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Autore: milly92    18/03/2016    0 recensioni
Penso a Ramona che passa il tempo libero a farsi bella per trovare un uomo, andando in discoteca e in locali eccentrici; a me, che provo a vivere la mia nuova vita ma senza riuscirci, sprofondando nel passato e spiando i social di Michele; a Vic, che ha superato i trenta ma passa il suo tempo libero con la playstation, mille serie tv e serate dedicate ai giochi da tavolo con pochi amici, mentre magari sogna di stare con una bella donna che ha intravisto al supermercato.
Piero, il dolce e sognatore Piero, non è da meno, con i suoi dolci della domenica che porta amorevolmente alla tipa del secondo piano, di cui è innamorato da circa sei mesi, le lezioni di fitness a cui va per conoscere qualcuna che lo degni della sua attenzione e i consigli che viene a chiedere alle due colleghe/vicine che abitano di fronte a lui.
Siamo insegnanti, dovremmo dare il buon esempio a degli adolescenti, ma siamo davvero in grado di farlo? Non siamo anche noi ancora dei ragazzini inesperti e incompresi, semplicemente con qualche anno in più?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ciò Che Succede Al Pub, Rimane al Pub

Capitolo 2

Ciò Che Succede Al Pub, Rimane al Pub

 

Il venerdì è il giorno più brutto della settimana visto che sono a scuola dalla prima alla quarta ora e ho tre ore di fila in una sola classe.

Per fortuna, oggi mi è andata meglio perché c’è il compito in classe, così devo semplicemente dare un’occhiata in giro mentre i ragazzi sono impegnati a scrivere il loro saggio breve.

Sto dando un’occhiata al registro elettronico quando bussano alla porta dell’aula e la vicepreside, Marisa Odierni, entra senza nemmeno aspettare il mio permesso.

Risoluta, avanza verso di me con la sua solita aria da dittatrice stanca che non ha tempo da perdere.

“Buongiorno, Lara, scusami l’interruzione... Ah, stanno facendo il compito” constata con un rapido sguardo, per poi voltarsi verso di me e degnarsi di guardarmi in faccia. “Stiamo organizzando la gita per quelli di quinta, probabilmente andremo a Madrid. So che non hai le quinte, ma volevo chiederti la tua disponibilità come accompagnatrice, si parte verso marzo”.

Esitante, guardo i ragazzi e poi il volto di Marisa, le cui rughe mi fissano come per minacciarmi.

“Quanti giorni...?”.

“Sei. Andrete con l’aereo”.

“Ah, tu non vieni?”.

“Mi prendi in giro? Sei giorni fuori casa? Mio marito ne approfitterebbe per cambiare serratura e non farmi entrare più. Su, non farti pregare, sei la più giovane qui, di sicuro ti va di mollare questo carcere per una settimana!”.

Conosco la fama di Marisa, nota per la sua irritabilità e la tendenza a urlarti contro mille cose in un secondo se non le obbedisci, così, per quieto vivere, annuisco.

Dopotutto non vado all’estero dal viaggio post laurea di quattro anni fa, quindi visitare Madrid non può essere male, anche se avrò la responsabilità di un numeroso gruppo di diciottenni.

“Va bene, ok, do la mia disponibilità” annuisco quindi, cauta.

Marisa sospira e alza gli occhi al cielo.

“Finalmente! E come sei difficile! Firma qui, su!”.

Mi sbatte in faccia un foglio di carta, dove riesco a leggere le firme dei miei colleghi: Ramona, Vic e Piero ci sono, insieme ad altri tre docenti più grandi di noi di almeno dieci anni.

“Perfetto, ciao” sbotta infine, correndo fuori dalla classe, come se fosse un inferno.

Mi schiarisco la voce mentre mi volto verso la classe, che sembra sollevata per il fatto che non ci sarò e allo stesso tempo sconvolta per il comportamento della vicepreside.

“E’ inutile che sorridete, lei insegna lettere come me... Quindi se non viene forse mi sostituisce lei, quando andrò in gita” esclamo, cattivissima.

Li vedo impallidire e tornare con finta aria casuale con la faccia sui fogli, mentre ridacchio, soddisfatta.

 

 

 

Quando torno in sala professori per sistemare le ultime cose prima di tornare a casa, vedo che Ramona, Piero e Vic se ne stanno davanti a un pc, entusiasti come non mai.

“Che fate?” domando, incuriosita, visto che è raro trovare qualcosa che appassioni tutti e tre allo stesso tempo.

Ramona si gira e sorride entusiasta.

“Ho visto che hai firmato! Stavamo vedendo i più bei posti di Madrid!” mi spiega, battendo le mani con eccessivo entusiasmo.

“Devo ubriacarmi di sangria!” aggiunge Piero. “E non vedo l’ora di andare al Museo del Prado e al Reina Sofia! I ragazzi ameranno la Guernica, la dovrei spiegare proprio a marzo, che bello poterlo fare dal vivo!”.

“I ragazzi hanno così tanta paura di me che non oseranno rompermi le scatole!” esclama Vic, felicissimo.

“Ragazzi, sveglia! Saremo noi i responsabili! Non dormiremo, dovremo fare i turni di notte per cercare di non farli sgaiattolare fuori dalle stanze e magari procreare dei bambini o ammazzarsi mentre tentano di raggiungere un’altra stanza scavalcando un balcone!” ricordo loro, schioccando sonoramente le dita come per riportarli alla realtà.

I tre mi guardano sconcertati, come se fossi la guastafeste della situazione.

“E hai già ucciso il mio buon umore” mi rimprovera Vic, sbuffando, mentre si avvicina a uno dei tavoli e prende la sua borsa con i compiti. “Ora qualche ragazzino prenderà due e non tre a causa tua!”.

“Cosa? Ma... Insomma, ricordate le gite del liceo, sì? I prof sono sempre quelli che si stressano mentre i ragazzi si rilassano e si divertono! Dovrei raccontarvi quello che la mia classe ha combinato a Parigi nel duemilasei, quando ero all’ultimo anno...”.

“Oh, Parigi! Lì sì che ci andrei, anche solo per baciare qualcuno vicino la Torre Eiffel!” mi interrompe Ramona, con aria sognante.

“Giusto! Sai che bello!” le dà man forte Piero, con un sospiro che è tutto dire.

Mi passo una mano sulla faccia e scuoto con aria di disapprovazione, e per fortuna questa volta Vic è dalla mia parte perché assume un’aria disgustata e si avvia verso l’uscita.

“Siete i peggiori. Tutti e tre! Andiamo a interrogare, su...” esclama, chiudendo la porta.

“Per me è stato mollato a Parigi” esclama Ramona, pensierosa.

“No, no, è stato solo a Berlino anni fa, non viaggia mai” ci informa Piero.

“Cosa?”.

Annuisce, pensieroso.

“E’ di Ludovico che parliamo, ragazze, su, sapete che viaggiare è troppo faticoso e stressante per una poltrona vivente come lui. Comunque... Andiamo a Madrid!”.

“E io me ne vado a casa!” dico, raccogliendo le ultime cose e indossando il mio cappotto rosso, il mio preferito.

 

 

 

 

Il pomeriggio si annuncia grigio e nuvoloso, come ogni pomeriggio da quando è iniziato il nuovo anno, e la mia voglia di correggere diciannove temi è pari a zero.

Ramona mi guarda con aria furba visto che lei ha consegnato oggi i risultati dei compiti di latino e negli ultimi due giorni l’ho guardata esasperarsi a causa degli errori assurdi e banali che leggeva.

Dopo la questione dell’uomo magnifico-cretino, abbiamo discusso un po’, salvo poi comprendere che siamo diverse, io non interferirò con la sua vita e lei non dirà nulla sua mia, onde evitare ulteriori litigi.

Preparo una tisana rilassante prima di accingermi a prendere i compiti e ho appena il tempo di versare il filtro nella tazza piena di acqua bollente che sento il campanello squillare.

Vedo Ramona percorrere l’ingresso per aprire e nel giro di poco la voce di Piero invade la casa.

“Piero” esclamo, appena lo vedo entrare in cucina con un vassoietto tra le mani, ricoperto da carta alluminio.

“Avevo il pomeriggio libero e vi ho fatto un tiramisù, ragazze” annuncia, sorridente.

Trattengo il respiro mentre lo vedo appoggiare il vassoio sul tavolo e lo abbraccio, felice.

“Adoro il tiramisù! Piero, sposami!” lo prendo in giro, ricalcando le varie battute che ho fatto in questi mesi riguardo il suo essere un uomo oggettivamente perfetto, che sa fare tutto e ama sperimentare in cucina.

Piero ride mentre Ramona lo squadra da capo a piedi, incrocia le braccia e fa un cenno di dinego.

“Non mi fai scema, ho capito tutto” dice, convinta di sé.

“Che cosa?”.

“Cucini per distrarti. Quella scema di Nicol del secondo piano ha un fidanzato e tu sei triste dopo tutti questi mesi di corteggiamento sprecati. L’ho vista ieri sera mentre limonava con uno all’ingresso del palazzo” esclama. “Mi dispiace”.

Piero sgrana gli occhi e poi li chiude, mordendosi il labbro.

“No, non lo sapevo! Ve l’ho fatto senza un motivo, come sempre, e ora mi hai rovinato la giornata!” sbotta, battendo un pugno sul tavolo.

“Ramona!”la rimprovero.

“Che c’è? Doveva saperlo!”.

Piero, senza parole, si siede su una sedia e mi premuro di prendergli un bicchiere d’acqua, triste per la brutta novità.

Si copre gli occhi con la mano destra e sospira.

“Avrei dovuto invitarla ad uscire e non perdere tempo a mandarle dei dolci e delle rose” mormora, sbuffando.

“Benvenuto nel ventunesimo secolo” esclama Ramona, che non ha mai condiviso il “corteggiamento” vecchio stile di Piero.

“Ramona!” la rimprovero, lanciandole un’occhiata eloquente. “Lascia stare Piero, dobbiamo tirarlo su... Con il tiramisù, su!” esclamo, ridacchiando per il gioco di parole che però nessuno sembra apprezzare.

“No, mangiatelo voi, non mi va niente”.

Mentre provo a consolarlo, bussano di nuovo alla porta e nel giro di trenta secondi Vic entra nella stanza, con una faccia funebre.

“Piero, mi dispiace dirtelo, ma devo! Quella stronza di Nicol sta con uno, l’ho appena vista...”.

“Me l’ha appena detto Ramona” lo interrompe l’amico, affranto.

“Mi dispiace” esclama Vic, avvicinandosi. “La prossima volta meno torte e più decisione, ok?”.

“Non potete biasimarlo! Ok, non è stato diretto, ma lei nemmeno ha fatto qualcosa per fermarlo! Le auguro che tutti quegli zuccheri si depositino sul suo sedere! E poi criticate Piero, ma lui è l’unico che è ancora in grado di corteggiare sul serio una donna, di rispettarla, con i suoi modi gentili” lo difendo, appoggiando le braccia attorno le spalle del mio amico e abbracciandolo per qualche istante.

Ramona sbuffa e scuote il capo, annoiata.

“Tesoro, a furia di spiegare quelle stronzate come il Dolce Stil Novo, la Donna Angelo e bla bla bla ti si è fritto il cervello. Non si fa più così!”.

“E come si fa? Si incontra una, la si scopa per una notte e poi si fugge?” la rimbecco, colpendola nel profondo visto che il suo viso si trasfigura in una smorfia che non le dona.

“Ma piantatela! Non ci sono regole” interviene Vic.

“E allora non criticarlo”.

“Ragazzi, per favore, non litigate. Vi ringrazio per il supporto ma credo sia meglio tornare da me e distrarmi” ci interrompe Piero, alzandosi, con un sospiro pesante.

“Non puoi stare da solo proprio ora!” gli ricordo, preoccupata visto che conosco la sua sensibilità e so che in un momento simile ha bisogno di gente al suo fianco.

Piero fa un verso scettico.

“Scusami, tu quando hai scoperto delle nozze del tuo ex hai bevuto vino e hai improvvisato un poraccissimo Festival di Sanremo fuori casa. Eri da sola e volevi stare in pace, no?” domanda.

“Ma per fortuna qui non si parla di un ex, Piero” mi difendo, per far comprendere che le due situazioni non sono proprio le stesse.

“Oh, ora le cose si fanno interessanti” ridacchia Ramona, battendo le mani.

“Ma no, io...”.

“Usciamo stasera, andiamo a berci qualche birra e a maledire le donne” dice subito Vic, mettendo una mano sulla spalla dell’amico. “Da ubriaco è uno spasso, perde tutta la sua gentilezza!” ci informa, guadagnandosi un’occhiataccia da Piero.

“Voglio vederlo! Possiamo aggregarci?” domanda Ramona.

“Immagino che uscire possa farmi bene” ragiona il ragazzo, un po’ titubante.

“Allora andiamo al Thaddeus, no? E’ il migliore in zona”.

“Sì, mi piacciono le birre artigianali che hanno” concorda Vic.

“Ma per che ora pensate di uscire...? Io devo correggere i compiti e domani ho la prima ora” li interrompo, guadagnandomi un’occhiataccia generale.

Ramona leva un sopracciglio, come se avessi detto che il Satyricon è stato scritto da Seneca; Vic ha il tipico sguardo di disapprovazione che lo distingue in ogni momento e Piero mi guarda come a dire “Non era tu quella che diceva che non devo stare solo?”.

“Lasciate perdere, è tutto ok, vengo” sbuffo.

“Come se le stessimo proponendo di lavorare il doppio” commenta acidamente la mia coinquilina.

 

 

Era un bel po’ che non uscivo il venerdì sera e devo dire che il mio armadio non è proprio pronto per un’uscita.

Tra maglioni colorati, pantaloni comodi e scarpe basse, riuscire a trovare una maglia un po’ più leggera – nonostante ci siano poco più di cinque gradi – e una gonna è un’impresa, e ovviamente Ramona commenta male il mio stile, decisamente banale se messo a confronto con il suo miniabito sbrilluccicante.

Vorrei dirle che un pub è un luogo informale, ma sto zitta e corro a prendere il cappotto e la borsa.

Salire in auto con Piero e Vic è strano, e realizzo che da settembre ad ora non siamo mai usciti tutti insieme.

“L’obiettivo della serata è far conoscere qualcuno a Piero!” esclamo, appena ci sediamo ad uno dei pochi tavoli liberi.

“Ehi, siamo tutti single, quindi siamo tutti a caccia” mi rimprovera Ramona, guardandosi intorno con aria interessata.

“Ho dimenticato il fucile” borbotta Vic, sarcastico.

Rido, facendo ridere sia Piero che Vic stesso, mentre la mia coinquilina non approva e scuote il capo con disapprovazione.

“Ne parliamo quando tornerete a casa da soli!”.

“Giuro che non mi sono illusa su un finale diverso...” ammetto.

“Morirai da sola”.

“Nasciamo e moriamo da soli” mi appoggia Vic.

“Sì, ma nel mentre dovremmo fare scintille, no?” domanda un Piero improvvisamente esaltato.

“Ecco il mio Piero! Ti sei meritato un ballo, andiamo, su! Per me ordinate solo una media chiara e delle patatine!”.

Nel giro di tre secondi, Ramona e Piero si dissolvono tra la folla che balla dal lato opposto del pub, il cui stile sembra voler imitare quello dei tipici pub inglesi, prevalentemente color legno con varie bandiere e locandine di band famose.

“Siamo noi i vecchi del gruppo?” chiedo, retorica. “Prima mi piaceva uscire... Cioè, non sono mai stata una che esce tutti i giorni, ma dopo la laurea, tra l’abilitazione e il lavoro mi piaceva andare in giro, mentre ora...”.

“Succede con i cambiamenti” interviene Vic, con un sorriso amaro.

“In che senso?”.

“Sei qui da sei mesi e scommetto che la mancanza di veri amici non ti sprona a uscire. Mentre prima uscivi con il tuo ragazzo, la tua migliore amica... Si vede che tu e Ramona non avete un grande rapporto” analizza, come se stesse esponendo qualcosa a cui ha pensato da un po’.

Esito, pensando che, dopotutto, ha ragione. Uscire quando hai qualcuno per cui farti bella e degli amici con cui ridere e raccontare fatti imbarazzanti sapendo che non verrai mai giudicato è bello, diverso, speciale.

“Quando sono arrivata, a settembre, dormivo in un motel in attesa di sistemarmi, poi ho incontrato Ramona a scuola. E’ stata molto calorosa, cercava una coinquilina... Ho conosciuto gli altri, te, Piero, ma spesso mi sento giudicata, cioè, come se non fossi alla vostra altezza. Siete più grandi, avete esperienza, tu sei di ruolo!”.

Stranamente, Vic mi sorride e si appoggia meglio contro la sedia.

“Ho fatto la primina, mi sono laureato un anno prima, a ventitrè anni, ho iniziato subito a lavorare e tutte queste bellissime fortune mi hanno portato in questa bellissima e sperduta cittadina. Devi essere sicura di te, Lara, altrimenti non andrai mai avanti” mi consiglia.

Scrollo le spalle, giocherellando con uno dei menù, proprio mentre arriva il cameriere che ci chiede le ordinazioni.

Cinque minuti dopo, quando se ne va, mi guardo intorno e poi torno a guardare il mio interlocutore.

“Nemmeno tu mi sembri felicissimo” dico, onesta. “Sei sempre troppo sicuro ma si capisce che... Insomma, hai qualche conto in sospeso”.

“Sì, quello della macchina. Ho ancora cinque rate da pagare”.

“Vic...”.

“Non mi puoi psicoanalizzare, davvero, sono  complesso. Comunque, ieri guardavo un episodio di Friends e penso che potremmo attuare nelle nostre vite una cosa che succede in questo telefilm!” cambia discorso.

Lo fisso, un po’ offesa per il cambio repentino di discorso, ma preferisco non discutere e annuisco, fingendo curiosità.

“Cioé?”.

“Joey e Phoebe fanno un patto: ognuno presenterà qualcuno all’altro per un appuntamento e Joey, tra l’altro improvvisando perché non aveva cercato nessuno, le presenta il suo futuro marito! Quindi, ora che Piero è stato deluso dalla questione di Nicol, perché non facciamo anche noi così? Ognuno penserà a un amico e lo farà uscire con uno dei quattro” spiega, entusiasta per la sua idea.

“Non vedo l’ora di uscire con uno dei tuoi amici ingegneri che vengono da te il giovedì per giocare a Dungeon and Dragons” lo prendo in giro.

Ho sul serio qualche amica che farei uscire con lui o Piero?

“Ramona accetterà di sicuro” aggiungo.

“Magari una coppia su quattro la indoviniamo, non si sa mai” insiste lui, esaltato.

“Ramona ha ragione, tu sei a caccia!” ridacchio, immaginando un appuntamento tra lui e qualche mia amica, lui che brontola per ogni cosa, lei che inventa una scusa e fugge per poi chiamarmi e rimproverarmi per il tizio con cui l’ho fatta uscire.

“E tu no. E’ questo è il tuo problema! Sei diventata frigida?”.

“Ma come osi?”.

Mi guarda con la sua solita aria di sfida e incrocia le braccia, mentre il cameriere ci porta le birre e stuzzichini vari.

“Non mi dai motivo per pensare diversamente, non guardi nessuno, non provi a...”.

“Stai facendo un gioco psicologico per indurmi a dire di sì” dico, assottigliando lo sguardo.

Vic scrolla le spalle e fa un’espressione vaga.

“Può darsi. Funziona?”.

Per tutta risposta, prendo il boccale di birra chiara e ne bevo un sorso generoso, rischiando di sporcarmi, e in effetti una dose mi cade sulla maglia.

Bevo un altro sorso, sotto il suo sguardo incuriosito, mi macchio ancora, e per tutta risposta mi tolgo la maglia, rimanendo con un top rosso che indosso sotto.

“Non sono diventata frigida! Balliamo!” urlo, finendo il resto del boccale in un sorso.

Mi avvicino a lui e lo trascino verso la pista con grande difficoltà, finché non cede e inizia a camminare di sua spontanea volontà.

La mano è decisamente sudata, appiccicosa, e una volta arrivati nel bel mezzo della pista mi blocca, con le braccia che mi afferrano la vita, appena un ragazzo mi sorride e mi si avvicina.

“Ma che fai?” urlo, mentre mi tiene ancora stretta a sé, procedendo tra la gente, alla ricerca dei nostri amici.

“Domani mi ringrazierai. Certo che sei debole, un boccale di birra e già sei partita!” mi rimprovera.

Dovrei ribattere ma rido, mi volto e appoggio le braccia attorno al suo collo per non cadere.

Ha ragione, mi basta poco per diventare più che brilla, ma al momento, con la testa che mi gira un po’, riesco solo a continuare a ridere per il modo assurdo e buffo in cui ci siamo ritrovati appiccicati e inizio a ballare sulle note di una canzone che nemmeno conosco.

La presa di Vic attorno la mia vita è decisamente forte, mi chiedo come è possibile visto che non va mai in palestra, così lo immagino in tuta mentre prova a sollevare dei pesi e, non riuscendoci, cade, e rido di nuovo.

Mi dice qualcosa ma non capisco, per poi non ripeterlo più, e non so per quanto stiamo così, finché non spuntano le facce di Ramona e Piero, decisamente esaltati.

Urlano qualcosa sulla birra, scompaiono, tornano poco dopo, la musica è sempre più forte e non so come mi ritrovo al fianco di Ramona, con due ragazzi che ci ballano intorno.

Quello che mi sta più vicino è carino, ha un bel sorriso, mi attira a sé e non mi dispiace ballare con lui, mentre la musica si fa decisamente più sensuale per i miei gusti.

Mi sussurra qualcosa nell’orecchio, rido ancora, mi ritrovo appoggiata alla sua spalla e non so come lui mi sta baciando, divorandomi la faccia, e avverto una delle sue mani che prova a farsi strada sotto il top rosso...

 

 

Apro gli occhi e vedo dei mobili e un soffitto che non mi appartengono, così corro a mettermi seduta con un sussulto.

Faccio mente locale e ricordo di aver baciato uno sconosciuto e, terrorizzata, faccio fatica a ricordare il resto.

Per fortuna, un’occhiata più attenta mi rivela il soggiorno di Piero e Vic, e realizzo di aver dormito  sul loro divano.

“Buongiorno, dormigliona! Mi dispiace informarti che tra un’ora dobbiamo essere in classe” mi saluta Piero, affacciandosi dalla cucina ed entrando pochi istanti dopo nel soggiorno, con in mano un piatto con dei pancakes dentro e una ciotola di latte.

Ancora confusa, sbadiglio, mi copro la coperta con cui ho dormito a causa del freddo gelido di gennaio e gli faccio segno di sedersi al mio fianco.

“Grazie, sei un angelo!” esclamo, bevendo subito un generoso sorso di latte. “Ma cosa è successo ieri? Cioè, ricordo cose vaghe...”.

Piero fa un sorrisino imbarazzato e si passa una mano tra i capelli, come se non sapesse come formulare la risposta.

“Hai bevuto un boccale di birra tutto d’un sorso e a quanto pare ti ha fatto subito effetto... Hai ballato con uno, Ramona era con te, ma ti ha lasciato sola per andarsene con uno. Diciamo che hai pomiciato con questo sconosciuto e lui ha provato in tutti i modi per portarti in un posto più appartato, ma per fortuna Ludovico è intervenuto vedendo che questo tipo voleva trascinarti con la forza e.... Gli ha anche dato un pugno. Hai dormito da noi perché...” Piero si blocca, alzando gli occhi al cielo, come per contenere la sua disapprovazione.

“Ramona si è portata quel tizio a casa, io non avevo le chiavi e non vi ha aperto la porta” provo ad immaginare, ricevendo conferma.

“Piero, scusami! Ho bevuto dopo che Vic mi ha sfidato, se bevo tutto d’un sorso non reggo l’alcool. Non ricordo nemmeno la faccia di quel tizio, solo che ci ho ballato e che mi ha baciato...”.

Piero mi sorride e mi porge il piatto con il cibo.

“E’ stato bello vederti fare la scema da ubriaca in un pub, spensierata, e non triste come quella volta che hai cantato sul pianerottolo. Sto incolpando Ramona, ti ha lasciato da sola, non ha badato alla porta...”.

Scrollo le spalle, tagliando un pezzo di pancake e mangiandolo.

“Sono maggiorenne dopotutto, no? E’ così che lei mi risponderebbe” ragiono, per poi continuare a mangiare.

“Ma non c’entra, siamo amici, dobbiamo guardarci le spalle a vicenda!”.

“Ecco la mia ubriacona preferita” lo interrompe Vic, entrando nel soggiorno già vestito di tutto punto.

Lo ricordo mentre mi allontanava da uno sconosciuto e ballavamo insieme, ma immagino che la sua versione un po’ più disinvolta sia rimasta in quel pub.

“Hai visto cosa succede quando mi sfidi” gli ricordo, assottigliando lo sguardo.

“Sei decisamente più divertente”.

“Anche tu”.

“Comunque” cambio argomento, mangiando l’ultimo pezzo di pancake, “Spero che la mia coinquilina mi apra, ho quaranta minuti per prepararmi”.

Ringrazio Piero per la colazione ed esco, iniziando a bussare furiosamente alla porta di casa mia.

Ramona, assonnata, mi apre dopo un po’, e ricordo che lei oggi ha la terza ora.

“Grazie, eh” sbotto, per poi correre nella mia stanza, prendere biancheria e abiti puliti e chiudermi in bagno per una doccia per nulla rilassante.

Devo rassegnarmi, Ramona non è Gaia, non sarà lì a proteggermi come una sorella, e inizio a pensare ad un eventuale trasferimento, perché non ha senso vivere in una casa in cui devo dormire sul divano per ordine suo o non posso nemmeno entrarci perché lei non si preoccupa di aprirmi.

Mezz’ora dopo, con a stento un po’ di fondotinta in faccia e un velo di rossetto, prendo la mia borsa e sto per uscire di casa, per poi tornare da Ramona, presa da uno scatto di rabbia improvviso.

“Ehi!” protesta, visto che ho acceso la luce della sua stanza.

“Ah, sei da sola, poverina. Sappi che sto pensando di andarmene e trovare un altro appartamento. Hai visto che non ero in me e mi hai lasciata sola con uno sconosciuto e non ti sei degnata di aprirmi la porta sapendo che non avevo le mie chiavi, visto che te le sei portate tu! La settimana scorsa non ho potuto dormire sul mio letto per cederlo a Vic viste le tue paranoie assurde! Che pago a fare l’affitto qui, eh? E sai che ti dico? Tu non vuoi sistemarti, sii onesta con te stessa! Vuoi solo divertirti, ma dovresti farlo a spese tue, non di chi ti circonda! Non potresti crescere un figlio visto che sei un’egoista di merda che sa pensare solo a se stessa!” urlo, per poi chiudere di nuovo la porta con un tonfo eccessivo e andarmene, senza nemmeno lasciarle il tempo di replicare.

Esco di casa e, ovviamente, Cip e Ciop sono fuori l’uscio, come se mi stessero aspettando.

Piero applaude e mi abbraccia.

“Ci voleva, hai fatto bene” approva, sorridendomi.

“Hai sbagliato mestiere, con quei polmoni che ti ritrovi avresti potuto fare la cantante lirica” esclama Vic, ridacchiando.

“Grazie per essere intervenuto con quel tizio, ieri” dico invece, sincera.

Mi sorride per un istante prima di avvicinarsi all’ascensore e premere il pulsante per chiamarla.

 

 

Ventiquattro ore e una colazione portatami a letto in segno di scuse dopo, io, Ramona, Piero e Vic siamo al bar, con quattro foglietti sul tavolo.

“Dopotutto, il caos di venerdì e sabato si è scatenato perché Piero era triste per Nicol e perché Vic ha proposto questa scemenza a Lara, che ha bevuto per sfidarlo...”.

“... E perché tu sei scomparsa con uno, ma vabbé”.

“Piero, lasciami finire” esclama Ramona. “Quindi, chiudiamo il cerchio pescando uno di questi foglietti. Ognuno cercherà un amico da far uscire con la persona di cui legge il nome sul biglietto” sintetizza.

“Se trovi marito così, devi fare una statua a Vic” ironizzo, facendo ridere tutti.

Lei si volta e mi sorride invece di fare una delle sue solite facce annoiate.

“Forse avevi ragione, Lara. Non sono stata responsabie, ho pensato solo a me e... Cavoli, mi piace ballare nei locali, farmi ammirare, fare conquiste! Se poi troverò uno da amare, meglio ancora!” mormora, decisa.

“Viva l’onestà. E scusami per quello che ho detto su eventuali figli” aggiungo, dispiaciuta.

Lei mi abbraccia, poi guarda i bigliettini.

“Allora, è deciso, i ragazzi troveranno degli amici per le ragazze e viceversa!” esclama, così  prende dei foglietti gialli e li dà ai ragazzi e lancia un paio di verdi in nostra direzione.

“Ok”.

Il primo a pescare è Piero, poi pesco io, poi Vic, poi Ramona.

“Devo trovare una ragazza a Piero!” esclamo, felice, perché sarà più facile convincere qualcuno a uscire con un uomo come lui.

“Io a Ramona” dice lui, invece.

“Io a te” mi dice Vic.

“E io a te” esclama Ramona, rassegnata.

Sapendo che se è Vic a trovarmi qualcuno con cui uscire non sarà decisamente facile farne uscire qualcosa di buono, sospiro, per poi alzare il mio bicchiere con la Lemonsoda.

“E’ domenica. Entro mercoledì dobbiamo già sapere chi chiamare e usciremo tutti o venerdì o sabato” stabilisco.

Tutti annuiscono e brindiamo, curiosi di sapere cosa ne uscirà da questa sorta di gioco pazzo.

“Ai single!” brindiamo, per poi ridere e bere.

 

 

 

°*°*°*°*°*

Salve!

Ecco il secondo capitolo, in cui le cose iniziano a svilluparsi un po’.

I “fantastici quattro” hanno accettato di fare da accompagnatori alla gita a Madrid, Piero scopre che la ragazza che gli piace sta con un altro e così vanno al pub per farlo distrarre un po’.

Ovviamente non tutto va come previsto e tutto ciò porta all’idea che Ludovico ha preso da Friends.

Cosa ne pensate?

Come andranno le uscite?

Il tema del prossimo capitolo è “la vita è stronza” eheheh e conosceremo una persona molto cara a Lara.

Come sempre, ecco qualche anticipazione:

 

Bella foto, non mi avevi detto che saresti uscita con quel Piero! E’ davvero carino!




“Mi ha chiesto come ho fatto a non... Invitarti a uscire” aggiunge, sorprendendomi un bel po’.

Mi volto, distrendomi dall’analisi di alcune camicie di dubbio gusto.

“E che gli hai detto?”.

“Che ognuno ha i suoi gusti”.

Rido, sarcastica, come faccio ogni volta per non offendermi.



 

Grazie a chi ha letto, recensito e inserito la storia tra i preferiti/seguite/ricordate <3

 

Il prossimo capitolo verrà pubblicato martedì 29, venerdì prossimo è quello di Pasqua e mi rendo conto che a nessuno vada di leggerlo visti gli impegni delle vacanze :D

A presto!

Milly.

  
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