Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: superpoltix    14/03/2016    0 recensioni
Andrea Libero sogna di fare la scrittrice. Anche Federico Allegri lo sogna. E cosa c'è di meglio di superare un blocco dello scrittore insieme?
"-Ehi Fede! Guarda qui!- chiamai, tirando il mio amico per un braccio.
Lui scattò su come una molla e guardò il computer. -Uh? Cos'è?- strizzò gli occhi per leggere meglio. Quella testa di carciofo non si era di nuovo messa gli occhiali.
-”Vuoi scrivere un libro ma non hai ispirazione? Clicca qui per scoprire come vincere il blocco dello scrittore!”- lessi. Poi guardai Federico. -Secondo te è un virus?-
Non rispose subito. -Ce l'hai un antivirus?-
-Sì.-
-E allora clicca.-
[...]
-Ora qualcuno mi spiega cosa sta succedendo.-
-Non lo so...- si guardò intorno sconcertato. Poi mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio con la mano. -Dì, sei sicura che non fosse un virus?-"
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo la bomba dell’ultimo capitolo, eccoci di nuovo qui. Io, voi e l’Autogrill. So che in questo momento la mia situazione vi potrà sembrare di una calma e noia assoluta in confronto a ciò che era successo a Federico, ma vi assicuro che anche io ebbi le mie sorprese quel giorno.
L’Autogrill era molto più grande di quanto mi aspettassi, sembrava quasi un piccolo centro commerciale.
La prima cosa che feci, fu di andare a cercare qualcosa da mangiare. Rubai un paio di panini al formaggio e una bibita, poi mi diressi verso il reparto di abbigliamento. Con mio grande dispiacere, constatai che tutti i vestiti che mi piacevano non erano della mia taglia. Gli unici disponibili erano delle minigonne o dei pantaloncini così corti da sembrare delle mutande, non esattamente consigliabili per attraversare una giungla o scappare da mostri assassini (tranne per i personaggi dei videogiochi o degli anime. Ci avete mai fatto caso?).
Provai a cercare il reparto maschile nella speranza di trovare qualcosa da mettermi, ma sembrava che quell’Autogrill fosse stato progettato solo per le ragazze. Mugugnando e sbuffando tra me e me, mi diressi verso le toilette per cambiarmi, accontentandomi delle taglie XL.
Ma in bagno non andò molto meglio: dopo la prima piacevole scoperta dell’esistenza delle docce, seguì quella assai meno piacevole che l’acqua usciva solo o bollente o ghiacciata. Innumerevoli scottature e gelate dopo, mi ritrovai anche senza la possibilità di asciugarmi i capelli con un phon. Per fortuna Fidia mi aveva tagliato i capelli corti. Già, Fidia. Mi domandai come se la stessero passando i miei amici. Improvvisamente l’avere i capelli bagnati e l’indossare abiti di due taglie superiori alla mia non mi sembrò poi così spiacevole.
Gironzolai per l’edificio completamente a casaccio per un po’, finché non trovai un’intera stanza dedicata a zaini e borse. Un nuovo mondo mi si aprì davanti: finalmente avrei potuto portarmi in giro con me qualcosa! Mi fiondai immediatamente su uno zaino rosso da trekking pieno di tasche. Non ne portavo uno con me da quando il lupo gigante a due teste aveva cominciato a dare la caccia a me, Fede e Fidia. Con un sorriso a trentadue denti feci per afferrarlo, ma vidi che era agganciato a un pesante catenaccio in metallo.
-Seriamente?- borbottai, lanciando occhiatacce a destra e sinistra, nella speranza di trovare qualcuno da insultare e con cui lamentarmi. Era una mia impressione o tutto ciò che mi piaceva era inspiegabilmente irreperibile in quell’Autogrill?
Mi accontentai di uno zainetto più piccolo in due diverse tonalità di verde, fornito di una sola grande tasca. Sempre meglio di una borsetta minuscola e piena di brillantini (non è che ho qualcosa contro i brillantini, ma diciamoci la verità: fare la disco-ball con una borsa non mi sarebbe servito molto a scappare dai mostri. Credo).
Tornai al bancone del bar e riempii lo zaino di panini, merendine e bottiglie d’acqua in vista della mia partenza. Non avevo molta voglia di rimettermi in marcia, ma non avevo nemmeno voglia di restare ferma troppo a lungo. Dovevo ritrovare Federico e Fidia. Iniziavo a sentirmi un po’ sola in quell’Autogrill, tutto era fermo e immobile, niente trappole omicide, niente strani tipi che sbucavano dal nulla, niente alberi parlanti.
Feci un ultimo sospiro e poi varcai la soglia dell’Autogrill, uscendone fuori.
Mi trovai ancora in una foresta, ma gli alberi erano più distanziati uno con l’altro e lasciavano filtrare i caldi raggi del sole. Alzando lo sguardo, finalmente rividi il cielo. Era di un azzurro brillante, senza nuvole, che irradiava felicità e spensieratezza. L’aria era tiepida e asciutta. Una leggera brezza frizzantina ogni tanto interrompeva la perfetta immobilità dell’ambiente, arruffandomi i capelli e scompigliando le chiome degli alberi. Nel terreno, tra l’erba e alcuni cespugli, sbucava un sentiero che arrivava fino all’ingresso dell’edificio da cui ero appena uscita.
Diedi una veloce occhiata a destra e a sinistra, in cerca di eventuali mostri, poi mi tirai su i pantaloni che mi stavano già cadendo e mi incamminai per la stradina. Quasi senza pensarci, cercai con lo sguardo la betulla, ma non la vidi da nessuna parte. Un po’ rattristata, cercai di canticchiare qualcosa per tirarmi su il morale, ma non potei fare a meno di ricordare di quando avevo cantato assieme alla foresta. Le parole della canzone mi morirono in gola e continuai a camminare in silenzio. In quel momento un pensiero mi saltò in mente: la foresta era davvero silenziosa. Non c’erano uccellini che cantavano, né insetti che ronzavano e ti si infilavano sotto ai vestiti, pungendoti e lasciandoti orribili bubboni gonfi e pruriginosi. Anche nella foresta precedente non avevo visto alcun animale, solo che con gli alberi parlanti non ci avevo fatto caso. Davvero strano.
Dopo quelle che mi parvero un paio d’ore di cammino, iniziai a salire per un ripido pendio. Il sentiero sembrava portare verso la cima di una catena montuosa. Mi vennero in mente le numerose camminate che avevo fatto da piccola con i miei genitori e gli incredibili panorami che avevo visto dall’alto di quelle vette. Mi fermai ad osservare la cima del monte su cui mi stavo incamminando. Se fossi riuscita ad arrivare fino in cima sarei sicuramente riuscita ad avere un’ampia visuale del territorio circostante. Chissà, magari sarei persino riuscita a scorgere Federico, disperso anche lui da qualche parte nei dintorni… No, decisamente poco probabile. Anche perché da quell’altezza, probabilmente solo gli occhi da elfo di Legolas sarebbero riusciti a vederci qualcosa. Ad ogni modo, pensai che non fosse una cattiva idea darsi un’occhiata intorno e capire dove accidenti mi trovassi. Prima di continuare, però, avevo voglia di fare uno spuntino. Dopo tutti i pasti che avevo saltato nessuno avrebbe potuto negarmi una bella merendina ipercalorica. Aprii l’involucro e addentai la barretta di cioccolato, gustandone il sapore forte e amaro. Chiunque lo avesse inventato era un genio.
Ma ovviamente un bel momento non è tale se non viene rovinato da qualcosa. Ad esempio da due tizi che urlano, corrono e ti saltano addosso cercando di ucciderti, mentre un dinosauro arancione e rosa di ruggisce contro. Ogni tanto mi domando se sono io che me le vado a cercare oppure è la malasorte ad avermi preso in simpatia.
Ad ogni modo, ritrovarsi atterrata, con un ginocchio ficcato nello stomaco e le braccia bloccate, non era esattamente ciò che mi aspettavo da una tranquilla passeggiatina nella natura.
-Chi sono io?- domandò il mio assalitore, pigiando con più forza il suo ginocchio nel mio povero pancino. Il suo viso era coperto da un passamontagna nero, così come quello del suo compare a pochi passi da noi.
-Che?- risposi io, confusa e impaurita, cercando di realizzare quello che era appena successo.
-Sai chi sono io?- ripeté quello, più stizzito, e facendomi ancora più male. –Come mi chiamo?-
-Non lo so!- Cercai di divincolarmi, inutilmente. –Lasciami, ti prego!- 
Nonostante fossi molto più concentrata a non farmi spappolare l’intestino, riuscii a notare che la voce del tipo, in realtà, sembrava più femminile che maschile. Cercai di ricordarmi di tutti i personaggi femminili che avevo creato per le mie storie e di trovarne uno che potesse assomigliare alla tipa che mi aveva atterrato. Dunque: agile, forte, irritabile e manesca. Quale personaggio incarnava tutte queste caratteristiche? Fammici pensare un attimo… Ah, sì: tutti.
-Sei Virginia di nuovo?- azzardai. Magari quella maledetta mi aveva seguita e si stava divertendo a farmi uno scherzo. Ma chi poteva essere l’altro tipo? Non era molto alto, sembrava più che altro un bambino…
-Chi è Virginia?- domandò lei, bloccandomi meglio le braccia, che le stavano lentamente scivolando di mano.
-Okay, va bene, va bene. Non sei Virginia.- Mi girai verso il bambino di fianco a noi, sperando mi potesse dare qualche indizio, ma il T-Rex alle sue spalle non sembrò gradire molto la cosa. Distolsi immediatamente lo sguardo. –Giorgia? Sofia?- tentai ancora. –Usi un’arma oppure hai dei poteri magici?-
La ragazza sembrò allentare la presa. –Cosa?-
-Sei una mutaforma? Ne ho creati parecchi di quelli, per favore perdonami, se non ricordo il tuo nome.-
La ragazza non rispose, ma sentii anche il ginocchio fare meno pressione. Presa dalla speranza di aver imboccato la strada giusta, azzardai qualche domanda in più: –Per caso ti trasformi durante il sonno e hai scomodi effetti collaterali quando mangi le arachidi?-
-Che?-
Ecco il momento buono. Con un colpo di reni riuscii a ribaltarla da un lato e ad afferrarle i polsi. Lei dopo l’iniziale sorpresa non tardò ad assestarmi un calcio agli stinchi. Cercando di soffocare varie imprecazioni, cercai di mettermi in ginocchio per rialzarmi, quando mi sentii afferrare dal cappuccio e tirare verso l’alto. Lanciai un urletto per la sorpresa e lasciai andare la ragazza, per portare le mani al collo della felpa ed evitare di finire strangolata.
Lei si rimise in piedi e si diede una spazzata ai pantaloni, per poi fissarmi a braccia incrociate.
Il bambino cercò di imitarla per sembrare un duro. –Ottimo lavoro, Mister Gummybear!- esclamò, soddisfatto.
Aspetta. La ragazza era in piedi davanti a me. Il bambino pure. E io ero sollevata a qualche metro da terra da qualcuno che mi teneva per il cappuccio. Ebbi un orribile presentimento. Per quanto mi era permesso, cercai di girare la testa e vedere chi mi stava tenendo appesa come un accappatoio su un attaccapanni. Nel momento stesso in cui il mio sguardo incrociò il suo, sentii tutta la pelle accapponarsi. Già. Mister Gummybear era il T-Rex. Un nome spaventoso tanto quanto la belva che lo possedeva.
-Okay. Scusate. Colpa mia- balbettai, spaventata. –Avrei dovuto restare a farmi spiaccicare lo stomaco da te. In effetti non si stava poi così male bloccati per terra…- Cercai di aggiustare meglio la presa sulla felpa. Non avevo molta voglia di finire impiccata.
-Sta’ zitta- tagliò corto la tipa.
-Okay.-
Lei sospirò sonoramente. –Come sei arrivata qui?-
Ridacchiai nervosamente. –Oh, questa è una storia davvero divertente. Allora, io e un mio amico…-
-Dov’è il tuo amico?- mi interruppe lei, guardandosi improvvisamente attorno con fare sospetto.
-Non lo so. Sono caduta da un ponte mentre il suo stupido lupo a due teste ci stava inseguendo.-
La ragazza rimase in silenzio a fissarmi, con la testa leggermente inclinata da un lato, mentre il bambino proruppe in un fragoroso “figo!”.
-Comunque… Eravamo io e lui al computer quando entriamo in questo sito e poi bum! Ci ritroviamo qui.- Mi guardai intorno, aspettando il mio destino.
La ragazza sospirò ancora e, passandosi una mano sulla faccia, si tolse il passamontagna. Aveva i capelli neri, con un taglio simile a quello dei Beatles e la pelle color nocciola. Allungò una mano verso il bambino che le passò un paio di occhiali, prima di togliersi anche lui il passamontagna.
-Mi chiamo Michelle- borbottò, mettendosi gli occhiali. –Mentre lui è Diego. Saluta, Diego.-
Il bambino sorrise, sistemandosi i riccioluti capelli biondi in modo che non gli andassero negli occhi. -Ciao!- disse, accompagnando il saluto scuotendo la mano a destra e a sinistra.
-Andrea- mi presentai, senza capire bene cosa stesse succedendo.
Michelle posò una mano sulla spalla del bambino. –Diego, potresti dire a Mr. Gummybear di lasciare andare Andrea, per favore?-
Diego annuì vigorosamente. –Mr. Gummybear! Mettila giù. Pianino però. Non come l’ultima volta.-
Il dinosauro abbassò lentamente la testa e mi posò a terra delicatamente. Ancora intimorita, mi voltai verso di lui e restai a fissarlo negli occhi. Sono assolutamente certa che se non ci fosse stato il bambino, avrei fatto la stessa fine che la mia barretta al cioccolato aveva fatto con me.
-Lui è Mr. Gummybear, come avrai già capito- disse la ragazza.
-È un T-Rex! Mangia le persone!- esclamò Diego, tutto contento.
-Diego.- Michelle gli fece cenno di zittirsi.
-Ma… Ora l’ho addestrato! È già da due mesi che non lo fa più! Se non contiamo Gin… Mpf!- 
Il bambino fu zittito da una mano di Michelle sulla bocca.
-Ad ogni modo, ora è innocuo- cercò di rimediare lei.
-Quasi!- aggiunse il bambino, da sotto la mano.
Deglutii a vuoto e tornai ad osservare i denti affilati del rettile che gli sporgevano dalle gengive. I suoi colori vivaci e allegri non erano per niente d’aiuto nello smorzare la sua ferocia. Quello ricambiò il mio sguardo con un’occhiata affamata e piena di voglia di sbranare.
-Cosa devo fare se mi guarda male?- domandai, con un filo di voce.
-Prega che ci sia Diego nei paraggi. Ubbidisce solo a lui- spiegò la ragazza, con nonchalance.
-L’unico!- sottolineò Diego, ormai libero dalla presa di Michelle.
-Comunque…- continuò la ragazza. –Noi non siamo dei personaggi inventati da te. Siamo arrivati qui dopo essere capitati in un sito internet in cui spiegava come sconfiggere il blocco dello scrittore. Proprio come te.-
Rimasi un attimo in silenzio ad osservarli. –Anche il dinosauro?-
Lei scoppiò a ridere. –No… lui… è una lunga storia.-
Ridacchiai anch’io, senza saper bene perché. –Sono l’unica qui che trova tutto questo assurdo?-
Michelle sorrise e allungò la mano per stringere la mia. –Benvenuta nel club.-
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: superpoltix