Uno straniero in terra straniera questa è la definizione distaccata con cui il tenente colonnello Joan Burton determina quel piccolo alieno che cresce dentro di lei.
Per Roland è un dono di Dio ma per lei che ha sempre programmato tutto è un imprevisto.
Non l'ha scelto lei di diventare madre, non a questo punto della sua vita, e questa imprevedibilità la getta in una paura folle di finire come le sue compagne di liceo che facevano uso di droghe e rimanevano incinte.
Più forte dello shock, più forte della nausea e di quella meschina sensazione di ingratitudine ogni qualvolta incrocia gli occhi spenti del generale Holden - che ha appena perso una figlia- è lo sguardo raggiante di Roland già proiettato alla sua nuova vita di papà.
E niente, nemmeno le bombe in Afghanistan, l'hanno mai destabilizzata e messa in crisi come lo sguardo ferito di suo marito quando gli ha comunicato che abortirà, che questo bambino non vivrà.
Più intenso del turbamento, dell'incertezza e dell'appagamento del suo lavoro c'è però quel suono di vita e quando torna a casa, con il video dell'ecografia in borsa, sa di aver fatto la cosa giusta.
"Se non saprò essere una brava madre, nostro figlio avrà almeno un ottimo padre!"
E sa che questo bimbo inatteso, che nascerà contro ogni pronostico, li rallegrerà e unirà oltre ogni altra cosa.