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Autore: ElaineAnneMarley    16/03/2016    3 recensioni
Sedevano una di fronte all’altro in mensa, al solito tavolo. Lui allungò la mano per prendere la mela dal vassoio di lei e lei fece lo stesso con i suoi grissini. Si mossero in perfetta sincronia, come se fossero due braccia dello stesso corpo. Due persone abituate al ritmo l’una dell’altra.
“Da stamattina abbiamo incrociato almeno tre ragazzi che ci stanno provando con te” se ne uscì Gregor improvvisamente, “possibile che non te ne piaccia nessuno?”
Holly Dee lo fissò per un lungo istante, colta di sorpresa.
‘Se non posso stare con te, non voglio stare con nessun altro’ pensò, almeno per la terza volta quel giorno.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CAPITOLO 1 – Un duplice colpo di fulmine

 
Holly Dee impugnò la maniglia e con forza aprì la porta che la divideva dalla sua nuova vita. Aveva sognato quel momento per anni, il suo primo ingresso in un’aula universitaria. L’inizio di una fase nuova ed eccitante della vita, un nuovo giro di amici, il primo fidanzato serio, i club universitari, il primo lavoro part-time. L’aula era già piena, gli studenti erano raccolti in gruppetti. Forse amici che si conoscevano dalla scuola superiore, forse persone che avevano cominciato a socializzare. Holly Dee si diresse con passo sicuro verso il primo banco.
“Va bene qui?” chiese rivolta alla ragazza che era con lei, la sua amica d’infanzia Agata. L’altra annuì.
Posò a terra la grossa borsa di sughero colorato e cominciò a guardarsi intorno. Si aspettava di aver bisogno di almeno un paio di giorni per imparare a riconoscere le persone, quindi spostava lo sguardo velocemente da un gruppetto all’altro finché gli occhi non le caddero su un ragazzo seduto su uno degli ultimi banchi. Era certa che prima o poi sarebbe successo anche a lei, lo diceva da sempre, ma non si aspettava che un colpo di fulmine fosse una cosa così devastante. Il respiro le mancò per un attimo e fu costretta ad abbassare lo sguardo perché il cuore le era salito in gola. Batteva così forte che aveva paura potesse sentirlo persino Agata, seduta accanto a lei. Molto lentamente alzò di nuovo lo sguardo e lo osservò meglio.
Aveva le spalle larghe, i capelli castani, pettinati leggermente all’insù e gli occhi nocciola. Indossava una camicia chiara arrotolata sugli avambracci e dei pantaloni scuri. Quando rideva, si creavano delle fossette sul volto, che aveva l’abitudine di pizzicarsi con il pollice. Era indubbiamente un bel ragazzo, ma nella classe c’erano ragazzi più belli. Nonostante ciò Holly Dee non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Proprio in quel momento entrò il professore e la ragazza fu costretta a girarsi. Era la prima ora del corso di ‘Storia di Ponente’ e Holly Dee faceva estremamente fatica a concentrarsi. Ogni occasione era buona per voltarsi a guardarlo. Cominciò a sperare ardentemente che la gente facesse delle domande così da avere una scusa per girarsi. Più di una volta incrociò il suo sguardo, ma non aveva la forza di sostenerlo e guardava da un’altra parte impacciata. Lui sembrava così sicuro di sé e lei si sentiva impreparata di fronte a tutte le emozioni che aveva provato in un lasso di tempo tanto breve.
Doveva ammetterlo, sperava di trovare un ragazzo all’università, ma pensava sarebbe stato un processo graduale. Prima farsi un gruppo di amici, poi tra questi trovarne uno con cui stava particolarmente bene, cercare di spendere più tempo possibile con lui, il primo bacio, l’annuncio ufficiale al gruppo. E invece tutto era stato molto più veloce, sapeva che se non fosse stato lui, non poteva essere nessun altro. Agata le avrebbe detto che stava esagerando, come al solito. Non vedeva l’ora di indicarlo all’amica, in qualche modo. Per il momento non voleva che lui se ne accorgesse, quindi aveva solo scritto su un angolo del quaderno ‘mi sono innamorata’ e Agata aveva riso rispondendo ‘beata te’.
E poi accadde una cosa inaspettata, il ragazzo alzò la mano per fare una domanda. Holly Dee fu felice di poterlo finalmente guardare direttamente, anche se insieme a decine di altri occhi. Persino la sua voce gli piaceva, aveva un accento della costa, quindi era di quelle parti anche lui.
Durante la pausa approfittarono per prendere qualcosa da mangiare, Agata disse che voleva passare in biblioteca a ritirare dei libri e Holly Dee decise di rimanere nei paragi. Tornò in classe e lui era di nuovo seduto sul banco, nella stessa posizione in cui l’aveva visto la prima volta. Cercò di avvicinarsi scambiando due chiacchiere con un gruppetto di ragazzi poco lontani da lui. Sperava che un po’ alla volta di raggiungere il suo circolo e magari trovare una scusa per farsi rivolgere la parola.
Sfortunatamente entrò la professoressa della seconda ora di lezione, ‘Mediazione culturale’, e Holly Dee tornò mestamente al proprio posto. Trascorse tutta la lezione a pensare a come riuscire a conoscerlo. Forse poteva provare a fare amicizia con uno dei suoi amici, oppure sedersi più vicino il giorno dopo.
La professoressa lasciò l’aula e Holly Dee si voltò immediatamente a cercarlo tra la folla. Si era già alzato, che fine aveva fatto? Si alzò in punta di piedi scrutando tra la gente. Se l’era lasciato sfuggire, si voltò verso l’amica e fece un salto facendo cadere a terra l’astuccio di Agata, una moltitudine di penne colorate si sparse a terra. Era lì a pochi passi da loro, vederlo così da vicino fu quasi come vederlo per la prima volta e il cuore prese a ruotarle nel petto. Si immaginò che questo potesse creare un campo gravitazionale che lo attirasse a lei. E lui prese ad avvicinarsi.
 
Quella mattina Gregor era stato tra i primi a entrare in aula perché era arrivato direttamente dall’allenamento di tiro con l’arco a cavallo, che aveva tutte i giorni molto presto. Si era seduto in fondo all’aula e aveva occupato un po’ di posti per alcuni suoi compagni del liceo che erano iscritti allo stesso corso. Non erano suoi amici a dire il vero, conoscenti, ma era sempre meglio che affrontare il primo giorno di università da solo. Si arrotolò la camicia sugli avambracci e si massaggiò pensieroso i calli che aveva sulle mani. Sperava di aver fatto la scelta universitaria giusta, era un corso piuttosto facile quindi non avrebbe dovuto interferire con gli allenamenti di equitazione, tiro con l’arco e scherma.
L’aula cominciava a riempirsi e gli studenti che entravano avevano tutti la stessa espressione un po’ spaurita, finché non vedevano un volto familiare o trovavano un posto seduti vicino a qualcuno altrettanto solo. Stava guardando proprio in direzione della porta quando la vide entrare.
Aveva un criniera di ricci pece, gli occhi nerissimi e i lineamenti dolci. Un fisico asciutto, ma femminile, tutte le curve al posto giusto e le gambe sottili. Indossava un paio di pantaloni verde scuro, attillati, e un maglioncino beige abbottonato sulla schiena. Le scarpe di tela aperte facevano intravedere le caviglie, Gregor considerava le caviglie una parte estremamente sensuale del corpo. La ragazza spostò lo sguardo vivace da una parte all’altra della classe, facendo ondeggiare la borsa colorata, e si sedette in prima fila. Troppo lontano da lui.
Non era sola, sembrava conoscere la ragazza seduta al suo fianco. Ogni tanto le vedeva ridacchiare, chissà di cosa parlavano.
Durante la prima ora di lezione pensò che in fondo era meglio fosse seduta in prima fila, così poteva osservarla indisturbato perché sembrava stesse guardando il professore. Dopo solo un’ora già si era abituato al modo in cui la ragazza inclinava il capo per prendere appunti o si sistemava i capelli ogni volta che i ricci indisciplinati le sfuggivano dal fermaglio di conchiglia. Era adorabile.
Non era sicuro lei l’avesse notato e così decise di fare una domanda al professore, non era una un intervento molto intelligente ne era consapevole, ma voleva a tutti i costi distinguersi ai suoi occhi dal resto degli studenti.
Durante gran parte della pausa rimase insieme al suo gruppo, uno dei ragazzi stava raccontando come era riuscito a copiare durante gli esami di fine scuola superiore e Gregor ne approfittò per pensare a come avvicinarla, conveniva aspettare o fare la sua mossa il prima possibile? Alla fine della pausa aveva preso la propria decisione, avrebbe aspettato la conclusione della seconda ora e sarebbe andato a presentarsi, improvvisando in qualche modo. La professoressa della seconda materia aveva appena concluso il discorso e stava ancora raccogliendo le diapositive che molti degli studenti si erano già alzati per lasciare l’aula. Gregor scattò in piedi e scese prontamente fino alla prima fila di banchi. Era quasi fatta, era così vicina.
Improvvisamente l’astuccio posato di fronte a lei si rovesciò a terra e lui si fiondò a raccogliere le penne colorate prima che potesse farlo lei.
“Piacere, Gregor” disse allungandole l’astuccio, cercò di sfoggiare il suo sorriso migliore.
“Piacere, Agata” rispose lei ricambiando il sorriso.

   
 
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