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Autore: Karyon    29/03/2009    8 recensioni
Hanamichi una domenica mattina - alle sette del mattino per la precisione -, trascina Yohei alla ricerca di un paio di scarpe da ginnastica.
E sembra più fanatico del normale.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il caso delle scarpe da ginnastica


Yohei Mito sospirò con gli occhi al cielo per la tredicesima volta, mentre quello scemo di Hanamichi si schiantava alla decima vetrina, tentando di guardare all’interno.
Tralasciando che lo aveva buttato giù dal letto la domenica mattina, per comprare un miserissimo paio di scarpe, Yohei si chiese per quale arcano motivo si limitava a spiaccicarsi contro ogni vetrina, facendo venire l’infarto ai commessi.
«Hana, non sarebbe meglio entrare?» Gli chiese docilmente, visto che sembrava già troppo invasato per conto suo.
«No, se non le vedo in vetrina è inutile entrare» replicò sicuro il rosso, marciandogli davanti.
Logico. Nel modo di pensare delle Scimmie almeno.
Yohei sospirò «Va bene…» mugugnò, sbadigliando. Moriva dal sonno. Erano già due ore che girovagavano alla ricerca di quelle dannate scarpe.
Che poi lui non le cambiava da due secoli le sue e ora – all’improvviso – gli era venuta questa voglia impellente di farsi mezza Kanagawa a piedi per cercarne un paio nuove.
Era così disperato, che quasi buttò all’aria Mitsui, quando lo vide sulla sua strada.
«Teppista!» Gli gracchiò entusiasta come un bambino a Pasqua.
Quello notò il suo sguardo maniacale e rimase un pelo perplesso «Che vuoi, Idiota?»
«Cerco un paio di scarpe da ginnastica, sono nere…» e giù a descrivergli le loro magnificenti caratteristiche. Yohei ci aveva passato così mezz’ora. Cominciò a ridacchiare, mentre salutava Haruko che si avvicinava. Guarda caso, si ritrovarono proprio allo stesso punto; e pensare che la prefettura era tanto grande. Si prepararono psicologicamente, aspettarono due secondi e… «Harukinaaaa!»
Appunto. Mitsui sbuffò, mentre si alzava e lo fissò «Si è drogato più del solito?»
«Ma che ne so! Cerca quelle dannate scarpe da una settimana! Mi ha addirittura svegliato alle sette per vagare a caso, dannato lui!» Si lamentò.
«Che strano. Eppure la Scimmia non è fanatica di queste cose…» borbottò Mitsui, ricordando all’improvviso di essere sotto assedio. «Direi che è meglio scappare prima che l’effetto Haruko Akagi svanisca…» mugugnò, prima di volatilizzarsi come se avesse l’inferno alle calcagna.
Tutto sommato “l’effetto Haruko” – come lo chiamava il Teppista – era durato meno di quello che pensava. Yohei lanciò un’occhiata ad un Hanamichi più fanatico del solito e mise in moto la materia grigia: se anche Haruko non l’aveva fermato, qualcosa non andava… insomma aveva fulminato Miyagi dall’altra parte della strada, bloccando il traffico di mezzo quartiere, aveva atterrato Mitsui e aveva quasi ignorato il suo graande amore.
Poi lo psicotico s’illuminò: il negozio gli apparve sotto al naso come un miraggio. Addirittura Yohei vide gli occhi illuminarsi dalla gioia. Quel decerebrato si fiondò dentro, mandando al suolo una commessa e facendo venire un colpo apoplettico alla pover’anima del proprietario, che aveva anche una certa età ormai. Hanamichi si guardò intorno come un elefante in un negozio di cristalleria: radendo al suolo ogni cosa, fino a quando una commessa dal sorriso sparato, pensò bene di salvarli tutti, placcandolo.
«Ha bisogno di qualcosa?» Chiese gentilmente sorridendo, ruffiana come poche.
«Se» grugnì lui, fissando gli scaffali al di sopra della sua testa, ignorandola palesemente.
A quel punto Yohei si accasciò su uno sgabello-prova, prendendo in seria considerazione l’idea di impiccarlo con una stringa.
«Hana deciditi!» Sbottò, quando lui mandò al diavolo il decimo paio di scarpe.
«Che ci posso fare se questo negozio è sfornito?» Belò lui, e neanche a voce troppo bassa, alla faccia del mucchietto di scarpe che aveva scartato.
Yohei fissò lo sguardo del proprietario, che sembrava trasmettere tanta roba brutta e cattiva, e sospirò «Hanaaa!» Gli gridò, spappolandogli un timpano.
«Yohei, non rompere. Quando le trovo, le trovo» gli rispose lui con una faccia da culo incredibile.
A quel punto stava per scoppiare, quando IL paio, lui, scese dal cielo, atterrandogli sotto al naso.
La commessa sospirò «Ecco, saranno queste… sono l’ultimo paio…»
Ma Hanamichi manco la sentì. Si alzò, ghignando come un folle, e trotterellò gioiosamente verso l’esterno.  «Yoheeeeiii paghi tu veeero?» Cinguettò, mentre il bruno aveva la netta impressione che il proprietario gli avrebbe mozzato la testa. E ovviamente lui sarebbe ritornato sotto forma di fantasma a tormentare quel mentecatto dal cervello marcio.
Tutta la strada per il ritorno fu psichedelico e Yohei dovette limitarsi a trascinarsi lugubremente accanto a quello psicotico saltellante con scarpe sotto al braccio. Manco lo sentì quando lo salutò, sbattendogli sul naso il portone di casa.
«Al diavolo!» Sbottò il bruno, rientrando in casa con un diavolo per capello.
Ma Hanamichi era felice. Si fermò nell’atrio, dandosi due secondi di pace perpetua, poi salì le scale del secondo piano volando, invadendo la camera e afferrando macchina fotografica, ghignando come un ossesso.

Rukawa buttò il borsone sul parquet, sfilandosi le scarpe da ginnastica «Sono tornato…» mugugnò verso la cucina.
«Ah Kaede, c’è una lettera per te!» Gli gridò sua madre, ma lui l’aveva già vista. E riconosciuta.
Solo uno psicolabile come il Do’aho, poteva scrivere con quella calligrafia indecente.
Aprì il foglio e sbuffò:


Dannata Kitsune, te l’ho fatta.
Queste sono le mie scarpe da ginnastica nuove – visto che la tua delicata vista non può sopportare roba vecchia. E sono esattamente uguali alle tue.
Ho vinto la scommessa.
Ergo, mi devi una cena, quindi vedi di non sparire.
Non sottovalutare mai più la potenza del Tensai del Basket!



Rukawa sospirò, mentre raccoglieva la fotografia caduta dalla busta: erano davvero identiche. E lui che credeva fossero un' edizione rarissima.
Ora gli doveva pure una cena, da soli e in un ristorante che doveva scegliere lui.
«Dannato Do’aho» brontolò, con un sorriso.


N/A

Ok, chiedo venia per questa "cosa", ma mi è venuta di slancio.
C'è solo un piccolo accenno shonen ai, però spero sia carino. ^_^

 

   
 
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