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Autore: Mary_loveloveManga    28/03/2009    3 recensioni
Questa è una piccola one-shot sul grande Principe dei Demoni, Sesshomaru. Spiega un pò la sua vita e che, in fondo, non è perfetto come sembra. E lui lo sa benissimo. Ambientata in uno dei tanti scontri con il gruppo di InuYasha e contiene la spiegazione di "un rapporto speciale". Dedicata alla mia piccola Kohai, Giuly_chan. Spero vi piaccia! LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui una minuscola one-shot su Sesshomaru. La prima che faccio su di lui. Adoro particolarmente questo personaggio, non per il suo aspetto o altro (anche se non è proprio niente male, in verità. Eheh…), ma per la sua storia che, alla fine, è più triste di molte altre. E amo ancora di più i suoi incontri con il gruppo di InuYasha e i sentimenti che prova per lui. Perché alla fine lui è solo e, per quanto cerchi di dimostrare il contrario, ne soffre, secondo me. Forse mi sono inventata tutto di quello che ho scritto, ma io la penso così. Fatemi sapere cosa ve ne pare, ci tengo molto. In fondo stiamo parlando del grande Principe dei Demoni!

Questa storia è dedicata alla mia piccola Kohai Giuly_chan, a cui è piaciuta molto^^!! Spero ti soddisfi e anche che mi lasci uno dei tuoi commentino che mi riempiono di gioia!

Vi lascio alla shot, un bacione! Mary-chan

LEGGETE E COMMENTATE!!!

 

 

 

 

 

Un rapporto speciale.

 

 

 

 

 

Era difficile, per lui. Per quanto potesse cercare di convincersi del fatto di essere perfetto, sapeva benissimo che la realtà era completamente diversa.

La sua vita era stata complicata, come negarlo.

Suo padre, che aveva abbandonato lui e sua madre, per andare da un stupida ningen con cui aveva concepito un figlio. Un mezzo demone. Non aveva mai pensato che suo padre, potente demone maggiore, avrebbe mai potuto amare un’umana. Che poi, i demoni sapevano cosa fosse l’amore? Come era possibile?

Sua madre, che distrutta dal dolore lo aveva lasciato crescere da solo, per rifugiarsi nel suo castello. E lui aveva viaggiato, solo, per diverse e innumerevoli terre, per poi trovarsi, ogni volta, davanti a quel castello, da dove proveniva l’odore della donna che l’aveva fatto nascere.

Kagura, l’unica donna per cui aveva provato qualcosa di diverso oltre all’odio e al disprezzo, dopo la piccola Rin. La donna che era morta, con il sorriso sulle labbra, perché era riuscita a vederlo un ultima volta, prima di trasformarsi nel suo amato vento. La donna che non era riuscito a salvare dalla grinfie di Naraku. La donna che aveva visto perire sotto i suoi occhi, per cui aveva provato… simpatia.

Naraku, che l’aveva ingannato e si era preso gioco del suo orgoglio. Che aveva cercato di ucciderlo, più e più volte, utilizzando trucchi meschini per farlo cedere alle sue grinfie.

E poi, infine, InuYasha, suo fratello. Il suo fratellastro. L’essere per cui suo padre era morto, l’essere per cui l’aveva abbandonato. L’essere che odiava più di ogni altra cosa al mondo, perché, alla fine, era migliore di lui, grande Principe dei Demoni. E lo detestava perché rappresentava tante cose, più o meno importanti. Perché era colpa sua se era solo. Perché lui aveva ricevuto Tessaiga, la spada che credeva di meritare, dopo tutte le sofferenze che aveva subito nella sua vita. Perché credeva di essere l’unico a soffrire per la sua natura, mentre anche lui soffriva, per altri motivi. Perché, al contrario di quanto diceva, non era solo, ma aveva degli amici. Perché aveva il dono di amare, dono che lui non possedeva, essendo uno youkai. Perché, dopo la scomparsa di Tenseiga, che era tornata al suo posto, insieme alla Tessaiga, era l’unico ricordo che gli rimaneva di suo padre. Perché, per quanto ci provasse, non riusciva ad ucciderlo. Perché, anche se cercava a tutti i costi di non provare quella sensazione, gli voleva bene e non poteva farci niente. Perché una piccola parte di lui voleva chiamarlo “fratello”, invece di “fratellastro”. Ma soprattutto perché era invidioso. Era invidioso perché aveva lei.

Lei.

Lei era quella sciocca ningen che l’hanyou si portava dietro, ogni volta, in tutti i suoi viaggi. Lei che lo aveva liberato dal sigillo e gli rimaneva accanto, mentre lui la tradiva, spesso e volentieri. Lei che non aveva paura del grande Sesshomaru, come tutti. Lei che aveva il coraggio di scagliarli contro una freccia. Lei che riusciva a mettersi tra il corpo del mezzo demone e le sue unghie avvelenate. Lei che veniva dal futuro ed era diversa da ogni altra donna che aveva incontrato. Lei che reggeva il suo sguardo di ghiaccio e gli leggeva l’anima, ogni volta che si incontravano. Lei che guardava oltre l’apparenza e sapeva che dietro ad un gesto, c’è un mondo da scoprire. Lei che lo guardava dolcemente e gli chiedeva di risparmiare la vita di suo fratello. Lei che si prendeva volentieri cura della piccola Rin. Lei che lo ringraziava con il cuore, ogni volta che la salvava, quando InuYasha non era presente. Lei che soffriva, ma non lo mostrava a nessuno, proprio come lui.

Era un rapporto speciale.

Sesshomaru non era mai arrivato a farle male veramente. Non aveva l’intenzione di farlo. Era stato subito catturato dal suo coraggio e dalla sua tenacia, che non aveva mai visto in una… bambina.

Ed era invidioso, perché quell’essere poteva avere lei, mentre lui si limitava a scambiarci pochi sguardi.

Ma sapeva che quello che c’era fra loro era un rapporto speciale.

Perché tutti e due soffrivano ed entrambi l’avevano capito.

Perché uno sguardo, una parola con poco significato, li faceva sentire compresi.

Perché gli dava la forza di andare avanti.

Che provasse… amore?

Non sapeva neanche cosa significasse, quella parola.

Quindi non poteva dargli quel nome.

Però sapeva che quando la guardava, non si sentiva più solo.

Perché lei soffriva insieme a lui e lo aiutava ad andare avanti con la sua sola presenza.

Ed era felice per la prima volta, perché il rapporto che avevano loro, suo fratello non l’avrebbe mai avuto.

Sulle sue labbra si increspò un piccolo sorriso di vittoria. Ripose la sua spada nel fodero e sfidò con lo sguardo il mezzo demone, di fronte a lui, gravemente ferito.

Si girò, per andarsene, quando una soave voce lo fermò. “Perché vai sempre via prima di dare il colpo di grazia?” una domanda, esposta da quella piccola umana dai capelli corvini e gli occhi color cioccolato.

“Solamente questione d’interesse, ningen.” e riprese a camminare, incurante delle proteste del mezzo demone, convinto di poterlo sconfiggere anche in quelle condizioni. Poi, il suo udito sviluppato, captò un piccolo sussurro, proveniente dalla bambina con cui poco fa stava parlando.

Alla prossima, Sesshomaru.”

Sorrise nuovamente, rispondendo al saluto, cosciente del fatto che lei non l’avrebbe sentito, come ogni volta.

Ci sarò, Kagome. Ci sarò.”

  
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