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Autore: Indian_Ink    29/03/2009    4 recensioni
Una Tokyo cambiata, vite distrutte. Una storia di amore e odio che portano al cambiamento e alle decisioni delle persone, alla loro vita o alla loro distruzione.
Tre anni dopo dalla sconfitta di Deep Blue, le mew mew si trovano ad affrontare due eventi distruttivi: uno a livello affettivo e l'altro a livello apocalittico per il pianeta. Scegliere, cambiare, vivere o morire. L'unica certezza: dover vivere.
Credi davvero che possa dare ascolto a te?
Sai qual è il tuo problema, Ichigo? Prendi tutto per scontato. Ma la vita, scontata, non lo è. Mai.
Titolo tratto dalla canzone omonima di Valerio Scanu.
Genere: Romantico, Triste, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sentimento-
 
-L'ombra della morte-
 
La vita quotidiana ti fa dimenticare spesso e volentieri quali sono le sofferenze e quali sono le gioie. Quando una di queste accade, colpiscono sempre nella maniera sbagliata: solitamente la sofferenza uccide gli animi di chi la prova, mentre la gioia passa accanto alle persone e queste, per assurdo, non la vedono, mai.
"Si riprenderà?". Questa domanda rimbombava in testa, ammazzava il sonno per tenerti sveglia tutta la notte, disintegrava la fame per non farti desiderare più nemmeno il tuo dolce preferito e, altrettanto, uccideva l'amore per la vita, facendo di te un fiore apassito.
Le notti in ospedale furono tremende. Keiichiro rimaneva con Ichigo tutte le notti, in quella stanza dove i secondi erano scanditi da "bip" regolari, da rumori di macchinari e dove i sogni erano alimentati dalla persona che occupava quel letto di ospedale.
"Si riprenderà?". La domanda di Ichigo, fatta ad alta voce, era più per se stessa che per Keiichiro.
"Non lo so, Ichigo... Spero di sì, ma... Non... Non posso crederci... Ancora". Balbettava, fra dolore, odio e il sonno che faceva crollare i suoi neuroni.
"Nemmeno io riesco ancora a concepirlo".
Era ormai passata una settimana da quel fatale incidente. Errore umano. I dottori davano nulle le speranze per il ragazzo, ma non si sarebbero arresi fino alla fine, finchè il suo cuore non avrebbe smesso di battere o, in caso contrario, avrebbe ricominciato a battere come prima. Di vita.
"Ti amava..." sussurrò Keiichiro sedendosi sulla sedia accanto al letto del ragazzo. Ichigo, paralizzata da quell'affermazione, continuava a tenere quella mano fredda come se potesse darle coraggio. La amava. Non glielo aveva mai detto, anche se forse, quella notte, due giorni prima dell'incidente, era palese.
Aveva fatto l'amore con l'ultimo ragazzo che credeva fosse possibile amare e tradendo così colui che riteneva l'amore della sua vita. Era stata felice, quella notte, si era sentita amata come mai in vita sua, aveva provato le emozioni più belle di 17 anni.
"Anche io lo amo". Ormai era chiaro come l'acqua. Lo aveva capito lei stessa, quella notte, prima aveva sempre fatto finta di nulla, quattro anni di indifferenza, di amore silenzioso, scritto fra sguardi e parole acide. Era il loro amore. Un po' così, lunatico spesso e volentieri, ma così, dolce.
Keiichiro sospirò profondamente:"Ho chiamato la sorella di Ryou". Ichigo sgranò gli occhi: Ryou aveva una sorella?! 
"Sì, so che non ve ne ha mai parlato", continuò Keiichiro guardando il buio fuori dalla finestra, "Non gli è mai piaciuto parlare di lei... Purtroppo i rapporti fra Ryou e Anthea sono sempre stati complicati, non tanto per disprezzo reciproco... Piuttosto perchè non trovavano il gancio ad accomunarli".
"Anthea", ripetè fra sè Ichigo, pensando fosse un nome decisamente brutto, "Come mai non hanno mai legato?".
"I genitori di loro li hanno sempre messi su piani differenti... Il talento di Ryou era noto fin da quando era piccolo-Ed io ho cominciato a lavorare con la famiglia Shirogane che entrambi erano molto piccoli, insomma li ho visti crescere-quindi le loro dedizioni erano quasi totalmente per lui, lasciando spesso in disparte la ragazza la quale fu affidata ad una badante fin da piccina...".
"E questo chi te lo ha raccontato? Ryou o Anthea?".
Riuscì ad intravedere un certo rossore sulla pelle ormai bianca di Keiichiro a forza di non dormire. Tossì:"Anthea.. perchè?".
"Così.. eri molto legato con entrambi?".
"Sì... molto... Con Ryou ovviamente fino ad oggi... Abbiamo passato tantissimo tempo insieme... purtroppo con Anthea il rapporto si è un po' incrinato dopo la nostra partenza..".
"Ah... capisco". Ichigo sospirò e guardò il viso addormentato di Ryou: era sereno, ma sicuramente in un oblio ben peggiore della morte.
"Non te ne aveva parlato, vero?".
"No...".
"Beh, non lo ha mai fatto... pure con me ha sempre evitato il discorso... Non gli è mai piaciuto discutere su sua sorella per il motivo che ti ho detto prima e un po' perchè si sente colpevole di averla lasciata da sola in America...".
"Perchè è rimasta là?".
"Ryou la riteneva un ostacolo al progetto... Purtroppo lei gli voleva molto più bene di quanto lui ne volesse a lei. Perciò è rimasta in America con un'amica di famiglia". Rispose velocemente, quasi volesse sbarazzarsi di quell'argomento prima possibile.
"Verrà?".
"Sì".
Ichigo si chiese, stando alla versione di Keiichiro, quano poteva in realtà fare piacere a Ryou, se si fosse svegliato, la presenza della sorella.
In compenso, Anthea arrivò quella mattina stessa alle cinque. Ichigo rimase subito colpita dalla sua somiglianza con Ryou, tranne per il fatto che il suo viso e la sua espressione erano molto più spenti. Aveva i capelli corti biondi, come Ryou, ma gli occhi color ghiaccio.
Si era avvicinata alla stanza e aveva bussato piano, come se potesse svegliare qualcuno.
Keiichiro la accolse con un abbraccio, ma lei lo abbracciò piuttosto fredda ed indifferente, lo notò anche lui. Poi si rivolse a Ichigo, le sorrise e le porse la mano:"Nice to meet you" cercò di dire il più naturale possibile.
"Non so l'inglese". Rispose in maniera brusca, irritata.
"Ah già... scusami... non pensavo più di stare in Giappone... Piacere di conoscerti".
Non strinse comunque la sua mano. Notò che non guardò nemmeno Ryou, le sembrò talmente fragile che secondo lei una sola vista a suo fratello potesse frantumarla. Domandò cosa era successo, senza guardare.
"Un inconveniente dell'esperimento del DNA...".
Sembrò non capire, Anthea, infatti aveva lo sguardo perplesso. Ichigo si rivolse a lei sempre con una sorta di sufficienza:"Sai del progetto Mew?".
"Sì... ma continuo a non capire cosa sia successo".
Spero sia solo lo spavento, pensò Ichigo guardando da testa a piedi quella ragazza che, infondo, era una sconosciuta pure per Ryou stesso.
Keiichiro le spiegò in cosa consisteva, intanto Ichigo fremeva per quella presenza che non le piaceva, a differenza di lui che invece sembrava fin troppo felice di rivederla.  Riprese posto accanto a Ryou e appoggiò la sua mano fredda al suo viso:"Ce la farai" sussurrò.
Avevano smesso di parlare e si accorse che Anthea si era soffermata a guardare lei e suo fratello.
"Devi essere la sua ragazza...", disse, era più una domanda che un'affermazione, ma Ichigo rispose in silenzio. Non le piaceva quello sguardo, quel falso sorriso, non le piaceva quella presenza che le sembrava scomoda.
Anthea le porse un sorriso imbarazzato che Ichigo trovò sempre falsissimo.
All'improvviso una nausea tremenda la fece scappare in bagno senza una vera spiegazione. In bagno, passò un'ora intera, seduta per terra, terrorizzata e sudata, la nausea che la prendeva ogni momento e un mal di testa distruttivo.
Un dubbio le si insinuò in mente e corse da un dottore.
 
"Come sta?" domandò Anthea sedendosi nel posto dove c'era prima Keiichiro.
"I dottori non gli danno delle vere speranze di vittoria.. però hanno promesso di tenere duro".
"Non può andarsene...".
"Perchè?".
"Non gli ho mai detto una cosa".
In quel momento proruppe in stanza Ichigo, più pallida di prima e sudata.
"Che succede Ichigo?!" domandò spaventato Keiichiro.
"Kei... Sono incinta."
 
  
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