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Autore: Momo Entertainment    10/03/2016    3 recensioni
{ CamillaXIris | Iris!Centric | SecretTimeShipping | yuri, più o meno | AU!personaggi maggiorenni | full nudity }
«Ci facciamo il bagno in piscina?»
La fanciulla più piccola scosse la testa in direzione della vasca riscaldata ed illuminata.
«Vorrei, - Camilla sospirò, spiegandosi con calma - ma non indosso il costume da bagno, e neanche tu immagino. Mi pare un po' impossibile che...»
Si spaventò quasi, vedendo come Iris rideva beatamente della sua risposta, come se ci fosse stato anche un solo briciolo di ironia in essa.
Sempre contenta e spensierata, innocentemente, come una bambina la approcciò.
Ovviamente, doveva avere un piano; quella bomba stava per farle saltare in aria il cuore.
«Allora facciamoci il bagno nude, no? [...]»
«Beh, io vado a farmi un bagno. Non mi importa.»

#OneYearOfUs
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Camilla, Iris
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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Secret Time        ( Camilla X Iris / SecretTimeShipping / AU!personaggi maggiorenni / full nudity )


#OneYearOfUs

 
Quella sera di tarda estate, ci fu un luogo, un'utopia in cui il cosmo decise di ammutolirsi a tal punto che le onde del mare rappresentavano l'unica fonte vera e propria di sottofondo.
 
Le onde schiumose di Spiraria sembrarono serrare il loro infrangersi sulla spiaggia, gli zampilli dell'acqua sulla fredda sabbia bianca suonavano come uno schiocco di dita al ritmo di uno swing. Poi pian piano, foglie di palma scosse dalla brezza ed il frinire delle creature notturne.
 
Sopra quel melodioso silenzio, abbracciato dalla semioscurità tipica della tarda ora, solo due voci femminili sembravano tentare di improvvisare un duetto. 
 
Le loro risate, le loro battute, le loro confidenze. 
Una più profonda dal tono sicuro, un'altra nasale, dolce, quasi infantile.  
Le due voci di ragazze sembravano quasi armonizzare quando per caso capitava che le due parlassero all'unisono. 
 
«Che bella questa serata, - cominciò la prima, la più giovane fra le due, che intanto si sistemava frettolosamente la coda alta in cui era solita raccogliere i lunghi capelli viola - usciamo insieme più spesso la sera, noi due...»
 
«Certo Iris. Mi piace molto stare sola con te. - Lasciò che questa approfondisse il suo discorso - Sai che vengo ad Unima tutte le estati?»
 
«Davvero? Non lo sapevo!» 
Iris si tacque subito, per paura di far suonare troppo ovvia la sua esclamazione.
 
La ragazzina ascoltò piuttosto passivamente la spiegazione che ne seguì: per un tempo che le parve infinito non riuscì a staccare gli occhi dalla giovane donna pochi passi più avanti di lei, che con un certo ritegno spingeva verso il basso gli orli di un vestito bianco latte, probabilmente aveva voluto indossarlo lo stesso nonostante le stesse troppo stretto sui fianchi e sul petto.
 
A suo confronto, Iris si definiva ancora una bambina, anche se aveva finalmente raggiunto gli ambiti diciotto anni ed ora il mondo le appariva più piccolo di quanto non le sembrasse in passato.
 
«...quindi se vuoi ti posso mostrare la mia villa, sperando che il disordine che lascio sempre quando ci vado a passare i tre mesi in estate abbia smesso di perseguitarmi.»
 
Terminata la frase, la bionda le rivolse un'occhiata gentile, invitandola a seguirla.
 
Iris le fece di sì con la testa: sul viso aveva disegnato uno sguardo completamente assorto, non era da lei, lo sapeva.
Si posizionò al suo fianco, camminando pedissequamente accanto alla compagna cinque anni più vecchia di lei; i loro passi si confondevano sul terreno sabbioso, non avrebbe saputo dire dove l'avrebbero condotta le impronte lasciate sulla sabbia dorata.
 
«Sì, Camilla. Andiamo.» 
Le rispose infine, con una certa sicurezza atta a mascherare tutti i restanti sentimenti.
 
Il mare era un ottimo scenario per un appuntamento romantico, definitivamente lo era, pensò.
 

 
«Allora, ti piace?» La modestia della giovane Campionessa era puramente retorica.
 
Quella che aveva comprato mediante qualche anno di lavoro e qualche contatto vantaggioso era una di quelle ville dal gusto raffinato ed esotico, un lusso quasi attenuato dalla semplicità secondo il gusto californiano. E di certo quella semplice dimora di villeggiatura non meritava lodi ulteriori.
 
Un notevole complesso architettonico, con tanto di giardino e una piscina, la cui acqua tinta di celeste illuminava il buio della notte come plasma liquefatto, dato che sia l'impianto di illuminazione notturna sia il riscaldamento sembravano funzionare perfettamente.
Come da una calamita, l'attenzione di Iris si fece attrarre da ogni singolo particolare fissando senza parole quel paradiso proibito di cui aveva conosciuto l'esistenza in quel preciso momento.
 
Dopotutto, l'avere ancora un qualche piccolo sporco segreto non rivelato all'altra rendeva l'amicizia fra le due allenatrici più interessante, più intrigante, a suo parere.
 
Dopo essersi accomodata al fianco di Camilla su di un lettino a sdraio a bordo piscina, come in un film noir degli anni sessanta, dopo aver innocentemente scambiato con lei qualche parola, tutto sembrava esteticamente ancora più bello, sotto quella luce notturna.
 
E mentre la bionda aveva alzato gli occhi per osservare il cielo delle stelle fisse avvolto come un nastro intorno alla volta celeste, Iris non poté fare a meno di guardare ancora la compagna, come se le occhiate recondite che le continuava a rivolgerle non fossero mai state abbastanza concentrate nell'ammirarla.
 
Forse era proprio Camilla il particolare più bello fra tutti.
 
Anche quella sera era senza trucco sul viso, i lunghi capelli biondo platino le incorniciavano il volto. Notò come i suoi occhi color cenere si fossero persi nella possanza del cosmo; una donna cresciuta nell'apparenza, l'innocenza di una bambina nell'io interiore.
 
Iris era al corrente tutti i difetti della fanciulla accanto a lei, ma ognuno di essi diventava quasi trasparente paragonato a tutti i pregi che ella possedeva: calma, sangue freddo, gentilezza, dolcezza, coraggio...
 
Iris si figurò che era lei quella ad aver bisogno di un esame di coscienza; sapeva di avere molti difetti, alcuni vizi, e perfino qualcosa che qualcuno avrebbe quasi potuto definire piccola perversione.
 
Cose come l'impazienza e l'insoddisfazione. Come si potrebbero definite, in brevi parole?
I dolci peccati capitali delle menti e degli animi più appassionati.
 
Con un movimento deciso, quasi egoistico, la ragazza dai capelli viola si fece spazio fra le braccia bianche della compagna, attorniandola in un abbraccio all'apparenza piuttosto conviviale, anche se le sembrò quasi di abbracciare una statua di marmo, le parve di aver perso perfino la sensibilità del tatto.
 
Così la diciottenne si intromise prepotentemente nella sfera privata della Campionessa, guadagnandosi un'occhiata falsamente sorpresa.
 
«Sei molto insistente stasera. - Constatò la bionda, prendendola apertamente in giro. - Sei così diversa dal solito, così diversa da come ti comporti con gli altri... Sei sempre così?
O lo fai solo con me?»
 
«No. - Si sentì rispondere con un'assoluta schiettezza, quasi sfacciata. - Cioè, sì.
In realtà non so perché l'ho fatto, avevo voglia di abbracciarti da tutta oggi.»
 
La ragazzina dagli occhi nocciola le adagiò la testa nell'incavo fra spalla e il collo, sollevando il capo e catturando finalmente l'attenzione della giovane donna: quella notte Camilla non avrebbe guardato affatto il cielo stellato.
C'era qualcosa di meglio da guardare, ne era più che certa.
 
Ora voleva solo vedere la reazione della sua amica alle sue prossime mosse.
«Sai, a volte vorrei che esistessimo solo io e te nel mondo.» 
 
La Campionessa di Sinnoh parlò come un condannato a morte che aspetta il colpo decisivo della scure sulla propria nuca. Respirò profondamente, e ricambiò l'abbraccio della sua giovane amica.
 
«Stasera è come se ci fossimo solo noi. Io ho sempre desiderato un momento del genere.
Per questo adesso sono felice.»
 
Iris finì di parlare, nella voce ci mise tutta la sua positività.
 
Ruppe l'abbraccio estemporaneamente, si alzò. Un paio di passi la portarono a dare le spalle alla compagna, cercando di non immaginarsi la sua faccia sconcertata.
 
Si fermò di fronte alla distesa acquea della piscina, che grazie alle sue piccole increspature cerulee dava l'impressione di stuzzicarle la punta delle scarpe in tela.
 
Rimase a riflettere per due o tre minuti. In realtà non rifletté per nulla.
Vicino a Camilla non aveva mai né il tempo per riflettere, né la forza per fare ciò.
Non volle neppure provarci a dare una ragione al suo brusco distacco da colei che le aveva regalato quel momento prezioso.
 
Cosa le sarebbe rimasto di quel momento? Il cielo, la spiaggia, la notte...
Nulla di vagamente interessante, né tantomeno eccitante.
 
Alla fine si arrese. Continuare ad ostentare l'innocenza tipica di una bambina era ormai inutile.
La fanciulla dai capelli viola lasciò che le sue più remote fantasie si realizzassero.
 
Proprio in quella meravigliosa notte, sentì di star diventando un poco più adulta.
 

 
Iris si voltò di scatto, stabilendo da subito un contatto visivo con l'espressione perplessa della bionda. Se l'aspettava, quindi non trovò ragione di vacillare in quell'istante.
 
«Camilla, ci siamo solo noi qui? Vero?
Intendo, le luci nelle altre ville sono spente, non ci sono bagnanti in spiaggia, e...»
 
«Esatto, - le rispose immediatamente questa - alla fine dell'estate non ci viene mai nessuno a Spiraria.»
 
Camilla percepì il suo ferreo autocontrollo e la sua innata mansuetudine creparsi non appena scorse che genere di sorriso le aveva rivolto l'amica. 
Chi era in vantaggio in quel gioco di velata seduzione? Iris sentì di aver colpito il bersaglio da cento punti. 
 
Il suo sorriso era così subdolo e compiaciuto, come se la precedente asserzione le fosse semplicemente servita come miccia per innescare la mina vera e propria.
 
Le piacque, in fondo. Quella sfumatura di Iris era una tonalità di viola scuro, un colore che rare volte aveva avuto occasione di osservare nella più completa tenebrosità e sottigliezza.
Non era un complesso. Solo una voglia matta di vedere finalmente la donna che stava diventando.
 
Camilla dopotutto, non aveva mai auspicato apertamente che Iris avesse per sempre quindici anni.
Iris desiderava per questa volta mostrarle il viola che tanto le piaceva: desiderava regalarle la pura estasi, marcare con un segno indelebile il loro rapporto corrente.
 
«Ci facciamo il bagno in piscina?»
La fanciulla più piccola scosse la testa in direzione della vasca riscaldata ed illuminata.
 
«Vorrei, - Camilla sospirò, spiegandosi con calma - ma non indosso il costume da bagno, e neanche tu immagino. Mi pare un po' impossibile che...»
 
Si spaventò quasi, vedendo come Iris rideva beatamente della sua risposta, come se ci fosse stato anche un solo briciolo di ironia in essa.
Sempre contenta e spensierata, innocentemente, come una bambina la approcciò.
Ovviamente, doveva avere un piano; quella bomba stava per farle saltare in aria il cuore.
 
«Allora facciamoci il bagno nude, no? 
 
Se non ci vede nessuno non ci sono problemi, e poi l'acqua sembra fantastica stasera...»
 
Camilla non rispose. Solo i rumori ovattati della sera.
 
«Beh, io vado a farmi un bagno. Non mi importa.»
 
Nessun boato succedette all'esplosione di confidenza che una ragazza cinque anni più giovane di lei si era presa con tanta libertà: quello non era che l'inizio del trambusto vero e proprio.
 
Iris non riuscì più a delucidare la sua mente ormai ubriacata dall'atmosfera estiva e dalla caligine soffocante, era conscia di essersi incamminata di sua spontanea volontà in un sentiero tortuoso, un'escalation di quella feroce competizione in cui lei e la compagna si erano sfidate.
Una gara a chi di loro due fosse la più sexy in quel momento?
 
Ben consapevole era di non poter più tornare indietro, a questo punto.
 
Lanciò un'occhiata a Camilla, la quale si era comodamente distesa sulla sedia sdraio ed aspettava febbricitante che la ragazzina che tanto credeva una creatura pura ed infantile la shoccasse.
Aveva riacquisito il sorriso, la bionda, e sembrava pronta a godersi quello spettacolo.   
 
Non c'era modo di ritrattare. In realtà non c'erano neppure molti sentimenti in ballo in quel momento, era tutto un prendere o lasciare, niente da perdere e tutto da guadagnare.
 
Amore, amicizia, scherzo e scandalo si erano mescolati tutti in una miscela omogenea, una tinta così scura ed uniforme, nessuno avrebbe saputo distinguere da cosa fosse costituito il legame fra due fanciulle in quel momento.
 
Si sfilò le scarpe in tela leggera usando i piedi, senza voltare lo sguardo. Ebbe anche poca voglia di pentirsi dei suoi gesti, quella notte, quegli istanti non sarebbero durati per sempre, lo sapeva.
 
Valeva la pena di insaporire quella sua esistenza senza gusto, un qualcosa di caldo, di piccante ci stava a suo parere, un assaggio di brivido ed ebbrezza. 
Continuò a camminare, dritta verso la lussuosa piscina.
 
Come una contorsionista, mentre si muove con leggiadria, snoda i suoi arti con gesti fluidi delle articolazioni, Iris incrociò le braccia per disfarsi della canottiera in cotone che aveva addosso, sollevandola con decisione, una certa foga nel liberarsi di quell'indumento intralciante era percepibile.
 
La gettò a terra con noncuranza. Si accorse che avrebbe risparmiato del tempo trascinando via anche il reggiseno insieme ad essa, ma volle temporeggiare: Camilla non doveva staccarle gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo - questo era il suo obiettivo.
 
Successivamente passò alla parte inferiore, neppure ai pantaloncini in jeans venne riservata alcuna pietà, senza sfilarli, lasciò che la gravità facesse il suo dovere appoggiandoglieli bruscamente sui piedi perché poi lei potesse calciarli via, sempre diretta verso lo specchio d'acqua.
 
Iris ebbe un secondo per ammirarsi riflessa in esso. Si sistemò la coda alta in modo che non le scivolassero sul viso ciuffi di quelle morbide setole viola, ma sentì il suo delicato orgoglio vacillare leggermente notando di essere effettivamente rimasta con solo la biancheria intima addosso.
 
La ragazzina esibì una smorfia di disappunto, criticandosi per l'aver scelto un completo intimo poco seducente, seppur non possedendo chissà quali pizzi e scollature nel suo guardaroba. 
Sperò che la bionda non avesse notato particolari triviali quali la leggera imbottitura nel reggiseno rosa ciliegio e che le mutandine fossero totalmente spaiate, di un fucsia più acceso con una fantasia diversa.
 
Iris fece un respiro profondo, ferma immobile, contraendo i muscoli ben visibili grazie all'efficiente illuminazione. Desiderò che viste le dimensioni del suo sacrificio Camilla fosse soddisfatta almeno nel poter guardarle l'addome o le gambe.
 
Tuttavia sapeva che doveva portare a termine il rituale appena cominciato.
Si augurò di non deludere Camilla. Le avrebbe dato ciò che desiderava quella notte.
 
«Dimmi com'è l'acqua, appena entri.» Sentì l'unica presente lì con lei chiamarla ad alta voce.
Quella lieve presa in giro, fece velocizzare straordinariamente il processo.
 
E proprio un quel momento, in cui cominciava ad armeggiare alla cieca con la chiusura del modesto reggipetto che indossava, le parve di aver ormai afferrato cosa un adulto desiderasse.
 
Il ritmo serrato e puntuale del denudarsi fece provare ad Iris la stessa fiducia nel proprio essere che sotto una luce meno folgorante avrebbe etichettato come spudorata mancanza di vergogna.
Fu così veloce e fluida, sembrava seguisse una coreografia ispiratale da un delirio bacchico, nulla di invidiabile alle più espansive spogliarelliste e danzatrici.  
 
Camilla la pensò in questo modo, focalizzando le pupille su quella silhouette dorata come se potesse fotografarla per poi imprimersela per sempre nella sua memoria. 
 
Si sentiva come un burattinaio, il sadico piacere del controllo totale, come se sulla mani e sui piedi della sua cara amica avesse legato dei fili dai nodi insolubili. 
Era ben consapevole di stare giocando con la coscienza morale di un essere umano, stava seduta a guardare ed intanto comandava la sua nuova marionetta, il suo diletto per quella notte, praticamente minacciandola di non fermarsi nel bel mezzo del suo umiliante servigio.
 
Ma era per amore. Amore per l'arte, per la bellezza. L'amore dei sensi.
Il cuore e la moralità non dovevano impedire alla sua Iris di spogliarsi nuda.
 
Mentre la giovane dai capelli viola rimuoveva con calma serafica il penultimo pezzo di stoffa atto ad avvolgerle il bacino, l'assenza di un qualsiasi contatto visivo stuzzicò la Campionessa.
 
Non dovette aspettare molto: dopo che finalmente il reggiseno cadde miserabilmente a terra anche le stesse mutandine furono di lì a poco per raggiungerlo.
 
Le mani di Camilla cominciarono a tremare. Sentì il respiro affaticarsi.
Ma fece di tutto per mantenere la sua imperturbabilità, seppur messa alla prova da quel bel corpo che aveva di fronte.
 
 
Come un'atleta dell'antica Grecia, Iris allungò le braccia verso l'alto per stendere le membra, contraendo tutti i muscoli: aveva un corpo tonico, magro ma non eccessivamente, una corporatura esile e flessuosa, se non fosse stato per il girovita leggermente più largo, che rispetto al torace appariva più rotondo e carnoso.
 
Camilla bramò di poter seguire quella silhouette a forma di clessidra con le dita, passare sotto le braccia, sull'addome ed infine toccare quei bei fianchi da seduttrice.
 
La pancia piatta, le esili braccia che si estendevano al pari di rami di bruno arbore verso il cielo stellato, a catturare l'attenzione della bionda furono i glutei ben compressi della ragazzina, così compatti e sodi da sembrare morbidi al tocco anche senza necessariamente il bisogno di compiere un deplorevole atto di cruda perversione.
 
La pelle di Iris impreziosiva quel corpo come oro intarsiato negli affreschi michelangioleschi; il colore dell'ambra, ocra brillante, quando essa cristallizza e diventa lucente, donava alla giovane quell'apparenza esotica, la bellezza d'oltreoceano delle indigene perennemente baciate dal caldo sole tropicale, le innocenti che del mondo altro non conoscono che i piaceri più dolci.
 
Alla fine la promessa che aveva stipulato con Camilla con il suggello dei loro sguardi venne mantenuta: senza pensare a nulla, proprio nulla, con un balzo la sua bella Iris abbandonò la sponda della piscina di sua proprietà ed inarcando le braccia agile e snella, con le mani ed i piedi la ragazzina percosse l'immacolata superficie dell'acqua.
 
La spuma inargentò canuta e bella, sembrava una cascata di bianche schegge derivate dalla rottura di un vetro: Iris si tuffò di testa, come le nuotatrici professioniste, rivelando la leggiadria di quel corpo così predisposto per il movimento, sembrò che l'acqua l'avesse risucchiata al suo interno, inghiottendo la sua docile figura come una candida sirena balza dagli scogli sotto la luce dell'aurora.
 
L'armonia dei muscoli in attività, il dorso incurvato senza alcuna traccia di rigidità, le natiche contratte e toniche che diedero lo slancio fecero vacillare ancora la psiche della Campionessa, che aveva cambiato posizione per godersi meglio lo spettacolo allestito apposta per lei: estasi pura.
 
Non aveva mai visto la sua compagna più giovane in quella prospettiva così distaccata, onirica e quasi irreale, ma era lì di fronte a lei, completamente nuda, sorridente e ben disposta, una piccola schiava sessuale però casta e pura come una vergine.
 
Volle sapere i sentimenti di Iris in quel momento.
L'avrebbe descritta come una ragazzina modesta, a volte infantile, a volte seriosa, una con i piedi per terra, che non si abbandona ai bassi istinti ma non si fida solo della scarna razionalità, una personalità dolce e gradevole, insomma, che ha poca difficoltà nell'essere sé stessa.
 
Chi era invece, quella diciottenne simile ad una dea dell'amore, che si era tuffata nuda nella sua piscina, sotto gli occhi senzienti del mondo, sotto il suo sguardo ammaliato?
Camilla si strinse nelle spalle, esibendo un mezzo sorriso: come le piaceva tutto ciò...
 
Anche la dea citerea, vedendola, si sarebbe innamorata, l'amore per la bellezza prescindeva dal sesso della persona amata. Esattamente. 
 
Intanto Iris aveva fatto più o meno un metro in apnea sott'acqua, nuotando come una sirena, lasciando che il suo fisico ondeggiasse accarezzato dall'acqua in una specie di amplesso che le sfiorava la pelle, mentre Camilla era concentrata nel seguire il movimento energico eppure delicato del sedere così delizioso dell'amica.
 
Quella riemerse portando fuori la testa come uscendo da una dimensione parallela situata oltre lo specchio dell'acqua, i capelli bagnati si riempiono di goccioline argentee simili a diamanti mentre la restante parte della capigliatura violetta immersa nell'acqua fluttuava disordinatamente.
Respirò a pieni polmoni l'aria di quella nottata magica, come a chiedere una pausa da quella sensazione così forte, così eccitante da toglierle il fiato.
 
Ancora sorrideva contenta, probabilmente soddisfatta della sua performance impeccabile, continuando ad ansimare come se il semplice starla a guardare della bionda le avesse fornito la stessa eccitazione e carica erotica di un vero e proprio rapporto sessuale.
 
Camilla ormai ebbe la certezza di essere diventata rossa come una fragola di bosco in volto; volle dire qualcosa ma la lingua le si spezzò sul palato, continuava a sentire il suo stesso battito cardiaco rimbombarle nella testa impedendole di riacquisire la sua classica quiete interiore.
 
D'improvviso il suo respiro si uniformò a quello della compagna nell'acqua, diventando pesante e disarmonico. Il peggio arrivò non appena percepì un dolore per nulla sgradevole nel basso ventre, un impellente bisogno di trattenere l'euforia che il suo corpo in preda ad un'esplosione ormonale faticava a zittire. 
 
«L'acqua è caldissima!»
 
Le parole le giunsero come chiodi conficcati nelle sue cervella, mentre ad esse si mescolava il suono dell'acqua scossa dalle bracciate vigorose di ella, la quale subito dopo averle pronunciate scoppiò a ridere imbarazzata.
 
Camilla si alzò in piedi, camminando con la calma più assoluta verso il bordo piscina.
 
Non desiderò raggiungere la destinazione: Iris aveva ovviamente, senza alcun dubbio, senza troppo merito vinto quella gara di seduzione che intercorreva dall'inizio di quella serata bollente - così bollente che la Campionessa immaginò di essersi presa una febbre: aveva un caldo bestiale eppure i brividi le paralizzavano il corpo.
 
Fingendosi ignara di quell'umiliante situazione di infervorata passione in cui la più anziana fra le due ragazze si era invischiata, Iris lasciò ancora che le onde le palpassero senza troppi complimenti il corpo, doveva proprio piacerle quella sensazione di assoluta libertà dai pesi della società come il pudore ed i vestiti.
 
Raggiunse a nuoto Camilla, seduta ad aspettarla sul bordo vasca.
Ancora una volta le due vergini stabilirono un forte contatto visivo: gli occhi della piccola trasgressiva brillavano fieri e gai, trapelando anche una certa soddisfazione.
Inutile dire che comunque vennero catturati dallo sguardo perforante dell'altra.
 
Quando i loro volti umidi - la bionda aveva quasi versato una lacrima di incontinenza poco prima - si trovarono a distanza di qualche millimetro tanto da percepire il caldo respiro dell'una sulla pelle sensitiva dell'altra, sembrò un momento magico.
 
Facendo forza sulle braccia per sollevarsi, Iris si sedette tranquillamente accanto a lei, accavallando le gambe muliebri per non permetterle di osservare troppo da vicino il piccolo bocciolo che racchiudeva i semi della sua femminilità, ancora troppo acerbi, troppo immaturi.
 
Dondolava la gamba, sfiorando l'acqua con la punta dell'alluce, graffiandola a malapena.
Rilassate le spalle con un bel respiro profondo, si concesse finalmente un'occhiata curiosa allo stato della compagna. Con un gesto conclusivo si sistemò i ciuffi ribelli.
 
Assolutamente meravigliosa.
 
«Sei cresciuta, mia cara. Sopratutto sull'area del petto. Fra un po' ti cominceranno a crescere ancora di più le tette, immagino...»
 
Camilla si permise solo un casto bacio sulla guancia di Iris, condividendo il rossore sulle sue guance con la seconda. Era dovuto, un pegno di amicizia. Nient'altro.
 
«Posso dirti una cosa, Camilla? In totale sincerità... Devo dirti questa cosa da una sacco di tempo, ma solo adesso mi sono fatta coraggio...»
 
La voce acuta della ragazzina frusciò sottile e flebile come una foglia accarezzata dal vento.
Ormai la pelle le si era asciugata grazie all'ingente calura presente nell'aere, e la sua carnagione color cacao appariva più lucida e delicata, sopratutto sulle gambe e sulle braccia nude.
 
La Campionessa della regione di Sinnoh percepì il cuore scivolarle in gola: impossibile.
Ormai la bionda aveva superato senza problemi i vent'anni d'età, credeva che nella vita di una ragazza alcuni sentimenti, dopo averli provati per lungo tempo, si cristallizzassero nella memoria e diventassero solo un capriccio interiore, un piccolo piacere da concedersi nei momenti adatti.
 
Se anche Iris le avesse dichiarato il suo amore non avrebbe reagito come avrebbe fatto un tempo.
 
Camilla si paragonò ad una di quelle rovine antiche che, dopo aver visto la sua civiltà precipitare dall'alto del suo massimo splendore, vedevano i secoli passare ed i suoi ricordi lasciati da parte, abbandonati ed infine fraintesi.
Ancora non riusciva a figurarsi quanto avrebbe dovuto ancora crescere prima di riuscire ad innamorarsi veramente, prima di ritornare a vedere la sé stessa del passato come una piccola stupida ancora troppo immatura per comprendere come funzionasse l'amore.
 
Non poteva finire così. Se in quel momento la sua piccola amica avesse osato raccontarle che lei le piaceva, che voleva qualcosa in più da lei... Il cuore ne avrebbe risentito.
 
Sarebbe stata una fine, una corruzione dell'amicizia che le due giovani allenatrici condividevano, un legame così piacevole, dolce e seducente che negli anni era diventato già amore platonico, l'amore irascibile e carnale che per definizione non deve essere infettato dall'affezione astratta.
 
Era stato così bello vedere la sua Iris spogliarsi del tutto solo per lei.
Sentirla ripetere "ti amo" anche mille volte non avrebbe avuto lo stesso effetto.
 
 
Iris ragionò che forse sarebbe stato meglio rientrare nell'acqua e fare qualche vasca per riscaldarsi, le stavano iniziando a venire i brividi e l'orripilazione a causa della brezza notturna.
Chissà che ore dovevano essere, ora che perfino le onde del mare non si sentivano più.
O forse era lei a non sentirle.
 
Si voltò verso di Camilla, che ancora non aveva battuto ciglio di fronte alla sua nudità.
Quella ragazza aveva un pudore di ferro. Farla vacillare era tanto difficile in una lotta quanto lo era in questioni di quel genere.
 
Invece di divagare ulteriormente, decise di parlarle chiaro, un'ultima volta.
 
«Posso dirti una cosa, Camilla? In totale sincerità... Devo dirti questa cosa da una sacco di tempo, ma solo adesso mi sono fatta coraggio...
 
...Anche se mi dovessero crescere le tette, non mi piacerebbe diventassero grosse come le tue...»
 
«Mi stai dicendo che hai aspettato tutto questo tempo per dirmi soltanto che non ti piace il mio seno?! »
 
«No, cos'hai capito. Ho detto che a me non starebbero bene, mentre sul tuo corpo... 
Insomma, tu hai un corpo bellissimo secondo me.... Dai, non arrabbiarti, Camilla...»
 
Iris si sostenne al bordo sui bicipiti, tenendo la testa pigramente appoggiata all'avambraccio.
 
Stette a guardare la compagna che esibiva un'espressione a cui aveva lavorato molto negli ultimi tempi: a prima vista appariva solo un po' corrucciata, il volto di una bambina a cui viene rifiutato un regalo od un divertimento.
Guardandola bene però, doveva esserci un qualcosa sotto, un piccolo segreto taciuto.
 
La ragazzina dalla pelle ambrata fece per allungare una mano per accarezzarla e distrarla da tutta quella sciocca disputa: prima che con l'arto potesse raggiungere la guancia rosea però, venne catturato nella stretta forte e decisa della mano della bionda, che rinchiuse la mano di Iris nella sua come un fiore che richiude i suoi petali.
 
Armeggiando con le dita, Camilla riuscì ad afferrare il polso di lei senza bisogno di mollarle la mano. Con un movimento rapido, ancora più deciso, sviò la mano dell'amica dalla precedente destinazione per imporgliene una nuova.
 
«Ora dimmi, Iris: cosa ti piace di più di me?»
 
Camilla sorrise perfidamente, come se fosse riuscita a rivendicare a sé il diritto di far sciogliere e poi di nuovo gelare il cuore già infiammato della sua adorabile compagna.
 
Iris lasciò uscire un piccolo ansimo per la sorpresa: Camilla, sempre guidandola con la sua mano, portò la compagna in un posto proibito, un giardino dell'Eden nella cui sola permanenza giaceva un peccato originale che neppure Dio le avrebbe mai perdonato.
 
La mano color ebano della ragazzina era abbastanza piccola da infilarsi nell'insenatura del seno di Camilla senza problemi, anche se la larghezza di quest'ultima giocava un ruolo adiuvante.
 
Ciò che Iris percepì prima di tutto fu un caldo pazzesco, era perfino sudata.
E poi, per Giove, non esisteva tessuto o stoffa, né fra i filatoi dell'Occidente, né tra i mercanti indiani di arazzi variopinti e neppure seta, cotone, lana cinese che fosse più morbida e liscia della pelle che rivestiva il petto di Camilla.
 
La sensazione era così morbida e piacevole che non poté fare a meno di giocherellare con le dita facendole sparire dentro quella morbida coperta di carne, scoprendo piacevolmente che l'abisso che i due seni compressi formavano insieme era piuttosto profondo.
Come si aspettava dalla compagna, del resto.
 
Mentre quest'ultima si spostava in avanti, la mano dell'altra ragazza si spostò con un movimento lento, continuando ad accarezzare tutta la superficie su cui passava il suo palmo.
Il vestito della bionda aveva una scollatura ben visibile, doveva aver indossato quel vestito apposta si disse Iris, mentre allungava anche l'altra mano per invitarla a bearsi del contenuto di esso.
 
I due arti fecero un lavoro simmetrico: siccome Iris era ben informata sull'ipersensibilità dei seni grandi, anche a causa di eventi passati, impresse una delicatezza al suo tocco che non avrebbe riservato neppure al più fragile dei cristalli, senza rinunciare comunque ad una leggera pressione per tastare quanto fossero soffici.  
Massaggiandoli in questo modo, riuscì a sentirsi a suo agio anche in quel momento.
Ormai era stufa di doversi guardare la spalle dai sensuali attacchi della compagna, arrendersi a qualche piccola trappola d'amore carnale non le avrebbe nociuto affatto.
 
«A me piace tutto di te. Mi piace che tu mi lasci toccarti così facilmente...»
 
Le rispose, ancora intenta nel suo lavoro: proseguì con un movimento circolare, rendendosi conto del perché quella sera il seno che tanto le piaceva le sembrasse ancora più grande: Camilla le aveva fatto il piacere di negligere il reggiseno.
 
«Lo faccio solo per te, mia cara. - gentilmente la Campionessa le inviò un altro bacio via aerea, che la ragazzina ricambiò gioiosa - Se toccarmi le tette ti rende felice, io mi sento in dovere di renderti felice. È una delle cose che mi fa stare meglio al mondo...
 
Potremmo "stare bene" insieme, in un momento del genere.»
 
Iris non smise di palpeggiarla, neppure dopo una simile affermazione non proferì parola.
Con i pollici aveva trovato diletto nello stuzzicarle i capezzoli, che immaginava meno sensitivi.
 
«Oh, scusami Iris, ho detto una sciocchezza. Perdonami, non volevo metterti nella condizione di sentirti costretta a...»
 
Prima che questa potesse finire la sua serissima frase, la ragazzina ebbe il tempo, approfitta della sua distrazione momentanea, di spingerla nell'acqua senza grande fatica, come le sirene che con il loro fisico muliebre ed il loro canto soave causano la rovina in mare dei marinai che hanno avuto la "sfortuna" di imbattersi in tali creature letali.
 
Quel tempo era loro, in mano loro. 
Quella notte sarebbe potuta durare all'infinito, se lo avessero voluto.
 
Il loro tempo, un tempo segreto.
 
 
  
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