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Autore: Little Redbird    13/03/2016    2 recensioni
Il momento in cui Bonnie prende la decisione di farsi internare in un istituto psichiatrico.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Kai Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Overdose


Bonnie strinse forte tra le dita le forbici affilate, la mano le tremava sul lavandino di finissima porcellana della casa dei Salvatore. Nello specchio, il suo riflesso la fissava. Gli occhi verdi erano stanchi, spenti, circondati da occhiaie scure, non sembrava nemmeno lei. Appariva vecchia, sfiorita, distrutta. Lo era. Era tutto questo e di più. Era malata, intrappolata nella sua stessa testa, tra ricordi che la dilaniavano ed eventi che aveva inventato per bilanciare il dolore. Come il pomeriggio di shopping con Caroline ed Elena di una settimana prima – una giornata perfetta, se non fosse per il fatto che Caroline aveva lasciato Mystic Falls già da un anno ed Elena dormiva ancora nella sua bara. Era successo tutto nella sua testa. Proprio come l'appuntamento con Kai – il ristorante, il cappotto di lui sulle sue spalle per riparla dal freddo lungo il tragitto a casa, la conversazione.
Hai lasciato crescere i capelli. Mi piacciono così.”
Bonnie tremò convulsamente al ricordo di quella allucinazione. Perché proprio lui? Perché proprio quelle parole? Non poteva crearsi dei falsi ricordi felici con Kai. Tra tutte le persone, non lui, che era proprio la ragione di tutti i ricordi dolorosi, di tutte le sue notti insonni. Secondo quale logica il suo cervello cercava conforto nella stessa persona che l'aveva spezzata più volte?
Si guardò con odio attraverso lo specchio e urlò tutta la sua furia a quella persona che non era più lei già da molto tempo.
Impugnò le forbici e cominciò a tagliare grosse ciocche di capelli. Aveva impiegato tempo e dedizione a farli crescere sani e forti fino alle spalle, e aveva iniziato ad amarli; le piaceva il modo in cui le incorniciavano il viso in morbide onde, come le solleticavano le spalle scoperte e quante acconciature riuscisse a fare con quella lunghezza; ma tagliò tutto, corti fino alla nuca, perché non poteva assecondare Kai, non voleva piacergli, non voleva ritrovarsi le sue dita lunghe tra le ciocche spettinate. Non voleva desiderare le sue dita tra i capelli. Non lo voleva, nemmeno nelle sue assurde allucinazioni. Non voleva quel suo sorrisino compiaciuto mentre la osservava dall'altra parte del tavolo, le gambe allungate verso di lei per sfiorare le sue. Non voleva sentire nessuno dei suoi complimenti.
Sorrise al proprio riflesso nello specchio. I capelli erano di nuovo corti, quasi della stessa lunghezza che aveva sfoggiato per il primo giorno di college. La stessa lunghezza di quando l'aveva conosciuto. Urlò di nuovo e affondò la punta delle forbici nello specchio moderno, l'unica cosa in contrasto con il resto del bagno – l'unica cosa che era stata sostituita più volte nel corso degli anni.
Odiava i suoi capelli; odiava che piacessero a Kai; odiava che Kai fosse frutto della sua testa e di conseguenza anche tutte le cose le diceva. Odiava se stessa, perché era lei a desiderarlo in quelle circostanze, con le dita tra i capelli, un sorriso sulle labbra, seduto di fronte a lei in un ristorante.
Si accorse di essere stretta tra le braccia di qualcuno solo quando Damon la scosse violentemente per risvegliarla dalla sua catalessi.
“Bonnie!” si sentì chiamare con urgenza.
Alzò gli occhi in quelli azzurri di lui, ma non erano azzurri, erano grigi, e tra di loro non c'era il naso aquilino di Damon, ma quello delicato e perfetto di Kai. Gli posò la mano sulla barba perfettamente curata, senza sentirne la ruvidità sotto i polpastrelli.
“Non ce la faccio più” sussurrò al vampiro.
Damon si toccò la mascella imbrattata di sangue e guardò terrorizzato la strega inginocchiata sui resti di quello che una volta era lo specchio del suo bagno personale.
“Cosa vuoi che faccia?” le domandò esitante.
“Portami dove non potrà raggiungermi nemmeno nella mia testa” sussurrò poggiando la testa sul suo petto.
La sollevò dal pavimento insanguinato e la portò fuori dal bagno.
“Mi dispiace” le disse Kai, osservandola da un angolo del bagno, e Bonnie non si arrabbiò, perché Malachai Parker era la sua droga preferita e, come un tossico che mente a se stesso, giurò che quella era l'ultima volta che l'avrebbe visto, per cui le era concessa un'ultima dose. 





 


AN:
Ho probabilmente rotto le scatole con una fic al giorno, però facciamo finta di no.
Questo missing moment nasce da uno sclero con Chara dopo aver visto per la milionesima volta questo video.
Ci leggiamo in questi giorni con l'aggiornamento della long... se non partorisco altro prima.

Red
   
 
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