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Autore: Blacket    12/03/2016    1 recensioni
[...] Colui ora chiamato peste e cane o tutt’e due le cose assieme -Ariovisto, appunto!- risponde a crimine di effrazione ad entrambe le case poste in traversa a via Torino, virgola,
numeri 52 e 56 rispettivamente svaligiate di soldi e preziosi, punto.
Una rissa provocata dal suddetto elemento nel vicolo degli zoppi, virgola,
cui coinvolti furono poi obbligati a sottoporsi a diverse cure mediche e due giorni di ricovero ospedaliero, punto.
Numero otto di denunce per danneggiamento di beni altrui quali automobile appartenente al Signor Rossi e Gregoretti, virgola,
elementi di proprietà privata quali cancelli, finestre, porte, virgola,
insubordinazione e offesa al Sergente Vargas, punto. [...]
Genere: Drammatico, Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Germania Magna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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WE WILL ROCK YOU 1 Personaggi: Ariovisto (Magna Germania), Lucio Cesare Vargas (Impero Romano)
Raiting: Arancione
Genere: Songfic
Avvertimenti: AU, tematiche delicate
Link: We will rock you- Queen

We will rock you
Parte prima



“Sei nato sotto una malastella, partorito fuori da luride membra! Ti hanno maledetto, tu che sei demonio, orrido brigante scappato a Caronte; tanto cattivo che la vita ti disprezza e la morte ti rinnega spaventata e vomita la tua corrotta anima di bestia dove nessuno può trovarla.
Che un giorno la scure possa tagliare il tuo capo, che possa fare a pezzi le idee di un folle che mena in giro sventura come fosse grano!
Figlio di reietti e storpi, figlio di serpi.”

Buddy you're a boy make a big noise
Playin' in the street gonna be a big man some day

Lucio era un brav’uomo,
un uomo onesto e laborioso e furbo, aveva il sorriso che il giusto Dio ha dato alle volpi giù da basso, vicino al rigagnolo di fiume che a nessuno piace ma su cui tutti si siedono a interpellare la propria coscienza. Il Sergente là si bagnava i piedi, perché credeva che le carceri potessero sporcarli più del dovuto- era molto pulito, il Signor Vargas, colto da un’igiene spesso scomoda e violenta, “le mani dopo un po’ non le fai piùpulite come prima”, dopo che le nocche avevano conosciuto lo scricchiolare sinistro degli zigomi rotti dei carcerati, e i loro denti e la bile sporca di qualsiasi immonda cattiveria che tenevano in bocca. “Non si lavapiù”, faceva, così bagnando gli stivali per far posto alla propria abitudine.
Lucio era un brav’uomo,
si bello e si colto, che la sua parola valeva mille sopra quelle di altri.

You got mud on yo' face
You big disgrace

Aveva sempre sentito l’olezzo putrido della menzogna innanzi al nome di Ariovisto, e mai aveva creduto che davvero quello fosse il modo in cui l’avevano sempre chiamato; folli e pazzi e sciagurati che credevano poco al fiuto d’un uomo furbo: non pronunciò altro che il titolo di un dannatissimo guerriero Suebo vissuto quando il tempo ancora non si amava contare la prima volta che fu in questura, coi grandi occhi d’un diciassettenne che ama alzare mani e voce a sproposito.
Così l’avevano segnato, -Ariovisto- sulle carte malate e unte che videro il furto ad una farmacia del centro- locale che amava mettersi sui davanzali bucce d’arancia. Amava richiamare un odore sano che Lucio conobbe durante la leva- chiuse per incredibile e immediata sventura, che s’abbatté su luogo e famiglia dopo che il ragazzo -Ariovisto, diceva- vi aveva messo piede pestando e calpestando con bile e fango.
Il tale Ariovisto -si detto- mise mani sull’idea che tutta quell’energia capace di svegliarlo la notte e distruggere casa propria sarebbe stata meglio impiegata sugli zigomi d’un paio di ragazzotti ben più grandi di lui; l’un peccava d’aspetto e l’altro di portafogli, persi fra rotoli d’un fato triste dopo una grandine di pugni che diversamente non fu descritta.
Colui ora chiamato peste e cane o tutt’e due le cose assieme -Ariovisto, appunto!- risponde a crimine di effrazione ad entrambe le case poste in traversa a via Torino, virgola,
numeri 52 e 56 rispettivamente svaligiate di soldi e preziosi, punto.
Una rissa provocata dal suddetto elemento nel vicolo degli zoppi, virgola,
cui coinvolti furono poi obbligati a sottoporsi a diverse cure mediche e due giorni di ricovero ospedaliero, punto.
Numero otto di denunce per danneggiamento di beni altrui quali automobile appartenente al Signor Rossi e Gregoretti, virgola,
elementi di proprietà privata quali cancelli, finestre, porte, virgola,
insubordinazione e offesa al Sergente Vargas, punto.

Kickin' your can all over the place
Singin'

Il tredici marzo dei tardi ’70 Lucio aveva trovato uno degli angeli della chiesa di paese in un piazzale verde, che usava mani poco misericordiose e prone alla preghiera sulla faccia tonda del figlio dell’industriale. Teneva i palmi chiusi e negati ad ogni lode, le fauci esposte e i capelli quasi casualmente impigliati s’un capo rosso di furia.
Avrebbe fatto bella figura sui rivoli dell’altare, “sulla cornice dell’organo, che mica funziona”, coi capelli raccolti in una pesante treccia di costrizione e benevolenza che l’Altissimo gli avrebbe sicuramente condonato a volontà, vista l’irrispettosa bellezza che forse era stata donata affinché fosse notato: visto nel fallo di un furto, scorto a correr fra la folla con quel fare di bestia e terribile vandalo e disgraziato.
Soffiava dalla bocca e dal naso, dalle froge animali che parevano non voler contenere tutta la santità che con sberle e pugni scaraventava addosso all’altro senza riposo alcuno; segnò i denti smangiati e rotti, le gote piene di lividi rossi e l’occhio della vittima pieno di grano violento e nevrotico.
- Ariovisto, maledetto!-


We will we will rock you

Buon militare dal pugno stretto, dalla forza prorompente e guizzante sotto si muscoli! Si munì di minaccia, d’un paio di mani forti e parole cattive, che furono tutti come il lampo frenetico e libero dato in mano ad un uomo, la saetta del cielo posta in un montante tremendo che provocò in Ariovisto -così lui dice!, bugiardo!- il vago conato d’un vomito- “e chissà che non tiri fuori così tutta la sua miserenda cattiveria e la ridia all’Inferno!”, tanto che non fu il solo a giocare così avventatamente coi pensieri e qualche collega gli diede poi conferma.
Notò allora, dopo il suo sospiro e l’ansito d’un soffocamento, come le braghe fossero sbrindellate e così le mani tagliate dal freddo, -So della tua famiglia.-, gli occhi tirati da spavento e sdegno che in nessun altro avrebbe trovato con pari intensità. Brillarono d’un timore che poté sentir guaire e latrare cacofonico su un ritratto storto e volutamente pauroso, lamenti liquidi di cui avrebbe potuto berne un assetato.
Fu ritto in piedi poco dopo, biondo e chiarissimo nella sua furia, figurante d’un Dio diverso e lontano che si sollazzava dando folgore a folgore- prese fiato, sputò sull’uniforme.

We will we will rock you






Note:
Lo ametto, la fic è spuntata naturalmente ascoltando la canzone. Doveva essere una One shot molto più lunga, ma ho deciso di dividerla per concentrarmi su momenti diversi di quel che ho in mente. Trovo che la canzone calzi a pennello a personaggio di Ariovisto, e ho voluto giustamente tentare con questa cosina- sempre allenamento è, nonostante sia la mia primissima songfic.
Come già detto in precedenza, non pubblicherò a vuoto, quindi se avete un parere o consiglio datemelo, un'impressione pure! Spero possa interessare e piacere, ch la lettura non sia stata una perdita di tempo.
Un abbraccio, Blacket.
  
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