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Autore: SoleStelle    19/03/2016    0 recensioni
Selene è una ragazza minuta che vive nella rabbia e nella tristezza.
Dopo essere stata tradita da chi, in teoria, doveva proteggerla e volerle bene si chiude in se stessa.
Si trasforma in una vera e propria menefreghista, continuando a coltivare, in segreto, il sogno di tornare come prima. Decisa a riconquistare l'amore perduto, si aggrappa a qualsiasi possibilità che la vita le offre.
Ma...se l'amore non è perduto, come nel suo caso, ma diviso?
Sa che lui la amava ma sa anche che ora lui ha un'altra..
Riuscirà a riconquistarlo?
Dal capitolo 16
Nell’istante in cui lo vidi così mi sentii come svuotata.
Non soffriva certo come avevo sofferto io ma aveva avuto la sua lezione.
“Perché dobbiamo farci questo?” chiesi. “Perché hai iniziato questa stupida guerra?” aggiunsi.
Dal capitolo 30
Voltai il viso e mi guardai intorno sofferente.
Tutti facevano delle cretinate enormi ma venivano lodati. Io che facevo la cosa più giusta del mondo venivo presa di punta e punita.
Non è giusto.
Non è assolutamente giusto.

Ero arrabbiata.
Ero invidiosa.
Ero gelosa.
Ero affranta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Ho sentito dire che è stata spedita qui perché era intrattabile e gli zii a cui era stata affidata non l’hanno più voluta” disse una mia compagna di classe, parlando di me.
“Io, invece ho sentito dire che sia stata beccata a letto con uno molto più grande di lei” rispose un’altra.
“Io, invece, sapevo che suo fratello non la voleva più trai piedi e l’ha mandata dai genitori” disse una terza ragazza.
Mi irrigidii.
Era da quando ero arrivata che cercavano di capire come mai mi fossi trasferita.. nessuno, però, era arrivato alla conclusione giusta fino a quel momento. Le guardai male ma non mi notarono.
“Ma ha un fratello?” chiese qualcuno.
“Non che io sappia” rispese qualcun altro.
“Anche io non credo” si intromise un altro.
Mi alzai ed usci alterata.
Non sapevano quello che era successo. Stavano solo tentando di indovinare sparando a casaccio, come sempre.
Eppure questa volta ci avevano preso.
Erano andate pericolosamente vicine alla verità.
Approfittai del fatto che ci fosse assemblea di classe per rimanere fuori.
Avrebbero discusso la meta della vacanza studio e a me non andava proprio di partecipare a quella stupida decisione.
Avremmo passato un mese in una qualche scuola superiore di qualche altra città per imparare quello che facevano loro.
Lo chiamavano stage culturale.
L’anno prima erano rimasti in Italia mentre questa volta avevano la possibilità di andare all’estero.
Molti puntavano alla Francia.
Era matematicamente sicuro che sarebbe stata scelta quella meta.
 
Rimasi fuori per tutta l’ora e quando rientrai trovai la meta scritta sulla lavagna.
Francia.
Feci una smorfia, poi mi accorsi che tutti mi fissavano di sott’occhi. Alcuni trattenendo delle risate.
Li ignorai e mi sedetti al mio posto.
Avevo staccato il banco e mi ero isolata fin dal primo giorno.
Non volevo nessuno intorno e questo mi permetteva di svolgere tutti gli esercizi delle verifiche per poi correggerli e farli risultare sbagliati senza che nessuno se ne accorgesse.
Saremmo rimasti via per tutto il mese di maggio.
Il periodo più bello di Londra.
Le piante e i fiori sarebbero già stati tutti fioriti.
I college avrebbero iniziato le propagande di iscrizione.
Molti paesini avrebbero festeggiato il proprio patrono con feste aperte a tutti.
Tutti i concerti avrebbero iniziato a tenersi all’aperto.
Per non parlare del Ponte di Maggio e del Ponte di Primavera.
Inoltre.. il 27 maggio..
Strinsi forte i pugni. Non volevo pensarci. Non dovevo pensarci.
 
Quando rientrai a casa mi ritrovai sola.
Questo succedeva sempre anche a Londra.
Mi buttai sul divano e non mangiai nulla di quello che mia madre mi aveva lasciato in tavola.
Non lo tolsi nemmeno da dov’era.
Forse avevano ragione a definirmi apatica e insolente ma non volevo cambiare.
Non in Italia.
Se volevano che tornassi a comportarmi correttamente avrebbero dovuto rimandarmi a Londra.
Poiché non sarebbe mai successo avrebbero, anche, dovuto imparare a convivere con una ragazzina scontrosa.
Avrei dovuto fare i compiti per l‘indomani ma non mi interessava.
Rimasi a poltrire sul divano. Altra cosa che a Londra non avrei mai fatto.
Quando non sapevo cosa fare andavo in palestra o in piscina ad allenarmi.
Qui non volevo nemmeno sentir parlare di sport.
Mi circondai le gambe con le braccia e sentii il contatto con il jeans.
Ridicolo.
Se mi fossi presenta così nella mia vecchia scuola mi avrebbero cacciata a calci.
Il college privato che frequentavo a Londra prevedeva regole molto rigide sull’uniforme scolastica.
Già avevano da ridire abbastanza sui miei capelli e sul mio piercing. Figurarsi se mi fossi presentata vestita normalmente.
Mi avrebbero sospesa per almeno due mesi.
Eppure quelle regole rigide mi mancavano.
Mi mancava guardarmi intorno e riconoscere la classe di una persona dalla divisa.
Mi mancava girare nei corridoi e trovare le ragazze più piccole incantate dall’audacia dei miei capelli.
Mi mancava la possibilità di avere a che fare con ragazzi dell’università senza però cambiare istituto.
Mi mancava la mensa. L’unico posto che noi del college frequentavamo insieme agli universitari.
Mi mancava la possibilità di rimanere a scuola anche dopo l’orario di chiusura per pulire e riordinare l’aula. Mi mancava la possibilità di rimanere a scuola anche dopo l’orario di chiusura per frequentare i corsi extra scolasti a cui mi ero iscritta.
Mi mancava tutto della mia città.
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
Come sempre dopo il primo capitolo arriva subito anche il secondo.
Cerco, sempre, di leggere i capitoli prima di posterli ed evitare degli errori grammaticali ma, ahimè, non sono infallibile e potrebbe sfuggirmi qualcosa: chiedo scusa in anticipo!
E chiedo scusa, fin da ora, per il piccolo problemino di incongruenza che ci sarà nella storia.
Sono conssapevole che i college, in Inghilterra, si frequentano dopo le superiori ma non so per quale assurdo motivo io qui li paragoni alle nostre superiori.
E' un errore che non voglio correggere per non dover riscrivere l'intera storia. Spero soprassediate.
   
 
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