Cammino nel buio, il suolo appiccicoso per l'umidità. Odio i sotterranei di Idris.
Mi fermo davanti a una cella e appoggiandomi al muro guardo la figura al suo interno.
Mi chiedo ancora una volta perché sono venuta. E' la scelta
giusta? Rischierò tutto così. Ho davvero così
tanto da perdere? Penso, ma prima che possa prendere una decisione
definitiva e, nel caso, tornare sui miei passi, l'incarcerata parla.
-Sei venuta ad uccidermi?- la sua voce sibilante mi raschia i timpani.
-Vorresti che ti uccidessi?- rispondo.
-Tu vorresti uccidermi?- ribatte allora la figura avvicinandosi alle sbarre.
-Dovrei?- Mi accuccio così da superare la Fata solo di una
decina di centimetri. Le celle qui a Idris sono inferiori al livello
del piastrellato, probabilmente per lo stupido bisogno degli
Shadowhunters di sentirsi superiori ai Nascosti e ai criminali. In
tutti i sensi.
-Non eludere le mie domande Mezzosangue- sibila la Nascosta afferrando
di scatto le sbarre per poi lasciarle andare violentemente a causa
dell'ustione che il ferro le provoca.
Allungo la torcia e illumino il viso smunto della Fata. Le guance
infossate, la pelle di un grigio malato, gli occhi spenti e opachi, i
capelli quasi del tutto caduti. Profonde rughe le solcano il viso e ho
l'impressione che l'organismo della Fata abbia abbandonato la pelle al
suo orribile destino di decadimento, consapevole di non poter fare
più nulla per salvarla. L'espressione sprezzante che ha sul viso
non è però da questa rovinata, anzi se possibile è
ancora più terribile. Le labbra aggrottate in una smorfia di
disgusto esprimono benissimo ciò che prova. Pur coperta delle
ferite che le sono state inferte, con i vestiti laceri e con l'aspetto
di un cadavere andrà al patibolo fiera di sé stessa e di
ciò che è, senza vergognarsi della sua natura o chiedendo
pietà. Accetterà la morte la testa alta, sapendo di
essere migliore di tutti coloro che la circondano.
-E tu non eludere le mie- rispondo io dopo l'attimo di silenzio che ho
passato ad osservarla. La vedo stringere gli occhi ed allora allontano
la torcia fissandola ad un gancio.
-Non lo sto facendo- ribatte lei contrariata dal mio non darle risposte.
-Non mentire- ringhio.
-Le Fate non mentono Cacciatrice, tu più di tutti dovresti saperlo- sorride sprezzante. Merda, ha capito chi sono.
-Ma non raccontano nemmeno la verità Nascosta- mi appoggio alle
sbarre ignorando la sua provocazione e la Fata digrigna i denti nel
vedere che il ferro non mi brucia né mi ferisce.
-Cosa sei venuta a fare?- domanda disgustata alla fine.
-Ti interesserebbe saperlo?- La risposta potrebbe essere sia sì
che no, e questa non è una domanda facile da sviare.
-A te interesserebbe sapere se a me interessasse saperlo?-
Sulle mie labbra spunta involontariamente un sorriso sornione. Sono sinceramente colpita.
-Sono qui per capire se vale la pena rischiare il mio nome e,
perché no, la mia vita aprendo questa cella per poi aiutarti a
fuggire.-
Colgo un lampo di luce nello sguardo della Fata, speranza forse, ma con le Fate non si può mai dare nulla per scontato.
-E perché mai dovresti aiutarmi Cacciatrice? Forse speri che
così il Popolo Fatato avrà un debito nei tuoi confronti?
Speri di essere accolta tra le nostre fila quando in realtà
meriti la morte come ogni altro Nephilim?-
Scuoto la testa un leggero sorriso sulle labbra. -Se lo farò
sarà perché voglio fare la cosa giusta, non voglio nulla
da voi Nascosta.- Una pausa - Comunque suppongo tu abbia capito chi
sono.-
-Sarebbe un onore conoscerti Lingua di Fata, ma queste non sono condizioni ideali non trovi?-
-Sicuramente ce ne sono state di migliori.- ammetto, un poco restia a
concederle una piccola vittoria -Dimmi Fata, cosa hai fatto per finire
qui sotto a marcire in questa cella? Devi aver commesso un crimine
incredibilmente grave per meritare di ricevere un processo invece di
venire uccisa seduta stante.-
La Fata ride amaramente, ma sotto quegli occhi e quelle risa si
rivelava un'attenzione da non trascurare. Che si stia lasciando andare?
Certamente no, è ovviamente ciò che vuole farmi credere.
-Dovrebbe forse essere un merito? Per i Cacciatori sei degno di morte
anche solo perché hai sangue di fata nelle vene fanciulla.- Una
fitta dolorosa mi colpisce al cuore. Non voi, ma i Cacciatori,
come se io non ne facessi parte. Quella Fata è dannatamente
astuta. Mi ha infilato un coltello nello stomaco, e ora, ogni tanto, me
lo rigirava nelle viscere.
-Non giocare con me Nascosta- stringo le sbarre fino a farmi sbiancare
le nocche, la voce un sibilo minaccioso, gli occhi ardenti di ira. Ora
non importa più mantenere la mia identità celata, la Fata
sa chi sono, anche se non conosce propriamente il mio nome. -E
soprattutto non farmi pentire di essere scesa qui sotto valutando
seriamente l'idea di liberarti.-
-Valutandola seriamente Lingua
di Fata?- Continuo a guardarla senza rispondere ed allora la sento
sospirare. -Ho fatto ciò che le Fate fanno spesso Cacciatrice.- Ed ecco che tornava a rigirare il coltello.
-Più nello specifico? Le Fate come te fanno moltissime cose-
-Ho scambiato un bambino-
-Mi pare che sia contro la Legge.-
-Solo per colpa della nuova Legge. Una volta il Conclave non ci diceva nulla al riguardo.-
-E ora dal nulla decidono di imprigionare la prima Fata che trovano a
scambiare un bambino? Suvvia non sono così sciocca, chi era il
bambino che hai cercato di scambiare?- Ma la Nascosta non dice una
parola, ed allora io inizio a domandarmi se non abbia commesso crimini
ben peggiori di uno scambio di neonati e non stia tacendo la
verità per convincermi a liberarla. -Voglio la verità.-
La smorfia strafottente le ritorna sul viso -Le Fate non mentono Cacciatrice, mi pare di avertelo già detto.-
-Cosa hai fatto per finire qui sotto Nascosta?- le chiedo allora in
tono duro, la mia pazienza si sta esaurendo. Silenzio, solo un ostinato
silenzio.
Scuoto la testa sconsolata e mi alzo -Mi dispiace, ma non posso
decidere cosa fare se non conosco completamente i fatti, ma se tu ti
ostini a non parlare non posso fare altro che andarmene. Sapevo che
sarebbe stata una perdita di tempo, mi chiedo solo cosa sperassi di
ottenere.- Recupero la fiaccola e mi volto per un'ultima volta a
guardare la Fata dentro la cella, la pelle decadente, gli occhi spenti.
La lasceranno morire qui in agonia, fingendo di star elaborando una
sentenza quando in realtà il Conclave non vuole altro che
lasciarla perire in quella cella.
Forse lo merita davvero. La voce della ragione me lo suggerisce, ed io non posso che darle ragione.
Mi volto e mi inizio ad allontanare a grandi passi sul suolo umido.
E' quando raggiungo la fine del corridoio che sento la sua voce
-Aspetta!- Un sorriso leggero mi spunta sulle labbra mentre torno verso
di lei. Mi chino di nuovo, questa volta con la fiaccola all'altezza del
volto. -Tredici, ho scambiato tredici bambini.-
-Tutti con figli tuoi?-
Lei fa una smorfia disgustata -Ovviamente no, cosa credi?! Ma sono
esperta in certe cose, sono io che mi occupo di queste... sostituzioni,
all'interno della Corte.- Continuo a fissarla in attesa, ed allora lei
sospira. -La nostra genetica si sta indebolendo Lingua di Fata, abbiamo
bisogno di nuovi bambini, bambini sani e forti, non quei piccoli...
grumi fragili quanto una foglia secca che crescono nei nostri ventri.
Ormai noi Fate siamo tutte imparentate tra di noi, non c'è
più scambio di geni.-
-Geni forti...- sussurro assottigliando lo sguardo. Sgrano
improvvisamente gli occhi capendo cosa sta facendo il Popolo Fatato.
-Volete creare degli ibridi?-
esclamo senza riuscire a celare l'orrore. Orrore perché ho
capito a cosa mirano in un lampo, orrore perché mi rendo sempre
più conto di ragionare come loro, orrore perché la Fata
ha ragione, sono più Nascosta di quanto non voglia ammettere a
me stessa.
-Il dono disgustato della tua voce dice tutto Cacciatrice.-
Ed è allora che sputa per terra ed io sento un'altra fitta la
cuore. -Facciamo solo ciò che dobbiamo fare per sopravvivere.-
una pausa durante la quale lei mi scruta come un bambino abituato ad
avere sempre tutto scruterebbe il giocattolo che gli hanno appena
regalato, con quella punta di malizia che si vede sempre negli occhi di
chi sa che appena staccherà la ruota ad una macchinina ne
avrà una nuova senza nemmeno domandare.-E poi devo ricordarti
che anche tu sei un ibrido?- io rabbrividisco.
-Non sono uno dei vostri esperimenti- sibilo rabbiosa.
Gli occhi della Fata brillano di una luce febbrile che mi fa correre
migliaia di brividi lungo la spina dorsale. -Noi siamo la razza
prescelta- sussurra come una folle stringendo le sbarre. Immediatamente
i suoi palmi iniziano a fumare, corrosi dal ferro puro, ma lei sembra
non farci caso. -Presto domineremo il mondo Lingua di Fata- Le pupille
le si dilatano mentre il mio fine udito riesce a udire la sua carne
sfrigolare contro le sbarre di ferro puro. -E' stato tutto predetto.
Tutti gli Shadowhunters moriranno e ci saremo noi a governare questa terra. Saremo noi a
dettare le regole.- Molla le sbarre di scatto ma resta comunque
vicinissima a me -Questa tua indecisione ti farà uccidere prima
o poi. O sei con noi, o sei contro di noi.- Assottiglia lo sguardo e mi
guarda dritta negli occhi. -Devi scegliere da che parte stare Lingua di
Fata- mi sussurra allora melliflua. -Se devo morire perché tutto
questo si realizzi sono ben disposta ad andarmene, lo farò
sapendo che l'ho fatto per il bene del mio popolo. Morire per seguire i propri ideali è la migliore delle morti-
Io stringo i pugni e sbatto convulsamente le palpebre -Perché
non dovrei andare a riferire al Conclave tutto questo? Perché
non conquistarmi finalmente la loro fiducia con un'informazione del
genere?-
La Fata sorride sprezzane -Non lo so fanciulla... Perché non lo farai? Non sarebbe meglio se me lo dicessi tu stessa?-
Irrigidisco la mascella. Già, perché non lo farò? penso, con l'amarezza che traspare dai miei pensieri. Questa tua indecisione ti farà uccidere.
Lo sguardo della Nascosta si fa inaspettatamente dolce, le sue labbra
si increspano in un sorriso di comprensione che sfiora la compassione.
Non trovo malizia nei suoi occhi, solo una benevolenza sconcertante che
mi fa rabbrividire quanto un'occhiata sprezzante. Solo un genitore
può guardare un figlio con quegli occhi, non che io lo sappia
sul serio, non so nemmeno come si chiamasse mia madre, e mio padre...
non era il padre che ti guardava con gli occhi di chi capisce.
-Devi decidere cosa essere Lingua di Fata.- un calore mi invade il
petto e sento le lacrime pungermi gli occhi. Lei avvicina la mano alle
sbarre, e con uno sforzo immane riesce a oltrepassarle con appena due
lunghe ed affusolate dita. Mi sfiora appena la gamba, talmente
leggermente che quasi dubito lo abbia fatto davvero. -Devi decidere chi essere
Mezzosangue.- Una lacrima salata riga la mia pelle candida e diafana
fino a cadere a terra. -Non puoi essere entrambe le cose. Non puoi
essere Shadowhunter e Fata, l'uno esclude l'altro.-
Le mani magre e pallide mi tremano mentre mi infilo le mani tra i
capelli biondi slavati. Mi stringo la cute incidendoci le piccole
mezzelune delle mie unghie e un sibilo mi scappa dalle labbra. Devi decidere cosa essere, chi essere. Le sue parole mi rimbombano nella mente. Non voglio, non posso scegliere."
-Devi- dice duramente la Fata, e solo allora mi accorgo di aver parlato
ad alta voce. -Devi farlo. E non puoi permetterti di aspettare. Io non
dirò nulla di quello che è successo tra noi, anche se
deciderai di lasciarmi qui.- Non può mentire. Le Fate non
mentono, ma come faccio a fidarmi? Lei sembra intuire il mio pensiero
perché aggiunge sottovoce, come se stesse valutando bene
ciò che sta dicendo -Nessuno a parte noi saprà di tutto
questo, ma ora devi decidere.- si acquieta, aspettando che dica
qualcosa, ma io taccio. -Devi capire cosa ritieni più giusto,
dovere o piacere Lingua di Fata? Perché è questo che ti
sto chiedendo.-
La collera sale insieme alla disperazione fino a che tutto esplode, ed
io inizio a piangere, in silenzio, senza emettere un solo gemito ne
suono. Piango perché non so cosa fare, piango perché la
Fata ha di nuovo ragione. Piango perché ho trattenuto troppo a
lungo le lacrime. Piango perché non ho più niente,
perché l'unica cosa che potrebbe cambiare cosa sono ora è
aprire o non aprire una cella.
-Ci sarebbe posto tra le nostre fila Lingua di Fata, tu sei più
Nascosta che Shadowhunter, lo sai benissimo.- mi dice piano la Nascosta
- Non hai mai detto una bugia ragazza, e non perché ti piace
essere brutalmente sincera, ma perché non puoi mentire.- le
lacrime rallentano, ed io alzo lo sguardo verso la donna -Eppure il
ferro puro non ti scalfisce, il sale e la terra di tomba non ti
feriscono. Puoi ricevere i Marchi dei Cacciatori, ma la tua pelle
diafana non mente e nemmeno le orecchie a punta di cui ti sei sempre
vergognata.- ora è vicinissima alle sbarre della cella, e di
nuovo, superando le barriere magiche, riesce ad accarezzarmi un
ginocchio con la punta delle dita -Sei una di noi ragazza. Ai nostri
bambini si raccontano storie su di te, sull'ibrido perfetto, che alla
fine si schiererà dalla nostra parte e ci aiuterà a
liberarci del'oppressione a cui ci hanno ridotto i Nephilim. Devi
scegliere, o apri questa cella o te ne vai. E non guardarti indietro,
non te ne farò una colpa.-
Le lacrime sono scomparse, ma gli occhi sono ancora arrossati quando li alzo sulla parete davanti a me.
-Mi hanno tolto tutto- sussurro -I Nephilim mi hanno tolto tutto. Mio
padre, i miei fratelli, i miei amici. Mi hanno allontanato dalla
persona che amo, mi hanno spogliato della mia dignità per una
cosa che non avevo scelto.- la disperazione è sparita, ora solo
la fiamma della rabbia bruciante mi infiamma il corpo. So che dovrei
riflettere, che ora non sono lucida, ma non riesco, non riesco a non
pensare quanto mi hanno preso e quanto poco mi hanno dato. -Mi hanno
umiliata davanti a un pubblico troppo vasto per essere quantificato, mi
hanno esiliato per un reato che non avevo commesso. Mi hanno
allontanato e denigrato per ciò che ero, per ciò che sono.-
Sul mio volto compare un'espressione disgustata -Professano
l'uguaglianza, ma si credono superiori a chi ritengono diverso.- le
parole mi escono dalla bocca come da un fiume in piena -Sono sempre
stata fiera di essere una Cacciatrice, fiera dei miei Marchi, della
famiglia di mio padre, fiera di ciò che avevo ereditato
dall'Angelo.- un sorriso di delusione e disprezzo increspa le mie
labbra. -Eppure c'è così poco di cui andare fieri.-
La
mia mano scivola alla mia cintura e afferra lo stilo senza nemmeno
rendersene conto, come in un movimento involontario. Pochi secondi e
una Runa disegnata nei minimi dettagli scintilla rossa e infuocata
sulle sbarre della cella. C'è uno scatto, e poi le sbarre si
ritraggono, scomparendo alla vista grazie a un qualche meccanismo senza
emettere un solo suono.
La Fata mi guarda, le labbra socchiuse, lo sguardo incredulo. Nemmeno
lei credeva davvero che lo avrei fatto. Beh, siamo in due a quanto
pare. Faccio qualche passo indietro dopo essermi alzata e aver
recuperato la torcia, e a lei basta una lieve spinta per ritrovarsi sul
pavimento. Si alza leggiadra, e mi sembra già di vedere la sua
pelle brillare leggermente per iniziare a tornare allo splendore di un
tempo.
-Spero tu abbia un piano a questo punto.- constata scettica. Io sorrido leggermente.
-E' questa la gratitudine che mostri a chi ti ha salvata? Comunque ho
un piano, e funzionerà nel settantacinque percento dei casi.-
Anche lei sorride leggermente, la malizia negli occhi non è
ancora tornata, e questo per un qualche motivo mi tranquillizza. Si
dice che si possa leggere la verità negli occhi delle Fate, ed
io in questo momento penso che sia davvero così.
-Dovremo accontentarci suppongo.-
Lego nuovamente lo stilo alla cintura e torno a guardarla. -Presumo di
sì. C'è qualche altra Creatura Fatata da liberare?-
-Non che io sappia- sospira leggermente. -Se ci sono mi dispiace
abbandonarle, ma ora non è questa la mia priorità.-
Non le domando quale sia, forse intuendolo, forse volendo solo
crogiolarmi nell'idea che preferisca uscire da qui con me. Inizio a
camminare spedita. C'è un tunnel che porta ai confini della
città, è stato scavato per le emergenze, ma ora è
in disuso. L'ho scoperto per caso una volta rovistando negli Archivi
dell'Istituto dove sono nata.
-Come ti chiami Fata?- domando senza voltarmi. Non ne ho bisogno per
sapere che lei mi sta seguendo con passo ancor più leggero del
mio.
-Sono Liviya.-
Silenzio. So cosa attende.
-Helen.- le parole mi bruciano in gola tanto mi pare estraneo quel nome -Helen Blackthorn-