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Autore: addict_with_a_pen    17/03/2016    6 recensioni
“Ah dimenticavo” disse girandosi nuovamente verso me “non devi avere paura di me Frank. Sono solo un grande perdente con un debole per i fumetti e un’ossessione compulsiva per la musica. Le uniche creature a cui posso far male sono le zanzare, non te di sicuro. Alla prossima”
Forse non era vero che non potevo cambiare...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Ci credete se vi dico che ce l’ho fatta e che quindi... la storia è finita? Nel senso, i capitoli rimangono trenta come da me già detto all’inizio, ma diciamo che la storia in sè finisce qui, che il prossimo sarà solo una conclusione per far salire la nostalgia alle stelle (almeno a me) e niente di più.
Credetemi, la cosa mi sta dando parecchia tristezza, dato che qui su Word dove ho ricopiato tutto mi segna che ho riempito un bel settanta pagine e passa di cavolate, un libro in pratica...
Lasciando perdere queste cose idiote di cui a nessuno importa, vi lascio alla storia, conservando i ringraziamenti per il capitolo trenta.
Baci :*

 

 



 

La ventinovesima volta in cui vidi Gerard Way, gli regalai un mazzo di rose.

“Gee questo bagnoschiuma fa cagare, lo sai?”
“Taci Frank. Non è di certo il bagnoschiuma il motivo per cui sono qui.” Disse non muovendo le labbra da quel punto sul mio collo sul quale sembrava essersi fissato con molto interesse.
Ringraziai il cielo che in quel periodo mia madre non facesse più di tanto caso al fatto che fosse già la seconda volta che non tornavo a casa la notte, presentandomi il mattino dopo con dei capelli tutto meno che pettinati, le occhiaie fino ai piedi e un sorriso enorme in volto; difatti, dopo aver fatto l’amore per tutto il pomeriggio, ci eravamo trascinati nella vasca da bagno per lavarci ma, soprattutto, coccolarci un po’. Ho sempre amato le coccole, il farmi stringere ed accarezzare da Gee mentre mi sussurrava ogni genere di dolcezza nell’orecchio. Certo, c’era stato ancora un momento di disagio prima che i miei boxer venissero via, e uno ancora prima di entrare nella vasca da bagno, ma tutte e due le volte Gee si era messo entrambe le mani sugli occhi dicendo che non mi avrebbe guardato, sebbene sapessi che in realtà i suoi occhi erano ben fissi su di me. Lui usava la tenerezza in casi come questi e mi resi conto che forse era questa la soluzione migliore, l’unica che fino a quel momento non mi aveva fatto accartocciare in un angolino a tremare davanti a situazioni per me insostenibili.
Risi quando prese a baciare un punto sulla mia spalla che mi scatenò un’ondata di solletico indescrivibile.
“Frankie?” Mi chiese dopo aver deciso che il suo lavoro era finito, ovvero dopo avermi lasciato un segno rosso grande quanto una casa sulla pelle.
“Dimmi.” Risposi per poi portare una sua mano vicina alle mie labbra e baciarla dolcemente.
“Sei felice?”
“In che senso Gee?” Era una domanda parecchio semplice a dire il vero, ma non capivo il perchè mi avesse chiesto una cosa del genere.
“Nel senso che... sei felice ora, qui, con m-me...? Sei abbastanza sereno da voler restare con me?” Sorrisi intenerito da quella domanda, anche se contemporaneamente un’ondata di tristezza e sensi di colpa mi travolsero, poichè era colpa mia, era mia la colpa di quella domanda e di quei suoi dubbi.
Non gli risposi, mi alzai e uscii dalla vasca, avvolgendomi un’asciugamano sulle spalle per comprirmi ed asciugarmi, per poi dirigermi fuori dal bagno.
“Frank!? C-Che ho detto di male?? N-No, ti prego, non andare via, i-io... Frankie!”
“Sssht non vado da nessuna parte Gee...” sussurrai sulle sue labbra dopo essermi inginocchiato accanto a lui fuori dalla vasca “Esci e aspettami di là che, anche se tecnicamente il tuo compleanno è domani, ho un piccolo regalo per dimostrarti quanto sono felice, quanto mi rendi felice... Okay?” Mi sorrise improvvisamente più rilassato e si alzò a sua volta.
“Mi hai fatto morire di paura, cazzo!” Ridemmo insieme.
Quando stava per prendere un’altra asciugamano per coprirsi a sua volta, lo bloccai e lo avvolsi con la mia, in modo che la sua pelle bagnata entrasse in contatto con la mia già asciutta.
“Mmmh sei caldo...” sussurrò abbracciandomi a sè “Mio Dio Frank, ti amo così tanto, non riesco a trattenermi dal dirtelo...” Sorrisi di gioia pura nel sentire quelle parole e cominciai a passare le mani su tutto il suo corpo per asciugarlo, mentre decisi che stavolta era il mio turno di baciargli il collo.
“Vai ora, torno subito.” Dissi per poi dargli una pacca sul sedere e lasciarlo lì in piedi, nudo e con un’espressione che descriveva alla perfezione cosa fosse la beatitudine.
Non sapevo quanto potessero essere belle ancora, insomma, erano ore che se ne stavano chiuse in quel sacchetto, unico modo per tenergliele nascoste e non rovinargli la sorpresa meravigliosa che avevo preparato. Le presi in mano e tirai un sospiro di sollievo nel vedere che non si erano sgualcite più di tanto, per poi dirigermi di nuovo verso la stanza ed aspettare sulla porta. Sorrisi nel vedere che mi stava aspettando seduto sul letto a gambe incrociate, con un’espressione da bimbo felice e un sorrisone stampato in volto.
“Chiudi gli occhi Gee, stavolta per davvero però.” Il suo sorriso non fece altro che ingrandirsi nel vedermi sulla soglia, ma poi fece come da me richiesto, portandosi un cuscino sul volto così che ero certo non avrebbe visto nulla.
“È sufficiente così?” La sua voce mi arrivò ovattata e confusa a causa dell’ammasso di piume che si stava pigiando in faccia, così che l’adorabilità della situazione raggiunse livelli indescrivibili.
Mi avvicinai al letto senza rispondergli e senza far rumore, per poi una volta arrivatogli davanti, salire sul materasso e inginocchiarmi davanti a lui. Cominciai ad immaginarmi come avrebbe potuto reagire, se mi avrebbe abbracciato, baciato o entrambe le cose, se avrebbe pianto o riso, se avrebbe capito cosa quel gesto volesse significare o se mi avrebbe chiesto spiegazioni, così che decisi di smettere di immaginare e godermi la sua reazione dandogli finalmente la sua sorpresa.
“Apri gli occhi...” Gli bisbigliai all’orecchio, così che ubbidì all’istante. Questa reazione non l’avevo prevista... Si portò le mani sulla bocca e fece un gridolino dolcissimo di pura gioia non appena i suoi occhi, già umidi dall’emozione, si posarono su quel mazzo enorme di rose rosse che tenevo in mano.
“Non sono bravo con le parole, penso tu oramai lo abbia capito, come non sono bravo a tenermi strette le persone a cui tengo, arrivando addirittura a raggiungere l’esatto contrario di ciò da me previsto, allontanandole dalla mia vita, isolandomi, ma non questa volta...” gli asciugai una lacrima baciandola via “Penso di essermi reso conto di amarti ben prima di qualche giorno, settimana o mese fa, poichè...” feci un bel respiro profondo “Gerard, ti amo da sei anni, sì, l’ho detto e lo penso davvero, non ho paura ad ammetterlo, non più...” allungai meglio il mazzo verso lui “Anche se in ritardo, ti chiedo di perdonarmi e, se vuoi, accettare il mio amore come regalo per il tuo compleanno, come regalo per la nostra vita, insieme...” Prese il mazzo di rose tra le mani e lo posò accanto a sè, per poi, col volto rigato dalle lacrime, afferrare delicatamente il mio viso e baciarmi dolcemente per minuti.
“Buon compleanno Amore...”
Ce l’avevo fatta.

  
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