare tuo padre “ fulminai mia madre con lo sguardo. Non mi piaceva parlare di mio padre, Poseidone, era un imprenditore di imbarcazioni aveva lasciato me e mia madre soli quando io avevo 8 anni , quando avevo bisogno di una figura maschile di riferimento, lui non c'era. Mai.

“ Io e Annabeth andiamo in camera mia “ trascinai Annabeth al piano di sopra mentre lei ancora con la bocca piena mugugnava un grazie per la cena a mia madre. Nessuno era mai rimasto nella mia vita, prima mio padre, poi Annabeth, avevo bisogno di qualcosa che durasse, qualcosa che non mi abbandonasse e la mia amicizia con quella ragazza era l'unica cosa che mi teneva a galla.

 

POV ANNABETH

 

“ Percy dovresti chiamare tuo padre “

Ahia. Sapevo che odiava suo padre e che non voleva avere niente a che fare con lui. Si irrigidì di colpo. “ Io e Annabeth andiamo in camera mia “ e mi portò al piano di sopra. Arrivati in camera si sedette sul letto con le mani che reggevano la testa. Mi avvicinai e gli sollevai il mento con le dita, aveva gli occhi lucidi ma non avrebbe mai pianto davanti a me.

“ Percy, va tutto bene siamo insieme adesso “ sorrise debolmente e per un momento i miei occhi si incastonarono ai suoi. Era già la seconda volta che succedeva da quando ero arrivata ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quegli occhi verdi così tormentati.

“ Ti va di vedere un film ? “ dissi distogliendo lo sguardo, cercando di tirarlo un po' su di morale “ Se ti può tirare su, sono disposta anche a vedere uno di quei film di droni e cyborg o qualsiasi cosa la tua mente malata può avere in DVD “ sorrise e sia alzò dal letto. Cinque minuti dopo stavamo guardando Alla Ricerca di Nemo. Classico. Ci sedemmo sul letto e il film partì. L'ultima cosa che ricordo era che Nemo stava scappando da qualcuno, poi buio. Mi ero addormentata.

 

   
 
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