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Autore: cin75    22/03/2016    11 recensioni
Castiel è esasperato e non sopporta più le liti dei due fratelli cacciatori.
Come si dice: A mali estremi, estremi rimedi!!!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Tu sei uno sconsiderato figlio di puttana, Dean!” quasi urlava Sam, mentre scendeva le scale dell’ingresso del bunker.
 
L’ennesima caccia era finita.
Bene per loro.  Male per il mostro di turno.
Ma come al solito il piano alla “Andiamo, ammazziamo, torniamo” non era andato proprio liscio come l’olio e i due si erano visti costretti ad improvvisare. E naturalmente , anche se era andate bene, il modo in cui Dean l’aveva risolta, fece infuriare Sam.
 
“Dovresti smetterla di chiamarmi così, dato che sei mio fratello e questo fa di te un figlio di puttana…minore. O forse no!!” rispose sarcastico, il maggiore.
Infondo erano figli della stessa madre. Era stupido chiamarsi in quel modo!!
 
“Ragazzi….” cercò di intervenire Castiel, che li aveva raggiunti poco dopo il loro ritorno al bunker.
 
“Ma che cavolo stai farneticando??!”, fece stranito Sam, tralasciando l’ironia del fratello e cercando di ritornare alla questione principale di quel loro ennesimo “disaccordo lavorativo”.  “ Ti rendi conto del modo in cui ti sei fatto avvicinare da quel Kitsune?!”
 
“Sam…” provò ancora l’angelo. Anche se iniziava a vedere l’inutilità di quel suo tentativo di portare pace. I due fratelli questa volta erano davvero infuriati l’uno con l’altro.
 
“Beh! la colpa non è mia se tu hai pensato di farti cadere addosso un intera libreria!!” lo riprese il maggiore.
“Ero armato e potevo comunque colpirlo!” gli fece presente Sam, con tono superiore.
Dean lanciò il suo borsone sulla prima sedia che gli capitò a tiro e poi si girò verso il fratello che continuava a seguirlo per rimproverarlo.
“Io non l’ho visto il pugnale nella tua mano, lo vuoi capire??!” gridò esasperato verso il minore e aveva il tono di uno che quella frase l’aveva già ripetuta molte volte. “Credevo fossi disarmato!!”
 
“Dean…” fece l’amico cercando di mettersi tra i due, ma fallendo miseramente, perché i fratelli lo scartarono velocemente e come se lui non ci fosse, ancora litigando, si diressero verso il seminterrato del bunker.
 
“Beh! non lo ero e comunque questo non significa che tu debba sempre fare il kamikaze!! …prova ad usare quella cazzo di testa ogni tanto!!” lo rimproverò aspramente il minore.
“Potrei dirti la stessa cosa, sai?!” replicò l’altro.
“Ma sul serio?!” riprese con la stessa ironia Sam.
“Già !! sul serio…” ironizzò il maggiore. “.. dato che non faccio altro che tirarti fuori dai guai!”
 
“Andiamo…voi non…” e sapeva che i due, a quel punto, stavano per dirsi qualcosa di cui si sarebbero pentiti, ma di cui , a causa del loro testardo orgoglio, difficilmente si sarebbero scusati.
 
“E con questo che vorresti dire?!”
“Lasciamo stare…o questa conversazione finirà peggio di come sta andando!!”
“No, invece. Continuiamo.” lo provocò Sam. “Illuminami, o grande saggio!!” lo canzonò poi, parandoglisi davanti per evitare che il maggiore lasciasse la stanza in cui erano per andare verso l’armeria.
“Beh! se la vuoi sapere tutta, io…” fece puntandogli il dito giusto al centro del petto ansimante per la concitazione del momento.
“Tu cosa?!” fece eco il minore, compiendo lo stesso gesto e sostenendo con sicurezza lo sguardo furibondo di Dean.
La bomba sarebbe scoppiata da lì a poco se Castiel non fosse intervenuto. E infatti!!
 
“ORA BASTA!!!” 
La voce dell’angelo tuonò in quella stanza e nei corridoi sotterranei del rifugio dei Letterati.

I due fratelli, tacquero all’istante, presi di sorpresa e con occhi straniti fissarono l’angelo tra loro due, che li guardava furioso e severo.
Erano ormai nel seminterrato del bunker. Nella stanza in cui avevano tenuto Crowley e anche Dean quando era un demone.
L’angelo esasperato dall’ennesima lite post-caccia dei fratelli, li afferrò entrambi per il bavero della camicia, impedendo loro ogni movimento.
“Castiel ??!!” lo richiamò Sam che cercava di togliere le mani dell’angelo dalla sua camicia.
“Cas…che cazzo fai?...lasciami…lasciami andare!!” combatteva anche Dean, ma che come, il minore, non riusciva a liberarsi.
“No!” fu il monito a lasciarlo andare.
“Castiel, tu devi…” allora ci provò Sam.
“E no!”, rispose anche all’altro.  “Ora mi avete stancato!” e con un rapido movimento della testa , fece bloccare due sedie al centro della stanza.
Una di fronte all’altra e vi strattonò a forza i due fratelli che scalpitavano nella sua stretta angelica da cui non riuscivano a sottrarsi.
Ve li costrinse con forza a sedercisi e poi ce li lasciò lì, seduti, bloccati.
 
I due cacciatori benché ci provassero, non riuscivano nè a muovere le mani dai braccioli, nè ad alzarsi minimamente dalla seduta.
“Castiel ma che stai facendo?!” domandò furente Sam che cercava di divincolarsi.
Ben diversa fu l’esortazione del maggiore.
“Cas, giuro che ti prendo a calci in culo per tutto il Paradiso, Purgatorio e Inferno se non ci fai alzare da queste sedie!”

Castiel li fissò, davvero seccato di quel loro atteggiamento. Sembrava un padre pronto a scatenare la più severa delle punizioni.
“Sono stanco dei vostri litigi da vecchia coppia sposata…”
“Cosa?!” esclamò Sam, mentre Dean lo guardò basito da quell’uscita.
“Sono stanco nel vedervi combattere anche quando le vostre vite sono salve dalla battaglia. Sono stanco di dover fare da paciere quando questo….” fece indicando il momento. “…succede ogni volta. E sono stanco di sopportare i vostri musi lunghi, le vostre frecciatine, le porte sbattute, le mezze frasi….sono stanco. Capito?? STANCO!!” gridò sottolineando così, la sua momentanea frustrazione, mentre un paio di lampadine esplodevano a causa dell’esasperazione angelica.
E poi, riprendendo fiato, continuò.
“C’è un mondo da salvare là fuori. E’ assurdo da dire ma Paradiso e Inferno dipendono da ciò che farete. Ci sono milioni di vite che dipendono dal vostro agire. Le vostre stesse vite dipendono dal vostro agire e voi che fate?...passate il tempo che la sorte vi accorda per fare del vostro meglio, per litigare come due…come due…come due ..zitelle isteriche!!” concluse, rendendosi conto solo dopo dell’espressione per niente mascolina che aveva usato.

“Castiel, ascolta…” provò a farlo calmare Sam, ma inutilmente perché fu Castiel a fermare lui.

“NO!! Ora, voi due, ve ne starete qui. E ci resterete finchè non riuscirete a parlare in modo fraterno e civile!” spiegò con una calma che stava cominciando a tornare dentro di lui.
“Cas, non fare stronzate. Lasciaci andare e parleremo, ok?!” cercò di convincerlo Dean.
“Credi che io sia stupido, Dean, eh? Credi che io sia talmente stupido da farvi andare via da qui, adesso?!”
“Tu vuoi che parliamo, no?!” tentò ancora il maggiore dei Winchester
“Sì, ma ci scommetto quello che rimane delle mie povere ali, che se vi lasciassi andare adesso, la prima cosa che fareste è andarvi a chiudere nelle vostre stanze come due adolescenti offesi.” gli fece presente con tono deciso l’angelo.
Cavolo!! Come li conosceva bene!!
 
“Voi invece starete qui. Parlerete e vi chiarirete. E credetemi io lo saprò, lo sentirò…lo capirò quando sarà il momento di farvi uscire!” e quella sembrò sinceramente una minaccia finale.
Infatti poco dopo l’angelo, uscì dalla grande trappola del Diavolo che disegnava il pavimento e chiuse la libreria che faceva da parete.
“Castiel….Castiel…no, aspetta…torna qui, Castiel!!” lo chiamava Sam.
“Cas…Cas giuro che questa me la paghi. Giuro che strapperò una per una le piume che ti sono rimaste. Torna qui, figlio di puttana!!” gridò anche Dean.
Un attimo dopo i due sentirono anche la porta della stanza chiudersi a chiave.
L’aveva fatto sul serio.
 
I due fratelli non potevano crederci. Castiel li aveva lasciati in una situazione alla “Genitori in trappola!”
“Dannazione!” imprecò Dean, stringendo con forza le mani intorno al bracciolo della sedia su cui era seduto.
“Ottimo lavoro!” replicò Sam che evitava di guardare il maggiore negli occhi.
“Cosa? Cosa???” esclamò Dean. “Vuoi vedere che anche questo è colpa mia?!” chiese retorico. “Tu dai di matto. Il nostro Clarence ha la sindrome premestruale e quello che ne viene fuori è che è colpa mia!? Beh! sai che ti dico fratellino…” fece sarcastico. “Vaffanculo!” ringhiò frustrato alla fine.
“Veramente “fraterno e civile”!” lo ammonì ironicamente il minore.
 
Passò un tempo che ai due sembrò infinito.
Fermi, seduti su quelle sedie. Uno di fronte all’altro.
Era una situazione assurda e onestamente anche abbastanza ridicola.
Dean cominciava a risentire di quel silenzio così pesante e allora dando ascolto a quella vocina flebile, molto flebile, all’interno della sua testa che aveva iniziato a dirgli : “Parla con lui. Sei il fratello maggiore. Da’ il buon esempio e parlagli! Sta a te fare il primo passo.”, decise di farlo quel primo passo.
“Sammy…”
“Vaffanculo, Dean!” ricevette come risposta.
“Fraterno e civile anche tu, fratellino!”
“Non chiamarmi così. Sta’ zitto, Dean. Non ho voglia di sentirti!” lo ammonì il minore.
“Lo so, ma Cas a quanto pare ci ha messo alle strette e se non facciamo quello che dice lui…arriveremo alla pensione su queste sedie!”
“Beh! sarebbe un modo per farti restare vivo almeno!” lo provocò Sam e Dean accusò il colpo.
“Sam, ascolta. Io dovevo..”
“Per favore, no!...Non dirlo!!” fece deciso “…non dirlo ancora….io non…..Tu non sai cosa…” ma il modo rabbioso in cui Sam lo aveva fermato in poche sillabe divenne un discorso farfugliato e senza senso. Sembrava che Sam non riuscisse a dire quello che voleva. Sembrava non voler mostrare ciò che provava e il fatto stesso che aveva di nuovo abbassato lo sguardo, che lo aveva di nuovo distolto dallo sguardo del fratello, fece tremare il maggiore che lo stava ancora osservando.
“Maledizione…maledizione…maledizione”, sentì ad un certo punto sussurrargli Dean.
E poi , quello che successe, quello che Dean vide, chetò definitivamente il risentimento che aleggiava ancora dentro di lui
 
Le spalle di Sam iniziarono a sussultare. Sommessamente. Ma di un ritmo che non lasciava dubbi su quello che stava accadendo al minore.
Dean sentì il suo stomaco contrarsi, il cuore pulsò furiosamente nel suo petto. Le sue mani si contrassero istintivamente intorno al legno della sedia. Il cervello smise di pensare ad altro che non fosse l’immagine del ragazzo che aveva di fronte.
Sam stava piangendo. Cercando di nasconderlo meglio che poteva , ma piangeva.
E la cosa che più struggeva il maggiore…Sam piangeva a causa sua.
E questa era una cosa che Dean non sopportava. Non aveva mai sopportato.
Aveva sopportato le lacrime del fratello mentre stavano davanti alla pira di John, le aveva condivise quando Sam fu costretto ad uccidere Madison, le aveva perfino ignorate quando gli raccontò di ciò che era successo nei suoi 40 anni all’Inferno. C’erano quelle della sua colpa infernale che doveva riuscire a sedare, prima di rendersi conto di quelle che Sam, alle sue spalle, si asciugava discretamente.
Ma non sopportava di essere direttamente lui, la causa di quella debolezza, che sapeva , Sam , odiava manifestare.
 
“Sammy…”
“Sta…zitto!” si sforzò di redarguirlo ancora il minore, cercando di modulare a calmare il suo tono.
Dean tacque per altri pochi minuti, sperando che quel momento passasse e poi tornò a parlare. E decise di farlo senza più maschere. Dean il “macho che non ha paura di niente” doveva decisamente andarsi a fare un giro al diavolo!!
 
“Ho avuto paura!” confessò con sincero timore che divenne più che palese quando gli occhi di suo fratello si alzarono verso di lui. “Ho avuto paura e sono andato nel panico!”
 
Sam lo fissò incredulo per quella confessione inaspettata.
“Cosa…”
“Ho avuto paura, Sammy. Quando ti ho visto bloccato sotto quella libreria e ho visto il Kitsune a pochi passi da te, pronto ad attaccarti per ucciderti…io…io sono andato nel panico. Non potevo rischiare di perderti…non potevo rischiare che ti uccidesse..io..”
“Dean da quando in qua non rischiamo di essere uccisi in questo lavoro?!”
“Lo so, lo so. Ma vedi…dopo…dopo quello che ti ha detto Billie in quell’ospedale, mentre io ero con Jenna..è come se tutte le carte in tavola fossero state mischiate e questa fosse l’ultima mano che abbiamo da giocare.” continuò a spiegarsi pacatamente.
“Dean, ma tu non puoi…”
“Cosa? Proteggerti ? Prendermi cura di te?...Dio!, Sammy. Lo sai che per quanto io ci provi non riesco ad evitarlo. Tu sei mio fratello, se la mia famiglia. Sei l’unica persona che a questo mondo mi fa sentire ancora umano e quando sono entrato in quella stanza e ti ho visto in pericolo, io….io non avevo la mia pistola o il mio fucile. Avevo solo quel coltello che poteva bastarmi per far fuori quel bastardo e non ci ho pensato due volte ad agire come ho fatto. E so che la cosa ti fa e ti farà infuriare, ma lo rifarei ancora.” disse sapendo di dover accettare ogni reazione del fratello che lo ascoltava.
“Dean, lo so che fai quello che fai per proteggermi. Non mi basterebbe questa vita o quella che me ne rimane per ringraziarti di ogni cosa che hai fatto per me, per ogni sacrificio che hai compiuto per me. Ma per favore, per una volta, solo per una volta , prova…prova a pensare a quello che passerei io, se ti vedessi morire per causa mia. Ci sono già passato e credimi, è stato peggio dell’Inferno stesso.”, confessò il minore, che ormai, anche lui, aveva definitivamente messo da parte ogni sentore di rabbia verso Dean. “Cosa credi che abbia provato quando sei morto e sapevo che eri all’Inferno per salvare la mia anima? Cosa credi mi abbia spinto a non cercarti quando eri Purgatorio? “
“Sam, ne abbiamo già parl…”
“Disperazione, Dean. Pura , dolorosa e semplice disperazione.” lo fermò, spiazzandolo.
“Sammy….”
“Ricordi quello che ti dissi in quella chiesa, prima che le prove mi sopraffacessero?” provò a fargli ricordare e Dean annuì, ingoiando il dolore di quel momento assurdo. “Ti dissi che non sopportavo l’averti deluso, non sopportavo l’idea che Benny potesse darti più fiducia di quella che potevo darti io. Mio Dio! non sopportavo nemmeno l’idea di Castiel al tuo fianco al posto mio.”
“Tu eri confuso, fratellino!” provò a rassicurarlo.
“No, Dean. Al contrario. Io ero molto lucido e per la prima volta vedevo quello che ci legava in maniera chiara e limpida. E stupidamente non te lo dissi. Ma stranamente lo confessai a Charlie mentre cercavamo di proteggere il Libro dei Dannati dagli Stynes.”rivelò sorridendo amaramente.
“Che cosa le hai detto?!” quasi sussurrò Dean sperando che il fratello condividesse con lui quello che sembrava essere un suo prezioso segreto.
Sam sorrise appena al ricordo di quella confessione, al ricordo della ragazza che gliel’aveva “fraternamente” estorta.
“Le dissi che avrei fatto di tutto per te, Dean. Che questa era la mia vita e l’amavo così com’era. Ma era una vita che non avrei potuto affrontare senza di te. Che non avrei voluto affrontare senza di te.” fece con più decisione. “E se tu non ci fossi stato, io non…”, e come allora, in quella baita, sotto lo sguardo dolce di Charlie, Sam non riuscì a portare a termine quella frase che trovò, in questo momento invece, il suo giusto finale solo nel cuore del maggiore che lo stava ascoltando.
“Lo so, lo so. E per me è lo stesso, fratellino!”
 
Dopo quella che parve essere la più onesta delle confessioni e dei chiarimenti tra i due fratelli cacciatori, dei lunghi momenti di silenzio , permisero ai due di assimilare ogni parola detta e riporla nel più profondo della loro anima così da farne buon uso alla prossima lite.
 
 
Circa un’ora dopo, Castiel ritornò nei sotterranei del bunker dove aveva lasciato in “punizione” i due amici cacciatori. E credendo che appena superato l’ultimo angolo di corridoio, grida furiose e insulti vari lo avrebbero investito, tutto quello che invece arrivò alle sue orecchie furono …risate. Risate sincere, cristalline, quasi da spezzare il fiato per l’affanno di ridere ancora.
L’angelo, strabuzzò gli occhi, ma non potè evitare a quella parte ormai umana che era rimasta insita dentro di lui, di sorridere a quelle voci divertite che sentiva provenire dalla stanza in cui aveva lasciato i due fratelli a confrontarsi.
 
“ E quando ti ho trovato legato all’albero in quel frutteto di quel paesino di schizzati…”
“Sì e c’era quella ragazza che continuava a chiedermi “Qual è il tuo piano? Qual è il tuo piano?” ma io non avevo idea di che fare….e poi sei arrivato tu…”
“Sì, a salvarti il culo!!”fece la voce divertita ma soddisfatta del minore.
“Già!! e poi…ti ricordi…ti ricordi quando abbiamo trovato quella zampa di coniglio maledetta??!!” chiese Dean con la voce ancora impastata dalle risate.
“Oddio!!…la zampa di coniglio. L’avevo dimenticata….”
“Ti avrebbe ucciso di sfortuna se non l’avessimo bruciata in tempo!!”
“Ehi!! c’ho rimesso il mio paio di scarpe preferite per colpa di quella dannata zampa!!”replicò con tono dispiaciuto il minore.
“ Sììì. Aspetta com’era?... “Ho perso la mia scarpa!!”….” imitando la voce imbronciata di Sam.
“Aspetta …aspetta….e quando…quando abbiamo conosciuto quegli strampalati dei Ghostfacers…”
“Oddio!!! Chissà che fine hanno fatto!?!”
“Non bella, se sono andati avanti nella maniera in cui facevano anche dopo quel casino dell’Uomo Ombra!!”asserì divertito il maggiore, per poi riprendere a ridere insieme al fratello.
“E la tua Febbre da fantasma?!”si ricordò ancora Sam.
“Per l’amore del cielo!!….è stata la cosa più assurda che io abbia….avuto. Sono stato preso a pugni, a calci, sono stato ucciso più di una volta, sono stato perfino un demone con tanto di pedigree, ma cavolo!!,  quella cosa del fantasma è stata assurda. Credo di essermela fatta sotto dalla paura quando lo sceriffo cercò di farmi la pelle!!”, rammentando quei momenti passati. “E quando…quando ti ho mandato a controllare quel centro ricreativo strapieno di Clown ?”
“Quella è stata una bastardata tipica alla Dean Winchester, lasciatelo dire!!!”
“Eddai! Ti ho chiesto scusa, fratellino!!”
“Come no?? E subito dopo mi hai regalato un clown pupazzo!”
“E’ stato un gesto d’amore fraterno!!” scherzò Dean.
“E’ stato un gesto da stronzo!!” puntualizzò il minore prima di scoppiare di nuovo a ridere insieme al fratello.
 
All’angelo che era ancora fuori quella stanza , bastò sentire quel fraterno nomignolo per capire che la tempesta , almeno per quel momento, era passata.
Così si decise ad entrare.
 
I due fratelli benché avessero appena smesso di ridere sonoramente, non appena l’amico angelo entrò nella stanza segreta, non poterono nascondere l’espressione ancora fortemente ilare e gli occhi lucidi per le risate.
“Occhio Sammy!! Paparino è tornato!” fece con tono sarcastico il maggiore, ammiccando al fratello.
“Smettila Dean!!” l’ammonì l’altro.
“Posso andarmene se vuoi!” lo provocò l’angelo.
“No!!!!” esclamarono all’unisono i due fratelli. E poi , Dean, cercando di riprendere il controllo e apparire di nuovo serio: “Senti, Cas…abbiamo capito perché l’hai fatto, ok?!”
“E ti ringraziamo! Davvero….grazie!!” si accodò sincero, il minore.
“Ma ora , perché non ci fai uscire di qui?!” si fece avanti Dean.
“E cosa vuoi che faccia , Dean? Che ti prenda in braccia e ti porti via ?!” chiese perplesso l’angelo.
“Beh, no!! Non siamo ancora a questo punto. Ma se tu, insomma, sciogliessi la tua mag….” e dicendo quelle parole Dean mosse le mani, che con sua somma sorpresa , furono libere da ogni invisibile costrizione.

Anche Sam, guardandolo, mosse le sue di mani e provo anche con le gambe. Libere anche quelle!!

“Grazie!” disse d’istinto il giovane Winchester.
“Di cosa?!” replicò l’amico.
“Per averci liberato subito!” ribattè Dean, alzandosi dalla sua sedia, seguito subito dopo da Sam. “Senza fare storie!”
“Ma io non vi ho mai tenuti …costretti…su quelle sedie!”ci tenne a precisare.
“O andiamo Castiel!” fece ironico Dean.
“Ma se ci hai inchiodati qui tu stesso?!” lo riprese Sam, affiancando il maggiore.
“Sì, ma poi sono andato via! E voi…voi potevate alzarvi quando volevate!” si volle giustificare l’angelo.
“No, che non potevamo!” esclamò frustrato Dean. “Tu ci hai costretto a stare seduti qui!”
“No!” negò decisamente l’angelo. “Io vi ho costretti a stare qui e non a stare seduti qui!” puntualizzò pacatamente.
“Vuoi dire che potevamo… alzarci?!” azzardò Sam quasi con vergogna.
“C’avete provato?!...ad alzarvi, dico. C’avete provato?” fece Castiel con la sua solita aria innocente.

I due fratelli stavano per rispondere con un secco “sì”, ma poi, entrambi, si ritrassero. Ripensarono a quei momenti passati, a ciò che avevano fatto e detto, e in nessuno di quei ricordi, veniva palesato un solo tentativo di alzarsi da quelle sedie.

“Io…io non…” balbettò Sam guardando perplesso Dean.
“Non credo…io penso di non…” si accodò il maggiore, quasi in imbarazzo.
Allora l’angelo sorrise, soddisfatto. Sinceramente soddisfatto e forse anche con un lieve accenno di vittoria.
“Io non sono uno stregone, ragazzi. La mia magia esiste se io sono presente. Non lancio incantesimi. Quindi…” volle spiegare l’angelo.
“Quindi?!” sussurrarono entrambi i fratelli.
“Io vi ho solo detto di stare qui dentro. Che non vi avrei fatti uscire. Quindi..forse… eravate voi a non volervi alzare da quelle sedie!” suggerì pragmatico, dando loro le spalle e uscendo dalla stanza.

I due cacciatori lo guardarono uscire e convennero, anche se, solo con i loro sguardi , che se fosse stato possibile, la soddisfazione con cui Castiel li aveva messi a tacere, lo faceva camminare ad una spanna da terra.

Questa volta, l’angelo,  aveva vinto su tutta la linea.
   
 
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