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Autore: Himawari__    19/03/2016    0 recensioni
Raccolta di drabble, flash fics & oneshot dedicate alla coppia Spideypool (Spider-man/Deadpool).
1 - Certo, non aveva previsto che dopo il distacco Deadpool sarebbe diventato ancora più… Affettuoso? Onnipresente? Irritante? (597 parole)
2 - Miracoloso. Stupendo. Divino. Sembra che Babbo Natale, spinto da chissà quale tipo di acido, abbia fatto un viaggetto nelle sue fantasie erotiche più sfrenate – non c'è altra spiegazione, davvero – e radunato in un solo giorno tutto ciò che ha la potenzialità di farlo venire in un nanosecondo. (1119 parole)
3 - Kitty va a trovare Peter, e fa una scoperta particolare, ma non proprio spiacevole, in fondo. (818 parole)
4 - In cui un Peter particolarmente depresso conosce Wade durante un matrimonio. (2041 parole)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Sono tornata \o\ 
 

- 4 -
Keeping in touch


Il matrimonio di Jessica e Carol è tanto elegante quanto semplice e intimo. Con poco più di una ventina di invitati, le due ragazze hanno preferito celebrare una cerimonia piuttosto tradizionale in comune, per poi concludere con un pranzo in un ristorante italiano. Carol, bellissima in alta uniforme, arriva tutta trafelata mano nella mano con Jessica, e il suo sguardo è così colmo d'amore e di promesse silenziose mentre sposta la sedia a sua moglie per aiutarla a mettersi comoda, che Peter non può non commuoversi – o imprecare pensando a come Mary Jane lo abbia lasciato per l'ennesima volta, questa volta definitivamente, buttandolo fuori di casa in mutande e rifiutandosi di restituirgli perfino i libri del college.

È successo da quasi un mese; l'amore era scemato da ben prima di quell'avvenimento spiacevole, ma l'intera faccenda gli brucia ancora, visto che non può permettersi i servizi di un legale come si deve e, spinta da uno stupido capriccio, la sua ex ragazza ha dato fuoco a venti pagine della sua tesi di dottorato.

I matrimoni gli hanno sempre fatto schifo, è di umore pessimo ed è lì solo perché Jessica lo ha supplicato (o costretto, dipende dai punti di vista) a farle da testimone. Con un umore migliore, forse, potrebbe godersi la musica tipica di sottofondo, o la gioia di una delle sue migliori amiche– ma non ne ha decisamente voglia. Ha scattato qualche foto prima della cerimonia e durante l'arrivo nella chiesa sconsacrata delle due neospose, più per dovere che per reale interesse, poi si è congedato al posto a lui assegnato per il pranzo, abbandonandosi sulla sedia con poca eleganza e incrociando le braccia al petto.

La giornata sembra prospettarsi un disastro annunciato.

Al ristorante, infatti, si ritrova seduto a un piccolo tavolo apparecchiato sontuosamente per due, assieme a un uomo che sembra uscito da un episodio particolarmente fantasioso di American Horror History, con tanto di viso sfregiato e pelata annessa e connessa. Il completo scuro lo calza pure in modo divino – quando lo nota, istintivamente si stringe le spalle, vagamente a disagio, pensando al proprio corpo magro e al vestito beige di seconda mano, troppo grosso perché gli stia in modo decente – ma tutto il resto è così folle e inquietante che la prima cosa che fa è chiamare un cameriere, indispettito dal modo divertito con cui il suo (spera non) commensale lo sta fissando da dieci minuti buoni.

« Scusi, sarei il testimone di nozze, » gli spiega con tono spiccio, perché pranzare con Freddy Krueger è troppo anche per lui « non dovrei stare vicino alle spose? »

Il cameriere, un ragazzo tondo sui diciotto anni, controlla la lista sul taccuino e poi lo guarda come se fosse impazzito. « È il tavolo per single. Lei è single, stando a questa lista. Le è stato assegnato questo tavolo. » poi, senza neanche aspettare una risposta, corre via verso uno dei tavoli adiacenti, brontolando qualcosa sulla “follia conclamata” e la “maleducazione”.

La sua faccia dev'essere così comicamente arrabbiata e depressa che l'uomo seduto con lui scoppia in una fragorosa risata; Peter lo guarda male e inizia a spiluccare i grissini rabbiosamente, con il solo obiettivo di non lasciarne neanche mezzo al suo commensale.

L'uomo lo fissa senza alcuna discrezione, battendo le dita ora sulla bottiglia ora sulla tovaglia color pesca. Dopo quelle che sembrano ore interminabili (ma che, considerando lo stato d'animo di Peter e il fatto che gli antipasti ancora non siano stati serviti, non sono probabilmente che pochi minuti), si ritrova a urlargli addosso di smetterla.

« Ora capisco perché sei stato mollato, » è la lapidaria risposta dell'altro, che addenta una pagnotta e inizia a masticare a bocca aperta, come se volesse dimostrare qualcosa a qualcuno.

Peter è contrario all'omicidio, e si ritiene un pacifista, davvero, ma in quel momento vorrebbe prendere la bottiglia di vino costoso che li separa e rompergliela in testa più e più volte. « Tu che ne sai? » ringhia a denti stretti, evitando di guardarlo in faccia. Sente il proprio viso imporporarsi e impreca a bassa voce – no, dannazione, non è proprio quello il momento di tirar fuori i tipici complessi made in Parker.

« Riconosco la faccia di un frignone per amore quando ne vedo una. » l'uomo scrolla le spalle (le sue ampie, grosse, muscolose spalle) e allunga la mano per rubargli un grissino; quando Peter la schiaffeggia via, stappa la bottiglia di vino e se ne versa una generosa quantità nel bicchiere per l'acqua.

Che idiota.

« Ci si capisce fra simili, vero? »

« Nah, bimbo, a differenza tua le uniche persone che scopano con me lo fanno perché le pago bene. » dal sorriso sembra che stia scherzando, ma Peter, che è sempre più inorridito, si chiede quanto ci sia di vero in quell'affermazione. « Sono Wade, comunque. » L'uomo allunga la mano che non sta reggendo il bicchiere verso di lui, copertamente coperta di cicatrici; quando si accorge della lunga occhiata che gli viene rivolta fa per ritirarla, ma Peter si dimostra più veloce e la afferra, stringendola con energia.

« Peter. » gli risponde, irritato, e si versa a sua volta un po' di vino rosso.

« Oh, allora è vero che sei il testimone di Jess. Pensavo fosse una balla. »

« Tu per chi…? »

« Sono stato nell'esercito con Carol per parecchio tempo, » risponde, vago. Continua a giocherellare col bordo del bicchiere, tracciandone il contorno con l'indice, ma non accenna a berne il contenuto. Quando Peter fa per portarsi alla bocca l'ennesimo grissino – più per golosità che per vera fame – Wade glielo ruba dalla mano con uno scatto, lo puccia nel vino (dio, che schifo) e lo ingoia in un solo boccone.

Peter fa per protestare, ma Wade sceglie proprio quel momento per riprendere a parlare « era nel mio stesso reggimento, poi io mi son preso una bomba in faccia – in senso letterale, chiaro – e ho smesso. Lei ha continuato, e ora è dov'è. »

« È una brava persona. » non è un gesto di cortesia, lo pensa davvero. Ha avuto modo di parlarle in poche occasioni, ma gli è sempre sembrata una donna a modo, tutto sommato.

« Nah, non è vero– è una stronza con autoreggenti e gonnella, e anche quando non aveva i gradi si credeva la reginetta del reggimento. Sa quello che fa, ma francamente so camminare meglio io sui tacchi. E tu? » Oramai sembra che per Wade si tratti di un gioco, un complesso e stupido modo per testare fino a che punto riesce a inorridirlo o scandalizzarlo; Peter, che è chiaramente più maturo e superiore a certe sciocchezze, lo guarda male (non gli viene in mente un flash di Wade in tailleur e tacchi a spillo che accavalla lentamente le gambe lunghe, figurarsi) e incomincia a mordersi le pellicine attorno alle unghie. A dispetto di ogni norma sociale, Wade avvicina la sedia a lui e si appoggia alla sua spalla. Quando Peter prova ad allontanarlo, si riavvicina e ripete l'azione.

Peter lo guarda male – di nuovo.

Wade sbatte le palpebre e gli sorride.

Sbuffando, fa per prendere l'ennesimo grissino, ma sono finiti. « Sto terminando il mio PhD. » lo informa, evasivo, sperando di soddisfare la sua curiosità. Evita di urlare ad alta voce che non sa come farà a continuare senza il suo computer (rimasto a casa di Mary Jane) e i suoi libri (prontamente bruciati da Mary Jane), e si complimenta con se stesso per aver mantenuto un freddo distacco nei confronti dell'abbinamento Wade e tacco a spillo che la sua mente ha bastardamente creato contro di lui.

Certe cose non dovrebbero eccitarlo, ma ci riescono lo stesso.

« Oh, è una malattia? Mi dispiace, non – »

A dispetto di tutto, Peter si ritrova a sorridere, perché le ore trascorse davanti al microscopio possono essere frustranti quanto la peggiore delle influenze, in effetti. « Più o meno. Sì. No. » Si ferma un attimo « Ma come fai a non sapere cosa sia un PhD? » esclama, affranto.

Wade sorride, gli strizza l'occhio, e inizia a blaterare di malattie veneree e immortalità e altre cavolate senza senso.

Da lì a mezz'ora, incredibilmente, iniziano a parlare di qualsiasi cosa, dai fumetti ai film, con Wade che, a distanza sempre più breve dal suo viso, lo imbocca con forchettate su forchettate di pasta al pesto ( « Sei troppo magro, Pete! Le ossa lasciamole ai cani! » ).

Sorprendentemente, la cosa non gli dispiace neppure.

 

*

 

Quando è il momento di ballare, Wade lo trascina in pista senza neanche chiedergli il permesso, o se ne abbia voglia. In una situazione normale gli avrebbe dato a dir poco fastidio quell'atteggiamento così invadente, ma tutto sommato, complici l'alcol e le battute continue, la trova una piacevole distrazione, e a dispetto di ogni previsione si trova davvero bene in sua compagnia. Quando è riuscito ad abituarsi alle grottesche cicatrici sul suo corpo, ha scoperto in Wade una persona brillante, simpatica e dal senso dell'umorismo volgare, certo, ma mai eccessivamente sgradevole.

Con Wade che lo trascina ora a salutare Jessica e Carol, ora a molestare uno dei suoi più cari amici, si ritrova a ballare un lento sulle note spumeggianti di Ke$ha, e quando incomincia la solita, orribile sviolinata made in Celine Dion, Wade lo trascina in una danza frenetica durante la quale rischiano di buttare a terra entrambe le spose.

Ricevono da tutti occhiatacce e sussurri arrabbiati, ma Peter ha le lacrime agli occhi e la risata di Wade che risuona sguaiata e contenta nelle orecchie, e di tutto il resto non gli importa poi molto.

Non ha mai riso così tanto a un matrimonio, e, nonostante solitamente provi un sincero disgusto per manifestazioni del genere, il buon vino e la buona compagnia lo rendono più rilassato e lo fanno stare sinceramente meglio.

 

*

 

Non sa come, non sa perché, ma mentre Jessica e Carol tagliano la torta si ritrova a trascinare via Wade per il bavaro della giacca scura, a sbatterlo contro la prima parete vicina (e nascosta) e baciarlo fino a rimanere senza fiato.

È da parecchio che non ha le mani di un altro uomo sul suo corpo, escludendo ovviamente quel cretino di Johnny e tutto ciò che lo concerne, ma sarà l'alcol – regge poco, ok? -, sarà la frustrazione di vedere tutte quelle coppiette abbracciarsi e toccarsi durante la giornata, sarà semplicemente la presenza di Wade, calda e prepotente e solare al tempo stesso, ma gli piace quanto sta accadendo, e, come sussurra all'orecchio di Wade quando si allontana da lui, non vede l'ora di continuarlo altrove.

Wade lo guarda per un attimo come se fosse impazzito, gli occhi azzurri spalancati nell'espressione più buffa e incredula che Peter abbia mai visto. « Tu sei un folle, ragazzino, » sussurra, come se neanche credesse alla sua fortuna sfacciata « o sei matto da legare, o hai un feticismo per i cessi chimici con gambe e braccia, non c'è spiegazione. »

« Forse. Forse semplicemente mi piaci. »

Wade fa spallucce, poco convinto, e si guarda attorno con fare sospetto. Borbotta qualcosa fra sé e sé, e Peter vorrebbe avere una pala sia per sotterrarsi per la vergogna che per picchiare furiosamente l'uomo davanti a sé, perché – davvero? Dopo tutti quei segnali, dopo tutto quel flirting sfrenato sta esitando?

« Se non è uno scherzo di pessimo gusto, zuccotto, va bene. » come se non fosse accaduto nulla, Wade prende per il braccio Peter e lo trascina via verso la sala del ricevimento, presumibilmente per salutare le spose. Peter, che dovrebbe sentirsi offeso per l'insinuazione, decide di lasciar correre. Conosce da poco meno di una giornata Wade, ma ha già capito che se vuole frequentarlo deve scegliere quali battaglie combattere. « Ma possiamo passare da casa a prendere il mio unicorno? Senza il suo permesso non faccio nulla. »

Peter non capisce dove finisce il gioco e inizi la realtà, ma si ritrova a ridere fra sé e sé, perché l'immagine di un unicorno di peluche e Wade assieme è tanto bizzarra quanto impossibile.

Fra una risata e l'altra, lo segue quasi saltellando di gioia fino alle due spose. Mary Jane, almeno per oggi, è un pensiero distante e vago.










Scritta per un mini evento su facebook, col prompt two miserable people meeting at a wedding!AU. Doveva essere una botta e risposta via commento, ma quando si tratta dei miei bimbi difficilmente riesco a trattenermi.

   
 
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