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Autore: Youth_    13/03/2016    1 recensioni
Perché soltanto noi sappiamo cosa potrebbe succedere ad una tavola calda con una tazza fumante di cioccolata e cannella tra le mani...
Missing Moment senza pretese, ambientata nella seconda stagione, quando tutto era più semplice.
Dal testo: "Erano cambiate un paio di cose, effettivamente.
Aveva incontrato suo figlio, la madre adottiva del ragazzo (con la quale non mancava mai un periodico battibecco), aveva rivisto il padre di Henry (sarebbe stata una buona scelta chiamarlo l’amore della sua vita? Perché per certi versi lo era, ma contava di avere ancora una ventina d’anni per potersela spassare. Chissà, magari a cinquant’anni si sarebbe innamorata di un ultra ottantenne con un mucchio di storie da raccontare, una mano sola e una tendenza all’alcolismo e l’avrebbe trovato decisamente attraente. Dato che stava inseguendo la futura promessa sposa del suo ex, la sua sanità mentale non poteva affatto assicurarle il contrario), e aveva decisamente rivalutato tutti qui vecchi libri che le propinavano all’asilo, tanto per cambiare."
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Emma si lasciò cadere sulla prima sedia che trovò, proprio davanti al bancone, da Granny’s.
Si passò una mano tra i capelli, come se lì potesse effettivamente trovare l’origine del suo terribile mal di testa. Il chiacchiericcio in sottofondo le ricordava il rumore del motore del suo maggiolino giallo, che di solito le conciliava il sonno.
Improvvisamente si ricordò di quella volta che si era veramente addormentata sul volante della macchina, dopo essersi ubriacata malamente in occasione di un diciottesimo di cui non si ricordava sinceramente nulla, se non la serie di alcolici che aveva tracannato in seguito alla sua ultima delusione sentimentale.
Incredibilmente, non si ricordava nemmeno il nome di quel ragazzo; si lasciò scappare un sorriso.
A distanza di dieci anni da quel giorno, si rendeva conto che non ne era affatto valsa la pena di mettere in pericolo la sua vita.
Si guardò attorno, inarcando le sopracciglia.
Erano cambiate un paio di cose, effettivamente.
Aveva incontrato suo figlio, la madre adottiva del ragazzo (con la quale non mancava mai un periodico battibecco), aveva rivisto il padre di Henry (sarebbe stata una buona scelta chiamarlo l’amore della sua vita? Perché per certi versi lo era, ma contava di avere ancora una ventina d’anni per potersela spassare. Chissà, magari a cinquant’anni si sarebbe innamorata di un ultra ottantenne con un mucchio di storie da raccontare, una mano sola e una tendenza all’alcolismo ―nota dell’autrice: istruzioni d’uso, cogliere l’ironia― e l’avrebbe trovato decisamente attraente. Dato che stava inseguendo la futura promessa sposa del suo ex, la sua sanità mentale non poteva affatto assicurarle il contrario), e aveva decisamente rivalutato tutti qui vecchi libri che le propinavano all’asilo, tanto per cambiare.
Mentre realizzava il tutto, il flusso di pensieri venne interrotto dalla vista di una gonna decisamente troppo corta color rosso fuoco dalla quale spuntavano due gambe flessuose.
- Giornata pesante?- chiese Ruby posizionandosi dietro il bancone, con un sorriso rassicurante contornato dal rossetto vivace:- Hai due occhiaie che farebbero paura ad un orso-
- Probabilmente sono io l’orso, in questo periodo- brontolò lei, accasciandosi sul bancone di nuovo:- Prendo una cioccolata calda-
- Con cannella?-
- Sì, sì. Con cannella-
- Vuoi anche un tramezzino? Offre la casa- propose la ragazza, pigiando alcuni tasti sulla caffettiera:- Tanto per sapere, che diamine stai facendo? Stai ancora dietro a quel pirata?-
Ecco. Un’altra vagonata di pensieri.
Emma si era quasi dimenticata di Killian Jones (Killian Jones? Seriamente? Capitan Uncino non era già abbastanza? Non c’era scritto da nessuna parte che si chiamasse Killian Jones. Possibilmente se l’era inventato. Non sarebbe stata la prima volta), l’ultimo caso patologico che aveva recuperato durante il suo assurdo viaggio.
La sua sola presenza le aveva procurato in tempo record una bibliotecaria affetta da amnesia, una piantagione di fagioli magici e un bel mucchio di problemi per la testa.
- No... Per il momento no- tentennò lei, indecisa se rivelare a Ruby il suo piano.
Le sembrò di essere in una puntata di Cold Case – Delitti irrisolti. Aveva sempre sostenuto che la protagonista, Lilly Rush, le somigliasse moltissimo. Peccato che lei non fosse praticamente ossessionata dalla presenza della fidanzata della sua vecchia fiamma e non avesse mai parlato di ciò con Cappuccetto Rosso.
Eh già, l’ironia della vita.
- Veramente, sto seguendo Tamara- si decise infine, vuotando il sacco.
- La nuova ragazza di Neal?- chiese Ruby, guardandosi improvvisamente il polso:- Senti, non credi che tu sia...-
- Per l’amor di Dio, non anche tu!- esclamò allora Emma, battendo il palmo aperto sul bancone:- Non sono affatto gelosa. Neal è una storia finita, è un capitolo chiuso. Sono lo sceriffo, non un’adolescente in preda ad una crisi ormonale... Sta succedendo qualcosa in questa città, qualcosa di grosso, e Tamara è un tipo troppo sospetto...-
- No, non intendevo questo- si affrettò a dire Ruby, poggiando accanto a lei il caffè e un sacchetto con dentro un tramezzino ai cetrioli:- Volevo dire, non credi che tu sia in ritardo? A quest’ora, Henry esce da scuola-
Panico.
Emma si alzò in piedi, veloce come un razzo, arraffò il sacchetto e il caffè, ne bevve un sorso ―si bruciò la lingua, maledizione― e poggiò qualche spicciolo sul tavolo.
- Scusa- esclamò lei, già praticamente fuori:- Devo correre! Grazie per il...-
Ruby non sentì mai cosa disse dopo, se mai disse qualcosa, perché si precipitò letteralmente fuori dalla tavola calda, saltando dentro al suo maggiolino come nemmeno il più grande fumettista avrebbe saputo esprimere su carta, quasi come se fosse una ricercata.
Mancava giusto la nuvoletta di fumo con la sua sagoma.
Ruby ridacchiò tra sé e sé, estremamente divertita. Il campanello annunciò un nuovo cliente da servire.
Si dipinse il suo migliore sorriso ammaliatore sul viso, mentre un ragazzo sulla ventina le chiedeva un caffè, indugiando sulla scollatura della camicetta.
Nel frattempo, da qualche parte, un’altra campanella risuonava per le classi di una scuola decretando la fine delle lezioni.

 
   
 
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