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Autore: FatSalad    12/03/2016    12 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Capitolo 14 – Questione di Tempo

Un altro intervallo stava passando a scuola, ora ne mancavano davvero pochi e si notava dalle maniche corte degli studenti e dalla generale rilassatezza che aleggiava anche tra il corpo docenti.

Giulia camminava nel cortile dietro a Lilla, Emma e Marta, immersa nei suoi pensieri e non si era accorta con quale nonchalance Selene si fosse accostata a lei, come se fosse successo per caso.

«Ho notato che hai seguito il mio consiglio» mormorò Selene, senza farsi sentire dalle altre.

Giulia la guardò aggrottando la fronte, senza capire.

«Riguardo a Nathan»

Ancora niente. Giulia non riusciva a dare un senso alle parole della bella amica.

«Ho notato che non ci stai provando con lui. Anche al mio compleanno avevo fatto sedere Nathan nella poltrona, ma ho visto che non ti sei seduta accanto a lui»

Come no? Era stata tutto il tempo accanto a lui! Aspetta, forse l'amica intendeva...

«Accanto... sulla poltrona?» chiese Giulia decidendosi a parlare.

«Ma sì, certo. Anche se mi preoccupo per te e per il tuo cuoricino non voglio certo impedirti di provarci con lui. In fondo siamo due persone diverse e magari con lui staresti benissimo, così ti avevo messo a disposizione la poltrona intima, quella che chiamiamo “poltrona dell'inciucio”, ma ho visto che non l'hai sfruttata»

Secondo Selene quella poltrona poteva ospitare più di una persona alla volta, dunque? Perché secondo Giulia era adatta ad una persona in sovrappeso o al massimo per due bambini, se non si voleva sedersi uno sopra l'altro, ma forse era proprio per questo che la chiamava “poltrona dell'inciucio”.

«Non potevo buttarmi in braccio ad un ragazzo con un ginocchio rotto...» mormorò Giulia, insinuando che, se quel ginocchio fosse stato sano, non ci avrebbe pensato due volte a spalmarsi su di lui.

«Comunque» continuò Selene, che non aveva sentito, «davvero, sono contenta che tu abbia cambiato idea. È difficile stare con un ragazzo tanto chiuso, che non fa mai il primo passo, sembra che abbia paura a parlare, a dirti la sua opinione. È vero che quando voleva sapeva essere anche molto dolce, comprensivo... ma non era mai il primo a chiedermi di uscire, non mi faceva mai un complimento, sembrava che non gli importasse molto di me!»

A quel punto Giulia capì che l'unica cosa che era mancata nella relazione di Selene e Nathan era un po' di comunicazione. Sapeva che Nathan stimava molto Selene, l'unico motivo per cui non si faceva avanti era perché la ragazza gli risvegliava un complesso di inferiorità e se non le faceva mai complimenti era solo perché non immaginava che una come lei avesse bisogno di rassicurazioni e probabilmente sarebbero usciti fuori come delle invocazioni alla Divina, più che come complimenti. Ci rimuginò per tutta la mattina e tutto il pomeriggio quando fu tornata a casa. Perché si dispiaceva per loro? In fondo avevano chiuso senza rancori, erano rimasti in ottimi rapporti e lei avrebbe dovuto gioire del fatto che quei due non fossero compatibili e che a differenza di Selene con lei Nathan aveva...

«Un momento!»

Giulia si ricordò del regalo di Nathan e andò a cercare nella borsa l'origami dimenticato fatto con la salvietta del bar. Lo aprì, tentando di ricordare ogni passaggio per poter poi ricreare l'incastro che stava disfacendo, ma dopo che ebbe letto ciò che il ragazzo aveva scribacchiato sopra si ricordava a stento il proprio nome. Rilesse tutto una seconda volta e a quel punto ebbe le idee chiare. La prima cosa che le venne in mente, e più tardi si sarebbe stupita del bizzarro funzionamento del proprio cervello, fu mandare un messaggio al gruppo delle amiche. “Emergenza! Gelato da Ambrogio?” scrisse soltanto, ma alle ragazze bastò quell'insolita intraprendenza per convincersi della gravità della situazione e in poco più di mezz'ora erano tutte sedute attorno ad un tavolino con una coppa di gelato in mano.

«Allora, che cazzo è successo?» chiese Emma, quasi preoccupata.

Titubante, Giulia cominciò a raccontare.

«Credo... cioè... so, che anche Nathan prova qualcosa per me»




Dieci mesi prima Giulia non avrebbe mai immaginato di incontrare delle persone tanto meravigliose, delle amiche che avrebbero riso con lei, che si sarebbero preoccupate, che l'avrebbero supportata. Adesso le ragazze sorridevano, cercavano di reprimere urletti eccitati e si congratulavano con lei.

«Nathan mi ha invitato alla festa in piscina.»

«Oddio, che bello! Sono così contenta per te, Giuli... anzi, per voi!» diceva Marta, fuori di sé dalla gioia, neanche si fosse trattato di lei.

«Ti aiuteremo a trovare un vestitino attira-uccelli!»

«Grazie ragazze, sono più tranquilla a sapere che ci sarete anche voi...»

«Anche noi? Ma noi non ci saremo.» disse Selene, come fosse stata la cosa più ovvia del mondo.

«COSA? Perché?»

«Perché è la festa dei maturandi e nessuno ci ha invitato, ecco perché. Non ti puoi presentare senza un cavaliere, poi che figura da sfigata ci fai?» spiegò Marta, un po' delusa.

Cavaliere? Non le pareva che Nathan avesse mai accennato ad una cosa del genere.

«Bene, allora non ci vado.» disse Giulia, con un repentino cambio di tono e di umore.

«Stai scherzando, vero? Tu ci andrai e tornerai trionfante con il meticcio dal culo d'oro!» disse Emma con un tono che non ammetteva repliche.

«Emma ha ragione, non puoi non andare!» la incoraggiò Selene.

«Io ci sarò, Giulietta!» disse Lilla per tranquillizzarla, notando l'espressione di panico dipinta sul volto dell'amica. «Convinco Spartaco, tranquilla!» la rassicurò, ricordandole che i due avevano già fatto pace.

Il supporto delle amiche il giorno del primo appuntamento è una strana energia da non sottovalutare e Giulia si lasciò convincere, sentendosene pervasa.

Capelli, scarpe, vestito, trucco, orecchini, smalto. Senza l'aiuto congiunto delle sue amiche, che la seguirono passo passo dall'acquisto dell'abito alla scelta dell'acconciatura, Giulia non sarebbe mai riuscita a ricordarsi di ogni cosa, ma mentre usciva di macchina e si avviava, con un ultimo respiro profondo, verso l'ingresso a cui l'aspettava Nathan si sentiva imbevuta di una nuova forza prima sconosciuta, oltre che dal nervosismo e dall'aspettativa. Era curiosa e impaziente e aveva paura di sapere cosa avrebbe pensato Nathan vedendola un po' in tiro.

Notando l'espressione ammirata di Nathan, appena l'ebbe vista, Giulia provò a guardare da qualche altra parte (le scarpe, la gente, la luna... aveva guardato a sinistra e a destra prima di attraversare?), cercando di mascherare il sorrisetto che le era nato spontaneo.

«Dov'è tuo fratello?»

Giulia aggrottò subito la fronte e non si sforzò troppo di nascondere la propria irritazione.

Ehi, ciccio, io c'ho quasi rimesso un rene per farmi bella per te e tu non mi dici niente? Anzi, mi chiedi di mio fratello?? Sei un umpa lumpa!

«Parcheggia e arriva, perché?» Brutto melanzana-cefalo!

«Non è geloso a mandarti in giro così?»

Testa di...? Un momento... che vuoi dire?

«Che sei un po' troppo carina stasera.»

Ops, l'aveva chiesto ad alta voce? E perché l'unica cosa che usciva dalla sua bocca mentre guardava il sorriso sghembo di Nathan era un inarticolato “Eum...”? Sperava solo che non le uscisse anche del fumo dalle orecchie, ma era sicura che qualcosa sottopelle le stesse andando a fuoco.

«Grazieum...» riuscì a biascicare distogliendo lo sguardo dalle labbra di Nathan, incurvate in un sorriso.

«Sai che appena ti sei trasferita nella nostra scuola Spartaco ha fatto subito il “discorsino” da fratello geloso?»

«Cosa?» chiese Giulia riprendendosi e sgrandando gli occhi.

«Sì, disse subito a tutta la squadra di stare alla larga dalla sua sorellina!»

«Oddio!» disse Giulia coprendosi la faccia con una mano dalla vergogna «Allora è colpa sua se nessuno ci ha mai provato con me!» continuò poi, cercando di buttarla sul ridere.

«Penso che mi abbia fulminato con lo sguardo quella sera che ti ho chiesto il numero... a te a Lilla, poi! Più imprudente di così non si può! Infatti dopo non faceva che ripetermi “attento!”. Io mica avevo cattive intenzioni, o sbaglio?»

Il sorriso malandrino che aveva sul volto diceva il contrario, ma conoscendolo Giulia sapeva che ragazzo più educato e carino di Nathan non l'avrebbe trovato nemmeno in un romanzo. Jane Austen non faceva testo.

«Nathan, ma non hai più il tutore!» esclamò, accorgendosene appena si mossero per entrare alla festa.

Il suo cavaliere, per quanto suonasse strano chiamarlo in quel modo, sorrise di un sorriso senza malizia e a Giulia parve che si fosse fermato il tempo per un istante. C'era solo Nathan, il suo sorriso, e... come aveva fatto a non accorgersi subito che quella sera il ragazzo indossava dei jeans scuri? “Meticcio dal culo d'oro” l'aveva chiamato Emma, adesso capiva appieno il significato di quelle parole. Senza contare la camicia che aveva indossato, per il caldo aveva già le maniche arrotolate e un paio di bottoni aperti sotto il collo, giusto per ricordarle che, nonostante il riposo forzato degli ultimi mesi, Nathan aveva dei pettorali e degli avambracci.

La serata prometteva di essere perfetta, se non che, appena furono entrati nei locali della piscina, Nathan fu letteralmente assalito da compagni di classe e amici. Lui cercava di liberarsi in fretta, ma Giulia rimaneva immancabilmente indietro e in disparte. Nathan la teneva d'occhio, lanciandole di tanto in tanto uno sguardo di scuse, ma ad ogni passo un nuovo “Ti sei tolto il gesso, fratello!” accompagnato da pacche e risate lo costringeva ad un saluto, per quanto conciso. Ebbero così poche occasioni di parlare tra un'interruzione e l'altra, che ad un certo momento, un po' scocciata, Giulia decise di accogliere l'invito di Lilla e si diresse verso la pista insieme all'amica informando Nathan con un gesto.

La ragazza non fu più fortunata mentra ballava, Lilla, contrariamente a quanto le aveva assicurato prima di partire, non stette sempre con lei, soprattutto quando Spartaco le raggiunse per ballare con la ragazza. Giulia era irritata per il comportamento di suo fratello e della sua migliore amica, ma lanciando uno sguardo a Nathan lo vide ridere ancora circondato da amici e, soprattutto, amiche, notò Giulia, irritandosi. Perché l'aveva invitata se poi la lasciava da sola in mezzo alla pista da ballo? Senza contare che ora un aitante ragazzo in costume da bagno si stava avvicinando a lei.

Come mai le sembrava di avere un deja-vu? Ah, giusto: Andrea Colombo. La prima volta che era stata al Big Bang Andrea l'aveva “attaccata” alla stessa maniera, solo che questo ragazzo aveva le spalle larghe il doppio e se era tenace quanto era alto Giulia disperava di potersene disfare. Ma cos'era, la maledizione delle piste da ballo? L'energumeno provò ad afferrarla per i fianchi, lei si divincolò in tempo e girandosi gli disse “No” guardandolo fisso negli occhi, ma quello persisteva. Se era un replay della serata al Big Bang, da copione doveva saltare fuori Spartaco e portarla in salvo, giusto? Giulia cercò il fratello con lo sguardo nella calca, ma, com'era prevedibile, lui era ormai lontano dalla pista, in disparte con Lilla. Giulia sbuffò esasperata, ma non si diede per vinta e cercò un pretesto per allontanarsi da quel tipo spaventoso.

Seduto su uno sgabello del bar, poco distante da lei, vide Nathan, finalmente senza nessuno attorno. “Salvezza!” gridò il suo cervello. La risposta più semplice ai suoi problemi sarebbe stata smettere di ballare a raggiungere il suo accompagnatore, ma in un lampo di follia volle fare un tentativo e con una smorfia chiese a Nathan di venire in suo aiuto.

“Ma cosa fa?” forse Nathan aveva frainteso, perché le rivolse un sorriso veloce e distolse lo sguardo. Per poco Giulia non alzò e sventolò le braccia per attirare di nuovo l'attenzione del ragazzo “Non lo vede che sono in difficoltà?” pensava sdegnata.

«Ho detto no, per favore!» disse Giulia esasperata, sbattendo quasi i piedi per terra. Il ragazzone che le ballava alle spalle non parve particolarmente colpito e prese a scusarsi senza troppo rincrescimento.

«Va bene, va bene, scusa... volevo solo...»

«Lasciarla in pace, giusto?»

«Nathan!»

Alla fine aveva recepito il messaggio, allora, e la stava salvando dal gigante insistente. Giulia si sentì subito sollevata e istintivamente andò a ripararsi dietro la schiena di Nathan, che prontamente le prese la mano. Giulia la strinse forte e si chiese come mai non l'avessero fatto anche prima, quando ogni amico presente li divideva per salutare Nathan. Il ragazzo cominciò a farsi strada tra la folla per uscire verso un luogo più tranquillo, Giulia fissava quella nuca rasata, che ogni tanto si girava per assicurarsi che lei fosse ancora lì. Aveva paura che qualcuno potesse dividerli ancora, perciò portò anche l'altra mano a stringere quella di lui e non volle lasciarla nemmeno quando si fermarono, vicino all'ingresso della piscina.

«Alla buon'ora!»

Le parole sarcastiche non riflettevano la dolcezza di quella vicinanza, quel contatto fisico e Nathan, stupito, rimase imbambolato.

«Non vedevi che avevo bisogno di aiuto? Ti ho implorato con lo sguardo per cinque minuti buoni! Spartaco e Lilla mi hanno abbandonato per andare a pomiciare da qualche parte e tu te ne stavi tranquillo al bar!» spiegò, suonando più risentita di quanto avrebbe voluto.

Le sembrava che le sue aspettative e i suoi sogni riguardo a quella serata fossero stati delusi.

«Ma... ma io come facevo a sapere che non fosse un tuo amico? O che magari ti interessasse?»

«Perché i miei amici non cercano di palparmi il sedere! E non mi interessa nessun ragazzo che ci provi!»

«Attenta!» disse Nathan piano avvicinandosi la ragazza al petto per far passare un gruppo di ragazzi vocianti. Fu a quel punto che entrambi si resero conto che avevano ancora le dita intrecciate e non si erano curati di staccarsi l'uno dall'altra, se non in quel momento.

«Va bene, scusa» disse Nathan con un sospiro.

«Odio i ragazzi» disse Giulia stavolta a bassa voce, senza guardarlo negli occhi «i ragazzi...sono stupidi!» la sua voce adesso era quella di una bambina con il broncio e fece ridacchiare Nathan.

«Odi anche tuo fratello?»

«No, ok, mio fratello non lo odio... ma non per questo è meno stupido!»

«Spartaco si è fatto bocciare solo per poterti “proteggere meglio”, merita un po' di comprensione!»

«Cosa? Vedi che è stupido?!» sussurrò Giulia, quando quel lontanissimo e sfuocato sospetto che aveva nutrito divenne realtà. Che fratellone iperprotettivo! Non aveva un po' di fiducia in lei?

«Penso che quest'anno sia più tranquillo sapendo che ti lascia in mano a delle amiche e che sei diventata così... forte.»

«Stupido, stupido...»

«Odi anche me?» bisbigliò Nathan ammorbidendo la voce, dopo aver ridacchiato un'altra volta.

«No, tu sei carino... cioè gentile! Non posso odiarti anche se a volte sei stupido pure tu.»

Giulia si era sentita avvampare e si era vista costretta ad abbassare di nuovo gli occhi, accorgendosi con un certo stupore che si trovava ancora appiccicata al petto di Nathan e che non aveva intenzione di spostarsi.

«Su questo devo darti ragione»

«Non pensavo di dirtelo così, dopo averti insultato, però grazie per il regalo di compleanno.»

Giulia si era vergognata non poco quando aveva visto il disegno che copriva la salvietta. Ritraeva un ragazzo che abbracciava una fatina e le dava un bacino. No, anzi, ritraeva Nathan che dava un bacio a lei. Non aveva idea che Nathan sapesse disegnare così bene ed era imbarazzante ricordarsi del disegno della fata che lei gli aveva lasciato, che altro non era che uno sgorbio, una macchia di inchiostro a confronto. Tuttavia non era quello il motivo maggiore di imbarazzo. C'entrava qualcosa la posa di intima dolcezza in cui li aveva disegnati, questo sì, ma soprattutto, c'era quella frase striminzita, quella didascalia che esprimeva tutte le parole insite in quel gesto solo disegnato.

Con uno stampatello minuto e pulito aveva scritto: “Alla ragazza più gentile, spiritosa, dolce, carina, generosa, magica che io conosca, auguri”

Era troppo sdolcinato! Poco più sotto, ai lati del disegno aveva scritto anche “Ti voglio bene” dentro ad un fumetto, ma era la frase scritta in fondo al bigliettino che la sconvolse. “Mi piaci. Se me lo permetterai voglio dirtelo a voce”.

Ti voglio bene. Mi piaci.

Non aveva voluto mostrare il biglietto alle amiche, era troppo prezioso per lei. Era una cosa che avrebbe voluto tenere solo per sé, un oggetto da custodire.

Le era venuto spontaneo fare confronti con gli approcci di Andrea, l'unico ragazzo, in verità, con cui poteva fare paragoni. Le erano venute in mente la sua insistenza e la sua sicurezza mentre le chiedeva di uscire guardandola negli occhi, in quel modo che, aveva capito poi, era dato più dalla sua abitudine a chiedere appuntamenti che non dalla certezza dei propri sentimenti. Le era venuto in mente il modo in cui, alle loro poche e rovinose uscite, lui cercava di baciarla e di comprarle e regalarle tutto, più per mettersi in mostra che non per farle un piacere. Il modo titubante in cui invece Nathan aveva chiesto il permesso di uscire con lei e quel regalo così misero, non facevano che mettere in risalto cosa veramente era importante per lui: mostrare i propri sentimenti e nient'altro.

Giulia si era sentita vagamente in colpa per non aver letto prima la salvietta-biglietto, per aver continuato quella relazione con Nathan come se nulla fosse. Si era sentita stupida anche per aver sprecato quei giorni, per non avergli confessato che anche lei provava le stesse cose, ma soprattutto, stupida per non aver capito i suoi cauti approcci. Nathan non l'aveva forse invitata ad uscire già un paio di volte? Forse il giorno della partita non contava, perché c'era anche Lorenzino incluso nell'uscita, ma quando le aveva chiesto di andare al cinema con lui? Troppo presa dalla scoperta di Lilla e Spartaco non si era nemmeno accorta che si trattasse di un appuntamento, eppure ora tutto tornava. Al compleanno di Lilla poi? Oscillante tra l'invito spavaldo e subito dopo la ritirata per l'insicurezza, non le aveva forse chiesto di essere presente al suo esame e di andare con lui alla festa di fine scuola? Poi, adesso ne era certa, quello che le aveva dato era senza dubbio un bacio a stampo. Ora capiva che doveva averlo messo in confusione, dato che non aveva risposto a quel biglietto e non aveva messo in chiaro cosa provava per lui.

«No, anzi, mi merito molti più insulti: sono stato stupido e codardo.» disse Nathan.

Da quando stavano bisbigliando? Da quando la mano di Nathan accarezzava impercettibilmente la sua schiena? Continuava ad indugiare sulla sua vita, senza spingersi verso mete più intime e le procurava qualche brivido.

«Senti Nathan, per caso questo... stasera... non era un appuntamento?» chiese Giulia avvampando e non riuscendo a guardarlo negli occhi per più di due parole di seguito.

«Veramente... speravo che lo fosse.» sussurrò Nathan sorridendo lievemente con un angolo della bocca.

La risposta raggiunse Giulia in un alito caldo e inevitabilmente un piacevole dolore le strinse lo stomaco. Si trattava davvero di un appuntamento, allora.

Non voleva fantasticare, Giulia, non voleva farsi strane idee, ma erano troppo vicini l'uno all'altra e nessuno dei due si stava adoperando per allontanarsi. Non era affatto educato stare ad una distanza tanto ravvicinata con una persona e sicuramente Giulia non avrebbe sopportato neanche un secondo di stare tanto vicina a qualcun'altro, si sarebbe sentita privare del proprio spazio vitale. Non sarebbe nemmeno rimasta a fissare tanto a lungo il viso di un ragazzo, specialmente un paio di labbra. Tuttavia non trovava né la forza né la voglia di allontanarsi. Quelle labbra la stavano ipnotizzando. Da quando erano tanto rosee? E perché sembravano tanto morbide e piene? Di colpo alzò lo sguardo verso gli occhi di Nathan, ma con sua grande sorpresa trovò il suo sguardo occupato, assorto da un punto al di sotto del suo naso.

Possibile? Possibile che anche Nathan non riuscisse a pensare ad altro che alle sue labbra? Glielo chiese con lo sguardo, appena incrociò quello del ragazzo, un battito di ciglia e Giulia ebbe paura di aver frainteso.

Le labbra si erano dischiuse, ma quando? Da quando bramavano tanto un contatto con quelle di lui? Forse già da molto tempo. Era possibile che Nathan provasse lo stesso? Che si fosse avvicinato ancora? O era la sua mente che le giocava brutti scherzi? Meno male che quella di Nathan si decise a mandare gli impulsi giusti e, stroncando ogni esitazione, lo portò ad unire le sue labbra a quelle di Giulia.

Non era un bacio, no, era una carezza, la più dolce carezza che Giulia avesse mai ricevuto e avrebbe voluto chiederne di più, ma Nathan si allontanò troppo in fretta, facendole chiedere dove avesse sbagliato.

«Io... devo dirti una cosa.»

Giulia lo guardò senza fiatare, non aveva mai visto quell'espressione nervosa sul suo volto, quell'urgenza.

«Io mi sono innamorato di Lilla.»

A Giulia si fermò il cuore.

«Ma che sto dicendo?! Non è questo che volevo dire, no... io... ah! Perché è così difficile?» quasi gridava.

«Io...» ripartì lentamente guardandola dritto negli occhi «quando ci siamo conosciuti sapevo di non potermi avvicinare né a te né all'altra Giulia: una era la sorellina del capitano, l'altra la ragazza a cui stava dietro. Devi credermi, quindi, se ti dico che da entrambe non pensavo di ricavare altro che una semplice amicizia ed è per questo che avevo cominciato a messagiare con entrambe, solo perché avevamo passato una bella serata».

Una sgradevole sensazione dalle parti dello stomaco crebbe dentro Giulia.

«Solo che con una è stato così... naturale continuare a parlare, riusciva a farmi ridere, confidare, parlare e, sì, pensavo fosse l'altra ragazza, ma questo non è rilevante, perché mi sono innamorato di quella Giulia che mi consolava, mi faceva divertire, mi ascoltava... della mia fatina!»

Giulia fu costretta a deglutire. Veramente aveva detto quella parola? Mia? Sua.

«So che ho fatto un bel po' di casini in questi mesi, ma... vorrei solo stare con te, continuare a parlarti, a vederti... tu... non sai quanto mi piaci, non sai che voglia ho di baciarti!»

Giulia avrebbe voluto chiedere “E allora dov'è il problema?” perché anche lei desiderava le stesse cose. Glielo disse con gli occhi, con il battito assordante del proprio cuore e lui se ne accorse, lesse dentro quelle iridi chiare, quelle pupille tremule dilatate dall'oscurità e con un mezzo sorriso alzò una mano per sfiorarle il volto.

«Io» ricominciò Nathan in un sussurro «penso che questo... legame che abbiamo sia qualcosa di grande, di importante e non voglio perderlo, non volgio sciuparlo, non di nuovo. Però...»

Giulia deglutì a vuoto, chi le aveva conficcato in gola della terra al posto dell'aria?

«Però da quando ho deciso di smettere con il calcetto ho pensato che l'unico posto in cui io possa stare sia lontano da qui. Voglio studiare in un'università lontana da mio padre, da Melania, ho bisogno di cambiare aria e sperare che questo basti per ricordare a quei due i loro doveri di genitori, non verso di me, ma verso Lorenzo. Ho bisogno di andare da qualche parte, lontano... capisci?»




Nathan aveva paura, ecco qual era il problema. Voleva stare con lei, ne era innamorato, aveva detto così, vero? Però aveva diciannove anni ed aveva paura di una relazione a distanza o forse di chiederle una relazione a distanza. E Giulia lo capiva benissimo.

«Tutto qua?»

Ma non le importava.

Giulia aveva diciotto anni e non credeva più che l'amore vince sul mondo, ma aveva un disperato bisogno di provarci.

Nathan la guardò di nuovo, sorrise, non sapeva cosa dire. Le prese il volto tra le mani, la accarezzò e la guardò incerto, come fosse un'opera d'arte da maneggiare con cura e decise di fidarsi. Decise che poteva darle tutto, anche la parte peggiore di sé, che forse lei aveva già intravisto, anche le proprie paure e insicurezze, anche il proprio respiro e la propria saliva.

«Tu sei unica...»

La baciò come se fosse la prima volta e la scoprì, senza fretta e avrebbe voluto che non finisse mai.

Quando Giulia aprì gli occhi ri rese conto che non si era accorta di aver stretto la camicia di Nathan, costringendolo in una specie di abbraccio, cercando il tepore del suo corpo.

«Mi hai perdonato?» chiese Nathan, ancora ad un palpito dalla sua bocca.

Giulia non aveva le forze per rispondere, potè solo annuire piano con la testa, fissandolo negli occhi, quegli occhi che non avrebbe voluto smettere di osservare. Invece fu lui ad allontanarsi, di poco, abbassò gli occhi, cercò qualcosa nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un sacchettino colorato.

«In realtà... devo ancora darti il tuo regalo» disse poi «Voglio dire, non è nulla...» continuò titubante «te lo avrei dato anche se non mi avessi perdonato, perché appena l'ho vista ho pensato a te ed è solo... per farti ricordare di me».

Dal sacchetto estrasse quella che sembrava una collanina, ma Giulia non ebbe il tempo di vederla, perché Nathan gliela stava già legando al collo. Quando abbassò lo sguardo vide un ciondolo fatto a mano, con una piccola boccetta di vetro rotondeggiante chiusa con una perlina ed eleganti girali che conteneva una polverina di brillantini, accanto alla bottiglietta si dondolava una farfalla, o forse era una piccola fata con ali di farfalla. Giulia si rigirò l'oggetto tra le dita, senza una parola.

«Sarebbe... polvere di fata e... non devi portarla se non ti piace.»

Nathan a quel punto era in evidente difficoltà, si mordeva un labbro e si era portato una mano ai capelli. Giulia alzò finalmente gli occhi verso di lui e non potè più nascondergli due tremule lacrime che desideravano scivolare via.

«È bellissima! Grazie» riuscì a dire con un sorriso emozionato, prima che Nathan, incredulo e felice, tornasse a stringerla a sé.




Spartaco sta provando una camicia elegante, farà un successone all'esame ed è più sicuro di sé di quanto non sia mai stato. Una manciata di persone assisterà al suo preannunciato trionfo, per questo Giulia lo lascia tranquilla e si precipita all'orale di Nathan. Fa appena in tempo a vederlo entrare nell'aula magna della scuola e col fiatone lo vede girarsi verso di lei. Le sorride e... ommammamia! Indossa un completo scuro e si è pettinato i capelli all'indietro. Non l'ha mai visto tanto bello ed elegante e il sorriso che le sorge sulle labbra rischia di essere davvero ebete.

Dalla poltroncina in cui si è seduta, unico pubblico, ascolta Nathan che espone la tesina. È calmo, sicuro e deciso e già se lo immagina a fare bella figura a Milano, Roma, o forse Londra, Lipsia, Dublino, chissà? Pensa a quando, chissà con quale frequenza, tornerà a casa per trovare lei, immagina i film che vedranno, le canzoni che le farà ascoltare, il kebab del Pirata che mangeranno insieme e tutte le passeggiate che faranno al parco quando non avranno voglia che di parlare e stare insieme. Immagina ogni singolo giorno in cui usciranno insieme e si rattrista per tutti gli altri in cui saranno costretti a ritirare fuori whatsapp per sentirsi.

Si chiede se anche per le anime gemelle il tempismo sia importante, perché in quel momento, per lei, quella storia appena iniziata non può avere fine.



Il mio angolino:
_____________

Quando ho iniziato a pubblicare “Whatsapp Love” avevo 4 capitoli scarsi in mano, un titolo provvisorio e una trama sommaria in testa. Pensavo che la storia si sarebbe conclusa in pochi capitoli, ma ogni volta che scrivevo nuovi personaggi e situazioni nascevano DI LORO SPONTANEA VOLONTÀ, portando la trama verso luoghi che non avevo considerato. Lo giuro, non è colpa mia!
Così siamo arrivati a questo. Non posso dire di essere soddisfatta di ogni cosa, ma ogni singola parola per me ha avuto un peso e un significato. Avevo pensato ad una revisione per migliorare certi passaggi e correggere gli errori, ma per adesso mi sono accontentata di correggere qualche parola qua e là e aggiunegere la suddivisione in 2 parti. Inoltre, ci ho pensato tanto e, spero non siate troppo delusi, ma mi è sembrato più corretto abbassare il rating piuttosto che aggiungere anche solo una parola in più e rischiare di rovinare quello che è diventato per me questa storia.
Che emozione scrivere “fine”! Mi mancheranno Giulia, Nathan, Spartaco, le squinzie, (tanto che ho una mezza idea di fare un sequel, ma, chissà, ho così tante “mezze idee”...), mi mancherete voi che leggete e commentate... GRAZIE per essere rimasti con me fino a questo punto!
FatSalad

   
 
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