Il
numero quattro
A volte la vita è veramente strana: ti lascia scegliere quelle che decidi saranno le costanti della tua vita, quelle piccole regole alla base della tua quotidianità solo per il piacere di vederle andare in frantumi. Non ti avvisa, quella maledetta, perchè lei lascia solo briciole di pane sulla strada, impercettibili indizi di azioni e reazioni dalla sequenza mai uguale e no, non le importa su chi poserá la sua mano, su quale strada cadranno. Alcuni potrebbero definirla causalitá ma si sa, il caso esiste solo per gli stolti, per coloro che non sanno dare una spiegazione a ciò che accade loro e intorno a loro.
Per questo tu non lo sei, vero?
Tu, che hai passato una vita intera a selezionare con cura ogni decisione, ad assimilare solo le informazioni che ritenevi necessarie. Tu, che preferisci sapere la struttura molecolare di ogni sostanza e differenziare 243 tipi di tabacco puoi veramente ritenerti tale? Decidi e, anzi, ti convinci che no, non lo sei, perchè non puoi neanche concepire una cosa del genere. La tua mente è superiore e, come tale, subito ti porta a corrugare le sopracciglia, infastidita nel realizzare che per un istante, un pensiero del genere sia riuscito a sfiorarla.
No, non puoi e non devi esserlo.
Ma allora perchè, Sherlock Holmes? Perchè adesso, nel familiare salotto del 221B di Baker Street, ti trovi ad accarezzare il legno del tuo Stradivari come se cercassi conforto?
Perchè socchiudi gli occhi azzurri, fermo nella stessa posizione, con le gambe raccolte nella poltrona -la tua poltrona- da quelle che credi siano ore?
Perchè, unico consulting detective, fissi quel divano di fronte a te come se lo vedessi per la prima volta?
Ne osservi il colore, lo cataloghi, imprimi in una delle stanze del tuo Mind Palace tutte le pieghe formatesi dall'uso, analizzi la loro forma e quasi ti sembra di vederlo. Sì, puoi decisamente figurartelo, con la postura rilassata ma stabile, le spalle incurvate verso il basso, le mani ferme sulla tastiera del laptop e la concentrazione negli occhi. Lo vedi e lo fai con talmente tanta facilità da risultare quasi deludente.
Quasi, però; ed è questo il problema, vero?
Dovresti trovarlo irritante e fastidioso, dovresti continuare a pensare come hai sempre fatto, come un numero primo: divisibile solo per uno e per sé stesso.
Sei un numero primo , Sherlock? Sì, lo sei.
Allora perchè non riesci più a riconoscerti?
Perchè quando ti guardi allo specchio hai l'impressione di vedere un te stesso che non sei tu?
Pizzichi le corde inconsciamente, inondando l'aria di leggeri suoni e cercando una risposta che sicuro troverai, ma saprai anche accettarla?
La veritá è che non sei un numero primo e avresti dovuto rendertene conto anni fa, quando accarezzavi il pelo di Redbeard o cercavi indirettamente l'approvazione di tuo fratello a cui, anche se ti ostini a negarlo, somigli ancora e forse più di prima. Sembra un paradosso, vero?
Tu, amante e fedele sostenitore dell'unica e sola veritá cerchi in ogni modo di evitare quella più vicina a te, che porta il nome del tuo migliore amico.
Non sei un uno, un tre o un sette: sei un quattro, Sherlock. Sei due più due, due per due e due al quadrato. Sei tante cose diverse eppure sempre la stessa, ma ancora non lo sai. Quindi lavora, rifletti, pensa e fai ciò che ti riesce meglio: deduci.
Combatti la battaglia più importante, combatti contro te stesso e forse, un giorno, avrai il coraggio di vederti in quello specchio per ciò che sei.
Un giorno magari, ma non oggi.
Angolo autrice.
Se sei arrivato fin qui ti faccio i miei più sentiti complimenti e, soprattutto, vorrei ringraziarti: non scrivo da molto e sapere che, chiunque tu sia, hai avuto il coraggio e la voglia di concludere la lettura di un delirio scritto d'istinto, sappi che per me sei degno di rispetto. Qualsiasi cosa potresti avere da dirmi sei libero di farlo, che sia una critica o un complimento. Spero di non aver reso Sherlock OOC (se così mi scuso, non era mia intenzione) e che sia riuscita a trasmetterti le sensazioni che ho voluto condividere. Grazie ancora.
Loveart7