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Autore: corvonero83    16/03/2016    1 recensioni
Questa storia era già stata pubblicata ma come mi era stato fatto notare avevo messo troppa ciccia la fuoco in una one-shot. Quindi su consiglio di Francine, persona meravigliosa che vive in questo fandom, l'ho ripresa e sotto sua accurata revisione gli ho ridato una seconda vita. Quindi non posso che pubblicarla dedicandola a lei e ringraziandola ancora per l'estrema pazienza che ha avuto con me! Sei un autrice con i controcazzi e davvero una persona speciale!
I Goldini non mi appartengono e la storia è frutto della mia testolina bacata!
Buona lettura!
Dal I cap:
"Lui annuì rassegnato. Si alzò dalla sedia -Allora devo rimettermi in viaggio!-
-Aspetta un attimo.- Nashira lo fermò ed entrò veloce in casa per poi uscirne subito dopo con in mano un panno rosso.
Era un sacchetto in realtà. Glielo porse.
-Cos’è?-
-La mia maschera. È ancora rotta. Io non saprei come aggiustarla, e poi appartiene al Santuario. Shura deve decidere cosa farne. Non posso venire con te, ma…- esitò -Ma se lui mi rivuole con sé, digli che venga a prendermi. Digli che mi dimostri che ci tiene davvero a me. Almeno questo me lo deve, non credi?-"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Sagittarius Aiolos
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Dimmi cosa vuoi, te lo darò
questa notte non dire no
perdersi è così facile
non andare via tienimi
tienimi con te
here you are
here you lay
here you stay
I watch your sleep
come stai
quando sei
solo per
giorni bui?...”

 

(Mambassa- La costruzione della notte)

 

 

 

 

 

 

 

Erano passate tre settimane da quando DeathMask le aveva fatto quella visita inaspettata.

E non era successo niente.

Era arrivato un pacco, dopo alcuni giorni. Un semplice pacco che non aveva aperto.

Shura non si era presentato, Nashira stava perdendo la speranza e stava maturando in lei la decisione di andare al Tempio da sola. Doveva capire e affrontare il suo destino, scappare e nascondersi non serviva a niente.

Quello che le aveva raccontato Cancer era troppo orrendo e lei doveva aiutare il suo maestro.

L’uomo che l’aveva accolta e addestrata.

L’uomo che le aveva dato affetto e attenzioni, a modo suo.

L’unico uomo che avesse mai amato in vita sua.

Shura aveva bisogno di lei; o forse no?

Il dubbio la stava attanagliando e non solo il dubbio; un altro sentimento la stava divorando dentro, un sentimento che non avrebbe mai ammesso con se stessa! La paura.

L’aveva sempre gestita bene la paura, pochi istanti di panico da cui uscire sempre vittoriosa e sicura di sé, ma questa volta la paura che provava non era legata ad un avversario o a un combattimento, ma era paura di essere rifiutata da lui. Da Shura. La paura di essere cacciata via, di leggere delusione negli occhi del suo maestro, delusione ed odio.

Guardava la composizione davanti a lei. Grazie a Dite aveva imparato un po’ di cose sui fiori e quelle poche ma basilari informazioni le avevano permesso di trovarsi un lavoretto in un piccolo negozio di fiori di quel paesello vicino ad Inverness, dove si era rifugiata.

Non stava male in Scozia ma Death aveva ragione: faceva troppo freddo! E stava cominciando a sentire il peso della solitudine.

-Nashira, c’è un ragazzo che ha bisogno di te di là!- La voce della signora McCollins la ridestò dai suoi pensieri. L’anziana donna l’aveva accolta come una figlia più per curare la propria solitudine di vedova senza prole che per vere necessità lavorative.

Era una donna giovanile, molto pratica e allegra nonostante il destino le avesse portato via il marito troppo presto.

-È un bel ragazzo…vai!- si lasciò scappare e Nashira non poté che ricambiare il sorriso della donna, ignara di quello che la stava aspettando dietro la tendina di perline di plastica azzurra che separava il laboratorio dal negozio vero e proprio.

-Salve! In cosa pos…- le morì la voce in gola.

Se lo ritrovò davanti. Inaspettato.

E sentì il cuore batterle forte nel petto, troppo forte.

Shura era davanti a lei. Indossava un paio di jeans sgualciti, un giubbotto nero in cui stava nascondendo le mani e i capelli erano umidi per la pioggia del pomeriggio.

Non lo aveva mai visto in abiti civili e le venne meno il respiro.

Spalancò gli occhi per lo stupore e lui, nonostante si fosse impresso nel cuore e nella testa quel viso, ne rimase di nuovo colpito ed ebbe un brivido di piacere a ritrovarselo davanti così bello come lo aveva lasciato.

-Nashira?- lo sussurrò. Era davvero lei?

-Shura..- non riuscì a mantenersi nei ranghi, non riuscì a chiamarlo maestro! Shura...semplicemente Shura -Sei tu? Sei qui?-

Lui annuì -Scusami se ci ho messo tanto ad arrivare…-

Nashira tremò e senza ragionare gli si avvicinò per poi gettarglisi tra le braccia.

-Sei venuto?- non riusciva a crederci.

Lui la strinse a sé, forte. Forse troppo forte.

Respirò il profumo della sua pelle e solo in quel momento, tenendola stretta a sé, capì quanto avesse bisogno di lei.

-Perché te ne sei andata via, così?- La fissò serio ma senza rancore o rabbia. Le sfere nere, profonde volevano solo capire il senso di quella fuga, anche se in parte già lo sapevano.

-Per troppi motivi, Shura…-

I due capirono di dover parlare di molte cose. Non lo capirono solo loro; la signora McCollins comparve nel negozio e percepì il legame invisibili che legava i due ragazzi, un legame che superava il semplice amore tra due persone.

-Nashira puoi andare se vuoi. Come vedi non c’è molto lavoro e alla composizione posso pensarci io…- sorrise dolcemente e con quel sorriso amorevole fece arrossire Shura.

-Grazie Mary!- Nashira diede un lieve bacio sulla guancia della donna per poi rivolgersi di nuovo a Shura -Vieni!- lo invitò a seguirla e lui lo fece in silenzio senza obiettare.

Percorsero un breve tratto di strada e dopo pochi minuti, salendo una piccola rampa di scale in legno, si trovarono al riparo, dentro un piccolo ma confortevole bilocale.

-Perché la Scozia?- Shura era curioso e impaziente.

-Non lo so… Volevo essere lontana….- lo fissò insicura -Togliti la giacca. Vuoi qualcosa di caldo?-

Lui fece un cenno di diniego con la testa, ma si tolse il giubbotto nero mostrando un maglione verde che aveva visto tempi migliori.

Nashira lo studiò un poco, notò il viso stanco e tirato, gli occhi arrossati e le occhiaie profonde, non sapeva se per il troppo pianto o il poco sonno. Decise di parlare per prima.

-Shura?- Il ragazzo si stava fissando le scarpe, sentendosi chiamare alzò il viso di scatto fissandola con i suoi occhi neri e incerti. Sembrava un bambino perso. -Dimmi che quello che mi ha raccontato Death non è vero….- Era una supplica. E sperò con tutto il cuore che lui le dicesse “Si!...è uno scherzo di Cancer… sai che è un coglione!”.

Ma non fu così.

Shura abbassò lo sguardo. Si sentiva colpevole, inadeguato… non degno di stare davanti a lei.

-Ho dovuto farlo, io…io..- La voce gli tremò, sentì di nuovo gli occhi bruciargli, pieni di sale.

-Aiolos…- Lei sussurrò quel nome e per Shura fu una stilettata al cuore che lo portò a fraintendere tutto.

-Nashira, perché sei scappata? Io non volevo perderti, se l’avessi voluto, saresti potuta restare e amarlo… Io lo avrei accettato! Se volevi lui io… io…- si fece più cupo -Lo hai amato con sincerità, non solo per dovere… non gli hai dato solo il tuo corpo…-

Nashira sbiancò. Si rese conto che Shura non aveva davvero capito niente di tutto quello che era successo.

-Io non ero e non sono innamorata di Aiolos!-

-Ma tu hai accettato di fare l’amore con lui….-

-Ho fatto solo quello che volevi tu!- Nashira si alzò di scatto. -Ho lasciato a te la decisione, Shura! A te! Non puoi non essertene accorto! Io speravo che dopo quella notte tu ti saresti lasciato andare con me! Invece sei diventato un muro di ghiaccio e io non potevo più sostenere i tuoi occhi freddi…-

Il ragazzo spalancò gli occhi.

E anche lui si rese conto solo allora di non aver capito niente.

-Aspettami un attimo- Nashira sparì dietro l’unica porta della stanza lasciandolo perso nei suoi pensieri. Stava regnando un silenzio innaturale, interrotto solo dal rumore del vento che si era messo a soffiare con prepotenza.

Nashira aprì il pacco che le era arrivato giorni prima. Era giunto il momento di farlo perché nel suo io più profondo sapeva bene cosa contenesse. O meglio, lo sperava. E quando la vide tirò un sospiro di sollievo.

La maschera era tra le sue mani. Era di nuovo intatta, un unico pezzo di freddo metallo.

Frugò nel cassetto che conteneva le sue poche cose e tirò fuori una veste bianca, la sua veste cerimoniale che aveva portato con sé senza un vero motivo. Forse solo per non dimenticare.

La indossò, non sapeva se ne aveva ancora il diritto. Shura era pur sempre il suo maestro e lei aveva disertato. Doveva portargli rispetto e dopo una piccola incertezza indossò anche la maschera.

Dopo tutto quel tempo di libertà la sentì per la prima volta come uno strumento di tortura. Una volta era la sua forza, era parte di lei.

Ora la sentiva fredda e scomoda.

“Maledetta maschera!”

Si ripresentò nella stanza dove aveva lasciato Shura. Il Cavaliere stava guardando fuori dalla finestra, dandogli le spalle, era concentrato a guardare il lago, probabilmente aveva in testa le stesse domande che le aveva fatto DeathMask.

-Maestro?- lo chiamò con voce debole riprendendo il suo ruolo di allieva.

Shura si voltò di scatto e quando i suoi occhi furono su di lei sentì un brivido lungo la schiena. Era inerme davanti a lui, con quella veste bianca, candida, simbolo di purezza! Quella veste che avrebbe dovuto proteggerla per il suo significato simbolico di “vergine” di Atena, ma che la rendeva involontariamente affascinante e provocante, avvolgendone le forme perfette con il tessuto impalpabile. Deglutì a fatica.

Finché non si fissò sul volto coperto dalla maschera.

Odiava quella maschera! L’aveva sempre odiata!

Aveva di nuovo la sua allieva davanti e non sapeva se lo voleva davvero.

Quando Cancer gli aveva riferito che l’aveva trovata, si era sentito morire. L’amico era entrato a forza dentro la Decima Casa e lo aveva costretto a starlo a sentire gettandogli ai piedi i frammenti della maschera di Nashira.

“Nashira è viva e sta bene. Si trova in Scozia, ben nascosta. Non mi ha voluto seguire, ha paura! E posso capirla. Ora. Tu, testardo di un caprone, la vai a riprendere, se non lo fai… la perderai per sempre!”
La voce di DeathMask era dura e perentoria ma anche velata di una piccola supplica. Shura capì quello che voleva dirgli l’amico: voleva ammazzarlo di botte, a giusta ragione! Ma voleva anche riavere Nashira al Tempio, soprattutto avrebbe voluto vederli felici.

Aveva chiesto a Mu di aggiustare la maschera e il Cavaliere dell’Ariete l’aveva riparata il prima possibile, ma gli ci erano volute lo stesso due settimane. Una in più era servita per organizzare il viaggio senza destare sospetti nel Gran Sacerdote.

 

Nashira si avvicinò a lui lentamente e Shura rimase immobile, come paralizzato, per lui era sempre un colpo vederla così… simile alla dea Atena. E senza rendersene conto, le si gettò in ginocchio abbracciandole la vita e mettendole il viso sul ventre. Cercando disperatamente un rifugio per la sua vergogna.

-Shura?!-

-Non sai quanto ho bisogno di te!- Aveva il terrore nella voce.

-Alzati Shura! Ti prego, ora sono qui!-

Il Cavaliere d’Oro si alzò, arrossendo per quel gesto poco virile che aveva appena compiuto. Ma era felice, il suo cuore si era alleggerito un poco da quando l’aveva ritrovata.

Nashira lo guardò con i suoi occhi verdi attraverso la maschera e decise di togliersela. Lo fece con sicurezza dandola a lui -Questa è tua. Io… io sono tua, ti appartengo se tu, se tu lo accetti e lo vuoi ancora…-

-Nashira?..- Il ragazzo esitò un attimo, ma solo perché la bellezza di quel volto lo aveva turbato ancora.

-La mia scelta eri tu, Shura. Puoi perdonare la mia diserzione?-

Il cavaliere non rispose.

Incatenò i suoi occhi magnetici a quelli di lei e l’abbracciò. La strinse tra le sue braccia forti e Nashira si fece avvolgere da lui senza alcuna resistenza -Non devo essere io a perdonare te! Tu potrai mai perdonare la mia vigliaccheria? Io avevo paura di farti del male. Io… io sono una bestia mentre Aiolos… Sapevo che lui sarebbe stato dolce e premuroso, come era stato con me…- La voce gli uscì di nuovo strozzata.

-Anche tu lo saresti stato…- ne era convinta.

-Non lo so..-

-Io si! Io so che saresti stato dolce e premuroso Shura!- fu un sussurro che si perse tra le labbra del ragazzo che si erano avvicinate alle sue per poi incontrarle ed iniziare un gioco che li portò ben presto all’oblio.

-Ho bisogno di te Nashira..-

-Sono qui e ti seguirò ovunque tu vorrai…-

Shura fissò un attimo quel verde brillante -Io ti voglio con me, voglio che tu sia mia…-

-Io sono tua!-

E il Cavaliere a quelle parolesi liberò di ogni ulteriore indugio che gli stava legando il cuore. Tenendola per mano si fece strada in quel piccolo ambiente entrando nella camera da letto. Era da quella sera maledetta che desiderava averla, che bramava di sentirla davvero sua.

E ora lei era li.

Ed erano soli.

Solo loro due.

In un attimo la privò di quella misera veste facendola stendere sul letto, lei lo aiutò a togliersi i suoi abiti malconci. Finalmente erano nudi, l’uno davanti all’altro come non lo erano mai stati veramente.

Si stese su di lei, imbambolato da quegli occhi fieri, inebriato dal tocco delle sue mani sulla sua schiena possente, dalle dita che esploravano ogni centimetro di pelle seguendo i muscoli fino a delineare il percorso delle vertebre dalla base del collo alla linea dell’osso sacro.

-Giurami che non sei stata di nessun’altro?!- Era serio -Giuramelo!-

-Te lo giuro! Solo Aiolos mi ha avuta, solo lui. Ma io voglio te…-

-Dimmelo ancora!-

-Voglio solo te..-

E tanto bastò.

Shura non era Aiolos.

Non era dolce come il Sagittario, vero. Non era delicato e premuroso. Ma a lei non importava. Sentirlo dentro di lei, sentire il suo peso che la schiacciava, le mani che la tenevano salda al letto, il calore della pelle, il sapore del suo sudore.

Non le importava niente della vena bestiale che quell’atto trasudava.

Voleva averlo. Voleva essere sua. Voleva unirsi a lui perché lei era sua, lei era Nashira.

Stella del Capricorno.

Quel Capricorno tanto ragionevole, preciso, attento nei combattimenti e nel quotidiano, quanto sfrenato durante il sesso. Shura non ne capiva il motivo, era sempre stato così. Anche con Aiolos era così…

Ma ora non stava facendo sesso. Con lei stava facendo l’amore.

Ti insegno io a fare l’amore….”

E si bloccò. Gli occhi di Aiolos, gli occhi di Nashira. Solo ora si rendeva conto di quanto fossero simili quegli occhi. Occhi spalancati e pieni di speranza.

Shura non farlo! Questa bambina! Questa bambina è la dea Atena! Il Gran sacerdote…”

-Shura…?- un sussurro.

-Perdonami io…-

-Continua, fallo per me…-

Era una lotta nella sua testa: il ricordo di Aiolos, il sangue di Aiolos sulle sue mani, ed ora la realtà data dal corpo di Nashira sotto di lui, la voglia di amarla e di non farle male.

Ma poi il nodo si sciolse.

Lei prese le redini del gioco ribaltando i ruoli e Shura, sottomesso a quella furia meravigliosa, lasciò di nuovo che la sua razionalità lo abbandonasse. La morbidezza della pelle di Nashira, il suo sapore.

Al momento dell’amplesso Shura era di nuovo sopra di lei, la schiacciò quasi soffocandola stringendole le mani e permettendole di morderlo sulla spalla.

Rimase così, sopra di lei, dentro di lei. Quando fece per uscire fu proprio lei che lo fermò.

-Stai così, ancora per un po’, ti prego… È una sensazione bellissima…-

-Si…- Lui si distese di nuovo. -Siamo stati lontano troppo tempo-

Si lasciò cullare dalle mani della ragazza che accarezzavano dolcemente i suoi capelli neri, un po’ umidi per il sudore, scendendo al collo, passando il profilo delle orecchie e dandogli piccoli brividi di piacere.

-Death ti ha detto tutto vero?- Si accorse solo in quel momento che lei sapeva ma che lui non le aveva detto ancora niente.

-Sì- Nashira sospirò -Perdonami!-

Lui la guardò interrogativamente, gli occhi verdi erano pieni di ansia perché nel fare l’amore Shura aveva buttato fuori disperazione e rabbia -Shura? Dimmi cosa posso fare per aiutarti? Dimmi cosa vuoi, te lo darò! Ti darò tutto quello che posso darti.-

Un bosco verde perso in un oceano nero come la pece.

-Non andartene più! Non lasciarmi più! Tu sei parte di me, lontano da te mi sono sentito privato di qualcosa, come se mi avessero strappato via un arto! Tienimi con te… se lo vuoi…-

Lei sorrise dolcemente -Per tutta la vita, se lo vuoi tu- e lo strinse forte, forte tanto quanto poteva una ragazza come lei stringere un ragazzo possente come lui.

E Shura si perse in quell’abbraccio.

Si nascose in lei.

-Tornerò al Tempio con te, ma dovrò affrontare un processo vero?-

-Non devi preoccuparti. Io ti difenderò davanti al Gran Sacerdote… Devo parlare con lui. Ci sono troppe cose che non mi sono chiare! Io non riesco a perdonarmi, forse… Forse potevo evitare di colpirlo! Dovevo convincerlo a seguirmi al Tempio, a dirmi la verità, invece una voce dentro di me mi ha ordinato di ucciderlo...- Il ragazzo tremò e Nashira cercò di calmarlo con il suo calore.

-Non ci pensare ora, ti prego. Ci sono io con te…Riposati un poco e domani organizzeremo il ritorno al Santuario-

Shura sospirò e decise di ribaltare i ruoli, si portò sopra di lei e la prese tra le braccia. Aveva fatto così anche con Aiolos quella volta, nonostante fosse il maggiore, il Cavaliere del Sagittario aveva bisogno di essere cullato e protetto.

Con te mi sento sicuro Shura, protetto….”

Se ce ne sarà bisogno ti proteggerò sempre Aiolos…te lo prometto…”

Ma lui non aveva mantenuto la sua promessa.

Lui lo aveva ferito a morte.

-Penso di essere innamorato di te da sempre, ma l’ho capito solo quella sera….- glielo confessò all’improvviso.

-Shura…-

-Dovevo farlo io, non Aiolos… Dovevo capire i tuoi sentimenti, capire quello che volevi tu!-

-Io ti appartengo Shura, è scritto nelle stelle e non si può cambiare il destino.-

Il ragazzo si lasciò cullare da lei, perdendosi nel suo calore, nel suo odore, lasciandosi finalmente catturare dalle lusinghe di Morfeo, un dio che aveva trascurato da troppo tempo.

  
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