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Autore: Fire_fly    11/03/2016    6 recensioni
Questa OS prende spunto dagli eventi del telefilm "Shadowhunters"
Alec sta per sposarsi con Lydia Branwell.
Si trova di fronte ad un bivio: seguire i suoi doveri o la verità del suo cuore?
Dalla storia: "Seguire i battiti del mio cuore mi stava portando su una strada folle, ma essenziale. Una strada che mi avrebbe probabilmente fatto soffrire, che mi avrebbe portato nuove paure, che mi avrebbe spezzato ad un certo punto. Una strada fatta di errori, gioie, lacrime e amore."
Un bacio può cambiare le sorti di una vita?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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War Zone [Our Paradise]

 


 
 
Non sapevo esattamente cosa stavo facendo, avevo un vortice di pensieri e rumori in testa che mi impediva di pensare, una nebbia che mi offuscava la vista, che mi rendeva cieco, non trovavo nessuna via che mi permettesse di uscire dal quel groviglio di pensieri, pezzi disordinati di una vita.
La mia vita.
Sapevo solo che tra qualche secondo avrei sentito la pelle sul mio petto bruciare sotto il marchio permanente di un legame che non avrei voluto stringere. Non così. Non con una bugia.
Non era corretto permettere ad una runa di occupare uno spazio che non le apparteneva. Eppure ero lì, immobile, in attesa di quella che sembrava la fine di tutto, invece che l’inizio di qualcosa di speciale. Ero paralizzato dalla paura come mai prima in vita mia, avevo affrontato mostri, i peggiori incubi che la mente umana potesse partorire e mai in quel caso avevo provato tanto terrore.
Sapevo perché mi spaventava tanto ciò che stavo per fare. Avevo rinunciato a me stesso per la mia famiglia, per tutta la mia vita non avevo fatto altro che cercare di essere sempre migliore, di essere sempre più bravo, più forte, più coraggioso, più rispettoso, più perfetto possibile, ma non era mai stato abbastanza. Non ero mai abbastanza. Avevo messo tutto me stesso, tutto il mio cuore in quello che facevo, avevo riversato tutto ciò che avevo dentro in ciò che dovevo fare, avevo messo talmente tanto che mi ritrovai ad essere rimasto vuoto.
E quella consapevolezza, quell’immenso vuoto che sentivo dentro, mi fece ritornare con la mente al presente, scossi leggermente la testa come per spazzare via quella nebbia che mi offuscava i pensieri e mi concentrai su ciò che stavo vivendo. Il profumo forte dei fiori mi solleticò il naso, mi guardai intorno e il mio campo visivo si riempì di bianco, oro e rosso. Bianchi erano i moltissimi fiori che adornavano la navata, rosso era il tappeto su cui avevo poggiati i piedi e oro erano i nostri vestiti. Oro era il colore del matrimonio per i Nephilim. Io mi stavo sposando.
Guardai la ragazza a cui stavo tenendo le mani nelle mie, Lydia, era bellissima, i suoi occhioni azzurri accesi di agitazione, il viso incorniciato da una cascata di capelli biondi, l’oro dell’abito che si rifletteva ovunque nella stanza. Era una brava ragazza, una magnifica leader, una shadowhunter fenomenale, ma perché la stavo sposando? Per un’alleanza. Per permettere ai miei genitori di gestire ancora l’Istituto di New York, perché era mio dovere rimediare ai loro errori. Ma allora perché mi sentivo morire? Io non volevo essere lì, non volevo sposare Lydia, io non volevo rimediare agli errori di altri condannando la mia vita. Sposandomi avrei avuto con me stesso un debito che non sarei mai riuscito a ripagare. Dovevo a me stesso la verità. E la verità era che non volevo essere lì, non volevo sposarmi, non lì, non in quel momento, non con quella meravigliosa ragazza. Invece di occhi azzurri brillanti non desideravo altro che occhi felini, che avevo visto andare a pezzi sotto le mie dure e fredde parole.
E forse fu il debito con me stesso che mi fece rinsavire, o forse fu il ricordo di quegli occhi distrutti, non sapevo cosa mi spinse ad agire ma qualsiasi cosa fosse io per la prima volta da giorni riuscivo a sentire, a provare qualcosa. Non mi sentivo più morto. Così mi sporsi verso Lydia, le lasciai un delicato bacio sulla guancia e le sussurrai “Mi dispiace” lei mi restituì lo sguardo comprensiva, annuì e accennò un leggero sorriso. Allora spinto dall’affetto che avevo iniziato a provare per quella ragazza forte ma già così logorata dalla vita le dissi: “Non è troppo tardi nemmeno per te”.
E poi scappai via, senza guardarmi indietro, senza curarmi dell’ondata di voci che arrivò alle miei orecchie, senza prestare ascolto al brusio di parole severe che avevo scatenato.
Corsi senza sapere dove andavo, senza avere una meta. L’aria mi accarezzava la pelle e mi dava l’impressione che per la prima volta in vita mia ero completamente libero, il sole solleticava le curve del mio viso donandomi calore e riuscivo a provare qualcosa che sembrava simile alla gioia.
Smisi di correre solo quando mi trovai davanti ad un palazzo, nei pressi di Brooklyn, non avevo idea di quanto avevo corso finché effettivamente mi ritrovai dall’altra parte della città. Non avevo il fiatone, i miei allenamenti da shadowhunter mi permettevano di correre per ore senza quasi sentirne la stanchezza, ma il cuore batteva ugualmente forte nel mio petto, sembrava volesse scappare via, avevo le mani sudate e il sangue nelle vene scorreva così veloce che mi sembrava quasi di sentirne il rumore. Ormai ero lì, avevo trovato il coraggio di scappare via dal dovere, avevo mandato a puttane anni e anni di sforzi per compiacere i miei genitori, per essere un perfetto Nephilim e per poter guidare con orgoglio l’Istituto di New York  un giorno. Mi accorsi che davanti a quella porta niente di tutto ciò aveva importanza. Qualcuno avrebbe detto sicuramente che mi stavo comportando da mondano, ma cosa c’era di male in questo? Avevo sempre invidiato la loro capacità di vivere seguendo le vibrazioni del cuore e non gli intrighi logici della ragione. Volevo provare anche io quella sensazione. Così presi un enorme respiro e bussai impetuosamente. Mi aspettavo che la porta si aprisse magicamente invitandomi ad entrare, ma niente si muoveva e io continuavo a bussare con furore. Non mi sarei arreso, non stavolta.
Dopo un lunghissimo minuto sentii qualcuno dietro la porta sbuffare e poi aprirla lentamente.
Diedi un veloce sguardo al ragazzo che era davanti a me, aveva un bicchiere da cocktail in mano ancora mezzo pieno, i capelli stranamente in disordine, nessuno trucco particolare ad incorniciare gli occhi, solo una vestaglia da notte a coprire il suo corpo e un paio di ciabatte ai piedi. Non era mai stato così bello ai miei occhi. Vidi i suoi occhi posarsi sul mio abito da cerimonia dorato, lo vidi sussultare mentre alzava gli occhi per incontrare i miei e quando finalmente s’incontrarono feci ciò che mai avrei pensato di fare, dissi la verità. Ma per quella verità non servivano affatto parole.
Mentre lui sgranava gli occhi dalla sorpresa io mi buttai sulle sue labbra, cosa che avevo desiderato di fare dalla prima volta che avevo visto il suo volto, lo sentii sussultare sotto di me e in un attimo perse il controllo. Lo perdemmo entrambi. Le mie labbra si muovevano frenetiche sopra le sue, non era un bacio perfetto, era lontano dall’esserlo, sentivo la sua lingua muoversi contro la mia ed era tutto così veloce e bagnato ed alcolico. Ma non mi ero mai sentito così. Avevo sempre voluto sapere cosa si provava a volare e adesso credevo di saperlo. Non avevo mai baciato nessuno prima e non sapevo che cosa si provasse. Era come perdersi dentro qualcosa che stranamente però mi sembrava di conoscere, perdersi e ritrovarsi ad ogni respiro. Era come combattere, l’adrenalina pompava nelle vene e riuscivo a sentire il battito del cuore riempirmi le orecchie e assordarmi, era come trovarsi sul campo di battaglia, agivo senza lasciare che le paure ostacolassero i miei movimenti. Così feci proprio come se mi trovassi in battaglia, un posto dove lasciare andare le mie paure, e lo baciai ancora più forte. Lo spinsi maldestramente contro la porta e le mie mani lo circondarono così stretto che sentii ogni parte del suo corpo accendersi sul mio. Lui posò le sue mani intorno al mio collo e mi spinse ancora di più contro di lui. Adesso il bacio era frenetico e bisognoso, acceso di una passione che prima mi era sconosciuta. Così azzardai ad oltrepassare  il leggero tessuto della sua vestaglia e toccai la pelle calda che sembrava vibrare contro le mie mani. Il suo corpo era statuario, disegnato e delineato da muscoli che sbocciavano in superficie, accendeva in me una voglia folle di conoscere ogni centimetro della sua pelle ambrata, così lo spinsi ancora più forte finché non attraversammo la porta, che stavolta si chiuse davvero magicamente, e finimmo per cadere sul divano. Io risi nel bacio e mi lasciai andare sul suo corpo muovendomi contro di lui, guidato da un nuovo istinto.
“Aspetta” sussurrò Magnus sulla mia bocca, io in preda al panico mi scostai subito e balbettai: “Ho fatto qualcosa di sbagliato, scusa mi dispiace non ho ma-“ mi interruppe posando leggero un dito sulle mie labbra, mi guardò negli occhi e mi sorrise: “No, è tutto perfetto. Ma forse stiamo andando un po’ veloci. Devi pensarci bene prima di andare oltre. Non voglio che ti senta in dovere“ stavolta fui io ad interromperlo: “No, basta doveri. Voglio solo fare ciò che vuole il mio cuore” sorrise e mi chiese: “E cosa vuole il tuo cuore?”. Io abbassai gli occhi, sicuro di stare arrossendo, e dissi semplicemente: “Te”. Vidi i suoi occhi riempirsi di un nuovo sentimento, come se anche lui stesse provando qualcosa di nuovo, qualcosa che durante secoli di vita non aveva mai provato. “Sei sicuro?” mi chiese a bassa voce, come se temesse la risposta. Sorrisi e annuii, lo vidi afferrarmi il collo e spingermi verso la sua bocca ma lo fermai per chiedergli: “Tu sei sicuro?”
Non se lo aspettava, vidi nei suoi occhi la sorpresa che provocò quella domanda, li chiuse per un istante e poi mi guardò intensamente, vidi i suoi occhi sciogliersi nei miei. 
“È dalla prima volta che ti ho visto che sono sicuro” e mi baciò forte e io restituii il bacio con tutto ciò che avevo, perché lui meritava di avermi anima e corpo, come mai nessuno prima mi aveva avuto. E io lo volevo, lo desideravo come mai avevo desiderato nessuno in vita mia.
Sentii le labbra di Magnus vagare sul mio collo, lasciandomi segni, marchi che bruciavano, ma non come le rune che bruciavano di dolore, quelli erano segni che mi infuocavano di piacere, facendomi sentire invincibile e forte, proprio come i marchi dell’angelo. Ma questi, ne ero abbastanza certo, erano i segni del diavolo, niente di così piacevole e peccaminoso poteva portare il nome del paradiso, era l’inferno e io non avevo paura. Ero in guerra e stavo vincendo.
“Ti voglio dentro di me” sentii Magnus sussurrare al mio orecchio, io arrossii ferocemente, balbettai: “Io non so, non ho mai fatto” non riuscivo a spiegargli che non avevo alcun tipo esperienza in questo cose. Ma mi sorprese, come sempre, perché capii perfettamente le mie paure.
“Ti guido io” mi disse accarezzandomi le labbra con le sue “Sarai fantastico, sei un Nephilm, non vi vantate di essere sempre superiori? Ci conto su questa vostra sicurezza” disse maliziosamente.
Scoppiò a ridere, tirandomi addosso a lui, su quel divano che magicamente si era allargato trasformandosi in un letto a forma di cerchio. Io risi insieme a lui, liberandomi dalla tensione che mi attanagliava lo stomaco e i muscoli. E iniziai a muovermi a ritmo della melodia che i nostri cuori insieme stavano tessendo.
Lui mi guidò passo per passo, facendomi sentire perfetto anche quando non lo ero, non c’era disagio o imbarazzo, era così naturale che mi sorpresi a pensare che prima anche solo il pensiero di fare sesso con un ragazzo mi metteva in grande soggezione, mi sembrava un pensiero sbagliato e sporco. In quel momento mi accorsi di quanto ero in errore, non c’era niente di sbagliato in quello, niente di sporco, non c’era peccato in quell’unione di corpi e umori che avevamo creato io e Magnus. Fino ad allora non sapevo perché la gente sprecasse l’intera vita a correre dietro l’amore, perché impiegasse un enorme quantità di tempo a pensare al sesso. Mi resi conto del perché vite intere, poesie, canzoni, libri, venivano dedicati all’amore, al sesso, a due persone che si amano e si uniscono. Era la sensazione più piena che avessi mai provato, mi sentivo completo come mai prima. Mi sembrava di aver trovato il pezzo mancante di me stesso che non sapevo di cercare.
Avevo passato tutta la vita pensando di essere una persona vuota, ma non ero vuoto ciò che sentivo, era solo una mancanza che ora avevo colmato.
Passammo le ore a ridere, a fare l’amore ancora e ancora, perché potevamo, perché nessuno ci impediva di farlo, perché eravamo liberi di farlo.
Libero, pensai. E come se mi avesse sentito una lacrima illuminò gli occhi di Magnus e di conseguenza i miei. E ridemmo ancora, insieme.  Avvertii che né io né lui eravamo mai stati così felici prima.
 
Quel giorno mi svegliai pensando che sarebbe stata la fine della mia vita, della mia felicità, pensando che il sacrificio che stavo compiendo era troppo grande, che non meritavo di perdermi nei doveri e negli obblighi, e mi addormentai tra le braccia di Magnus sorridendo al pensiero che invece era solo l’inizio.
La verità era che per la prima volta nella mia vita sentii di essere fedele al mio cuore, mi sentii invaso dal benessere che donava la libertà, non solo di azione, ma la libertà di pensiero. Ero finalmente libero di pensare a ciò che volevo, ero libero di desiderare cose che prima pensavo facessero di me una persona debole, ero libero di seguire il mio piacere senza vergognarmi, senza la paura di essere sbagliato, diverso. Mi sentivo vivo, giusto, senza catene che mi attanagliavano i polsi e le caviglie lasciandomi immobile ad annegare nell’oceano delle mie paure.
Ero finalmente me stesso, respiravo perché avevo voglia di assaporare l’aria e non perché era essenziale alla sopravvivenza.
Seguire i battiti del mio cuore mi stava portando su una strada folle, ma essenziale. Una strada che mi avrebbe probabilmente fatto soffrire, che mi avrebbe portato nuove paure, che mi avrebbe spezzato ad un certo punto. Una strada fatta di errori, gioie, lacrime e amore.
Avevo sempre considerato la parola amore come qualcosa di insensato, nella mia testa era una parola svuotata di significato. Ma adesso cominciavo a capire che non aveva senso perché non l’avevo mai provato, non avevo mai avvertito quella potente forza che spinge le persone a rischiare, a smuovere i cieli e gli inferi pur di stare con la persona amata.
Innamorarsi, risi al pensiero che era proprio ciò che mi stava accadendo, ne ero certo. Sapevo che non sarebbe stato sempre così, che un giorno il cuore avrebbe potuto smettere di battere per qualsiasi ragione, sapevo che alcune persone si arrendevano, forse un giorno anche Magnus si sarebbe arreso, o forse l’avrei fatto io. Però non riuscivo a pensare a cuori spezzati quando il mio batteva così vigoroso all’idea di vivermi Magnus ogni giorno di questa vita.
Non ero preoccupato, non in quel momento. Non quando potevo sentire il cuore di Magnus battere placido sotto di me. Quel momento era perfetto e niente me lo avrebbe mai più portato via. Era cristallizzato nei miei ricordi.
 
Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma avevamo tutto il tempo del mondo per scoprilo.

 
  
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