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Autore: Little Redbird    12/03/2016    2 recensioni
AU in cui Kai è il tutore legale di Josie e Lizzie e Bonnie è la loro baby-sitter.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Kai Parker
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Parker


Essere una studentessa fuori sede non è facile, soprattutto quando a separarti dai tuoi genitori ci sono 3571 chilometri e cerchi di non pesare troppo sulle loro finanze. Per questo Bonnie si era data al baby-sitting, sebbene non avesse mai amato particolarmente i bambini – e i bambini non avessero mai amato particolarmente lei –, ma con i Parker si trovava abbastanza bene. Le gemelle Josie e Lizzie erano bambine educate e tranquille, nonostante i loro cinque anni; le bastava far partire un film Disney o impegnarle con fogli e pennarelli e stavano buone per ore. Il problema nasceva con il signor Parker.
Malachai Parker, quarant'anni portati più che bene, moro, sguardo di ghiaccio, naso perfetto e mani da far perdere il sonno, era lo zio e tutore legale delle bambine da lei accudite. Scapolo incallito, si era trovato a dover crescere da solo le figlie di sua sorella gemella, morta in un incidente d'auto insieme al marito.
E Bonnie aveva una cotta colossale per lui. A sua discolpa, però, c'è da dire che Kai – così le si era presentato il primo giorno – faceva la sua parte nell'alimentare la sua sbandata. Innanzitutto, calme e autonome com'erano, quelle bambine non avevano alcun bisogno di una baby-sitter, era anzi Bonnie a convincerle a correre in giro per la casa spaziosa o in giardino, e in pratica lui la pagava per oziare sul divano a canticchiare le canzoni di Frozen. E le occhiate che le lanciava. C'erano quegli sguardi scrutatori che sembravano volerle scavare nell'anima fino a conoscere ogni pensiero che la sua mente avesse mai partorito in ventidue anni; poi c'era quell'altro tipo di sguardi, quelli con cui i suoi occhi trasparenti diventavano cupi e famelici. Era l'unico aggettivo che le veniva in mente ogni volta che la pelle d'oca l'avvisava di essere nella sua visuale. Si sentiva come un enorme tacchino ripieno davanti a un affamato.
Rabbrividì. Eccolo di nuovo.
Bonnie smise di accarezzare i capelli chiari di Lizzie, accoccolata al suo fianco sul divano, e si voltò lentamente verso la porta.
Kai era appoggiato contro la cornice grigio chiaro, in tono con i suoi occhi inscrutabili, le mani affondate nei jeans e la maglietta attaccata agli addominali. Gli sorrise in segno di saluto e lui piegò la testa, senza ricambiare. Si allontanò, lasciandole alla scena culmine della scoperta dei poteri di Elsa.
Bonnie si morse le labbra, indecisa se seguirlo per parlargli delle vacanze di Natale. Voleva davvero rivedere la sua famiglia ed i suoi amici, ma temeva che il signor Parker ritenesse troppi dieci giorni di ferie.
Si staccò dalle bambine e si avviò verso lo studio, dove il padrone di casa passava le giornate. Bussò piano, le nocche che sfioravano appena il legno.
La porta si aprì qualche secondo dopo, rivelando il signor Parker intento ad allacciare dei pantaloni da tuta, la maglietta alzata a scoprire l'addome. Alzò il viso per incontrare il suo e Bonnie boccheggiò per un attimo, riportando l'attenzione sui suoi occhi.
“Oh, mi scusi” balbettò in imbarazzo, puntando gli occhi sul tapis roulant pronto da usare. Non c'era da stupirsi se si teneva in forma.
“Bonster” le sorrise lui, chiamandola con il soprannome che le aveva dato Josie qualche giorno prima.
Arrossì e fece un mezzo sorriso in risposta a quello candido e divertito di lui.
“Che succede?” domandò lanciando un'occhiata al corridoio dietro di lei.
Bonnie seguì il corso dei suoi pensieri. “Le bambine guardano i cartoni” lo rassicurò.
Kai si fece da parte per farla entrare e chiuse la porta alle loro spalle. “Volevi parlarmi di qualcosa?”
Bonnie annuì, torturandosi le mani senza sapere bene cosa fare, se sedersi o meno.
“Ti spiace se mi faccio una corsetta mentre mi parli?” domandò indicando il tappeto.
Bonnie scosse la testa e lo osservò selezionare velocità e pendenza sullo schermo. Si sedette in una delle sedie di pelle davanti alla scrivania e aspettò che avesse cominciato a correre prima di aprire bocca.
“Volevo parlarle delle vacanze di Natale” disse, seguendo i movimenti delle cosce muscolose fasciate dalla tuta nera.
“Dimmi tutto” la invitò senza guardarla.
“Crede di poter fare a meno di me per dieci giorni?” domandò mordendosi il labbro.
Kai si voltò a guardarla, le braccia e le gambe che non smettevano di muoversi. “Così tanti?”
“La mia famiglia è in Virginia” gli ricordò.
“Speravo che potessi stare con le bambine anche di mattina, in realtà, visto che resteranno a casa da scuola.”
Bonnie distolse lo sguardo dai lacci della tuta che continuavano a rimbalzargli sugli inguini e si fissò le mani, giunte in grembo. Si concesse qualche secondo per schiarirsi le idee – per mettere da parte l'immagine di lui che sprizzava feromoni proprio sotto il suo naso – e decidere se valesse la pena saltare le vacanze natalizie per racimolare qualche soldo in più.
“Se proprio le servo qui posso fare a meno di tornare a casa, questa volta” offrì, ancora incerta.
Il signor Parker la guardò per un secondo e rallentò la sua corsa fino a fermarsi. Scese dal tapis roulant e fece un sospiro per calmare il respiro, affannato appena dalla corsa. Le si avvicinò e si poggiò alla scrivania di legno scuro, le mani strette sul bordo e le gambe aperte proprio sotto i suoi occhi.
Bonnie alzò lo sguardo sul suo viso, il respiro più pesante di quello di lui.
“No” le disse contrito. “Non sarebbe carino privare la tua famiglia della tua compagnia solo perché ti vorremmo tutta per noi.”
Bonnie sorrise appena, grata della sua comprensione.
“A capodanno, però, sei nostra ospite” aggiunse Kai. “Non voglio sentire scuse. Il tuo ragazzo dovrà aspettare l'anno nuovo per il suo bacio.” Le sorrise ammiccante.
“Non ho il ragazzo” rispose vaga lei. E se ne pentì all'istante, perché cosa poteva mai fregargliene a lui della sua vita amorosa?
“Bene” disse però l'uomo. “Almeno a mezzanotte potrò baciarti senza sentirmi troppo in colpa.” Fece un occhiolino, le labbra stirate in un sorriso carico di significati.
Bonnie spalancò gli occhi e si morse forte le labbra, fino a farsi male, per impedirsi di arrossire per la millesima volta da quando era entrata nello studio.
Si alzò nello stesso momento in cui lui si staccava dalla scrivania, e si scontrarono, in un imbarazzante momento stile romanzo per ragazzine.
Una mano premuta sul fondo della sua schiena, Kai la teneva in equilibrio per impedirle di cascare di nuovo nella sedia, impedendole di staccare le cosce dalle sue.
Bonnie alzò gli occhi in quelli grigi di lui, completamente in imbarazzo, le mani strette sui fianchi per non fargli carico di tutto il suo peso.
C'era qualcosa di strano – e non era solo il fatto che nessuno dei due sembrava volersi muovere. Tra di loro, Bonnie poteva sentire l'inequivocabile rigidità del suo pene dietro la stoffa liscia della tuta, che le premeva prepotente contro il basso ventre.
“Scusi” mormorò, spingendo piano sul suo addome per spostarsi.
Kai rafforzò la presa. “Di nulla” disse, senza accennare a lasciarla andare.
Bonnie ingoiò a vuoto, stringendo forte le labbra per impedirsi di protenderle verso le sue, ma il signor Parker stava piegando la testa, gli occhi fissi sulla sua bocca.
Pensò di lasciarlo fare, di buttare all'aria tutte le regole della professionalità sul posto di lavoro, ma la porta si aprì e la piccola Josie entrò correndo.
Kai la lasciò andare così in fretta da farla quasi cadere e nascose la sua erezione sedendosi dietro la scrivania.
“Si è bloccato il DVD” si lamentò la bambina.
Bonnie batté le palpebre più volte mentre ricomponeva il suo contegno.
“Vieni a sistemarlo, Bonster?”
Nel sentirsi chiamare con quel soprannome ridicolo, Bonnie lanciò un'occhiata a Kai: stava sorridendo apertamente, i denti candidi bene in vista e qualche ruga poco profonda agli angoli degli occhi.
Annuì alla bambina e la seguì verso la porta. “Grazie per la disponibilità” disse all'uomo, prima di uscire.
Kai si fece serio. “Mi aspetto che tu rispetti la tua parte dell'accordo” le disse.
Annuì confusa, chiudendo la porta alle sue spalle, e si chiese se si riferisse alla cena o al bacio.

 

 

 

 

 


AN:

Un'altra AU promptata su Facebook, questa volta da Chara.
Questa mi convince meno di The Librarian, devo ammetterlo. Kai quarantenne è uno dei miei punti deboli, ma sembra che non mi riesca tanto bene.
E vabbè.
Again, sono influenzata, se mi è sfuggito qualche errore segnalatemelo.

Red.

   
 
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