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Autore: graciousghost    15/03/2016    6 recensioni
{Ares/Eris, Iliade IV, ispirata alla poesia Darkness di Lord G. Byron ♠}
E la Guerra s’interruppe per un istante; i gemelli forieri di morte s’erano sfiorati, e non esisteva, nel mondo dei mortali e in quello degli dèi, veleno più letale delle loro pelli unite.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ares, Eris
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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And War for a moment was no more

 

Il terreno ancora odorava di ferro – del sangue e delle lame – e le nuvole di polvere che si levavano dal suolo celavano alle torri di Priamo il teatro della battaglia, col loro velo d’impalpabile e fumosa distruzione. La Discordia[1] banchettava tra cadaveri massacrati e armature scalfite da lance e spade, mentre flebili rantoli di vita soffiavano sulle labbra di coloro che oscillavano nel limbo tra il mondo dei mortali e il regno di Ade. Il sorriso di Eris si affilò, nel notare un giovane troiano condividere lo stesso lembo di terra con un soldato nemico; Atropo[2] aveva reciso indifferentemente i fili di Teucri[3] ed Achei, quel giorno.
«Sorella, i nostri servigi non sono più richiesti, per oggi. Ritiriamoci». La voce cupa del Distruttore[4] la distolse dalla contemplazione di pelle dilaniata e corpi lacerati, per costringerla a sollevare il capo.
«Sembrerebbe che anche senza l’aiuto del Pelide superbo[5] i favoriti di Atena[6] siano riusciti a spuntarla», commentò vaga, ancora accucciata accanto alla salma di un mortale, mentre con l’indice della mano destra saggiava la curiosa consistenza del liquido rosso che gli scorreva sulle guance; se lo portò sulla bocca, quel sangue che non poteva essere suo, e ne testò il sapore, godendo dell’acredine che le bagnò la lingua.

Ares non parve farci caso; le sue labbra erano contratte in una smorfia di furia, mentre volgeva lo sguardo all’indirizzo della rocca di Pergamo. Tra le pietre erose dall’umidità, intercettò l’espressione di frustrazione che si andava designando sul volto di Apollo[7], specchio accurato della sua, del resto, dopo la rovinosa sconfitta sul campo.
«La tua consorte non ne sarà contenta[8], immagino», lo stuzzicò ancora la perfida gemella, sollevandosi in piedi e accomodandosi il peplo, che tornò a fasciarla come il più insaziabile degli amanti. Fece un passo nella direzione dell’Enialio[9], da cui ora la separavano solo pochi piedi, portandolo così a scostare gli occhi dalla fredda pietra per intrecciarli nei propri; in quella fusione di nero e più nero si persero entrambi, per qualche istante, prima che Ares sciogliesse la congiunzione nefasta.

«Non è la mia consorte, lo sai bene», rispose poi, dopo aver liberato il capo dal peso dell’elmo che gli opprimeva la fronte e la nuca; ingenuo, se pensava che la sua mente potesse sbarazzarsi con altrettanta felicità delle accuse della sorella.

A conferma di quella supposizione giunse, implacabile, la voce di Eris: «Lo è ai miei occhi», ribatté infatti quella, seccata, gonfiando il piumaggio che le ornava la schiena; il frullio delle ali sollevò granelli di sabbia che le si incastrarono tra i capelli e tra le ciglia e Ares si trovò a soffermarsi più del dovuto sul gioco di riflessi di quei dettagli dorati sul suo manto corvino.
«Non comportarti da sciocca», riprese, mentre allentava anche la stringa dello scudo in bronzo, «cerco solo la sua compagnia di tanto in tanto, niente di più».
«Mi chiedo se Efesto la penserebbe allo stesso modo», obiettò Eris, inarcando un sopracciglio, e il cuore di Ares si strinse, nel vederla tanto bella nella sua crudele intransigenza.
«So che non lo faresti. Non a me», l’ammonì serio, e l’eco della sua voce si disperse nel campo insieme al gracchiare dei corvi e al fragore dello scudo al contatto con il terreno. Gli occhi di Eris si addolcirono appena, mentre ancora vagavano sul viso di Ares, scurito dal sole e sporco dello scarlatto del sangue nemico e dell’ambrosia del proprio icore.
«Questo perché mi hai scelta come tua suora e compagna[10], e io sono troppo debole per rinunciare a te», mormorò quella con una punta di malinconia, al contempo furente nel costatare quanto sciagurata fosse la sua condizione – di amante relegata ad ombre più scure di quelle che avvolgevano il Tartaro.
«Detesterei l’idea di doverti condividere con qualcun altro», le parole lasciarono le labbra di Ares in un mormorio indistinto di suoni e sospiri, quasi che il loro significato nascondesse radici troppo profonde per essere rivelate.
«Non ti stanchi mai di mentire?», lo derise l’altra, posando finalmente la mano sul volto di lui. Ares chiuse gli occhi, perché solo dietro le palpebre poteva bearsi dell’immagine che quel contatto, per nulla innocente, gli rievocava; Eris che lasciava cadere la veste sul pavimento a mosaico della sua dimora in Tracia, Eris che gli guidava il polso sui seni e sul ventre, Eris che per lui e in lui si annullava.
E la Guerra s’interruppe per un istante[11]; i gemelli forieri di morte s’erano sfiorati, e non esisteva, nel mondo dei mortali e in quello degli dèi, veleno più letale delle loro pelli unite.


[1] Celebre appellativo di Eris.
[2] Parca incaricata di tagliare il filo della vita.
[3] Altro nome dei Troiani.
[4] Altro appellativo di Ares.

[5] Uno degli epiteti di Achille, che non prese parte alla battaglia narrata nel IV libro dell’Iliade.
[6] Atena parteggiava per gli Achei e si adirò con Ares per aver scelto di combattere per i Troiani.
[7] Sempre nella battaglia presente nel IV libro, Apollo si trovava sulla rocca di Pergamo, da dove incitava l’esercito troiano, suo favorito.
[8] Afrodite parteggiava per i Troiani e convinse Ares a schierarsi dalla sua parte.

[9] Altro appellativo di Ares, letteralmente: Guerriero

[10] Citazione rimaneggiata dal IV libro: “[…] e del crudele/ Marte suora e compagna la Contesa/ insaziabilmente furibonda”.
[11] Richiamo al titolo, ovvero parte di un verso della poesia “Darkness” di Byron.


*** 

Note dell’Autrice:

 Nelle intenzioni originali questa avrebbe dovuto essere una flash, ma poi ho leggermente sforato, quindi vabbè. Ovviamente il merito, emm la colpa di quanto avete appena letto va a questa personcina qui che sa essere tanto persuasiva (ancora auguri ♥); avrei voluto scrivere qualcosa di mille volte più degno, ma dovrà accontentarsi, ecco. Per la caratterizzazione dei personaggi - in particolar modo di Eris -, mi sono basata prevalentamente su Omero e sulla teoria che la vuole sorella gemella di Ares, quindi figlia di Zeus ed Era, nonché una della sue amanti.  Preciso che alcuni testi la vogliono sorella minore del Dio (per non parlare delle altri varianti), ma mi sono rifatta qui a questa versione.

   
 
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