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Autore: Lady Hamamelis    18/03/2016    0 recensioni
Nel tempo delle dame e dei cavalieri, un salice ridente vive in un bosco del nord, lontano dalla sua terra d'origine e i suoi simili. Pur essendo tanto solo, è sempre contento della sua vita, finché un giorno una bambina dagli occhi azzurri visita il bosco e riempirà quella solitudine. Poi succede qualcosa che cambierà a entrambi le loro vite tranquille...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che il principe partì, la vita della giovane ritornò abitudinaria come prima, ma il suo animo era completamente cambiato: si immaginava la sua vita in un altro regno, tra altre persone che non fossero suore, in un castello bellissimo con tanti libri e avventure; ma sopratutto una vita dove avrebbe sempre fatto passeggiate e parlato di tutto ciò con il principe. Viveva sognando il giorno in cui sarebbe tornato e ne soffriva la sua mancanza.
Per compensare ciò, rimaneva intere giornate sotto quei rami familiari del salice, guardando i giorni passare e aspettando.. finché i giorni divennero settimane e le settimane mesi. 

Il salice era preoccupato per il comportamento così apatico della sua piccola amica.
Se continuava così rischiava di diventare un’erbaccia! Gli esseri umani si muovono, devono cercare cibo e acqua, non possono stare a guardare il cielo e le stagioni passare come le piante perché hanno il tempo che grava loro sulle spalle più che a tutti gli altri esseri.
Tuttavia, essendo un albero e non un uomo, non poteva comunicare questi suoi pensieri all’amica, e l’unica cosa che era in grado di fare era scuotere i suoi rami con disapprovazione.

Intanto la guerra continuava a imperversare su entrambi i regni dei combattenti e un terribile giorno arrivò persino al convento delle pacifiche suore.
Il re del loro regno aveva scoperto che avevano dato rifugio, e oltretutto curato, il principe nemico.  A causa del ritorno del principe, il re aveva perso numerose battaglie e per questo motivo ritenne queste azioni degli atti di tradimento, ordinando che il convento venisse chiuso.
Le povere suore dovettero andarsene via con i loro pochi averi, lasciando alle spalle una casa che non avrebbero più visto solo per aver salvato una vita.
La fanciulla si rifiutò di andare con le suore poiché doveva aspettare il principe. Come avrebbe potuto sapere dove sarebbero andate? Era impossibile, per lei, lasciare quel posto. Così chiese rifugio alla vecchietta del paese, offrendosi di aiutarla per le faccende domestiche. Sebbene fosse in paese non era lontana dal bosco e in questo modo avrebbe potuto raggiungere facilmente il salice, che sarebbe stato il loro punto d’incontro. 

I giorni continuavano a passare, così anche le settimane finché passò un anno. Era di nuovo primavera e finalmente arrivò la notizia tanto aspettata: la guerra era finita! Finalmente potevano vivere tutti in pace!
Nella gioia di questa novità tutti i paesi diedero una grande festa in nome della pace e molti soldati ritornarono alle proprie case quel giorno stesso. Si festeggiò per tutta la notte e la mattina dopo arrivò un giovane a casa della vecchia.
Subito la fanciulla si precipitò ad accoglierlo ma ben presto rimase delusa nel constatare che non era il principe: era il nipote della vecchietta, un semplice conciatore di pelli.
Questo si mise allegramente a parlare dei combattimenti ai quali aveva partecipato, delle persone che aveva incontrato e della nuova pace stipulata tra i due re. Erano giunti all’accordo che i due regni si sarebbero uniti con il matrimonio dei figli, e in questo modo non ci sarebbe stato alcun motivo per fare altre guerre. Perciò il principe nemico avrebbe sposato la figlia del loro re.
Dopo aver compreso che cosa la pace avesse comportato, la povera fanciulla scappò con un’enorme sofferenza da quella casa, rifugiandosi nel bosco. 

Il salice ridente osservava sotto i suoi rami la piccola amica che conosceva da quando era un bambina piangere di dolore. Il principe le aveva promesso che sarebbe tornato e invece l’aveva dimenticata, gli disse la giovane in un sussurro soffocato dalle lacrime.
Se solo le avesse potuto parlare! Se solo avesse potuto dirle che il cuore dei giovani è così mutevole, che vivendo avrebbe potuto dimenticare e amare tante altre persone!
“Perché fa così male? Perché non posso dimenticare anche io? Ti prego, mio unico amico, dai anche a me un rimedio per guarire questo mio dolore!” supplicò la ragazza al suo vecchio albero preferito, ricordando la cura miracolosa che aveva salvato il principe. Ma il povero salice poteva forse curare un male della testa, ma non sapeva aggiustare un cuore spezzato. 

“Ah! Che vuoto terribile che ho nel cuore ora, quando fino a poco fa era colmo di così tanta speranza. E la mia unica colpa è stata solo di amare! Vorrei essere una pianta come te per non soffrire più!” e a quelle parole la sua voce si spense, e con il volto ancora bagnato che premeva contro il tronco del salice, perdette i sensi.
Il suo cuore giovane era stato a lungo messo alla prova, e dopo tutte quell’apatia e speranza in un futuro che non sarebbe mai arrivato non resse il dolore improvviso che gli era stato inferto. 

Quando il salice comprese che la sua cara amica non era più, capì cosa aveva inteso poco prima che si spegnesse la sua piccola vita. Sentì tutto il peso del dolore che gli fece perdere le forze: tutti i rami scesero a coprire la povera amica nell'intento di un ultimo abbraccio e le sue foglie si allungarono a causa dell’improvvisa perdita di acqua, prendendo la forma di lacrime.
Gli altri alberi non riuscivano a capire che cosa stesse succedendo, e si spaventarono molto nel vedere quella scena.
“Che cosa sta facendo? Perché è tutto così aggobbito?” chiedevano tra di loro. La vecchia quercia sospirò: “Sta piangendo”.
Tutti si guardarono perplessi a quella risposta. “Come, piangendo? Solo il cielo può piangere! E perché piange? Non c’è nulla che possiamo fare?” provarono a chiedere di nuovo.
“No, l’amore è la fonte di ogni dolore. E il dolore è un peso che si porta da soli”. 

Così nel bosco vicino al fiume, da quel giorno il salice ridente diventò il ‘salice piangente’.

“Non sono riuscito a salvarti, ma voglio esprimere il tuo ultimo desiderio, sebbene non possa garantire che non soffrirai più”, pensò il salice.
Le sue lacrime scendevano sulla fanciulla e cominciarono a far avvenire una metamorfosi al suo corpo senza vita: le gambe si attaccarono al suolo, le braccia si strinsero al busto diventando verde acceso, mentre le mani si allungarono in foglioline; infine il capo divenne un fiorellino a cinque petali, di un colore azzurro come il cielo, come gli occhi della bimba che era andata a raccogliere i frutti di bosco in quella giornata d’autunno.
Ed ecco che nulla era cambiato, la sua giovane amica era ancora sotto i suoi rami penduli che sorrideva e lo ringraziava per esserle stata a fianco ogni giorno; e adesso lo sarebbero stati per sempre. 

  
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