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Autore: Helen    18/03/2016    0 recensioni
Londra è fredda e grigia eppure è conosciuta come la bellissima Londra, la città al centro del mondo, la metropoli dalle mille speranze ma io che conosco le sue strade e la sua gente posso dirvi che non è assolutamente così.
Sono Annie, una normale ragazza cresciuta tra i vicoli di questa città, ed ecco come ho conosciuto i Rooks.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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SOLO L'INIZIO

 

Ok, devo ammetterlo, non era stato facile addormentarsi quella notte.

“Un tatuaggio ? Dove e sopratutto cosa??Evieee! Questa me la paghi!” mi rigirai tra le coperte mentre la mia mente si rifiutava di calmarsi “un tatuaggio è da ragazzo poco rispettabile, un tatuaggio è … interessante” mi ritrovai a fantasticare sorridendo come un idiota poi ripensai a mio padre, lui non avrebbe mai approvato, desiderava per me il meglio, per mia fortuna mi aveva sempre ascoltato senza obbligarmi a fare ciò che non volevo; tutto quello che sapevo in ambito medico era grazie a lui, mi aveva istruita nonostante non fosse accettabile nella nostra società, una donna non poteva avere tali competenze e al massimo poteva assistere i malati nelle proprie dimore; eppure lui aveva fatto ciò che riteneva giusto, lo faceva sempre e probabilmente è per questo che la gente ricorda il dr. Lewis con tanto affetto e anch'io lo ricordo così; della mamma invece ho ben pochi ricordi, avevo 3 anni quando è morta di bronchite, papà aveva pianto come è giusto che sia e poi con un finto sorriso era tornato da me, da quel momento eravamo stati io e lui fino a quando pochi anni dopo la malattia aveva deciso di portarmi via anche lui.

In questo momento i ricordi mi stanno avvolgendo come una calda coperta, devo togliermeli di dosso e non c'è altra soluzione cosi sguscio fuori dalle coperte, mi vesto rapidamente e scendo in strada dove tutto è silenzioso, sento i miei passi sul selciato e il mio respiro tagliato dal freddo invernale, un timido sole sta cercando di arrampicarsi sopra i tetti di Londra mentre la gente di ceto più basso inizia a svegliarsi nelle loro case, tempo fa questa era l'ora che preferivo, poche persone per le strade e l'intera città che ascolta i miei passi, mi faceva sentire importante e al contempo tremendamente sola.

Evie arrivò puntuale, non che mi aspettassi altro da lei visto che è sempre dannatamente precisa, a volte è difficile pensare che lei e Jacob siano fratelli, mi ha ringraziato ancora raccontandomi dei fiori che aveva travato grazie al mio aiuto quella stessa mattina, siamo saliti su una carrozza ed era lei a guidare. Io credo di aver preso qualche anno della mia vita. Siamo arrivati in una zona industriale con enormi edifici circolari di ferro ossidato dal tempo, vicino all'ingresso c'erano dei Rooks ed Evie ha fatto segno a uno di loro che è corso immediatamente verso di noi.

- Lei è Annie! - sorrise

Io continuavo a non capire.

- Ho promesso a Henry che l'avrei raggiunto, mi spiace ma dovrai andare da sola, James ti accompagnerà – mi strizzò l'occhio - sa già tutto, starà con te fino all'arrivo di mio fratello – mi baciò sulla guancia e mi abbracciò poi scappò via, io ero rimasta impietrita da quel “ sa tutto” ma “tutto” cosa??

-Dunque è questo l'odore di uomo virile? - chiesi sventolandomi una mano davanti al naso, per fortuna eravamo all'aria aperta ma l'odore di sudore e sangue era ben chiaro alle mie narici, James mi aiutò a farmi strada attraverso alcuni omaccioni che sbraitavano e inveivano contro il ring improvvisato oppure contro il pover'uomo che gestiva le scommesse, era un atmosfera.... vivace.

- Eccolo!- disse James toccandomi una spalla e indicando il ring ma Jacob ci aveva già individuati, ci stava guardando, fissava me e poi il ragazzo, osservava la mano posata delicatamente sulla mia spalla e in quel momento mi resi conto che a causa della folla i nostri corpi erano piuttosto... vicini come in una sorta d'intimità, Jacob osservava noi e non il suo avversario che giustamente non perse tempo.

 

- Idiota! - dissi sorridendo mentre tamponavo con un panno umido la ferita sul labbro, lui borbottò qualcosa e non so se era per il dolore o per l'offesa ma era divertente; nella piccola stanza che avevamo scelto come infermeria c'eravamo solo noi.

- Avresti dovuto tenere gli occhi sul tuo avversario, credevo che un grande capobanda come te lo sapesse - ridacchiai

- Chi era? - chiese guardandomi il suo tono era lo stesso di un bambino offeso

- Nessuno e poi che importanza avrebbe?- confesso che forse stavo approfittando della situazione, abbassai lo sguardo mentre stavo medicando la mano sinistra, nonostante tutto era riuscito a difendersi bene anche se la botta iniziale lo aveva stordito non poco, mi ero spaventata mentre nella mia mente andava allungandosi la lista delle lesioni che avrei dovuto curare sul suo corpo, già quel corpo, il tatuaggio mi aveva sorpreso ma anche il suo fisico ben piazzato e tutta quella... peluria.

- Si chiama James, è uno dei tuoi e doveva solo accompagnarmi, non c'eravamo mai visti prima e se devi arrabbiarti con qualcuno parlane con tua sorella– lo rassicurai. Forse io ero qualcosa d'importante per lui.

- Sono un idiota

- Già... - soffocai una risata, tornai al mio lavoro tastando il più delicatamente possibile il costato, lui gemette – Non credo sia rotta ma domani avrai comunque dei bei lividi– aggiunsi poi la mia mano scivolò sulle ali tatuate del corvo, sentivo il suo cuore battere sotto di esso, sentivo i suoi occhi nocciola su di me ma non mi importava, lui iniziò a giocherellare con una ciocca dei miei capelli mentre il suo volto si avvicinava pericolosamente al mio, io alzai il mento, sapevo cosa stava per succedere e non avevo certo intenzione di tirarmi indietro, soprattutto perché era quello che la mia mente stava bramando da tempo, le sue labbra erano ruvide e secche contro le mie che si schiusero ugualmente permettendo alla sua lingua di incontrare la mia, la sua mano mi strinse il fianco tirandomi contro di lui, sentivo il bordo del tavolo sul quale era seduto contro le mie anche era come se entrambi avessimo bisogno l'uno dell'altro, le mie mani corsero verso l'alto ad afferrare le spalle e poi i capelli dietro la nuca, ci staccammo, bisognosi di aria.

Mi sorrise era dannatamente bello.

- E questo cos'era? - chiese divertito

- Era solo l'inizio della tua convalescenza -

 

   
 
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