Il Fanciullo del Tenkai
(Mentre aspettate con tremenda ambascia l’ultimo – se
Konzen vuole- capitolo di Dbdd, che dovevo postare martedì scorso, ma per cause
superiori deve slittare un po’ più in là, ecco una shottina carina – ehm-
ispirata da Colui che io ero in una delle mie vite passate.
Petronio. Che a sua volta si è ispirato dalle fabulae milesiae,
ma non voglio fare una lezione di letteratura.
L’ho riempita un po’ di
costruzioni strane e metafore… perché è un po’ una traduzione –mooolto, moolto
letteraria- dal latino. Quindi, scusate.)
(Ah. È una GojyoxGoku. –Mele
apre un ombrellino contro i vari proiettili- Provatela, a me piace - e la userò
anche per un EGV...-.)
Quella sera c’era un nuovo ragazzo in paese.
Era
magro, non molto basso, forse un po’ troppo infagottato nei vestiti, ma quando
lo sguardo scivolava dalle spalle nascoste dagli alamari d’osso, il mantello
fluttuante sulla schiena, alle gambe strette - ma non tanto, dai jeans,
improvvisamente trovava i polpacci sottili e sodi di muscolo, e i tendini tesi
della caviglia che sparivano dentro gli scarponi, come se invitassero a un
bacio, a un morso.
Tre uomini camminavano al suo fianco, belli.
Ma solo
lui aveva una certa aria malandrina e infantile allo stesso tempo e, nascosta
nell’angolo della bocca, una promessa indistinta di qualcosa di
caldo.
Uno dei tre gli mise una mano sulla testa, scompigliandogli
i capelli più per dargli fastidio che per accarezzarlo.
Mentre lui si
lamentava con una voce roca ancora incerta nel tono, l’uomo si guardò indietro,
torvo, e i passanti distolsero lo sguardo.
Sanzo era abbastanza infastidito.
Per quanto avesse
cercato di inculcare nella mente della sua scimmietta un qualche senso di
egoismo, quello stupido era cresciuto fin troppo gentile.
Era cresciuto fin
troppo idiota. Non si accorgeva neanche di chi voleva approfittarsi di
lui.
Come prima, quel ragazzotto pervertito colla ruota del carro
rotta.
Oh, certo che te lo tengo sollevato mentre tu metti quella nuova.
Certo che ti offro una panoramica del mio culo e di tutti i muscoli della mia
schiena.
Goku non era per niente d’accordo. Si era quasi offeso, a sentirselo
dire.
Hakkai aveva cercato di mediare.
Poi era intervenuto Gojyo,
infervorandosi sulla questione di uomini che vanno dietro ad altri
uomini.
Aveva poggiato una mano sulla schiena di Goku e lo aveva fissato. Gli
aveva raccomandato di fare un po’ di attenzione, di non andare a cacciarsi con
qualche maniaco.
Goku annuì seriamente e Sanzo fu soddisfatto.
Così, il
compito di badare a Goku fu implicitamente assegnato a Gojyo, e la scimmietta
non si lamentò per niente.
Un Gojyo custode geloso alle calcagna non impediva che
la gente – i bei ragazzi- lo guardasse.
Goku certamente non poteva immaginare
che avere un bell’uomo al suo fianco potesse farlo apparire ancor più
desiderabile. Non stava certo a pensare ai vantaggi che l’avere accanto un uomo
esperto potesse portare. Neanche per caso ci pensava.
Una sera, in un villaggio molto carino, successe che
Sanzo li lasciasse liberi di divertirsi come volevano. Nulla di più sano, per un
ragazzo in piena crescita e con troppi maschi intorno, che conoscere qualche
donna, aveva pensato. Nessuno di più adatto di Gojyo, come accompagnatore, aveva
pensato.
Così, Goku e Gojyo si rintanarono da soli in una tavernucola, dove
Gojyo si premurò di spiegare bene come le donne seducono gli uomini e Goku fu un
allievo davvero attento.
Goku non reggeva molto l’alcol, lo sapevano tutti. Ma Gojyo
sapeva riconoscere un ubriaco da uno che faceva finta. Goku aveva le guance
rosse per la birra, ma era ancora ben lontano dall’incoscienza. Gli chiese
quella cosa con una vocina sottile e rauca da dormiveglia.
-Sono davvero così
carino?-
Poi, i suoi occhi luccicarono quando ribadì: -Io non voglio affatto
che tutti mi vengano dietro!-.
Si chinò in avanti, sorrise solo per lui.
–Sono troppo generoso, cosa ci posso fare?-
Lo riportò in stanza che mezzanotte era già
passata.
Era sveglio, anche se teneva gli occhi socchiusi e si lasciava
spogliare.
Gojyo gli rimboccò le coperte e si sedette vicino alla sua vita.
Goku gli afferrò la giacca come un bambino, ma Gojyo provò tutt’altro che
tenerezza.
Si chinò verso il suo orecchio e lui serrò gli occhi.
Mormorò:-
Divina Kannon… se potessi dare un bacio a questo bel ragazzo senza che lui se ne
accorga… domani mattina gli regalerei un cestino con i dolci più buoni che abbia
mai assaggiato.-
Goku cadde immediatamente in un sonno profondo, russando
piano colle labbra socchiuse.
Gojyo ghignò, ma solo un attimo.
Le sue
labbra era ruvide e morbide. La sua bocca sapeva di birra e zucchero.
Il mattino dopo Gojyo si alzò di buon ora, addirittura prima
di Hakkai. Per mantenere al meglio il suo voto girò per tutto il paese.
Non
se ne pentì, e poté poi assaggiare da lui ogni dolce che gli aveva
comprato.
Quasi per uno scherzo del destino, la sera seguente
Sanzo fu altrettanto ben disposto. Forse era contento del fatto che quel giorno
Goku non si era curato minimamente di quanti bei giovani gli si fossero
presentati con ogni sorta di scusa, e che fosse stato un allievo così diligente,
con Gojyo, che questi lo aveva addirittura premiato con un cesto di
dolci.
Gojyo e Goku, in stanza assieme in modo che le loro
“lezioni” non disturbassero gli altri compagni di viaggio, tornarono nella
locanda di nuovo a notte fonda.
Gojyo, già steso a letto, mentre Goku si
cambiava per dormire si lasciò sfuggire un desiderio a bassissima voce:- Se
riuscissi a toccarlo dappertutto senza che lui se ne accorga, domani gli
offrirei un secondo pranzo.-
Goku improvvisamente, senza neanche finire di
vestirsi, si strinse come impaurito le braccia al petto e asserì con forza che
proprio non sarebbe riuscito a dormire da solo quella notte. Prima che magari
fosse Gojyo ad addormentarsi, salì sul suo letto e si accoccolò comodamente al
suo fianco.
Gojyo spense la luce.
No, certo che puoi restare qui… ti da fastidio se mi appoggio? Come sei caldo. Non tremare…! Vuoi un bacio? Hai paura? Guarda che io neanche mi spoglio. Non ti vergognare… Sei già duro?
Visto che quella notte Gojyo aveva potuto rimpinzarsi
con tutto il suo corpo, però senza davvero togliersi neanche la maglia, Goku
poté avere il suo pranzo doppio.
Sanzo disse solo di non esagerare, con
questi premi.
Forse ormai per abitudine, anche la notte seguente si
ritrovarono nella stessa stanza.
Goku dormiva da poco, rannicchiato sul bordo
del letto, ancora un po’ scosso per la precedente lezione, ma totalmente
soddisfatto dal pranzo, anche se lo stomaco gli si era svuotato molto prima di
cena e non aveva avuto nulla con cui far merenda.
Gojyo si avvicinò con
cautela per non far muovere troppo il materasso.
Inspirò a fondo l’odore del
ragazzo. Lo abbracciò con delicatezza e, sollevandosi un poco, gli sussurrò
all’orecchio: -Kami immortali… se riuscissi ad arrivare fino in fondo, stasera,
con questo bellissimo cucciolo addormentato, … domani… domani gli comprerei
tanti di quei nikuman che ne avrebbe per tutto il pomeriggio. Certo, solo se non
se ne accorgesse.-
Goku sospirò, cadendo in un sonno profondissimo.
Così
Gojyo si infilò sotto i suoi vestiti, e poté soddisfare le mani sui suoi
capezzoli appuntiti e teneri, e lo baciò quasi da svegliarlo, e non passò molto
tempo prima che potesse concentrare tutte le sue preghiere in un solo punto,
prima che potesse essere esaudito il suo voto.
Però una quantità tale di nikuman era al di fuori della sua
disponibilità economica, senza contare che tanta generosità sarebbe parsa
sospetta agli altri due, persino a quella talpa di Sanzo.
La mattina dopo,
indeciso sul da farsi, Gojyo girovagò per un paio di ore prima di tornare da
Goku con solo un misero sacchetto di caramelle come scusa.
Tra un bacio e
l’altro, stretto tra le sue braccia, quel piccolo ipocrita alzava il naso ed
odorava l’aria. Infine, chiese: -Ma scusa, i miei nikuman?-
Per quella promessa non mantenuta, Gojyo si era chiuso
da solo la via che tanto dispendiosamente si era aperto, anche se Goku si era
tenuto le caramelle.
Nonostante tutto, pochi giorni dopo ritentò la conquista
con un nuovo assedio. Appena sentì il leggero russare di Hakkai e Sanzo, entrò
silenziosamente nella camera di Goku e cominciò a implorarlo che facesse la pace
con lui, che quindi si lasciasse soddisfare come prima, perché non poteva negare
che gli fosse piaciuto. Continuò su questo tono, vezzeggiandolo e facendo finta
di arrabbiarsi, lasciando che la voglia gli suggerisse le parole migliori. Ma
lui, imbronciato e scontroso, scuoteva la testa e ripeteva: -Vai a dormire, o
chiamo Sanzo.-
Nulla, Gojyo lo sapeva, è così inespugnabile da non poter
essere conquistato con la giusta dose di lussuria. Allora, mentre lui si
scostava, gli premeva le mani sul petto e ripeteva –Chiamo Sanzo!- Gojyo gli
scivolò nel letto. Non badò molto alle sue resistenze, perché fu facile fargli
mancare il fiato colle mani e colla bocca, e bastò poca forza per schiacciarlo
contro il materasso e possederlo di nuovo.
Goku, nemmeno troppo contrariato
per i suo modi spicci e rudi, si lamentò ancora a lungo perché lui
l’aveva ingannato, perché prima aveva fatto quelle belle figure davanti ai loro
amici e poi neanche aveva saputo come spiegargli il non essersi meritato nessun
premio. –Ma vedi che io non sono come te? Siccome sono molto generoso, fa pure
quello che vuoi.-
Gojyo, tornato nelle sue grazie, non aspettò oltre per
approfittare della sua compiacenza per la seconda volta in quella sera. Poi,
soddisfatto della riconquista e dell’amplesso, sistemò bene le coperte su di
loro e si addormentò.
Però Goku era un ragazzo nel pieno dell’adolescenza e
delle energie, nel momento in cui il corpo è più sensibile alle attenzioni di un
amante esperto. Non si accontentò di averlo fatto già due volte e lo svegliò.
Tenero e scompigliato gli chiese se non volesse nient’altro.
Gojyo si ricordò
che quello era un vantaggio dell’avere a che fare con un giovanissimo demone e,
anche se la ginnastica che aveva dovuto fare all’inizio per farlo cedere lo
aveva abbastanza stancato, onorò la sua generosità soddisfacendolo di nuovo
abbastanza da lasciarlo ebete e felice. Sudato, col fiato corto, ma appagato, si
addormentò.
Non passò neanche un’ora, che Goku iniziò a pizzicargli il fianco
e gli chiese senza troppe moine: -Perché non lo rifacciamo?-
Gojyo sbuffò
infastidito e un po’ arrabbiato. Gli strinse col braccio la testa contro il
proprio petto e gli ritornò le sue stesse parole: -Dormi, o chiamo
Sanzo.-