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Autore: andrea_98    16/03/2016    1 recensioni
|Percabeth|AU|
Quando un padre sorprendente e un ragazzo non molto sveglio non sono un'accoppiata vincente.
Storia di un omicidio mancato.
Annabeth aveva riso e quindi si era ritrovata, la mattina seguente, con la sveglia impostata alle 6.00 per farsi una doccia prima di andare in biblioteca per studiare.E in quel momento, alle 8.25 di mattina, in giro per il campus c’erano solo lei, qualcuno che faceva jogging e un gatto.Tutti stavano comodamente riposando in giro da qualche parte per i dormitori, come il suo ragazzo [...]Si ricordò di avere un elastico nella tasca anteriore dello zaino. Fece un po' di contorsioni per non levarsi lo zaino dalle spalle. Dopo un paio di giri su se stessa qualcuno la fermò trattenendola per le spalle, e quando alzò gli occhi si sentì avvampare.
Serie-La mia vita con te
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frederick Chase, Percy/Annabeth
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La mia vita con te'
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Annabeth camminava spedita attraverso il campus.
Era sabato e la sera prima c’era stata una festa fantastica. Ma non era stata una scelta intelligente farla proprio quella settimana. C’era la visita dei genitori. Le ΣΤ  non avevano voluto sentire ragioni a posticipare la data.
Quindi la diligente e saggia Annabeth si era ritrovata striminzita in un vestitino che aveva scelto Thalia dall’armadio di Piper, tacchi che uccidono i piedi e un trucco che sarebbe colato troppo presto per essere seriamente apprezzato.
A lei che quella era la settimana delle visite non gliene fregava proprio niente, ma verso mezzogiorno sarebbe arrivata Sally, la mamma di Percy, e, visto che era la prima volta che si incontravano, non voleva apparire con delle occhiaie esagerate e la puzza di alcol e fumo che ancora alleggiava intorno a lei.
Ma importava più a lei che a Percy. Lui le aveva fatto gli occhi dolci e le aveva sussurrato dietro l’orecchio che Luke e Thalia lo avevano invitato a non rientrare in camera quella notte.
Annabeth aveva riso e quindi si era ritrovata, la mattina seguente, con la sveglia impostata alle 6.00 per farsi una doccia prima di andare in biblioteca per studiare.
E in quel momento, alle 8.25 di mattina, in giro per il campus c’erano solo lei, qualcuno che faceva jogging e un gatto.
Tutti stavano comodamente riposando in giro da qualche parte per i dormitori, come il suo ragazzo, che lei aveva lasciato nella sua camera ,nudo, nel suo letto .
E ora lottava contro i capelli che aveva lasciato sciolti e che si impigliavano nella sciarpa che aveva messo per nascondere quel succhiotto che Percy le aveva lasciato troppo vicino al collo.
Si ricordò di avere un elastico nella tasca anteriore dello zaino. Fece un po' di contorsioni per non levarsi lo zaino dalle spalle. Dopo un paio di giri su se stessa qualcuno la fermò trattenendola per le spalle, e quando alzò gli occhi si sentì avvampare.
- Papà … -
Frederick Chase stava guardando la figlia con le sopracciglia che quasi arrivavano a dove una volta c’era l’attaccatura dei capelli.
- Annabeth che stai facendo? –
Sentendosi troppo osservata, portò automaticamente le mani sulla sciarpa, per coprirsi meglio.
- Che ci fai qui?- chiese lei dopo essersi ripresa dallo shock.
Frederick sembro a sua volta scioccato dall’accoglienza che gli aveva riservato Annabeth – Sono venuto per il week end di visita. È arrivata una lettera a casa … -
- Si ma perché sei venuto?- chiese nuovamente Annabeth. L’uomo le lanciò un’occhiataccia di rimprovero e lei si ridestò – Cioè … perché non hai avvisato? Pensavo non saresti venuto-
Dicendo quelle parole Annabeth si rese conto che una parte di lei ci aveva sperato ad avere il padre con lei, quel week end.
Frederick alzò le spalle – Susan voleva fare un week end a New York,per fare qualcosa di diverso. Quando ho scoperto che coincideva con il week end delle visite al college ne ho approfittato per venire a passare la mattinata con te e vedere come te la cavavi- concluse con un sorriso forzato.
Le spalle di Annabeth si abbassarono di colpo. Quella piccola parte speranzosa si disgustò talmente tanto che non sarebbe più riapparsa.
Il signor Chase fece una faccia leggermente imbarazzata – Beh, Susan è andata a prendere qualcosa in caffetteria e quindi sono venuto a farmi un giro per vedere l’ambiente. Ma non c’è nessuno  … non è che ci siamo sbagliati? –
Annabeth storse il naso e disse – No. Questo di certo non è il miglior week end per le visite-
Si risistemò meglio lo zaino sulle spalle – In realtà io stavo andando in biblioteca per studiare … - concluse come per volerlo congedare,ma alle sue spalle arrivò una voce che lei conosceva bene.
- Frederick sei qui, grazie al cielo! In quella caffetteria servono un caffè troppo forte. Orribile. A proposito, ciao Annabeth – disse rivolgendosi verso di lei,ma i suoi occhi erano coperti da degli occhiali da sole enormi, quindi poteva benissimo non averla guardata in faccia.
Annabeth avrebbe voluto romperle quel nasino alla francese rifatto, come le aveva insegnato Luke.
Frederick sorrise come se quella fosse una battutina che si fanno le migliori amiche, per scherzare. Lei le faceva, certo, con Thalia e Piper. Non con Susan.
- Cià … io stavo andando … -
- Non dovevamo vedere in che stato fosse? – la interruppe la matrigna, rivolgendosi al marito, mentre controllava il rossetto nella telecamera interna del suo nuovissimo smart phone.       
- Sto benissimo, tranquilla. Non ho bisogno di niente – disse Annabeth sorridendo senza mostrare i denti. Era un sorriso di circostanza.
Il padre non la degnò di uno sguardo – Beh, certamente. Ma forse è un po’ troppo presto … -
- Sciocchezze!- esclamò Susan facendo un gesto di noia con la mano – la signora Smith mi ha raccontato che il figlio vive in un casino totale: mura color blu scuro, lenzuola non adatte al clima, armadi troppo piccoli … - “madre iperprotettiva no, eh” pensò Annabeth - … e poi mi ha chiesto di tua figlia e io non sapevo cosa dirle. Capisci?! – “Orribile!” – Quindi ora voglio vedere come vive questa ragazza. Forza Annabeth andiamo nella tua stanza e … -
- NO!- 
Frederick e Susan si bloccarono, mentre Annabeth aveva un’espressione terrorizzata.
- Cioè … NO, perché la mia compagna di stanza sta ancora dormendo e … -
- Anche una compagna di stanza pigra …  forza vediamo cosa combini!- e si incamminò verso la porta. Annabeth le si parò davanti senza neanche il tempo di farle fare un metro – Perché non venite a farvi un giro del campus? Non c’è nessuno ora e potreste vedere tutto ciò che volete … - concluse con un sorriso che per lei era convincente.
Il sopracciglio destro di Susan si sollevò sopra gli occhiali – Tutto ciò che voglio vedere è la tua stanza! Hai qualche problema,cara?-
Non voleva pensare alla faccia della matrigna se in quel momento fossero entrati in camera – Io?! No … assolutamente. Ma la mia compagna di stanza sta dormendo e io … -
Susan sbuffò – Ancora con questa storia della compagna di stanza?! Si sveglierà, amen! Forza Frederick , parla anche tu! Non abbiamo tutto il giorno … - concluse consultando il suo cellulare.
Annabeth si volto verso il padre pregandolo con gli occhi. Lui guardò la figlia con occhi imploranti, poi spostò lo sguardo sulla moglie e strinse le labbra.
-Stiamo qui solo questa mattina, quindi ci dobbiamo occupare principalmente delle cose pratiche. Annabeth, per favore, portaci nella tua stanza-.
Annabeth era tentata di dirgli che non gli avrebbe portati perché doveva studiare e l’ultima cosa che le interessava era fargli vedere camera sua. Ma sicuramente Susan avrebbe avuto un attacco isterico, gridando per tutto il campus e svegliando i ragazzi, che in fase post- sbronza non erano la cosa migliore da guardare e sentire. 
Cacciò il cellulare dalla tasca dei jeans e fingendo di guardare l’ora iniziò a inviare un messaggio a Percy.
- Beh, sono le 8.31. forse la mia compagna non si arrabbierà più di tanto. Forza, da questa parte – disse sorridendo e indicando la strada con la mano.
I genitori si incamminarono verso l’edificio in cui si trovavano i dormitori e lei rimase dietro per poter scrivere un messaggio a Percy : “ I miei genitori sono appena arrivati e vogliono vedere la stanza. VATTENE!” .
- Annabeth, cara! Forza che non ho tutto il giorno!- 
Lei alzò gli occhi al cielo e si incamminò.
- Quanto tempo ci vuole per arrivare alla stanza? –
- Ehm … cinque o dieci minuti, dipende da come cammini- avrebbe preso la strada più lunga.
Si girarono entrambi verso di lei con una faccia stranita e sorpresa. Lei divenne tutta rossa – Beh il campus è molto grande … -
Susan scosse la testa – Di bene in meglio … -

Mentre camminavano attraverso il prato Annabeth inviava continuamente messaggi a Percy, sperando si svegliasse.
Si fermarono davanti al portone che portava nella sala comune. Annabeth sapeva perfettamente che in quel momento la sala puzzava di alcol e fumo, ma non sapeva se qualcuno stesse dormendo lì, buttato sul divano  o a terra.
Si girò verso i suoi genitori e sorrise, come una guida turistica particolarmente gentile – Questa è la sala comune. Ci vengono tutti quanti, quindi … non fate caso a … tutto –
Non guardò la loro reazione ed entro, sperando nel meglio.
Si sorprese di trovare tutto abbastanza in ordine ( a parte qualche pacchetto di patatine finito e delle lattine di limonata sul tavolino) e l’odore era pressoché sparito.
Vide Katie che stava aprendo le finestre. Avrebbe voluto abbracciarla.
- Buongiorno – esordì Susan facendo sussultare la povera Katie, che riuscì comunque a mantenere un’aria composta.
- Buongiorno. Ciao Annabeth!- salutò sorridendo.
- Ehi Katie, come stai? – chiese cercando di prendere più tempo possibile. Percy non rispondeva.
- Bene. Ieri io e Calypso siamo rimaste a studiare fino a tardi, e poi ci ha raggiunto anche Travis che … si è addormentato - concluse indicando il ragazzo che russava sul divano. 
- Non siamo riuscite a svegliarlo, e non abbiamo avuto cuore di svegliare Connor o Leo. Quindi lo abbiamo lasciato qui – disse alzando le spalle. Dalla sua faccia sapeva che non era la verità.
- E cosa studi tu, Katia?- chiese Susan.
- Katie,signora. E vorrei specializzarmi in botanica-
Ad Annabeth venne un’idea grandiosa – Sai, Susan, Katie ha appena partecipato ad un convegno sulle erbe aromatiche e idratanti per la pelle e … tutta quella roba. Fai qualche domanda sulle creme anti-età che stai usando. Ti farebbe comodo! Scusate ma mi stanno chiamando, devo rispondere- 
Senza neanche degnare Susan di un’occhiata, mimò uno “scusami” con le labbra a Katie e si diresse nell’imbocco del corridoio che portava ai bagni.
Chiamò Percy varie volte, senza successo. Il telefono squillò a vuoto tre volte. L’ultima Percy le richiuse in faccia, quindi pensò si fosse svegliato. Richiamò un’ultima volta per sicurezza e, finalmente il suo ragazzo le rispose.
- Percy, finalmente! Hai letto i messaggi?-
-Si –
- Quindi te ne stai andando?-
- Certo –
- Stai dormendo in piedi?- 
- No-
- … Vattene immediatamente!-
- Ovviamente- e riattaccò.
Annabeth sperò che Percy fosse veramente sveglio e non che avesse usato la sua grande tecnica “S-C-N-O”.


Siccome non ci stava capendo niente, Percy aveva usato la sua tecnica “S-C-N-O”.
Gli dispiaceva usarla con Annabeth ma, davvero,non ci capiva più un cazzo.
Abbandonò il cellulare per terra e si stiracchio, godendo del calore delle lenzuola.
Erano così calde e morbide, e sapevano tanto della sua dolce Annie.
Poi il cellulare emise ancora quel tintinnio che odiava. Si era dimenticato di togliere la sveglia. Di nuovo.  
Riprese il cellulare da terra facendo un paio di versi di disappunto. Cliccò su spegni e poi notò i messaggi e le chiamate perse. Il numero era sicuramente di due cifre, ma non aveva voglia di metterle a fuoco. Ed erano tutti di Annabeth. Aprì i messaggi e li fece scorrere verso l’alto. Cavolo erano tanti.
Decise di accendere la connessione dati e vide che erano arrivati dei messaggi su Whatsapp.
34 da Annabeth e 2 da Luke. Decise di aprire prima il contatto di Luke. C’era la foto di 3 canne e sotto la descrizione: Grover è un grande! :D domani altro giro bellooo! 
Rise, perché lui non fumava tanto, ma in quel momento ne voleva proprio una. “Domenica” si disse. 
Arrivò un altro messaggio di Annabeth. Si decise finalmente ad aprirlo.
 “Percy spero davvero che tu non sia in camera mia!”
Aggrottò la fronte. Lui non voleva andarsene, e poi Thalia stava in camera sua e di Luke.
Fece scorrere i messaggi e tutti dicevano “Vattene” , “Siamo in sala comune, te ne sei andato?” , “I miei sono qui, cazzo!”.
Percy pensò che fosse adorabile come Annabeth curasse la punteggiatura nei messaggi, poi comprese il testo e strabuzzò gli occhi.
Cascò giù dal letto ma si rialzò subito. Prese i pantaloni che stavano sotto il letto di Thalia insieme ad un paio di calzini bianchi.
Si girò e vide le coperte buttate per terra. Cazzo! Era un casino!
Aprì la finestra per far prendere aria alla stanza, perché l’odore non era di certo dei migliori. 
Rimise apposto anche il letto, cercando di dargli un aspetto decente.
Quando senti le voci di Annabeth, dei suoi genitori e la maniglia che si abbassava aveva i pantaloni alle ginocchia.
Fece lo scatto che, per lui, sarebbe stato il più veloce della sua vita. Sollevò i pantaloni, afferrò la camicia, uscì dalla finestra e si appiattì contro il muro,sotto il davanzale. La sua fortuna era che la camera di Annabeth fosse al piano terra.

Quando Frederick Chase entrò nella camera vide un movimento sospetto verso la finestra aperta.
L’aria era troppo pesante perché fosse aperta da molto.
- E questa è la mia stanza. Thalia deve essere già uscita. Strano,ma non fa niente. E comunque … -
Le parole le morirono in gola quando spostò lo sguardo sui signori Chase che guardavano un paio di boxer che stavano a terra, vicino al suo letto.
Frederick si avvicinò e li sollevò con due dita e un sopraciglio che arrivava fino alla pelata.
Susan tossicchiò un paio di volte – Quelli di certo non sono della tua coinquilina … -
La mascella di Annabeth avrebbe potuto toccare terra.
Cercò di balbettare un NO, ma suo padre sollevò un dito per zittirla. Andò verso la finestra e guardò fuori. Ciò che vide fu un ragazzo accovacciato sotto la finestra con addosso solo i pantaloni e un fagotto bianco in una mano.
Non ancora lo aveva visto, troppo occupato a pregare ad occhi chiusi. Frederick scosse la testa. In quel momento si sentiva troppo vecchio per certe cose.
- Ragazzo!- 
Percy sollevò la testa e vide quello che sicuramente doveva essere suo “suocero”.
Gli fece segno di alzarsi e lui, imbarazzatissimo, lo fece. 
- Queste sono tue – disse facendogli ondeggiare i suoi boxer davanti alla faccia. Gli prese non trovando il coraggio di distogliere lo sguardo da terra – E rimettiti la camicia –
Fece come gli era stato detto e lanciò un’occhiata ad Annabeth che guardava la moquette con molto interesse. Poi vide quella che doveva essere la sua matrigna  che lo guardava attraverso gli occhiali, impassibile. Forse compiaciuta.
La donna sorrise in modo inquietante – E credo che neanche lui sia della tua coinquilina … se non altro hai buon gusto, ma non molta decenza – disse prendendo una delle tante foto fatte con la Polaroid di Thalia.
In quella foto Percy stava sopra Annabeth,sul prato e le baciava il collo incurante del pubblico, mentre Annabeth mandava Luke a quel paese e cercava di avere un po’ di contegno da Percy, inutilmente.
Era una bella foto, se non fosse che in quel momento c’era il padre della sua ragazza che lo aveva beccato ad uscire dalla sua camera alle 9 di mattina e allo stesso tempo vedeva una loro foto, in cui lui non riusciva a trattenere “l’ormone”. 
Dio, pensò Percy, come ci siamo finiti in una situazione del genere?!
Annabeth gli aveva detto che i suoi erano degli stronzi menefreghisti. Perché erano lì?!
Certo che in quel momento non poteva dare loro la colpa. Se fosse stato lui  a trovare un ragazzo mezzo nudo sotto la finestra della stanza di sua figlia, probabilmente quel tipo sarebbe morto.
E a giudicare dalla faccia del signor Chase avrebbe fatto quella fine.
Continuava a guardare Annabeth e quando lei ricambiò lo sguardo, il signor Chase diede di matto.
- Voglio delle spiegazioni. SUBITO!-
Percy sarebbe voluto scappare, ma non voleva lasciare Annabeth da sola. Si sarebbe sentito in colpa.
Ma Annabeth pensava di saltare fuori dalla finestra e trascinare il suo ragazzo nel suo pickup e partite per andare in un posto dove non ci fossero genitori, preferibilmente senza istinti omicidi.
Vedeva suo padre assumere coloriti sempre più preoccupanti, il suo ragazzo sull’orlo di una crisi di pianto e la sua matrigna gongolare perché finalmente avrebbe potuto dire alla signora Smith che razza di figliastra degenera sia costretta a mantenere al college mentre se ne va con i ragazzi a fare chi sa cosa.
Sarebbe voluta sprofondare.
Si decise finalmente a parlare, sperando di riuscire a calmare il padre, ma Percy l’anticipò.
- È stato un incidente -  lo avrebbe ucciso. E se non l’avesse fatto suo padre entro cinque secondi, lo avrebbe fatto lei a fine giornata.
Il signor Chase strabuzzò gli occhi - Un'incidente?!-
Percy capì di aver detto una cazzata solo quando si ritrovò il naso del signor Chase a due centimetri dal suo.
- Vorresti dire che il fatto che tu ti trovavi in camera di mia figlia di sabato mattina sia un incidente?!-
Continuò a guardare il pavimento - No ... cioè si! ... cioè ... - stava andando nel pallone e il jeans iniziava a dargli fastidio.
- Non si passa la notte nella camera di una ragazza per sbaglio!!!-
-Papà ... - Annabeth cercò di interromperlo, ma Frederick la zittì ancora - Tu stai lì in silenzio. Saraì la prossima, appena finisco con lui-
Era la sua fine. Già vedeva le testate dei giornali " Ragazzo viene ucciso dal padre della sua ragazza perchè si fa beccare nella stanza del college di lei. Nessuno può dar torto al padre".
- Tu hai passato la notte con mia figlia e se io ti becco la mattina a scappare non puoi dirmi che è stato un'INCIDENTE!!! -
Il signor Chase prese Percy per il colletto della camicia e lui lo lasciò fare. Ma Annabeth diede di matto.
Si mise tra il padre e il suo ragazzo e spinse l'ultimo  per staccarlo da Frederick -Papà!!-
Percy fece due passi indietro - Io non ho ... -
- Non hai cosa??! Mi prendi in giro per caso?!- Frederick stava perdendo la calma che di solito lo caratterizzava.
Annabeth pensava seriamente di prendere Percy e correre, poi Susan fece l'unica cosa di cui Annabeth le sarebbe stata eternamente grata - Frederick, sono dei ragazzi. Lascia stare, anche tu sicuramente al college avrai fatto ... certe cose! Solo che a te è andata bene, perchè i tuoi genitori non ti hanno beccato -
- SI! Ma se mi avessero beccato ... -
- Se ti avessero beccato probabilmente ora ve ne fareste una grande risata, e Annabeth userebbe quella storia per ricordarti che come tu lo hai fatto, anche lei lo farà. è parte della vita ed è giusto così. Per favore, lei sta bene. è abbastanza grande da sapere quello che fa. E poi lui sembra simpatico. Forse non ora e non a te. Ritorniamo magari più tardi, quando ti sarà passata. Annabeth torniamo stasera, forse. Mi raccomando, evitate in giornata - concluse guardandola da sotto gli occhialoni. 
Frederick era ancora rosso e aveva la mascella contratta, ma decise di girarsi verso Susan, fece un bel respiro e disse - Annabeth, non voglio dirti che sono deluso perchè non sono certamente queste le cose "gravi" che potresti fare, ma sono comunque molto, ma molto arrabiato. Ne passerà di tempo prima che questa storia diventi divertente- poi si rivolse a Percy - E tu, ragazzo, ora non voglio sapere niente di te, ma spero di rivederti! -
Lui non sapeva se prenderla come "se hai passato la notte con mia figlia, spero che voi passerete la vita insieme, altrimenti ti ucciderò" oppure "quando ti rivedrò ti ucciderò".
Nel dubbio rimase zitto.
Mentre i signori Chase uscivano dalla stanza l'uomo si rivolse a sua figlia. La guardava non sapendo cosa pensare. Forse era cresciuta un po' troppo in fretta. Sentiva di essersi perso una parte della sua vita. Qualcosa gli era sfuggito. Si avvicinò e le disse - Puoi essere grande quanto ti pare, ma sarai sempre la mia bambina- e le diede un bacio sulla fronte -Ti chiamo stasera-
Susan lo prese per manoe insieme uscirono dalla stanza.
Annabeth era rimasta di sasso, già alla vista dei genitori. Figuriamoci a "la mia bambina". Non avrebbe mai creduto di risentire quelle parole. 
Percy rientrò con cautela, dalla finestra. Vide la sua ragazza persa, mentre tratteneva le lacrime e guardava per terra.
Poi sollevò gli occhioni grigi in quelli verdi di lui, aveva il labbro inferiore stretto tra i denti.
Si guardarono per un po', e Percy continuava a pensare che fosse bellissima.
Lei fece cadere lo zaino a terra e lui l'abbracciò.
Percy credeva di trovarsi in una scena romantica, finchè non gli arrivò uno scappellotto dietro il collo da Annabeth.
- UN INCIDENTE?! Ma sei cretino?!!-

Angolo autrice : Salve a tutti. Sono molto in ritardo per la pubblicazione del capitolo do "la mia vita con te".
Questa è una one-shot che avevo. Spero che vi piaccia e mi scusiate per la mia mancanza.

Baci
andrea_98
   
 
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