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Autore: Tinucha    12/03/2016    1 recensioni
La vita va avanti e la mia bambina rimane indietro, me l'ha distrutta e se non ripara al più presto il suo cuoricino per me è un uomo morto.
[..]
Questo è il sequel di 'Posso abbattere le tue paure?'
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV JORGE
Più la guardavo e più mi sentivo impotente. Avrei voluto alzarmi da quel maledetto divano, prendere la giacca e correre da Leon per fargli provare lo stesso ed identico dolore. Quello che mi spaventava di più è che la mia bellissima bambina non parlava. Tremava seduta nell'angolo più remoto della stanza, con un tazza di tisana nella mano e gli occhi persi a guardare il vuoto. Avrei voluto alzarmi e fare qualcosa, ma cosa? Come potevo riparare un cuore rotto, io? Io che ero stato il primo in passato ad infrangere cuori, (compreso quello della mia fragile e dolce Martina)? Violetta era solo una bambina che stava passando quello che aveva dovuto subire anche Tini, con la sola differenza che lei Leon lo aveva sposato e quasi sicuramente ci aveva fatto l'amore, no? Digrignai i denti a quel pensiero. Quel ragazzino aveva riscaldato un posto di fianco a lei ed ora la stava lentamente distruggendo. Essere soli in casa non aiutava affatto. Purtroppo Martina era dovuta correre di fretta a casa dei suoi genitori assieme ai bambini ed io comprendendo Violetta avevo deciso di rimanere con lei. 'Ma cosa dannazione potevo fare?' Mi alzai lentamente avvicinandomi mentre vidi il suo sguardo piantarsi sulla mia figura. Accennò un sorriso. << Adesso basta, piccola >> mi poggiai sui talloni in modo di ritrovarmi alla sua altezza e le strinsi le mani. << Papà sto bene, te lo giuro >> << Non giurare mai il falso Violetta >> la rimproverai duramente facendola arrossire violentemente. Ricordai Martina alla sua età, così dolce e buona. << Non puoi guardare il vuoto e tenerti dentro la tempesta >> sussurrai cauto << Vuoi che pianga, papà? >> sorrise amareggiata mollando le mie mani << Lo vuoi davvero papà? No, no che non lo vuoi, perché io ti conosco. Perché se non fosse per me, per la mamma e per la forte amicizia nei confronti di Diego e Lodovica tu correresti da Leon e non per farci una semplice chiacchierata, ma per spaccargli la faccia >> sentii il sangue raggelarmi nelle vene << Si tesoro, se potessi lo raggiungerei per fargli del male come se non ci fosse un domani >> << Vedi? >> rispose amareggiata << Sai che c'è? Che noi donne vi diamo degli stupidi perché voi non capite nulla >> << Ah no? >> scosse il capo << No. >> strinse le gambe al petto rannicchiandosi e sembrò così donna e bambina contemporaneamente che quasi smisi di respirare, non potevo sopportare che la mia splendida bambina fosse cresciuta. << Il dolore fisico non potrà mai superare quello mentale >> sussurrò puntellandomi l'indice all'altezza del petto << Potrai procurargli tutto il dolore fisico che vuoi papà, ma se mi ha amata davvero sapermi distrutta, triste e ferita a causa sua lo ucciderà come una morte lenta e dolorosa >> assimilai quelle sue parole trattenendo ancora il fiato. Mi sembrava di avere davanti Martina, di essere ritornato un ragazzino. << E sai un'altra cosa? Io sorriderò quando per strada lo incontrerò. Sorriderò salutandolo come un amico di vecchia data, perché se lo amo davvero sarò capace di non farlo soffrire >> in quell'istante la porta di casa si aprì rivelando la mia famiglia così al completo. Sorrisi trattenendo la rabbia, perché pensare che Leon avesse lasciato mia figlia perché uno Stronzo era comparso dal nulla facendole la corte e facendo invece a lui il lavaggio del cervello era davvero stupido. Posai le mie labbra leggere su quelle di Martina dopo aver salutato: Diego, Imma e Caterina. << Devo parlare con te. >> annuì chiedendo alle due più grandi di casa di badare ai piccoli mentre entrambi salimmo di sopra silenziosamente. Sentii continuamente il suo sguardo su di me, stava provando a scavarmi dentro ed io volevo baciarla, sbatterla sul letto e farla mia come ogni notte, ma in quel momento c'era Violetta di mezzo, ed i miei istinti andavano messi da parte. Avanzò in camera mentre io mi chiusi la porta alle spalle. Quando mi voltai aveva le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo duro. << Non ho fatto nulla. >> alzai le mani confuso, in segno di resa. << Ma vuoi farlo Jorge, e sappi che se cerchi il mio appoggio non lo avrai >> << Ma non ti ho ancora.. >> << Vuoi andare a parlare con Leon ma non farlo. Sono abbastanza grandi per risolversela da soli e Violetta non ti perdonerebbe mai se venisse a saperlo, è lui che deve fidarsi di lei, le prove se ne possono anche andare a farsi fottere. La prova più grande è l'amore che gli ha donato finora e quello che continua a donargli tuttora e quell'anello del cazzo che porta al dito mia figlia >> vederla incazzata era una visione celestiale. Erano poche le volte in cui la sentivo parlare così, ma il cervello se ne andava in tilt a quella vista. Solitamente trovavo le donne piene di rabbia poco affascinanti e femminili, Martina era invece capace di eccitarmi con un solo sguardo inceneritore. Senza troppa esitazione girai la chiave nella toppa della porta e la vidi deglutire indietreggiando. << Che-che c'è? >> sentirla così indifesa ed impaurita quasi ogni volta che facevamo l'amore come se si trattasse della prima volta, mi faceva sorridere come un cretino. << C'è che voglio farle l'amore con te >> sussurrai avanzando verso di lei che indietreggiò ancora finendo per cadere rovinosamente sul nostro letto. << Ma.. Jorge ci sono io bambini di là. Svegli >> aggiunse poi alla fine << E con loro ci sono Violetta ed Imma, e noi siamo chiusi a chiave in camera >> << Non mi sono mai piaciute le sveltine, sai? >> sussurrò con voce roca addentrandosi a tastare il mio addome sotto la stoffa della camicia. << Ho bisogno di affondare in te, bimba. >> sussurrai roco a mia volta scendendo a lambirle il collo di baci. Soffocò i suoi gemiti con una mano mentre le mie giocarono con i suoi seni e vedendola così bella ed impotente sotto di me capii quanto diavolo ero stato fortunato. Quella donna si era innamorata di me, fregandosene della mia vita incasinata e lottando. Era la ragazza più forte e al contempo debole che avessi mai conosciuto. << Dobbiamo fare veloce purtroppo, piccola, ma ti prometto che stanotte ti dimostrerò quanto ti amo e quanto mi hai cambiato la vita >> sussultò quando con le labbra addentai un suo capezzolo scoprendolo di poco attraverso la scollatura. << Anche io ti amo, Jorge. >> si fermò respirando forte << Ma ti prego non ce la faccio più >> senza timore slacciò la mia cintura e tirò giù impazientemente sia il jeans che i boxer. Ridacchiai quando inarcò il bacino venendomi incontro. << Per favore, Amore >> senza farmelo ripetere una seconda volta feci la stessa cosa con i suoi pantaloni e le sue mutandine per poi penetrarla con un colpo secco e brutale. Trattenne il respiro, tremando sotto la mia pelle. Cominciai a muovermi lentamente aumentando pian piano le spinte senza muovere le labbra dalle sue. Facemmo l'amore come se fosse la prima volta, come sempre d'altronde. Una stupida sveltina che per noi comunque equivaleva ad amarci, le nostre mani si intrecciarono ed i nostri occhi non si mollarono per nemmeno un secondo. Quando la sentii tremare maggiormente sotto di me, dovetti tapparle la bocca. I suoi occhi si chiusero per poi riaprirsi luccicanti facendola sembrare ancora più innocente e bambina. Fu quello a farmi esplodere e controllandomi posai la mia forte contro la sua. Questa volta fu la sua mano a coprire la mia bocca.








POV VIOLETTA
I giorni passavano troppo velocemente ed io mi sentivo sempre più spenta e stanca. Un allarme gironzolò nella mia testa quando mi accorsi di avere un ritardo di 3 settimane. Tremai alla sola idea, ma senza esitazione chiamai l'unica persona della quale potevo fidarmi: Camilla. Volevo un bene dell'anima alla mia famiglia, ma mia madre controllata per quanto potesse esserlo sarebbe corsa da Leon a ridurlo in poltiglia. Al cellulare fui vaga e spaventata come non mai, forse per questo motivo quella pazza della mia migliore amica fu a casa in appena 5 minuti. La fortuna girò dalla mia parte perché quando mia madre la vide entrare decise di lasciarci casa libera andando a fare una passeggiata con i miei fratelli al parco con i nonni, visto che papà era a lavoro. Mi sedetti di fronte al suo sguardo indagatore per poi sganciare la bomba. << Ho un ritardo di 3 settimane >> non ricordai nemmeno la sua reazione, so solo che 30 minuti dopo mi ritrovai nel bagno di casa a stringere un test di gravidanza tra le mani aspettando delle risposte. Sbiancai. << È positivo >> e la cosa più straziante fu scoprire che anche gli altri 4 che lo seguirono, lo furono. Ma non fu brutto perché scoprii che un piccolo esserino stava crescendo dentro di me, lo fu solo perché il suo papà non mi amava più. E fu solo in quel momento che mi lasciai andare sul serio, solo allora piansi fino a finire le lacrime e quasi mi sgolai per quanto stavo gridando. Ma non gridavo affatto all'esterno, stava avvenendo tutto dentro di me, una specie di lotta interiore. E cazzo, se era straziante. Camilla fece la cosa più semplice e al contempo difficile in quel momento, mi abbracciò. E pianse, pianse anche lei.



Quando decisi di dire la verità al mio oramai ex-marito, (nonostante su carta non lo fosse ancora), fu un giorno come tanti. Sarebbe stato speciale a modo suo. << Che vuoi Violetta? Non ho tempo, devo tornare a lavoro >> il suo tono non era mai stato così freddo, i suoi occhi mai così distanti ed il suo modo di comportarsi così odioso. Il tempo era grigio, quasi nero ed i miei occhi si scurirono. Dopo la quiete, lo sfogo, la tempesta, no? << Leon se potessi adesso sai che farei? Verrei da te e ti prenderei a schiaffi per poterti togliere quel sorriso sghembo che ti si crea sulla faccia quando capisci di aver ferito qualcuno >> il sorriso scomparve ed un tuono riecheggiò nell'aria. << Che cazzo vuoi? >> ripeté quasi arrabbiato << Dobbiamo parlare >> << Io e te non abbiamo più niente da dirci >> asserì categorico mentre delle goccioline d'acqua cominciarono a bagnarci. Si voltò pronto ad andarsene, ma non potevo tenermi tutto dentro, questa volta dovevo parlare. << Sono incinta, bastardo >> a quella mia affermazione si voltò piano a guardarmi come se fossi uscita di senno. << Cosa. Hai. Detto? >> sorrisi. Sorrisi scuotendo il capo. << Che aspetto un bambino, Leon. Hai sentito benissimo >> un altro tuono mi spaventò, ma non mi avrebbe mai spaventata come aveva fatto l'odio dell'uomo che amavo. << E prima che tu tragga delle conclusioni affrettate con quella testa di cazzo che ti ritrovi, sappi che il mio bambino è tuo >> << Non avrei mai dubitato di questo >> sussurrò impercettibilmente infilando una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans ed abbassando il capo. << Hai dubitato del mio amore e della mia fiducia Leon, si che lo avresti fatto. Hai dubitato di me che non ho mai permesso ad altre labbra che non fossero le tue di premere sulle mie, hai dubitato di me che mi sono abbandonata a te tremando ogni notte sotto il tuo corpo permettendoti di tutto, promettendoti che ti avrei amato sempre >> << Io.. Sono stato uno stupido, lo so >> << Oh no, no così è troppo facile >> scossi il capo. << Adesso io me ne vado Leon. Me ne vado, sul serio. Quando sarai cresciuto poi vieni a bussare alla mia porta e prendimi. Prendi me >> abbassai lo sguardo posando una mano tremante sul mio ventre << ..e prendi lui o lei >> 


POV JORGE
<< ..capito? Voglio solo che tu sappia che semmai dovesse portarti via il cuore e non donarti il suo, qui c'è il mio >> premetti le sue dita sul mio petto sentendola ridere << Papà stai diventando troppo sdolcinato, davvero >> rise portando le mani ad asciugarsi gli angoli degli occhi per il troppo ridere e per il pianto di qualche minuto prima. Mi alzai di fretta guardando Diego giocare con Caterina, ed Imma messaggiare con 'il suo nuovo amico' e mi diressi in cucina dove Martina armeggiava con le varie padelle. Mi avvicinai da dietro spingendola contro il mobile della cucina e lasciandole un caldo bacio sul collo per poi sentirla sospirare. << Jorge i bambini >> sussurrò mentre posai le mani sui suoi fianchi per infossare il mio viso stanco sulla sua spalla. << Violetta dice che sto diventando troppo sdolcinato >> << È vero >> confermò << Ah si? >> << Si >> mi spinsi maggiormente fino a farla sospirare per la troppo vicinanza dei nostri corpi. << Stanotte rimediamo allora, piccola >> << Assolutamente >> annuì concorde mentre mi staccai sentendola grugnire. Sghignazzai beccandomi un'occhiataccia di ghiaccio. << Solo un paio d'ore, bimba. Poi ti faccio ricordare chi è davvero Jorge Blanco >> sussurrai aiutandola. Il campanello suonò ed un rumore assordante arrivò alle nostre orecchie. In un lampo ci ritrovammo in salotto dove i bambini guardavano verso la porta. Il sangue mi si raggelò per davvero nelle vene quando vidi le spalle della mia bambina e poi davanti a lei, quel ragazzino che me l'aveva portata via per ridarmela dopo averla fatta in mille pezzi. Ovviamente,  fu Martina a trattenermi con le sue carezze aggraziate ed il suo tono calmo e rassicurante. << LEON! >> gridarono Caterina e Diego alzandomi mentre Imma rimase immobile senza sapere che fare. Il biondo strinse i due prendendoli tra le braccia. << Che ci fai qui? >> domandò Violetta cauta << Sono venuto a lottare, sono un ottuso del cazzo ma non ho smesso mai di amarti, né mai lo farò >> non ci fu bisogno di guardarla in viso per capire che stava piangendo mentre una curva si dipingeva dolcemente sulle labbra, e non ci fu bisogno nemmeno di guardare quella scena per capire che Leon avesse messo giù i bambini per avventarsi su di lei e baciarla. Con contegno, si intende. Insomma davanti ai genitori e ai fratelli più piccoli non era il caso di fare il passionale. 


Mezz'ora dopo eravamo tutti a tavola a mangiare e chiacchierare tra di noi come ai vecchi tempi. Imma continuava a tenere stretto il cellulare e a premerci sopra. << DANNAZIONE IMMA METTI VIA QUEL COSO >> gridai per metà furioso e per metà infastidito. Sentii la mano di Martina carezzarmi piano una coscia e tutto se ne andò ancora una volta a farsi fottere, perché lei non si era mai accorta che quel gesto invece di rilassarmi mi faceva agitare irrequieto sulla sedia con un'erezione per niente consona alla situazione. Deglutii guardando mia figlia. << Non mi va a genio il tuo nuovo amichetto, hai capito? >> socchiusi gli occhi facendo scoppiare tutti a ridere << Papà dannazione mi hai fatto prendere un colpo, credevo fossi arrabbiato invece sei geloso. Aw, ma lo sai che io amo solo te >> senza troppi intoppi si alzò dalla sedia correndo ad abbracciarmi. << Sei una piccola ruffiana >>



<< Noi.. Ecco, dovremmo dirvi una cosa >> inclinai il viso mentre Martina al mio fianco mi carezzò dolcemente un braccio. << Che succede? >> chiese dolcemente guardando i due esitanti. << Aspettiamo un bambino >>




POV MARTINA
Sgranai gli occhi quando Jorge cadde rovinosamente per terra. Ci vollero 10 minuti abbondanti ed un secchio d'acqua gelida per farlo riprendere, inoltre Leon si prese delle occhiatacce per niente amichevoli per il resto della serata, mentre io e Vilu guardavamo la scena divertite.






Il resto della vita? Bellissimo. I nostri amici rimasero tali fino ai nostri capelli bianchi e le nostre rughe, io e Jorge fummo orgogliosi dei nostri figli e diventare nonni fu la cosa più bella che ci potesse capitare. L'annuncio della gravidanza di Imma e Caterina? No, Jorge imparò presto a non svenire più in certe situazioni. Diego conobbe una ragazza splendida e noi? Noi fummo più felici che mai.
   
 
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