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Autore: Ale78    30/03/2009    2 recensioni
..Il mio nome per intero è Antea Ghalandriel Nemaghor e sono nata a Corellia durante la dominazione imperiale... E' una storia che dedico a tutti coloro che amano la vecchia trilogia e il pirata stellare Han Solo..Spero vi piaccia, non siate troppo cattivi!:)
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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tutto 1 Il mio nome per intero è Antea Ghalandriel Nemaghor e sono nata a Corellia durante la dominazione imperiale.
Il mio secondo nome è simbolo di speranza, infatti, così è chiamato un fiore assai luminoso dai colori cangianti, tendenti dal blu al turchese, con screziature sui toni del viola, che cresce spontaneo nelle foreste del mio pianeta.
Esistono parecchie storie in cui viene nominato, ma quella che preferisco e da cui voglio credere derivi  il mio secondo nome, è una vecchia leggenda.
 Essa narra di una principessa che aveva donato il suo cuore ad un uomo. Costui le era inferiore per nascita, ma il suo coraggio e la sua determinazione lo avevano reso famoso in ogni dove.
Scoppiò, come accade spesso nelle vecchie leggende, una guerra ma il motivo è ormai obliato, e tutti gli uomini dovettero partire.
Nirari, la principessa, pregò il suo amore di non andarsene, di restare con lei, di nascondersi magari. Lui però non poté ascoltare le sue suppliche, il suo orgoglio non avrebbe trovato pace, quindi se ne andò insieme agli altri.
Le sorti di quella, come di molte altre guerre, furono altalenanti, ma alla fine la pace trionfò,  e le ostilità cessarono, così gli uomini che erano partiti, o per lo meno quelli che erano sopravvissuti, tornarono alle loro case.
Nirari attese Ghalandar per molti mesi e proprio quando la giovane stava per perdere ogni speranza di rivederlo, egli tornò da colei che amava più di sé stesso e Nirari pianse lacrime di gioia.
Da quelle lacrime, nacquero i fiori che prendono, da allora, l’ appellativo di bulbi di Ghalandriel da cui deriva il mio nome.
Questa è a grandi linee, la leggenda che  amo ricordare,così come la rammento da bambina, anche se con l’oscurantismo imperiale, questa, come molte altre storie, sono quasi del tutto andate perdute.






Una gran bella favola! L’ho sempre considerata tale, anche se, ho anche sempre pensato che cose del genere non potessero accadere nella realtà..
Le fiabe non sono altro che racconti per allietare i bambini, e restano tali, no?! Il mio modo romantico di vedere la vita, in quei particolari anni, era quella vecchia leggenda, niente di più, avevo problemi più urgenti..E le cose non migliorarono in seguito.
La mia vita allora, era  tutto ciò che può ricadere perfettamente nella definizione di : già scritta.
Una volta diventata abbastanza grande, mi distinsi come pilota e, negli anni successivi alla liberazione dall’Impero, fui più di una volta segnalata per ricevere il riconoscimento dell’Accademia stellare di Coruscant, anche se, devo ammetterlo,  quell’ età di ricostruzione fu molto confusa e precaria.
L’Imperatore Palpatine, o meglio il suo clone, o qualunque cosa fosse, dopo quasi un anno dalla sua scomparsa, rispuntò come un diavolo tornato dall’inferno, ancora più potente ed immensamente più malvagio.
Nessuno però poteva presagire, a quel tempo, che lui sarebbe tornato a governare e gli avvenimenti che ne seguirono.
L’inizio fu di sordina, ma in breve tempo Palpatine, riformò un poderoso ed organizzato esercito e collezionò alcune vittorie importanti negli scontri con le popolazioni primitive dei pianeti periferici dell’orlo esterno.
La luna boscosa di Endor, ormai simbolo del ritorno alla pace e della fine dell’oscurantismo imperiale, fu una delle prime a cadere. Molti Ewoks perirono a causa dell’aiuto alla ribellione data durante l’attacco alla seconda Morte Nera. Una piccola rappresentanza riuscì a fuggire e a venire a riferirne in Senato, ma molte delegazioni non vollero ascoltare ciò che era ora, più che mai, palese.
Molti più Sistemi di quanto fosse ragionevole pensare, si unirono volontariamente alla minaccia che si stava nuovamente delineando all’orizzonte. O quello o la morte.
Non li biasimavo, anche se qualcosa dentro di me, insorgeva ad ogni notizia di quel genere.
Intanto su Coruscant, la nuova Repubblica etichettava questi avvenimenti come tafferugli e scaramucce. Il nuovo Cancelliere nominato ad interim, la figlia del fu senatore Organa, cercò invano di convincere le delegazioni più influenti che ciò che stava accadendo non poteva essere soltanto qualche sacca di resistenza della vecchia guardia imperiale. Perfino il Maestro Skywalker parlò in Senato per avvallare le proposte del cancelliere di cercare, almeno, di raccogliere più informazioni possibili.
Ma nulla fu fatto. O almeno nulla convinse il Senato a essere più prudente nelle sue scelte.
I politici erano troppo sicuri di ciò che era stato costruito, per ritenere che una minaccia di tale portata si stesse materializzando così in fretta, e il nuovo Cancelliere, la Principessa Leia, non poteva quasi niente, senza l’appoggio delle ambascerie alleate. O almeno, non poteva nulla senza dare l’idea di voler prendere su sé più potere di quanto le spettava.
Sarebbe stata una vecchia storia già vista, e le voci circolavano in fretta.
Soltanto chi, come me, girava in lungo ed in largo per i vari Sistemi, poteva realmente rendersi conto della situazione.
Roy Melland, il comandante dell’Horowitz, aveva avuto guai dalle parti di Yavin; mentre il vecchio Marlin, il capitano della nave Pitagora, era stato attaccato da un drappello armato vicino ad Endor. Lui giurò che si trattava di soldati imperiali e fece denuncia alle autorità competenti. Io stessa era alquanto convinta che qualcosa non andasse nella giusta maniera, gli incidenti di quel genere divennero sempre più frequenti ed anche chi, come me, era restia a facili allarmismi non mancando di un certo scetticismo, iniziò ad ammettere che qualcosa di strano, ci doveva essere per forza.  
Poi venne il mio turno, e a quel punto non potei più negare.




Mi trovavo dalle parti dell’ammasso roccioso del sistema di Kamino, non era raro che i controllori portuali come me venissero mandati, ogni tanto, in qualche missione di recupero..soprattutto se si offrivano volontari..ok, fu colpa mia, ricevetti quella chiamata in sala controllo ed invece di mandare una squadra, come voleva la scrupolosa procedura, per i posti così lontani, mi offrì di andarci io stessa.  
Il  mio capo comunque non ebbe da ridire, ci conoscevamo da abbastanza tempo da sapere che entrambi amavamo troppo prendere le decisioni in modo autonomo, e poi di me, anche se non lo avrebbe mai ammesso, si fidava come di se stesso.
Non ho mai amato molto la zona montuosa in quel sistema,detta da molti “ Il roccioso”, ma i Kaminoani hanno una prerogativa a me molto gradita: pagano  bene e sono molto discreti, quindi non mi feci ripetere due volte le coordinate. Avrei dovuto scaricare i pezzi di ricambio richiesti alle coordinate datemi e me ne sarei potuta andare.
Le cose però non andarono come mi sarei aspettata, nella mia vita non succede mai, o quasi. Almeno così era per me.
Mi suonava strano che un pianeta come Kamino, in cui la tecnologia era ai massimi livelli non avesse ciò che richiedeva la nave in difficoltà, ma chi ero per giudicare.
La mia piccola nave, la Alliance, giunse veloce a destinazione. Non appena uscii dall’iperspazio, procedetti come al solito, controllando i sensori, poi mi misi in contatto con la torre di Kamino.
Provai e riprovai, ma non riuscii nell’intento, quando una comunicazione giunse da un canale differente da quello su cui stavo trasmettendo. Era un vecchio codice d tipo imperiale che sembrava categorico.
-Navetta 6584, Alliance. Siete entrati in una zona controllata dall’impero galattico. Siete pregati di spegnere i vostri propulsori e lasciarvi arrestare da un raggio traente che fra poco vi intercetterà. Siete pregati di non fare resistenza all’arresto, nel qual caso sarete distrutti.
- Cosa? Come? Ma siete impazziti?
Invertii la rotta il più velocemente possibile. Per tutta risposta mi arrivarono in coda due caccia imperiali. Il mio astro droide pigolò qualcosa che apparve sul monitor.
-Si questa storia non è nuova nemmeno a me..Prendo io i comandi C8! Rilassati!
I due piloti dei caccia erano alquanto lenti secondo i miei standard, non dovevano essere che due reclute, li seminai in breve e inserii le coordinate per l’iperspazio. Rientrando a Correlia però mi domandai come fosse possibile ciò che mi era appena accaduto, e, non appena arrivata  feci rapporto.
Il mio capo non mi diede retta e la cosa rimase in sospeso.
Provai allora a inoltrare un richiamo formale alle autorità.
Esistevano dei Governatori territoriali che raccoglievano questo tipo di denunce. Si trattava però di un pugno di uomini spesso oberati di lavoro e sottopagati, che tiravano ad arrivare all’avvicendamento. Cosa che avveniva puntualmente dopo alcuni mesi.
Il discorso pronunciato dalla Principessa Leia al suo insediamento come Cancelliere, parlava chiaro:
             

“..Prometto solennemente che sotto questa nuova Repubblica, nessuna creatura dovrà più tutelare ciò che possiede o la sua persona con le proprie forze. Nessuno sarà più costretto a portare armi, poiché non saranno più necessarie..”




Lo stato delle cose faceva suonare queste parole come vacue, lontane ed inconsistenti.
I posti come Mos Eisley tornarono ad essere popolati da gente armata fino ai denti, da tagliagole della peggior risma e da fuggiaschi pronti a tutto per denaro.
Nonostante tutto, però, a me la Cantina di Mos Eisley, continuava a piacere, quando riuscivo ad arrivarci, nei miei rari momenti liberi.  Adoravo parlare coi piloti stellari, discutevo  coi capitani dei vari cargo giunti in porto e giocavo ai dadi della sorte con Javas e con qualche viaggiatore di passaggio.
 Una volta però in una delle mie puntate alla Cantina, vidi ciò che non mi sarei mai aspettata: soldati imperiali.
La cosa, dopo le notizie arrivate dai vari sistemi, non mi sconvolgeva più di tanto, ma non mi andava giù.
Erano morti in tanti per la libertà, anche amici miei, ed ora tutto sembrava essere tornato come prima.
A me, come a molti altri, la dittatura imperiale era stata stretta, e non mi andava di ritornare punto e a capo, anche se non avevo idea di cosa avrei potuto fare per cambiare le cose.
Non ancora, almeno..
 L’unica soluzione, in quel primo momento, fu  per me di stare fuori dai guai e tenermi in disparte, evitando, per quanto possibile, i vari incidenti di percorso che avrebbero potuto capitare nell’ incrociare qualche pattuglia
A quel tempo comunque, non erano quelli i miei problemi più impellenti.
Volevo riuscire a mollare il mio lavoro allo spazio porto e diventare un istruttore dell’Accademia.
Non avevo fatto la guerra.
Meglio affermare che non mi ero unita alla Ribellione come desideravo,  poiché non potevo abbandonare mia nonna. Lei era tutto ciò che restava della mia famiglia, Poi c’era uno zio di cui tutti ricordavano l’esistenza, ma di cui si erano perse le tracce da parecchio tempo, e comunque si trattava probabilmente di un vecchio contrabbandiere o pirata stellare. Ma d’altronde chi non lo era a quei tempi?
O per lo meno, chi non lo era stato?
Durante la prima ribellione, quella capeggiata dal Cancelliere Leia e dal maestro Skywalker, comunque, mi resi in qualche modo, utile.
Ero impegnata con la Resistenza Corelliana, soltanto non avemmo la fortuna sperata.
Il nostro movimento fu schiacciato prima che potessimo renderci veramente utili. Persi molti amici. Anche per questo motivo, avendo saputo che erano stati ritirati fuori i ruolini con le informazioni sui sovversivi o con chi avrebbe potuto o era stato in collegamento con i ribelli, cercai di restare sempre fuori da qualunque giro che potesse farmi notare.
Il mio nome infatti, compariva per alcune imprese definite coraggiose o spavalde, a seconda di chi leggeva la cosa che, anche se non mi mettevano direttamente in collegamento con la ribellione, di certo non mi legavano a Palpatine o al suo folle progetto di controllo di tutta la galassia.
 In fondo però, pensandoci bene, quelle piccole cose mi facevano sentire fiera di aver potuto contribuire alla  giusta causa,  le stesse per cui avrei potuto essere messa ai ceppi, per intenderci dal redivivo Impero, erano legate a un soprannome che usavo solo nell’ambiente delle corse, quindi non rischiavo nell’immediato..
Tentai comunque, per quanto mi era possibile, di restare defilata.
 O almeno provai a giocare la carta dell’ invisibilità.
 Capitò almeno in due occasioni che venni convocata dalla polizia locale per accertamenti, o almeno per rispondere ad alcune domande a cui puntualmente ribattevo e che non sembrava li soddisfacesse: Si,non avevo fatto la guerra;si, ho continuato a lavorare come pilota da cargo; si, dovevo occuparmi di mia nonna, si, non ho altri parenti. No, non ho partecipato alla battaglia di Yavin..
-Ma quanto mi sarebbe piaciuto..
 In effetti non mentivo del tutto durante quei lunghi ed estenuanti interrogatori, ma non raccontai mai tutta la verità.
Come pilota da cargo ho commesso anche io le mie piccole imprese, ho distrutto alcuni caccia che appartenevano all’Impero, ho trasportato, più di una volta, informazioni che poi sono state passate all’Alleanza. Chi era addentro a quelle cose, sapeva che tipo fossi, ma quella nuova feccia imperiale, non riuscì mai a collegarmi a nulla, o almeno, non subito.
 Quanto mi avrebbe fatto piacere però urlare in faccia  a quel insulso omiciattolo che mi trovavo davanti ogni volta, come la pensavo veramente..
Vivevo con la nonna, come ho già accennato, poiché non conobbi mai mio padre, morto prima della mia nascita. E di mia madre sapevo solo che era morta alcuni anni dopo. Stranamente, ogni volta che chiedevo qualche notizia riguardate mio padre soprattutto, mia nonna cambiava argomento o tagliava corto.
Anche la polizia mi chiese varie volte che compiti svolgeva il mio vecchio, durante la guerra dei Cloni, ma,non sapevo realmente cosa rispondere.
Di mia madre non ricordavo quasi niente, anche se.. l’ ho sempre immaginata come una presenza che mi accompagnava sempre. Di lui, al contrario, non sapevo nulla. Chissà che tipo era..
Alle volte immaginavo cosa avrebbe potuto dirmi, sapendo che tipo fossi in realtà..Magari sarebbe stato orgoglioso di me..oppure mi avrebbe disconosciuto come figlia..Non lo avrei mai saputo.
   
 
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